“Domenica Matta. Storia di una strega e del suo boia” di Gerry Mottis: un romanzo storico sull’Inquisizione
“Quell’apparente calma non durò a lungo. La Serenissima era di nuovo in pericolo e le tensioni accrebbero, pronte a esplodere al primo episodio che avrebbe innescato la miccia dell’irreversibile incendio…”
Realizzato dallo scrittore Gerry Mottis, il romanzo storico Domenica Matta. Storia di una strega e del suo boia riferisce la storia di una donna vissuta nei primi decenni del 1600.
Pubblicato nel 2021 da Gabriele Cappelli editore, il romanzo si sviluppa grazie al verbale del processo per stregoneria istruito contro Domenica Matta. Seppur la narrazione sia in parte romanzata, il racconto attinge comunque ad accadimenti reali che danno la cifra del clima inquisitorio presente nel paese.
“Durante il Medioevo la zona discosta che si affacciava a strapiombo su Roveredo era diventata una discarica umana a cielo aperto…”
Gerry Mottis è un insegnante di lingua italiana prestato alla scrittura. Residente nella Svizzera italiana è già autore di altre pubblicazioni: racconti, romanzi e raccolte poetiche fra queste.
“L’incedere delle ondate di peste avevano spinto i Signori di Valle a confinare lassù, in una sorta di Lazzaretto montano, gli ammalati, i moribondi, ma anche i criminali comuni…”
Inizialmente il romanzo gode della suggestiva ambientazione di Venezia, al tempo potente Repubblica marinara: i suoi territori, rimasti tali fino all’avvento di Napoleone, arrivavano a lambire la Svizzera.
Ed è in un racconto avvincente che la Serenissima è in procinto di celebrare la nomina del nuovo doge. Scelta però non condivisa da tutti e neppure gradita, in quanto qualcuno cerca di attentare alla vita del novello doge. Se non fosse che il boia di Malcesine, località da cui è fuggito, interviene per salvargli la vita.
La circostanza sarà comunque proficua per lui, tale Kasper, in quanto viene assoldato per lavorare presso l’Arsenale navale di Venezia in qualità di Maestro d’Ascia.
Nelle intenzioni dell’uomo c’è la volontà di crearsi una nuova vita, ma il suo passato è pronto a tornare sotto forma di presente e a riportarlo indietro nel tempo. Un tempo in cui la presenza della donna amata gli offriva non solo amore, ma conforto e complicità.
“Per tutto il mese di luglio, con l’avvento di una torrida estate, nel Comungrande di Mesolcina si insediò una pace illusoria…”
Il periodo che investe il paese a inizio ‘600 è terrificante, che vede consumarsi un’inaudita quanto feroce caccia alle streghe. Dove un minimo sospetto è sufficiente perché alcuni fossero tacciati di stregoneria e condannati a morte. Sospetti alimentati da superstizioni e pregiudizi, che spesso sfociavano in un sommario processo senza alcun fondamento logico.
A essere maggiormente penalizzate erano donne sole e lontano dalla loro località di appartenenza. Fra queste si contano donne istruite e culturalmente elevate, ma a entrare a far parte di questo novero di persone sono anche prostitute o guaritrici.
Vittima di questo clima di terrore è anche Domenica Matta, accusata di aver partecipato a un convegno di streghe durante il quale venivano adottate pratiche magiche, orge e riti diabolici, definito il Sabba. E sarà proprio il boia a dover decidere della sua sorte: per riscattarsi la donna deve ammettere le proprie colpe, o il rischio di finire sul patibolo è assicurato.
Ma per lei, il prezzo da pagare per aver partecipato con altre donne ad un incontro di cui non immagina le conseguenze e di cui non ricorda nulla, in seguito al quale è tacciata di stregoneria, è troppo caro. È una condizione per cui viene condannata a una pena non commisurata alle sue azioni, che dopo aver subito torture inenarrabili si conclude tragicamente.
“Calò un silenzio profondo, lugubre. Kasper distinse nella donna emozioni contrastanti che incominciavano a fare a pugni tra loro: frustrazione, rabbia, rammarico, pena, superbia, indifferenza, disperazione…”
Vicenda raccontata con suggestivo piglio narrativo, che porta alla luce fatti legati a un passato tutto da dimenticare in cui la superstizione collettiva condannava a morte donne innocenti incolpate di eresia. Modalità questa non riconducibile alla ragione e canalizzata spesso su un soggetto ‘scomodo’: in molti casi donne.
“La procedura in questioni di stregheria si basava su una successione di domande canoniche ricavate da Malleus maleficarum, l’opera commissionata da papa Innocenzo VIII…”
Nelle intenzioni dell’autore, come si evince dalla lettura, avvincente e di sicuro interesse storico, il libro è un modo per riscattare le figure delle cosiddette streghe. Parola che ancora oggi fa inorridire, in quanto spesso le protagoniste di questa caccia crudele e immotivata erano espressione di un libero pensiero. Probabilmente, allora come oggi, ciò era motivo di frustrazione e timore in molti uomini.
Da un punto di vista metaforico, si può affermare che certi ‘processi’ nei confronti del genere femminile sono in uso ancora oggi, superato l’anno 2000.
Basti pensare al biasimo e ai giudizi taglienti sofferti da molte donne spesso oggetto di preconcetti, soprattutto se espressione di se stesse e non omologate a un comportamento o ad un pensiero precostituito. Con l’unico scopo di demolirne la credibilità.
“La Domenica cercò di trattenere i gemiti. Il boia si mise ad armeggiare con cura e precisione, radendo l’intera testa della donna, che piangeva in silenzio…”
Servendosi di una trama avvincente e ben strutturata, nonché di un registro di scrittura fluido e accattivante, l’autore ha portato alla luce fatti appartenuti a un passato che si può definire ‘difficile’, etichettandolo con una sorta di benevolenza.
Trama che si declina in un romanzo da assaporare in ogni sua sfumatura, in quanto apre una finestra su uno scenario reale, seppur ricco di rimandi rielaborati in forma di romanzo. Fino a mettere in atto un’ottima sinergia fra la cronaca processuale ed eventi dell’epoca, con pennellate dei protagonisti tratteggiate in modo alquanto verosimile. Dove, gli aspetti che partecipano alla narrazione, affatto banale, offrono alla platea un libro dall’indiscutibile significato storiografico.
Inoltre, il romanzo di Gerry Mottis è da intendersi non solo come occasione per informare i lettori su episodi che hanno segnato un’epoca terribile e oscura, ma anche quale denuncia di un esercizio frutto di un clima storico vincolato a preconcetti, oltre che frutto di ignoranza e malvagità.
“Il velo della notte scivolò via del tutto. Era viva! Ma ancora non sapeva di esser stata riportata a Roveredo, dove tutto aveva avuto inizio…”
Dotato in appendice del verbale d’interrogatorio di Domenica Matta e della sentenza eseguita a suo carico, il libro si conclude con la postfazione dell’autore in cui dà ampie delucidazioni per meglio comprendere il contesto in cui si consumavano episodi di carattere inquisitorio.
Un carteggio che esprime le norme giudiziarie del tempo, raccolte sotto la dicitura di ‘delitti contro la fede’.
Con i nomi dei complici di Domenica, confessati sotto tortura, che secondo gli inquisitori del tempo avrebbero stretto un patto col diavolo e partecipato al gioco del Berlotto. Il tutto conservato integralmente, per fornire al lettore elementi con il fine di conoscere le accuse rivolte a Domenica Matta, simbolo dei soprusi perpetrati a danno di molte donne.
“Era stata bella la sua vita, pensò. Le aveva donato molto. Non serbava alcun rancore. Né contro le amiche che l’avevano tradita per cercare di mettersi in salvo, né contro i Magistrati che le avevano strappato confessioni assurde…”
Written by Carolina Colombi
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