Intervista di Alessia Mocci a Michela Redaelli ed al suo “Back to life”
“Back to life”, edito nel 2009 dalla casa editrice Edizioni Cinquemarzo, è un romanzo basato su una storia vera. L’autrice, Michela Redaelli, ha voluto in questo libro riportare la vita di DJ Franchino, Francesco Principato, famoso DJ italiano nel panorama dance elettronico.
Franchino ha dovuto combattere contro un mostro epico riuscendo a vincere. Franchino ha battuto il suo cancro ed ora ha iniziato una nuova vita. In “Back to life”, come suggerisce il titolo, troviamo quindi una resurrezione, una vita raccontata con particolari di una malattia che sfinisce e che non concede quasi mai un filo di luce. Michela ha scritto questo libro per ringraziare le occasioni giuste della vita, tutte quelle coincidenze che riescono a farci sorridere all’improvviso una mattina d’inverno.
Buona lettura!
A.M.: Mercoledì 6 ottobre presso l’ospedale di Lecco ci sarà la presentazione di “Back to life”. Che cosa prospetti per la serata?
Michela Redaelli: Il giorno 6 ottobre alle ore 18 ci sarà la presentazione del libro “Back to life” all’ospedale “Alessandro Manzoni” in via dell’Eremo a Lecco. Per tutta la giornata si parlerà del paziente oncologico in tutte le sue sfaccettature, assistenziale ed umane, per concludere con il mio racconto che vuole essere un barlume di speranza per familiari e pazienti presenti, un modo per dire “non mollare mai, anche quando le possibilità di farcela sono poche (nello specifico il 30%), perché, alcune volte e noi siamo un esempio, la vita ti offre una seconda possibilità”. Ci tengo molto a questa presentazione perché per me è un po’ come tornare a casa, anche se in un’ altra veste, visto che li mi sono diplomata come infermiera professionale nel lontano 1994 ed ho lavorato per alcuni anni in diversi reparti. Per ora la risposta sembra positiva, amici, ex colleghi e fan di Franchino, il protagonista, hanno garantito la presenza. Spero ci siano anche tanti ma tanti curiosi.
A.M.: Quando e perché hai deciso di scrivere “Back to life”?
Michela Redaelli: Spesso mi fanno questa domanda ed io non so mai cosa rispondere. Tutto è nato spontaneamente. Mi sono ritrovata a scrivere giorno dopo giorno questo racconto, tassativamente di nascosto, di notte quando tutti dormivano, in vacanza, al mattino presto, l’ importante era essere sola. Nessuno lo doveva sapere perché mi sembrava un’assurdità, di rubare tempo alle cose importanti ed alla quotidianità. Ripercorrevo una storia vissuta, passo dopo passo, avevo in mente una frase iniziale che mi piaceva e, spontaneamente, è nato tutto il resto. Riuscivo a rivivere il passato con distacco, empatia ed il giusto coinvolgimento senza quindi soffrire o stare male. Probabilmente è stato un modo per liberarmi da un peso che mi portavo dentro da diversi anni, un senso di rabbia ed impotenza che non potevo sfogare con nessuno. Una sorta di automedicazione o autoterapia. Inizialmente questo doveva essere semplicemente un romanzo basato su una storia vera ma poi, di fronte alla richiesta dell’editore di aggiungere un “colpo di scena” come un tradimento, uno stato vegetativo o la morte del protagonista io non me la sono sentita. Così è nata la “storia di Franchino” perché il vero protagonista, quello che ha vissuto questa brutta esperienza, è proprio lui. Come dicevo questa storia è reale, ogni singolo istante, ogni parola è quella usata in quel momento, ogni sensazione è come l’abbiamo vissuta. L’unica cosa non vera è la descrizione fisica dei protagonisti perché, presi dalla foga di vedere il racconto stampato, nessuno ha dato peso a questo particolare. Non so quante centinaia di volte l’ho dovuto spiegare specie ai fans di Franchino che volevano il libro. La novità è che, a breve, verrà fatta una riedizione di “Back to life”, la storia resterà invariata ma le descrizioni fisiche ed i nomi saranno reali.
A.M.: Parlaci un po’ di Franchino, il protagonista di “Back to life”.
Michela Redaelli: Descrivere in poche righe una persona ed un artista come Franchino non è semplice. Con lui ho vissuto, e spero di continuare a farlo, 13 anni in comune ed insieme abbiamo il dono più bello che la vita ci poteva dare: una bambina di nome Carlotta. Tutti conoscono il Franchino un po’ pazzo, mattatore delle notti in discoteca che, microfono alla mano, intrattiene centinaia, migliaia di ragazzi urlanti con favole e filastrocche a tempo di musica. Nella vita privata, quando possibile, ama dedicarsi ad attività per lui psicologicamente rilassanti come il giardinaggio, la pesca, la cucina e la manutenzione della casa. Le grigliate con gli amici sono la sua specialità. Durante i mesi invernali, che detesta, spesso si chiude nel suo studio per creare nuovi dischi in attesa di riuscire a scappare in qualche paese tropicale per “ricaricarsi le pile”. Dopo la malattia è molto cambiato, adesso riesce ad apprezzare le cose semplici e ad affrontare la vita con più forza e consapevolezza. Gli sembrava di essere immortale, poi, in un attimo, tutto è svanito, la sua quotidianità, i suoi sogni, i suoi progetti, le sue sicurezze per trovarsi a combattere contro la morte. Lui è riuscito a vincere quella battaglia ed ora vuole realizzare tutto quello che aveva lasciato in sospeso.
A.M.: Ci sono differenze tra il Franchino letterario ed il Franchino reale?
Michela Redaelli: No, come detto prima, l’unica differenza è la descrizione fisica. Nel libro Franchino è alto e con un fisico prestante forgiato da anni di duro allenamento in palestra mentre nella realtà è molto esile.
A.M.: È stato complicato trovare una casa editrice disposta a pubblicarti?
Michela Redaelli: Quando ho iniziato a scrivere questa storia non pensavo di pubblicarla poi, visto che mi sembrava scritta abbastanza bene, ho deciso di spedirla ad alcune case editrici trovate a caso su internet (visto la mia passata ignoranza nel campo!) senza sperare in una risposta ed invece, con mio grande stupore, in breve tempo mi sono arrivate più risposte positive. Ho deciso di pubblicarlo con la casa editrice Edizioni Cinquemarzo di Viareggio, senza conoscere le loro potenzialità di promozione o vendita, perché ho avuto la possibilità di incontrarli personalmente e subito si è instaurato un rapporto di stima, rispetto e simpatia reciproci che continua tutt’oggi.
A.M.: Quali sono i generi letterari che preferisci?
Michela Redaelli: Prima della nascita di Carlotta ogni momento libero era dedicato alla lettura, per me fonte di relax. Oggi preferisco ritagliarmi dei momenti solo miei per scrivere. La mia autrice preferita è Danielle Stell, ho tutti i suoi romanzi.
A.M.: Vuoi chiudere con un sunto veloce del libro?
Michela Redaelli: Sì, certo. Mi piace sempre partire dalla frase di John Lennon scritta sulla copertina del libro “La vita è quello che ti succede mentre stai facendo altri progetti”. Ed è proprio così. Mentre una persona sta vivendo un momento positivo della propria vita, fa progetti per il futuro, vive tranquillamente giorno dopo giorno, succede un qualcosa che ti scombussola, ti fa perdere la fiducia e la speranza di vivere una vita normale o addirittura di vivere una vita degna di essere vissuta. Nello specifico un tumore al rino faringe. Questo libro parla in primis della scoperta della malattia, della diagnosi, dell’iter terapeutico comune a tutti i pazienti colpiti da questa patologia ma anche del singolo modo di affrontare il male, gli stati d’animo, le paure, le speranze sia del protagonista sia delle persone che gli ruotano intorno e fanno questo percorso insieme a lui. Il racconto si sposta a ritroso dagli anni bui del male a quelli spensierati della conoscenza e dell’innamoramento dei due protagonisti, delle amicizie, delle gioie familiari cercando di raccontare anche aneddoti divertenti per stemperare la tensione. Il mio non vuole essere assolutamente un trattato di medicina anche se parla di sanità, in alcuni momenti di malasanità, ma vuole trasmettere un messaggio di speranza. È un invito a farsi forza anche quando tutto sembra nero, insopportabile ed impossibile da superare, anche in quei momenti bisogna cercare di trovare in un angolo nascosto del nostro cervello, o forse del nostro cuore, la forza di andare avanti e di non darsi mai per vinti anche se il dolore fisico e morale prendono il sopravvento e lo stress psicologico la fa da padrone. Come si può immaginare il libro ha due lieti fini: la guarigione del protagonista e la nascita di Carlotta.
A.M.: Ringraziamo Michela per le belle parole che ci ha donato.
Info
Intervista del 2010