Stress: quanto incide nel rapporto di coppia?
Le persone non psicotiche hanno un lato razionale e un lato emotivo, che però non sono scissi bensì integrati tra di loro. La razionalità serve a ponderare costi e benefici, pericoli e opportunità, invece l’emotività colora di passione le nostre scelte. Ma non esistono solo decisioni razionali e solo stati d’animo emotivi.
Il nostro cervello è una grande struttura che lavora integrando ampi sistemi neurali. Però spinti dall’ambiente esterno, oppure dalle circostanze, possiamo far prevalere la razionalità o l’emotività a scapito dell’altra parte.
Spesso gli errori nascono dalla mancata valutazione della realtà mediante l’integrazione della pura razionalità e della pura emotività. È il caso della violenza nella coppia. Il 93% dei maltrattamenti in famiglia non viene denunciato.
Di solito è l’uomo che si comporta in maniera violenta, anche se non esiste la figura personologica e psicologica tipica del violento in famiglia. Se il fatto viene ufficializzato come reato passato in giudicato, si tratta di solito di crimini con recidiva specifica (si reitera non un reato a caso ma lo stesso) e con recidiva personale (verso la stessa persona, spesso la moglie).
La violenza contro le donne più diffusa è di quattro tipi: fisica, psicologica, sessuale, economica. Anche l’insulto e la denigrazione è un tipo di una violenza vera e propria, si tratta di violenza psicologica, come il mobbing sul lavoro, e se i figli assistono a queste scene questi ultimi sono vittime di violenza assistita.
La violenza in famiglia e soprattutto verso il sesso più debole non è mai giustificabile moralmente e giuridicamente, tuttavia la coppia è in sé una interazione continua di rapporti, quindi la responsabilità a volte non sta mai da una sola parte (anche se non è detto che sia sempre così).
In definitiva bisogna valutare caso per caso, quindi è sbagliato anche far passare la donna sempre e esclusivamente come la vittima. Tuttavia a volte un motivo di fraintendimento relazionale è dovuto a una richiesta sessuale maschile non corrisposta dalla donna. E casi analoghi.
Il marito o la moglie possono non sentirsi adeguatamente corrisposti per altre innumerevoli ragioni e quindi si possono creare dei conflitti latenti che diventano via via più manifesti fino ai vari tipi di violenza e alla separazione. In questi casi, e solo in questi casi che non sono oltretutto la norma, ma una minoranza, la comunicazione inefficace genera la violenza nella coppia oppure il litigio, l’adulterio e poi la separazione.
Nella comunicazione le persone usano sia la razionalità sia la emotività. Spesso difetti di comunicazione sorgono quando non si bilancia bene razionalità e emotività. Facciamo un esempio. Un uomo che chiede di essere amato può farlo sia perché se lo merita sia perché crede di meritarselo.
Nel secondo caso il rifiuto giustificato della donna può essere causa di litigio nella coppia, fino a un crescente continuo fraintendimento che nel tempo porta alla violenza. Il marito, nel chiedere quel gesto di amore, ha avuto una esigenza emotiva (lo desiderava) però non bilanciata dalla giusta valutazione razionale della realtà.
Abbiamo portato un esempio alquanto banale (che ripetiamo non spiega la violenza nella coppia, che, ripetiamo ancora, va valutata caso per caso) per dire che ogni nostro comportamento deve essere valutato dal giusto rapporto tra le nostre parti psichiche. Nell’amore è facile che ragione e emozione non siano equilibrati sia per motivi inconsci sia per aspettative erronee.
I nostri comportamenti hanno un inizio (psichico e biologico), un proseguo e una terminazione, nella quale l’asse dello stress attivato per portare a termine l’azione deve cessare e ritornare in fisiologia. Se per qualche motivo questo asse non ritorna nella norma, il nostro corpo continua ad essere attivato senza che ce ne sia bisogno. Quindi lo stress prolungato crea delle disfunzioni somatiche in aree ben precise: tre aree possono essere attivate da un sovraccarico di stress, quella sacrale, quella scapolare e quella temporo-mandibolare.
Le connessioni nervose e muscolari tra questi tre punti fanno sì che essi lavorino in sintonia, nel caso lo stress faccia lavorare troppo o troppo poco uno di essi, gli altri avranno dei problemi di funzionalità. Ora, quando abbiamo emozioni esagerate tendiamo a non terminare il nostro comportamento, di modo che l’asse dello stress non torni in fisiologia e quindi che alteriamo la funzionalità di uno dei tre punti somatici che abbiamo indicato.
Spesso certi meccanismi disfunzionali si attivano nelle relazioni interpersonali, quando una emozione fuori controllo (per esempio rabbia) ci fa essere crucciati con una persona ledendo la relazione: a lungo andare la continua disfunzione relazionale ci porta a risentirne somaticamente, quando le emozioni congelate nel nostro corpo attraverso la alterazione dei tre punti ci portano a iniziare a soffrire di più somaticamente, ma anche emotivamente.
Ci sorge il colpo della schiena, per esempio, oppure un’ansia cardiaca, oppure un forte mal di testa: si tratta di messaggi del nostro corpo che ci indicano che abbiamo una emozione che sta prendendo il controllo, oltrepassando la ragione.
È un circuito vizioso nel quale la rabbia repressa che abbiamo verso qualcuno non solo ci fa relazionale male a questi, ma ci fa ammalare fisicamente aggravando poi il disagio che proviamo anche verso quella stessa persona, che diventa sempre più antipatica, fino all’avversione, all’odio e alla violenza: se non interrompiamo il circolo ci ritroveremo sempre più male nel corpo e nel rapporto con quella persona.
Bisogna anche dire che l’amore è collegato inconsciamente all’odio fino ad essere a volte la stessa cosa. Il contrario dell’amore non è l’odio ma l’indifferenza. È l’amore ferito che genera l’odio. Già Hegel diceva che vittima e carnefice sono fra loro complici.
Oggi le neuroscienze dimostrano che nel “circuito dell’odio”, che ha vari momenti, svolgono una funzione anche il putamen e l’insula, stesse aree coinvolte nell’amore. Quando un amante uccide la propria compagna o una madre uccide il figlio, i vicini intervistati dai giornalisti spesso dicono che la cosa risulta loro impossibile perché quei due si amavano.
Ma i criminologi sanno bene che l’omicidio non nasce dalla mancanza di amore, è raro che si uccida uno sconosciuto, ma si uccidono persone con le quali si hanno legami. Un omicidio è l’esito finale di una comunicazione distorta nella quale l’aggressore non ha saputo bilanciare adeguatamente parte emotiva e parte razionale.
Written by Marco Calzoli