“Indro – L’uomo che scriveva sull’acqua”, documentario di Samuele Rossi: il coraggio di sostenere le proprie idee
“So di aver scritto sull’acqua, ma non mi ha impedito di impegnarmi in tutto ciò che ho scritto…” – Indro Montanelli
Giornalista e scrittore fra i più eminenti del panorama giornalistico italiano del Novecento, Indro Montanelli è protagonista di un documentario presente nel catalogo della Nexo Plus, piattaforma on demand della Nexo Digital.
Diretto dal regista Samuele Rossi, il film “Indro – L’uomo che scriveva sull’acqua” si sviluppa principalmente grazie a interventi e testimonianze di autorevoli esponenti del mondo del giornalismo, che hanno avuto occasione di approfondire la conoscenza di Montanelli e della sua posizione super partes, politicamente parlando.
Testimonianze, che hanno contribuito a tracciare un profilo preciso e puntuale di un uomo i cui principi hanno suscitato più di un dibattito. Quando era in vita, e anche adesso che non è più.
In virtù delle manifestazioni del suo pensiero di stampo nettamente conservatore.
Ad aggiungersi alle attestazioni di coloro che sono stati in contatto con Montanelli, nell’eccellente documentario visibile nel sito della Nexo, sono presenti interventi dello stesso rappresentato da un attore, arricchendo così una narrazione già compiuta e davvero esaustiva.
“Siamo ombre e come ombre ci apprestiamo a lasciare questo mondo.” – Indro Montanelli
Nato a Fucecchio (Firenze) nel 1909, Montanelli frequenta la Facoltà di giurisprudenza a Firenze.
Ma è a Parigi, presso Paris soir, che muove i suoi primi passi da giornalista che affinerà grazie all’amicizia con Leo Longanesi, che Montanelli ha sempre considerato il suo mentore indiscusso. Stringerà, inoltre, solide amicizie con Dino Buzzati e Giovanni Prezzolini.
“Nessuno passerà ai posteri per la ragione che i posteri sono scomparsi.” – Indro Montanelli
Volontario in Etiopia nel 1935 in veste di ufficiale, il giornalista attira l’attenzione per la sua corrispondenza di guerra, che si svilupperà in un corposo e successivo carteggio di successo.
“Non si sarà mai dei dominatori, se non avremo la coscienza esatta di una nostra fatale superiorità. Coi negri non si fraternizza. Almeno finché non sia data loro una civiltà.” – Indro Montanelli
Nel 1937, durante la guerra civile, si trova in Spagna quale inviato del Messaggero. Ma i suoi servizi e le sue opinioni non sono graditi al duce che li considera offensivi, il quale ordina il rimpatrio di Montanelli e la sua espulsione dal Partito fascista.
Rientrato in Italia, l’allora direttore del Corriere della sera lo impiega presso lo storico quotidiano per una collaborazione che avrà una lunga durata.
Inviato in Germania nel 1939 per una serie di articoli, Montanelli vi rimane fino allo scoppio della guerra. Considerati ancora deprecabili i suoi articoli da parte di Mussolini, il giornalista è costretto a rifugiarsi in Estonia, paese dove ha già soggiornato.
Raggiunta poi la Finlandia si trova a seguire la guerra russo-finlandese, sempre in veste di inviato. A seguire, è poi un suo trasferimento a Oslo.
La dichiarazione di guerra dell’Italia del 1940 lo trova a Roma, da cui parte per raggiungere il fronte francese, in veste ancora di corrispondente.
Quindi, in Grecia, durante la disastrosa campagna militare italiana, periodo durante il quale continua la sua collaborazione con il Corriere della sera.
Catturato nel 1944 dai tedeschi in Val d’Ossola, raggiunta per aggregarsi ai partigiani del gruppo Giustizia e libertà, viene condannato a morte. Condanna che però non viene eseguita e si risolve con la detenzione di tre mesi di carcere. Per riparare poi in Svizzera, dove rimane fino al termine della guerra. Il 1956 è l’anno che lo vede presente in Ungheria per raccontare dell’arrivo dei carri armati sovietici.
“Io mi considero un condannato al giornalismo, perché non avrei saputo fare niente altro.” – Indro Montanelli
Nel 1974 abbandona il Corriere della sera dopo una lunga collaborazione, per fondare Il giornale. Ma i giudizi taglienti espressi da Montanelli senza troppi peli sulla lingua e in maniera diretta, oltre che la linea politica impressa al suo quotidiano, non sono viste di buon occhio da gruppi terroristici che decidono di attentare alla sua vita: è il 1977 e il giornalista viene ferito dalla colonna milanese delle Brigate Rosse.
“Turiamoci il naso e votiamo DC…” – Indro Montanelli (frase già di Gaetano Salvemini)
Subentrato l’imprenditore Silvio Berlusconi nella proprietà de Il giornale, nel 1944 Montanelli abbandona la sua ‘creatura’ per accese divergenze, e rivolge altrove i suoi interessi fondando La voce, un nuovo quotidiano. Costretto però, dopo poco, a chiudere i battenti, e spingendo Montanelli a tornare al Corriere.
“Prima mi demonizzavano, ero il mostro, adesso sono il santone… ma il santone della sinistra. Io sono un uomo di destra, io sono un liberal-conservatore. Un uomo di destra che non si riconosce nelle forze che oggi si proclamano di destra…”
L’attività svolta da Montanelli non è stata soltanto giornalistica, ma il suo è stato anche un intenso lavoro di saggista.
Ha infatti dato alle stampe, in collaborazione con Mario Cervi, una collana di volumi di storia dedicati alla Storia d’Italia, il suo più corposo e ricco carteggio. Senza trascurare altri e numerosi testi, sempre di stampo storico.
Infine, è il 2001 quando Montanelli si spegne; ponendo fine a una delle voci autorevoli e autentiche del panorama giornalistico italiano. Una voce che ha sempre avuto il coraggio di sostenere le proprie idee, rifiutando compromessi di sorta con il potere; senza timore di esprimere le proprie prese di posizione spesso discusse.
“È stato il sogno della mia giovinezza, sono diventato giornalista per lavorare al giornale di Indro” – Marco Travaglio
Appartenente a una corrente di pensiero di stampo conservatore, Indro Montanelli si è distinto dagli altri esponenti del giornalismo italiano per la sua volontà di manifestare le proprie opinioni senza curarsi che fossero tacciate come appartenenti a un’ideologia di destra.
Dichiaratamente anticomunista, la sua è stata una voce fuori dal coro, spesso in contrapposizione a importanti firme di altre testate giornalistiche italiane.
La sua visione di fare giornalismo era personalissima, quella di una persona controcorrente che non è mai scesa a compromessi con gli editori con cui si è relazionato.
Il suo essere giornalista era quello di una persona che si è sempre rifiutata di sottostare a dettami che cozzavano con i suoi principi, e non in linea con il suo modo anticonvenzionale di intendere il mestiere.
Si racconta, infatti, ed è cosa risaputa, che quando Silvio Berlusconi è subentrato nella proprietà del Giornale, fondato e diretto dallo stesso Montanelli, il giornalista si è espresso con la chiarezza che gli era solita affermando che, se Berlusconi era diventato proprietario del Giornale, lui ne era il responsabile in veste di direttore; era perciò una sua decisione dare al quotidiano un’impronta precisa impronta, una linea editoriale che non era quella auspicata da Berlusconi. Denotando in questo modo un’indipendenza di pensiero davvero unica.
Il giornalista aggiunse poi, che non avrebbe tollerato ingerenze di sorta al fine di dare al suo giornale un orientamento politico che favorisse il nuovo proprietario.
“Ho perso quasi tutte le battaglie, ma non quella che si combatte tutte le mattine davanti allo specchio.” – Indro Montanelli
Written by Carolina Colombi
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