Contest letterario gratuito di poesia “Quello che so del mare”
“Ha piovuto nel Mare,/ questa mattina./ Nuvole nere, / divise dal Mare,/ da una linea blu all’orizzonte…/ Alle spalle del Mare un vulcano,/ nella foschia,/ si intravede/ mentre gocce di pioggia,/ che sembrano lacrime dal cielo,/ nutrono questa terra/ polverosa…/ […]” – “Ha piovuto sul mare” di Carlo Zanutto
Regolamento:
1.Il Contest letterario gratuito di poesia “Quello che so del mare” è promosso da Oubliette Magazine, dall’autore Carlo Zanutto e dalla casa editrice Tomarchio Editore. La partecipazione al contest letterario è riservata ai maggiori di 16 anni.
La partecipazione al Contest è gratuita.
Tema mare ed estate.
2. Articolato in una sezione:
A. Poesia (limite 100 versi)
3. Per la sezione A si partecipa inserendo la propria poesia sotto forma di commento sotto questo stesso bando indicando nome, cognome, dichiarazione di accettazione del regolamento. Si può partecipare con poesie edite ed inedite.
Le opere senza nome, cognome, e dichiarazione di accettazione del regolamento NON saranno pubblicate perché squalificate. Inoltre NON si partecipa via e-mail ma nel modo sopra indicato.
Importante: cliccare su Non sono un robot, è un sistema Captcha che ci protegge dallo spam. Per convalidare la partecipazione dovrete anche voi cliccare sulla casella.
Ogni concorrente può partecipare con una sola opera.
4. Premio:
N° 1 copia del libro “Quello che so del mare” di Carlo Zanutto, edito nel 2020 dalla casa editrice Tomarchio Editore.
Saranno premiati i primi tre classificati della sezione A.
5. La scadenza per l’invio delle opere, come commento sotto questo stesso bando, è fissata per il 9 agosto 2021 a mezzanotte.
6. Il giudizio della giuria è insindacabile ed inappellabile. La giuria è composta da:
Alessia Mocci (Editor in Chief)
Carlo Zanutto (Poeta)
Filomena Gagliardi (Scrittrice e Collaboratrice Oubliette)
Carolina Colombi (Scrittrice e Collaboratrice Oubliette)
Rosario Tomarchio (Poeta ed Editore)
Daniela De Tomasi (Scrittrice)
Stefano Pioli (Studioso e Collaboratore Oubliette)
7. Il contest non si assume alcuna responsabilità su eventuali plagi, dati non veritieri, violazione della privacy.
8. Si esortano i concorrenti per un invio sollecito senza attendere gli ultimi giorni utili, onde facilitare le operazioni di coordinamento. La collaborazione in tal senso sarà sentitamente apprezzata.
9. La segreteria è a disposizione per ogni informazione e delucidazione per e-mail: oubliettemagazine@hotmail.it indicando nell’oggetto “Info Contest” (NON si partecipa via e-mail ma direttamente sotto il bando), in alternativa all’email si può comunicare attraverso la pagina fan di Facebook:
https://www.facebook.com/OublietteMagazin
10. È possibile seguire l’andamento del Contest ricevendo via e-mail tutte le notifiche con le nuove partecipanti al Contest Letterario; troverete nella sezione dei commenti la possibilità di farlo facilmente mettendo la spunta in “Avvertimi via e-mail in caso di risposte al mio commento”.
11. La partecipazione al Contest implica l’accettazione incondizionata del presente regolamento e l’autorizzazione al trattamento dei dati personali ai soli fini istituzionali (legge 675/1996 e D.L. 196/2003). Il mancato rispetto delle norme sopra descritte comporta l’esclusione dal concorso.
Buona partecipazione!
Il mio mare
Del mare
avverto il fresco sibilo del vento
e l’odore di salsedine e di alghe
che oscillano fra i tuoi occhi ed il cuore.
Del mare
sento le vibranti melodie
di sirene e di perigliosi anfratti
fra i faraglioni e gli scogli bianchi
come denti che fagocitano i sogni.
Del mare
ho cucito sulla pelle il colore vitreo
della trasparenza
E dal vascello
che é lo strumento sonoro del
mio essere
uno sguardo aguzzo di Ulisse
che sfida le onde e si lascia cogliere dal gorgo,
sicuro di non essere bruto ma uomo.
Dichiaro di accettare il regolamento
Francesco Paolo Catanzaro
Mare
Oh mare amico fraterno
Compagno fedele
Unico,
infinito,
sconfinato
La mia anima naufraga
tra le tue continue risacche
Onde i miei pensieri
Carezzati dal profumo inebriante.
Mare che racconti di me
Della mia inquietudine
Delle notti sotto il cielo
trapuntato di stelle
Mare che mi culli
sempre tra i tuoi flutti.
Mare
che urla di vita…
– accetto il regolamento
ALBERTO DIAMANTI
(accetto il regolamento)
LA BAMBINA E IL RESPIRO DEL MARE
Un giorno, su una spiaggia assai affollata
c’era una bimba buona ed educata
che, con la mamma, nella sabbia assolata
feceva una lunga e bella passeggiata.
Mentre del mar vedean le meraviglie
di sassi, granchi, pesci e di conchiglie,
a un certo punto la bimba udì un lamento,
come un respiro… un soffio di vento.
“Mamma hai sentito?” esclamò la piccina…
“Mi par di aver sentito una vocina
flebile, come un lamento…
… ecco sì… anche or la sento…
… chissà da dove viene…chissà chi è…
…mamma, or la senti pure te ?”
“No piccina mia…” fu la risposta.
Ma all’improvviso, neanche a farlo apposta,
tutto intorno alla bimba tacque
e una voce, salì su dalle acque
del mare, che con le sue mill’onde
colorava di blu quell’orizzonte.
“Ciao piccina…”, esclamò la voce
io son davanti a te… sai…la foce
che acqua mi porta è là, lontana,
e giorno per giorno sai, lei mi avvelena!
Io sono il mare… e quel fiume là,
che vedi lontano, tanto male fa
alla mia acqua, così bella e pulita
che tu stai or toccando con le dita.
Perché nell’entroterra, le fabbriche si sa,
scarican nel fiume una grande quantità
di rifiuti, così che l’acqua alla fonte così chiara
arriva a me maleodorante e scura!”.
“Ma cosa posso far da sola, io, per te?”,
esclamò la piccina … “Ma perché
non facciamo qualcosa, tutti insieme
così che tutti gli uomini, a cui preme
la salute di tutto il nostro mare
possano tutti lor contribuire
a far si che le tue azzurre acque
ritornino pulite come quando la terra nacque?”
“Come sarebbe bello”, esclamò il mare…
… e ad un tratto Dio, con il suo amore
fece sentire magicamente ‘ste parole
a tutti i bimbi del mondo, che con stupore,
per un attimo sentirono l’appello addolorato
del mare, davvero sì inquinato!
E come per magia, tutti i bimbi del mondo
per un attimo sentiron dal profondo
del loro cuor un desiderio:
di aiutare in un modo serio
il mare, gigante buono ma malato,
perché gli uomini lo avevano inquinato.
Si ritrovaron tutti i bimbi, in un momento,
in un’isola, come per incanto,
a decider che potesser fare
per quel mar così malato da aiutare.
“Voi tutti amici miei”, disse la bimba
crescendo dovrete esser tutti in gamba
e far capire ai vostri governanti
che i fiumi ed il mare, sono in tanti
che vorrebbero che fossero puliti.
Ma alle parole, seguir fatti concreti
occorre, perché il futuro è nostro,
e chi di noi non si sente un mostro
deve capir e far capire a tutti
quanto la natura premia gli atti
con cui gli uomini, ma proprio veramente,
si prendon proprio cura dell’ambiente.
Quando tutti voi ritornerete
dalle vostre famiglie, a loro dite :
cari e buoni genitori miei…
il mare sta male… se ora tutti voi
vi passerete la parola,
siamo sicuri che in una volta sola
tutti capiranno quanto sia importante
tener pulito tutto il nostro ambiente,
perché siam noi, questi bambini qua,
il vero futuro dell’umanità!
Lasciateci per favore il mar pulito
impegnatevi tutti… alzate un dito,
una mano, un braccio… fate vedere
che l’impegno vostro sarà di dare
un mondo più pulito a noi bambini…
… noi, che potremo un giorno a dei piccini
come noi, dir con orgoglio, ai nostri figli cari :
“Con impegno ed amore abbiam salvato i nostri mari !
EQUATORE – BASSA MAREA
L’onda sciaborda. La marea sta scendendo.
Nel pieno della notte, i frangenti dell’alta marea
generavano rimbombi cupi, come tuoni ripetuti,
nel bosco di palme e mangrovie.
Ora invece l’acqua scende, calma si ritira
e lascia dietro di sé strisce di sabbia,
granchi corrono frenetici di qua e di là
e piccole vongole timide si ritirano
nella sabbia che si asciuga.
Al largo, la barriera corallina
appare come una cresta bianca,
al di là d’un mare verde come smeraldo,
luminoso e brillanto come occhi di ragazza.
Il vento di traverso trasporta piccole onde brillanti.
All’orizzonte il cielo è d’indaco intenso,
più scuro del verde del mare.
Stracci di nuvole bianche s’inseguono nel cielo sereno.
Una nuvola copre rapida il sole
che già si accendeva cocente,
il vento si raffresca e cadono le prime gocce di pioggia.
L’orizzonte si è appannato, lo stormire più forte
delle fronde prelude
a uno scroscio di temporale.
La pioggia arriva a raffiche successive.
Poi, con la stessa velocità con cui era venuta,
la pioggia cessa e il sole ritorna.
Comincia un’altra giornata, su questa terra
che sembra reggere impassibile il passare dei secoli.
Generazioni di pescatori, marinai, pirati,
trafficanti di schiavi e mercanti di spezie
si sono avvicendate su questa spiaggia,
hanno calcato queste sabbie prima di me.
Le loro vele, affilate come pinne di squali,
hanno solcato questo mare.
Dove è finita la musica insistente delle loro arpe,
dove i morbidi profumi d’incenso e di mirra?
Tra qualche anno, qui, solo turismo e spazzatura.
– accetto il regolamento
MARE
È sera.
Il sole affonda nel mare,
a poco a poco all’orizzonte scompare.
Mille luci sfavillanti
si disperdono in scintille raggianti.
L’acqua bagna i miei piedi,
inonda i miei pensieri.
Impronte leggere sulla riva sprofondano nell’animo alla deriva.
Lo sguardo muove di cresta in cresta,
l’angoscia per un attimo si arresta.
L’acqua salata disinfetta le ferite:
una nuova alba sorge nel mio cuore.
Carmen Roncelli
Accetto il regolamento
Lungomare
In balia
sui lungomare
della mente mia
L’onda che mi spia
la brezza che mi porta via
Stesa
distesa
sulla tela
color mela
il sole
che mi scorge
l’ombrellone
che mi nasconde
Le forme
filiformi
di grandi e piccini
la spiaggia
che adagia
questa pena
malvagia
Uno scoglio
dove colgo
un odore
un sapore
di sale
di mare
di andare
e ritornare
Lontano nel tempo
senza tetto ne vento
con bagnini
e panini
con secchiello
e rastrello
Sulla riva
dell’essere diva
La mia pelle che cuoce
il mio Io che scuote
la mia voce che più non duole
Il mio essere senza più suole
Si tuffano senz’affanno
in quest’acqua
senz’inganno
Cb72
Cristina Bianchi
accetto il regolamento
Cosa farei
se non avessi il mare
a riempirmi
i vuoti dell’anima?
Se le sue lacrime
non confondessero le mie,
gocce salate
a baciarmi le labbra?
Daniela Giorgini – Accetto il regolamento
Seduta davanti al mare
Il mio sguardo si perde all’orizzonte
Il mare è laggiù
Infinito
Con il suo profumo
Con i suoi misteri
Una barca lontana
Il richiamo dei gabbiani
Il mare tocca il cielo
Il mare dai mille volti
Tranquillo e impetuoso
Proprio come i nostri stati d’animo
Amo immergermi nel mare
Farmi avvolgere dalle sue carezze
E d’improvviso
La quiete scende dentro di me
E rinasco!
Seduta davanti al mare
Beatrice Di Paola
accetto il regolamento
LA QUIETE DEL MARE DI SERA
Il sole al balcone del cielo
accende il mare
piccoli fuochi dorati
nell’ultimo abbaglio
avanza la tigre della sera
con meste rimembranze
nel dolce fruscio che culla
dolcemente alla memoria
sublime cornice che attrae
in visione d’estasi
ammalia con canti di sirene
amanti e cantastorie
magico influsso
in sortite emozioni
buoni propositi
divampano nel cuore
mare pacato… silenzioso…
benevolo amante…
mi piace cosi…
e così voglio sempre pensarlo…
Nei suoi giorni d’ira
sconvolge equilibri
con forze impenetrabili
vomita il suo malessere
con occhi di pece
ed ingordigia rapace
relitti galleggianti
corpi abissati nel ventre
cibo prodigioso alla fauna
no, non è bello così….
non mi piace l’altra faccia…
malefica la sua furia
s’inchina alle sue leggi
con energia impetuosa
mistero nei suoi abissi…
avido e vorace ….che ruba
generoso e fecondo… che dona
bellezza infinita…
incanto d’amore…
Antonella Vara – Accetto il regolamento.
Avevo consumato libri sui marinai
E mi avevano insegnato molto.
Avevo capito come godere di un’onda
Senza aspettarmi da lei tanto.
Di non piangere per la chiglia asciutta
O per le vele immobili.
È tutto inutile spiegavano,
quando sarà il momento
Ti verrà nuovamente incontro.
Dovetti attendere anni per rivederla
Ma in fine eccola nuovamente lì.
Ah quanto ero invecchiato!
Il tempo avevo solcato la mia pelle
E inaridito i miei occhi.
Ma ancora più bella la ritrovai,
Spumeggiante e limpida
Nel suo essere onda.
Attesi che mi venisse incontro,
Con la certezza che sarebbe durato
un attimo soltanto.
Così godetti di quell’unico istante
E poi via di nuovo verso il tramonto
ECCO,
era di nuovo finito il nostro tempo
– Andrea Saratoga
Accetto il regolamento
Amo del mare fare mio rifugio
e naufragando, inabissarvi l’indole
o navigando, in un delirio d’albatri.
Sangue salmastro a scorrere le vene
e sale e sole ad affondare rughe;
lungo il nuraghe, ai muri dell’acanto,
campo celeste e limite del cielo.
Sono rinato d’acque
che schiarano lo sguardo,
son rete di tonnara
e vela senza tempo;
o notte di bonaccia,
urlo di fortunale.
Cuore colmo d’oceano
che frange palpitando,
tavola del mio olio,
marea talora in pianto,
tal altra flusso in canto.
>>
Antonio Ciavolino
Accetto i termini del regolamento
Accetto il regolamento
Navigando a vista
La’ dove la muta del sogno
attraversa l’orizzonte rattoppato a luce,
mi piacerebbe brillare come sale di mare.
Ho sempre in animo un Narciso ubriaco di stelle,
naufrago fra parole.
Ed ecco che mi bacia la balbuzie dell’onda
e di colpo il petto mi diventa un’isola emorragica.
La poesia ora ha qualche linea di febbre,
tant’è che si adagia madida sui vellutati marosi.
Come sirena.
Come sposa.
L’acqua del mare
gioia e mistero
sale e frescura
onde e abissi
pace e tempesta.
L’acqua del mare
che sembra
infinita
che ti fa sentire
piccolo piccolo
eppure le sue onde
vuoi domare.
L’acqua del mare
ha un fascino particolare
voglio nuotare
dove non tocco
voglio provare l’ebrezza
di tuffarmi
– accetto il regolamento
Quello che so del mare( quando non sarà Natale) – Accetto il regolamento
Quello che so del mare
è custodito nel mio cuore.
Mi difende in silenzio
dagli attacchi degli squali,
quelli dagli aguzzi denti,
quasi sempre sorridenti,
dalla pinna irta
come una montagna
in un giorno di peccato.
Il mio mare sente
i miei sguardi persi
quando la mia anima viene denudata,
La mia intimità scoperta,
irrisa e coadiuvata da pesci insolenti.
Quello che so del mare
è la dolcezza nel volto e nel sorriso di donna,
leale come gli alberi alle foglie.
Sincera, vera. Non sotto mentite spoglie.
Quello che so del mare è la sua protezione
da ricordi incestuosi,
Il mio cuore con lui vive in simbiosi.
Sempre il mio grazie, avrai, o mare.
Ti penserò ogni giorno,
Anche quando non sarà Natale
CONCHIGLIA DI MARE
Candida nel tuo scrigno,
tra sabbia e fango insepolta,
nei marini abissi giaci.
Quasi inerte, decoro di bellezza,
nella pietrosa tua culla,
in solitudine stai.
A tua disposizione il Creato
Iddio pose, ma fra l’ombre
nel calcareo castello
intrappolata resti,
invano il brillio
degli astri cercando.
Del tuo tempio
custode permani,
e luce non vedi,
solo ti sfiora il raggio estremo
-del sole, della luna,
delle stelle-
quando in malinconia riemersa,
blando il respiro,
sulla livida battigia
l’ultima mareggiata
a morire ti costringe.
(accetto il regolamento)
Osor
Un’estate di molti anni fa
nel camping sull’isola di Cres
due giovani corpi
sdraiati seminudi
per molte ore al giorno
tra la pietra e il sole
ad auscultare in silenzio
i palpiti del cuore
e il frangersi sugli scogli
delle onde del mare:
al vero amore
non servono parole.
– accetto il regolamento
MENTA PIPERITA
Bocche arse
rimangono aggrappate
alla calura estiva
ed ossequiano l’infinita calma
del manto di velluto blu’.
Disteso sopra la battigia, rovente
assaporo la frescura di una bevanda
tra le grida di bagnanti in festa
e variopinti castelli di sabbia.
Perpendicolari raggi di fuoco
scuriscono la nostra pelle
e come un magico incanto
le tue labbra al sapore
di sale marino
si fondono con le mie
gustando il dolce sapore
della menta piperita.
-accetto il regolamento-
CIGLIA SULLA SPIAGGIA
“Sai….
non devi abbassare i tuoi bellissimi occhi quando involontariamente i nostri sguardi s’incrociano.
Sono i medesimi che fanno muovere il mondo,
gli stessi che lo rendono bello
e per cui esistono il sole, il mare e le stelle.
Or mi sento come pesce nell’ acqua.
Guizzo veloce fra i tormenti dell’anima,
mi immergo nei tuoi sentimenti profondi,
che come flutti di un mare in tempesta,
s’infrangono sulle rocce della mia esistenza.
Osservo il moto ondoso di immense distese d’acqua marina, percepisco i tuoi sentimenti.
L ‘innalzamento del loro livello per l’alta marea
e il conseguente lento riflusso delle acque dall’arenile.
Gli stessi movimenti che celi nel cuore tuo immenso.
Lascia sempre un segno la risacca lungo le coste,
un segno che è una carezza,
un piccolo dono d’amore.
Un piccolo abitante dei mari,
un granchio,
una conchiglia, un’alga
o una meravigliosa stella marina.
Sì una stella,
una stella,
che come la sirena incontrata da Ulisse,
con armoniosi suoni, incanta l’animo mio.
Le onde creano sempre sull’arenile un impercettibile impronta che svela la vera animicalità della natura e quindi dell’uomo.
Il mare tutto è come una magnifica palpebra che si dischiude su una spiaggia incantata di finissima sabbia scura,
sì scura come scure son le guance tue.
Non abbassare il tuo capo oh donna,
la luna non lo fa mai.
Fa come lei mia bella signora,
dona la luce che sprigiona il tuo sguardo,
Illumina le rughe del mio volto.
Schiarisci con i tuoi grandissimi occhi,
lembi di spiaggia sulla quale, protetti allo sguardo indiscreto d’estranei
dalle carcasse di vecchie scialuppe,
giacciono nell’arenile i corpi avvinghiati di giovani amanti.
Fallo ti prego magnifica stella marina trascinata dalle onde di notte,
e adagiata dolcemente nel silenzio assoluto dalla risacca, or fra le mie braccia.
®© Mario Italo Fucile
Accetto il regolamento
Di notte partono grandi navi
offrono distanze a colazione
asciugano il mare labbra riarse
all’ultimo assalto il silenzio
è carne viva dove si posano
gli occhi come due piccole boe
– accetto il regolamento
Il mare e le sue ricchezze
era un giorno di festa finalmente
con quella corsa sulla spiaggia a piedi nudi
e la presenza infinita del mare
agitato e pieno di un vento instancabile
che lo trasportava in una corsa senza fine
ad infrangersi e polverizzarsi
sul piano lucido erotico della riva
quando all’improvviso scrutando
ecco seminascoste, affondate nella sabbia
le curve d’argilla di frammenti
ricoperti di polvere e ruggine secolare
stavano lì davanti ai miei occhi
aspettando che mi chinassi
per scrutarli, toccarli e anche raccoglierli
erano il premio e l’indennizzo
per una giornata di dolore
erano per me la felicità di una scoperta
fra il semiserio e l’archeologico
che portavano tangibili i segni della storia
e tutta la magnificenza di civiltà
ancora presenti in quei ruderi
maestosi e imponenti là sullo sfondo
oggetti di turismo e di oh meravigliati
ancora oggi se ripenso a quell’estate
con il richiamo ancestrale
dei templi di Selinunte
solenni e immobili mentre il mare
sotto continuava a infuriare
mi viene in petto una gioia infinita
Senza lampare a guidare la rotta
Una sera d’agosto, di tardo agosto,
quando il calore del giorno
voleva sfiatare da ogni pertugio
in cui s’era alloggiato
in vena di sorprese.
Sì, non sembrava che la calura fosse atroce,
mentre la brezza soffiava dal mare
verso la terrazza …
da cui si scorgevano le vele bianche e azzurre,
sparse a manciate tra le onde.
Spruzzi d’acqua salsa nebulizzavano…
in gocce semiserie…
avevano il dispetto di pungere il viso,
ma poi regalavano frescura,
un senso pieno di pace e tranquillità.
Il sole era a riposo sull’orizzonte…
sembrava volesse dettare nuove regole…
alla sera che avanzava.
Si rendeva conto d’aver altro da fare
dove le albe lucenti si svegliavano
con grandi sbadigli di rosa e azzurro.
Alla fine la luce rossastra si smorzò…
in spontanei boccheggi e il sole
decise di annegare in segreto, d’improvviso…
risucchiando la scia spumeggiante delle barche
a ritroso verso la riva più vicina.
Ora si potevano toccare le pareti di sasso
per provare quanto arduo fosse stato il giorno
a patire l’incandescenza dell’aria…
e sembrava un conforto assorbire in quei momenti
le effusioni del sole in amore.
Il buio giunse frettoloso…
ad appropriarsi degli spazi sonnolenti
e riaccese lo spasimo che si prova
nelle notti d’agosto tra le calde lenzuola…
e i rivoli di sudore sugli sprimacciati cuscini.
Il mare mormorava che la luce delle stelle
sfacciate sorelle gl’impediva di dormire…
le avrebbe spente con onde altissime.
Ma era pigro per scuotersi dalle profondità
dove la vita e la morte s’incrociavano rapide,
senza lampare a guidare la rotta.
Era una scelta quella di alzarsi
per non essere come pesci fuori dall’acqua
e rimirare l’incanto della notte,
in attesa di quei refoli di vento venuti chissà da dove.
Sarebbero arrivati, lo si percepiva
come un desiderio represso e atteso…
in silenziose movenze sulle cime degli alberi
appena carezzati per non svegliarli.
Una sera d’agosto, una di quelle sere…
sarebbero state rimpiante già…
all’arrivo del solstizio d’inverno.
Angelo Cosentino. Accetto il regolamento.
Castello di sabbia
Sulle rive del mare
ho costruito un dorato
castello di sabbia
e forgiato alte guglie,
ove ho riposto i ricordi.
In cima alle svettanti torri
ho rinchiuso il mio cuore,
in attesa del vero amore
e realizzato tutt’intorno
profondi fossati,
ove far cadere false speranze.
…
Un’onda schiumosa
si avvicina furtiva
al maniero indifeso,
l’acqua salata strappa via
le fragili mura merlate.
Come un tenero cristallo,
il castello lentamente
si sgretola
sotto un sole cocente
e granelli di sabbia,
trascinati dal possente mare,
portano con sé il mio cuore
burrascoso.
Sul bagnasciuga
restano silenziosi mucchi
di sabbia informe,
calpestati da nudi piedi
indifferenti.
Cinzia Proietti
Dichiaro di Accettare il regolamento
@cinziamariadriana
SFUMATURE D’ESTATE
Incastonati fra le gemme di un aguzzo inverno
affiorano tremuli
i colori della primavera
per esplodere in estate.
Danzano in sincronia
con il pettine canoro dell’usignolo.
Flebili bagliori
si oppongono al declinare dell’oscurità.
Tutto si placa:
l’onda del cuore,
l’ansia che brucia.
I sogni malinconici e furtivi
come chimere evanescenti
sdrucciolano via
come goccia di rugiada sui petali di un giglio.
La gonfia marea della memoria
come sciabordio lieve delle onde
s’infrange contro le iridi essenze primaverili
e si dischiude al sole dopo il lungo gelo.
Così i fragili sentimenti si rianimano
tra la ninna nanna dei grilli
mentre le farfalle si posano leggere sulle corolle dei fiori
e la mia anima
come rondine giuliva
vola sotto l’azzurro fitto del cielo
forgiando sillabe d’amore
sull’incudine della vita.
Accetto il regolamento
Accetto il Regolamento. Sezione A –
Voglio portarti a guardare il mare.
Si rincorrono in strade assonnate
le note stonate i silenzi i rumori
siamo ormai fuori da questa
inutile estate di piogge e di vento
e mentre ascolto un lamento lontano
sento un vuoto che voglio colmare.
-Svegliati amore-
voglio portarti a guardare il mare
quello che non hai mai visto
e che nessuno mai sa vedere.
Osserva il lento suo andare
si lascia cullare in un dolce destino
non misura del tempo la fretta
le onde si sfanno baciando la riva
una e poi un’altra ed un’altra
sempre libere di andare e tornare
e noi -prigionieri dentro una stiva-
sfidiamo la vita che invece ci sfida.
-Svegliati amore-
in questa sera di calma apparente
anche il mare sorride al buio che avanza
guardalo con gli occhi del cuore
lascialo al sonno di questo notturno
alla luna che una nube leggera
appena nasconde ed il bianco scolora.
In una notte in cui tutto scompare
nell’abisso di un nuovo naufragio
rispettiamo il silenzio e il dolore
-svegliati amore-
voglio portarti a guardare il mare.
Italo Zingoni – L’ ANNO CHE VERRA’ –13.09.2014 – INEDITO –
© t.d.r.
Il mare
Addio alla demenza, morte all’orrido duolo che mi lascia
il mare nell’errore reso dalla sorte
rido dei ricci sulle onde,
sul dorso delle dosi di morte
con le lame dense
della fede del mese
sul remo diluito dall’addio a rose
che sellano lame morse
da fedi addosso
ai diari di frasi lese dai non posso
liquefatti come
come dolci
rose allo stremo nei deserti
dell’affetto e dei difetti resi lerci da rasoi
rossi.
– accetto il regolamento
IL FUOCO DELL‘ETNA!
Quanti ricordi si affollano nella mia mente,
sembra il vulcano dell’Etna in eruzione,
e tra le fiamme brucia il mio cuore.
Sicilia bella,
col profumo dell’Etna ti sono vicina,
bellissimo e indimendicabile
è passeggiare tra le tue nere orme,
tra i tuoi maestosi crateri,
visitare i tuoi negozi colmi di sorprese,
il tuo ristorante meraviglioso,
bruciando di infinite emozioni.
Sono tanto, tanto lontana,
vivo in un’altra isola bella,
grandiosa, maestosa, splendente:
con tanto maestoso mare,
come la mia Sicilia,
col suo grandioso mare che incanta:
La Sicilia e l’Australia!
Ma l’Australia
non è bella come te Sicilia mia!
Ti tengo stretta al cuore
e ti sogno continuamente,
sono felice di essere tua figlia
e con te brindo alla nostra gioia
insieme ai miei figli,
ai miei nipoti
e ai miei dolcissimi pronipoti.
Siamo tutti figli tuoi e per sempre ti stringiamo forte forte al cuore!
– Accetto il regolamento
GUARDANDO IL MARE
Marina Bergamo
Martellago 13/07/2021 ore 17.10
Sussurro del mare
L’incresparsi dell’onda
Miriadi di punti luminosi
Il buio della notte
Fan brillar l’onda
lampare di pescatori
L’occhio del mare
fende le tenebre
Nell’osservar il mio sguardo
Il lontano orizzonte
il mio pensier
fa viaggiar nell’infinito
Vibra nell’aria
Una dolce musica
Da un lontano hotel
note entrano nel cuor
mentre il profumo del mare
ti inebria di pace.
Accetto il regolamento
Bramavano dissetarsi di libertà
Un sogno che sapeva di mare
sbiadiva diafano
nella memoria della corrente:
fu un’odissea di fantocci inermi
stipati
sotto la bandiera del disonore.
Lo sciabordio placido dei flutti
ovattava beffardo
la disperazione delle preghiere,
si asciugarono lacrime e sudore
esangui
tra la polvere da sparo.
– accetto il regolamento
Due minuti d’acqua
Sfioro con le dita un pensiero filiforme
inerpicato su spirali in codici.
Vertigini azzurre,
sempre lo stesso mazzo di fiori,
le stesse contorsioni influenti,
lumi covati negli antri della carne e
un alito di gelida perseveranza sugli autunnali vetri.
battito d’onda,
fruscii distorti della conchiglia,
uno sterminio di riflessi, foglie argentee,
dichiarano il battito delle stagioni
e questo giro di vite,
questi ami abboccati e sempiterni,
non possiedono solo nomi, ma battesimi di fuoco.
Imperiose tempeste,
nidi di membra setacciate,
assenti,
dolci bestemmie,
stelle invise,
mai vi guardai con più attenzione
nel bacino ossuto di una pausa.
Acque in precipitazione e silenziosità,
questa bianca oscurità,
la calma astratta di una conchiglia
disegna la scelta di un bisturi
e non c’è tempo per cambiare rotta,
ma grazie per non avermela mostrata.
Un altro gambo spezzato troverà sollievo in due minuti d’acqua.
Monia Minnucci
Dichiaro di accettare il regolamento
Accetto il Regolamento
Sez.A
Poesia
Titolo
“Il sapore del tempo”
Il mare ha raccolto ogni mia lacrima
in un vapore di sole.
Cercavo l’alba ancora sconosciuta tra gli alberi.
Un’ultima stella brillava, al riposo del mattino.
Ero felice di sentire sulla pelle l’azzurro del cielo e quel canto vagabondo nascosto nel bosco.
Timida al calore della tua bocca in quel tramestio di onde trascinate a riva.
Sabbia che sgorgava dalle dita, dalle pupille fissate all’Eterno. In quei voli di gabbiani senza domani e di trappole lasciate aperte alla nostalgia dei sogni.
Vagherò a lungo, ricercando la mia ombra e il sapore del tempo, deposto sui fondali!
LA SABBIA E IL MARE: danza immortale
Ogni giorno
guardo il mare
e aspetto,
desiderosa
di essere lambita
dalle sue piccole onde,
continue e rassicuranti carezze,
dolce impronta visibile.
Quante volte,
però,
mi lascia
ad osservare,
infelice,
la sua immobilità
in una vana
e logorante attesa!
Poi, all’improvviso, mi vuole,
ed impetuoso
mi trascina con sé
mescolandomi alle sue acque
avide ed irrequiete
a cui regalo colore e consistenza.
E, audaci,
ci animiamo
in un’esaltante
e vorticosa danza
di onde tumultuose,
travolgenti abbracci senza fine.
Ma quando,
sazio,
anela
alla sua quiete,
mi deposita
piano
a riva,
là,
dove torno ad essere
solitaria
sabbia assolata
in attesa
del suo amato
e infido mare.
Dichiaro di accettare il regolamento.
il mare spargeva la notte
di ciò che non è stato
volevamo rubarci
aggiungere giorni ai calendari
riempire con l’oro le ferite
Matteo Piergigli
accetto il regolamento
Il mare
É velo d’organza
a ricoprire la sabbia nuda
scivola lento
su orme sconosciute
e saluta il sole
nella linea d’orizzonte
dove tutto si muove
dove tutto tace…
è abile ricamo
a strati fitti e sottili
geometrie solitarie
che sfiorano la roccia
al respiro del vento…
é il canto struggente
del blu mare
che vanta i suoi disegni
potenti e suggestivi
tra gocce di cristallo
e sopite rughe di luce…
é danza che appaga
che veste e sveste
il fiore della memoria
la vita e i suoi ricorsi
mentre il tempo fugge
come la bianca risacca
che torna e che va…
Angie Patti
accetto il regolamento
sapore di mare
Quel mare lontano, quel canto delle onde
quel mormorio soffuso sulla sabbia fragile
incapace di tenere memoria d’ogni impronta
vento ed acqua complici a confondere
segni fugaci d’una vita di passaggio.
Quel sussurro che penetrava sottile
dalle fessure sbeccate della persiana di legno,
una volta si lasciava sempre una strada
al soffio dell’aria ed era dolce aspettare
che la pelle respirasse il messaggio di sale.
Quel calare del sole che allora era appena
un desiderio lanciato ad un legittimo domani
ed oggi memoria ed oblio, al tempo stesso
rimpianto, dolce abbandonarsi
alla marea invadente dei ricordi
nascosti dietro le stelle che stanno arrivando.
Dichiaro di accettare il regolamento
VERDEMOCCIO
Non è disse verdemoccio il poeta
Ma azzurro confuso all’estremo
Lingua curvando più bianca
Attorno a uno sputo nel mare
Correndo correndo
Orme lunghe sottili
Un gigante appunto
Lo inseguo ansimando
Raggiungerlo quando
Mi fermo
Guardare lontano
È sparito là dove tutti
È impossibile
Alto di me forse il doppio
Una collina nell’acqua
Spariscono in tanti
Non lui
Un amico un amico
Lo cerco lo sento
No non lo sento
È solo andato più in là
Coi dubbi e per mare
Partono in tanti
Paolo Massimo Rossi
Accetto il regolamento
Vorrei una vita vista mare
dove acqua e cielo si confondono
e le barche d’un tratto prendono il volo.
Vorrei una vita vista mare
acque placide a perdita d’occhio
dove il cuore si consola
se ti immergi coi tuoi pensieri asfittici
e li ritrovi distesi e ossigenati
se in superficie risali.
Vorrei una vita vista mare
che copre le cose collise
sotto l’azzurra distesa
mantello di un mago che
ti distrae con un trucco,
ingoia la paura e ti illude con la pace.
Vorrei una vita vista mare
in cui gli occhi si saziano d’infinito
ogni volta che ricomincia il giorno.
Grazia Mastromarco
Accetto il regolamento
Il sogno
Nel mese di luglio,
una calda sera d’estate
si fermò sul lungomare.
«Com’è bello, qui» mi disse
«mi fermerei per sempre»
Io la portai a ballare
la pizzica, giù, al porto.
Per tante notti passeggiammo
a braccetto, sui bastioni
e lungo la strada della cattedrale.
Ma un bel giorno sparì,
andò a cercare un altro posto,
forse a realizzare il suo sogno,
e io rimasi ad aspettarla
per le restanti notti, d’agosto.
Mia indimenticata chimera,
se fossi Paride, ti avrei dato la mela.
Berlusconi? Uno sull’altro, cento milioni.
Massimo Bottura? Una cena al chiaro di luna.
Un giullare medievale? A più voci, un madrigale.
Una delle Moire assassine? Una vita senza fine.
E se avessi avuto tanto potere,
avrei realizzato il tuo sogno:
contro tutte le norme da tenere, una casa sulla scogliera
ti avrei costruito, a meno di un metro dal mare,
con una grande veranda scoperta, dalla quale
lanciare l’amo innescato per pescare,
e la sera guardare affacciati le lampare
lontane luccicare,
accanto a un vecchio grammofono
pieno di vecchie tue canzoni,
da ascoltare secondo le emozioni.
O una grande barca a vela, con la quale
entrare nei porti che sognavi, e approdare
a Corinto, a Epidauro, a Rodi, a Mitilene …
e qui domandare dei posti dove si mangia bene,
servita da Apollo in persona come cameriere.
E dopo cena via a ballare su una rotonda
del litorale del mare Egeo, tra i lampioni
del lungomare, insieme alle figlie di Nereo.
Ma non ero che un barbone, un meschino
straccione, e non hai voluto accontentarti
del saluto con inchino del mio cuore oppresso,
tanto tanto tanto sottomesso.
– accetto il regolamento
Noi che abbiamo il mare dentro
Noi che abbiamo il mare dentro
figli d’isole zattere lanciate sull’acqua
migrazioni scogliere di miti e vento,
noi che le onde scavano emozioni
e pelle e abbiamo bisogno di una luna
nuova ogni notte per sollevare
le maree dei nostri corpi inquieti,
noi dove la tempesta ha il ruggito
di mostri marini a guardia dei canali
e l’ aspettiamo con le mani
ferme sul timone e lo sguardo
che fende la nebbia per trovare la costa,
noi che il mare lo abbiamo amato
tra le braccia dell’altro e nel suo ventre,
noi che siamo impasto di profondità
e azzurro, marinai e sirene
le anfore del fondo e le vele
lo sciabordio della marina
le case gialle e rosa del porto
i mirti profumati i pesci
negli anfratti nascosti
le infinite odissee le civiltà sepolte
che un intatto ricordo riproduce
nelle ore sfiancate della sera,
noi che abbiamo il mare dentro
eternamente viaggiamo
al bordo della parola e del silenzio.
– accetto il regolamento
Dentro questo quadro antico
Mi piace camminare
sul bordo della spiaggia,
dove si rimesta il flutto
e s’adagia sulla sabbia.
Con la smania dei pensieri,
che d’inverno s’alza forte,
con quel sole un po’ malato
che sull’onda trasalisce.
Mi piace essere parte
di quest’immagine di vita:
ho imparato che ogni volta
c’è nulla di già visto.
L’aria zuppa di salmastro
nella cupa nebbia grigia,
che distingui a malapena
il profilo della baia.
Lo sbuffo della schiuma
come trina ricamata
da conchiglie e stecchi storti,
da corallo spezzettato.
E d’estate, verso sera,
un arpeggio di risacca
che accompagna, senza fretta,
il mio incedere introverso.
Dentro questo quadro antico
torno spesso e mi ci perdo,
con la solita emozione
che mi dà una mareggiata.
Ho negli occhi le stagioni
sfiorite e rifiorite,
mentre il sasso s’arrischiava
nel sospiro di marea.
Stefano Peressini
Accetto il regolamento.
L’ultimo faro (losange en jaune n.1)
Fisserò l’ombra distorta
dell’ultimo faro,
il messaggio in bottiglia
gettato
alle onde convulse
del mare d’inverno…
nella foschia screziata
ne guarderò
l’ombra citrina fluttuare,
nella luce fioca
di un ricordo,
in balìa di grumosi
e cinerei flutti.
– accetto il regolamento
Il mare 2
Seduto su uno scoglio
lavato dai venti e dalle onde,
osservo il mare
nel suo vasto orizzonte.
Popolato da pesci
multicolori
e inquinato da mille veleni.
Osservo là,
sullo scoglio sereno,
sullo specchio
ch’è d’acqua marina,
una barca a vela che va.
Mentre guardo
la barca ch’è spinta
da una brezza marina fresca,
il bel sole,
raggiante che era,
è ormai quasi all’odierno
tramonto.
ANTONIO PITTAU
ACCETTO IL REGOLAMENTO
Silvana Sonno – accetto il regolamento
mare
Una chiazza di luce madreperla
e al centro è una barchetta inanimata
con una vela immobile e leggera.
Ogni voce è sospesa
il mare è calmo e il vento si riposa
con un sospiro basso a pelo d’acqua.
Lento risale il sole all’orizzonte
l’aria è tinta di rosa.
E guardo il mare
E guardo il mare
dentro altri occhi
un’invitante distesa
d’onde d’accarezzare
di baci in cui annegare
un’effimera spuma
nel volgersi infinito
d’insondati abissi
Raffaele Di Palma
Accetto il regolamento
Cuore di Sardegna
Si apre la finestra
su una nuova era,
cieli turchini come il mare
limpide trasparenze
d’acqua e di coscienze.
Riflette pacato il silenzio
nel turbine dell’onda,
riaffiorano le speranze
dall’ anima profonda.
All’energia della natura
attingo e mi sostengo,
migliore di ogni cura,
di qualsiasi sostegno.
Chiudo gli occhi e sogno,
li apro e mi sorprendo
di questa meraviglia.
Sezione A Tania Scavolini accetto il regolamento
PIOGGIA SUL MARE
E’ al mattino
più fresco e liquido
che qualcuno vorrei
che mi stordisse
di parole
Così che
silenziosa e disattenta
potessi incantarmi
ancora.
Trascurata
dall’anima pervinca dell’alba
bacio
goccia a goccia
le lacrime inverse del mare
e nella speranza rarefatta
aspetto…….
Manola
Accetto il regolamento
Dicono che qui c’è un solo mare
Un sogno
Acqua della vita
Tutti i racconti affiorano da quel respiro
Sulle onde bianche
Gli uccelli e la linea nuda
L’uomo non ne sa niente
Lo ama per il tappeto di sonno
Per le ombre umide del fondale
Chi non ha mai avuto una crepa in tasca?
Oltre l’orizzonte le vele ti sorprendono
Poi il momento fa cent’anni ad ogni occhio
Nei sensi scampati alle alghe
Si galleggia insieme
Con una goccia di salsedine
scrollata da mille mucchi di sabbia
Piscio quotidiano delle nuvole
Al centro del miracolo
– accetto il regolamento
BLU
Voglio te mio mare in tempesta
Le onde e le mareggiate e
il tuo profondo disarmante blu
Ne respiro l’odore e bevo il sapore
delle tue mani salate e bagnate
Annego e nei capelli si annodano
ricordi di te e voglie d’amore
Torno bambina e mi riscopro donna
– accetto il regolamento
MARE
Tuffando
M’immergo
d’azzurro.
— accetto il regolamento
la voce del mare
dimmi
se anche tu ascolti
d’inverno
di gonfio tumulto
contro cieli brumosi
la voce
inchina
signore di acque
agli imperii del fato la terra
e reclama vendetta
dimmi
ancora
se di notte d’estate
di nero di luna
di andare e venire
sommesso sciacquio
respiri al suo lento respiro
io qui
rapita di nenia sommessa
avverto l’inerzia di membra
l’immota mano
finge la stretta
del filo sfuggito
pupilla scintilla
rincorre maree
sogni stantii
ricerca sfinita
quasi dileggio
infine raggiunge
scoglio di morte
silenzio oblio
castigo di un dio
che m’agita dentro
mi volto
in cerca di un volto di un nome
di un pezzo di vita
che possa donarmi
in quest’ora sublime
un alito di vita
ripiego il mio capo
odo
la voce del mare
e il mio appena respiro
— accetto il regolamento
In alcune sere d’estate,
quando la brezza mitiga
il calore di un bacio,
e la luna riflette sul mare
la sua vanità,
scorrono sulla sabbia
onde inesauribili
rimaste in ombra.
Simili a richiami d’amore
per sempre indivisibili
abbracciano e penetrano
l’immobilità degli scogli
eternamente.
-Accetto il Regolamento
“Come l’amore”
Del mare non so nulla.
Mi coccola l’onda lieve,
obbedisco al suo umore cupo,
sorrido alla spuma felice,
ne rispetto ogni tonfo violento.
Ma del mare non so nulla.
È come l’amore, il mare.
Lo vivi,
e solo in parte sai cos’è.
Ti travolge.
Sfugge e stringe.
Toglie il fiato.
Come a tutti.
Ed è di tutti.
Del mare non so nulla.
Però quel blu
sa tutto di noi.
E non è giudicante,
di immenso ha l’assoluzione.
Per chiunque. Ovunque.
Perché è come l’amore, il mare.
– accetto il regolamento
“Oltre la collina”.
Calcando i pensieri, crepitio di zoccoli pesanti,
fanno svenire foglie di memoria; gli attimi saturi
di malinconia ed ebbrezza.
Batuffoli rosa
di nuvole ovattati, in sogno retrogrado,
stemperano l’animo di dolce passione.
Il sentimento si espande; si effonde la tenerezza.
S’invola, a guisa di aquilone,
e va verso l’orizzonte,
oltre il quale, esisti solo Tu.
Un baco bruca l’ombra dei ricordi;
prende vita una farfalla d’amore,
che svolazza oltre la collina.
Un vociare di cuori s’inneggia sul mare blu.
Giochi amorosi
si assestano nel cuore; gocce lacrimose cadono
nelle crepe della pelle avvizzita.
Accanto al focolare acceso, un vecchietto si cruccia ed
attende di essere preso per mano e portato ad una serata
di danza.
Il mattino avrà il nostro giorno.
— accetto il regolamento
Similitudine della vita
D’un tratto all’improvviso
attonito rimane il mio viso
per caso come d’incanto
da lontano mi giunge un canto.
Sembra triste melodia
che fa rima con l’anima mia
come una voce senza fiato
grida al vento disperato.
Mi fermo ad ascoltare
la tenebrosa voce del mare
è un canto di disperazione
senza alcuna intonazione.
Le onde che si ammazzano
sugli scogli che li aspettano
con i loro violenti sprazzi
generano echi di schiamazzi.
È una musica che non ha fine
e alla vita è molto affine
gli uomini sono tanto sicuri
come gli scogli così duri.
Non capiscono che la vita
non dice mai che è finita
come marosi lentamente li consuma
ogni giorno con la sua spuma.
– Accetto il regolamento –
Partito più volte per mare e oltremare
[dopo quarant’anni, il pesce sembra tutto uguale]
Ho scoperto che non c’è scoperta
Niente colonne d’Ercole
Figura geometrica monolato salato
Laggiù non soffia
E dallo specchio mi sorride un me stesso beffardo
Fatti non fummo a seguir virtute e conoscenza
Ma a girar con tutte l’acque in gorghi d’angoscia
Antichi otri di carovane cammelliere gonfi d’acqua salata
che ci circonda ovunque e non disseta, non si fa bere
il volo umano non trova nulla laggiù e quaggiù
se non che voliamo radenti sopra un oceano di delusioni
e il naufragar è amaro in ogni mare
– accetto il regolamento
IMMENSA AZZURRITÀ
Questo mare aperto questi antichi approdi
questo lucentissimo rotolare delle onde
che s’avventano giorno e notte ai piedi delle terre.
Io per caso o per destino seduto ai limiti
della sua immensità vedo l’uomo e la sua assenza.
Non dorme ma calmo adesso ed imprendibile
specchia la solitudine del cielo e delle sue profondità.
Sembra chiedermi di me
della mia creaturale oscurità.
Chiariscimi – sembra dirmi – perché mi ami
perché in me culli la tua anima.
Spogliato d’ogni tua immaginifica significazione
ti tuffi senza malizia tra le mie braccia
libero d’ogni grumo di tormento, d’ogni traccia
di lubricità e di carne.
Scendi nel mio misericordioso grembo
in cerca di una pace, di un futuro
che potrebbe all’improvviso disserrarsi.
Felicità? Non sembra – vorrei dirgli -. Nel silenzio
non si arresta il ronzio del tuo pensiero
che insegue sé medesimo e ti lambisce il cuore.
Questa tua lunga sofferenza è crudeltà?
O misericordia?
La tua vita – mi risponde – scorre sommessamente
non sarà mai simile al canto
delle mie acque celesti, né al grido feroce delle mie onde.
Vorrei rispondergli non so non ho mai compreso
l’ansito che ti tiene sveglio,
quel tuo eterno ricominciamento che non ha meta
se non quel te stesso fratello implacabile!
Ma la mia voce muore nella sua tormentata azzurrità.
_ _ _ _ _ _
Accetto il regolamento
Marcello Comitini
titolo: verso il mare
Mi son tolta le scarpe
e ho camminato
su quella strada rovente
che ci avrebbe portato al mare.
Il dolore dell’anima
è scomparso pian piano.
E’ più forte quello del corpo.
Un piede davanti all’altro, si va.
E quando la strada finisce
c’è la spiaggia, infuocata
sotto il sole di mezzogiorno.
Mi sento stanca e svuotata
da tutti i pensieri
quando arrivo sulla riva del mare.
e per un po’, riesco
a godere del momento.
Sonia Somigli -accetto il regolamento-
*Giglio di mare*
Nella parola ebraica
ero la rosa di Sharon
nella valle dei canti il giglio.
Nella favola ellenica
ero uno spasmo schizzato da Era
per l’ingordigia del figlio,
ero sua sorella di latte,
lo ero di ogni stella.
Nella tradizione sarda
ero di una pastora
la chioma bionda strappata.
Le sue torture
i semi neri rievocano
che ancora li mando a navigare
fra l’Alboràn e l’Egeo.
Nel frattempo ho ricomposto
quell’usanza di caccia tra i sessi:
sono saraceno e concubina,
sono ermafrodita.
Dormiamo al buio sotto la sabbia,
beviamo dall’acqua salmastra
e spuntiamo a Luglio sazi
con un’edelweiss dall’arena
e la sua aulenza all’aria ferma
spalancata alla lucertola,
alla falena,
a chi si ferma a sentire,
a chi sappia impollinare.
– accetto il regolamento
VIOLATO MARE
Accarezzo la tua gelida pelle.
L’occhio cade nell’ immensità e si disperde.
Lacrime salate annegano nel violato blu.
Senza lenire la tua disperazione.
Né il mio tormento.
L’angoscia è strazio d’anima.
Il rimorso fuoco che sbrana le vene.
Profanatori di verginità. Stupratori seriali.
Questo siamo!
Né più magiche nenie canta l’onda.
Adirata, agli scogli il suo dolore rivela.
E la candida spuma, la morbida marina spuma.
E’ bava gialla che la sua rabbia grida.
Questa peste di plastica ha ammorbato il mare.
La tartaruga, il delfino, la balena bianca
e gli uccelli marini
periscono per soffocamento.
Stretto al collo da fili sintetici.
L’ecosistema esala l’ ultimo respiro.
E noi criminali
noi imprudenti
noi ingrati.
Vigliaccamente
gli voltiamo di schiena.
– accetto il regolamento
Emanuela Ferrara
(Accetto il regolamento)
“Cosa mi dici di me?”
E mi sento in colpa
Per non avere sfiorato il mare
Quand’egli mi parlava di me,
Quando pareva che le onde
Si sarebbero fermate
E rivelato si sarebbe poi,
Uno squarcio di cielo
Tra il buio dell’abisso
E la luce di una luna di sale.
Messaggi che si son arenati sul fondo
Risalgono come brividi,in superficie
Quelle parole che sapevano
Di lunghe serate d’amore,
Una notte tardiva
Per delle braccia che a separarsi
Volevan tardare.
E mi disse la marea
Osservando il vento con cui danzava,
Mentre si portava via i silenzi della terra,
Può permettersi di far rumore
Di far le onde agitare,
Una distesa di sospiri
E di cose rare.
TEMPESTA NELLA QUIETE
Barca bianca
Come una nuvola
Scivola lentamente
Sulla linea
Dell’orizzonte
Tra lampi di
Parole e tuoni
Dei pensieri nel
Mare quieto e
Illuminato dalla
Tempesta mentre
La barca approda con
La parola o il pennello…
—
accetto il regolamento
Il mare vicino ma cosi lontano
cerco di tenerti nel cuore ma sfuggi via
un giorno saro’ del mare e del mondo
la mia gioia sara’ grande e unica.
Ti ho sognata da bambina lo sai
non sapevo che eri cosi grande e azzurro
sono giunta da te e tutto ha avuto senso.
Mare vicino ma cosi lontano,
ora tutto il mondo scopre il senso.
— accetto il regolamento
MARE
Bastò soltanto fermarmi un istante
…osservarti ed ascoltarti…
con lo sguardo che da riva
sconfinava e spaziava all’orizzonte
Ed in silenzio mostrasti a me e ai miei occhi
ciò che nessuna ed inutile parola
…e nessun poeta…
avrebbe mai potuto descrivere…
E così…
dinnanzi alla tua immensa bellezza
in rispettoso silenzio
…timidamente…
…in te…
…mi persi…
— Accetto il regolamento
Tra mare e cielo
– La danza delle onde e del vento –
Il vento della sera
con gran estro soffia
e l’ultima onda del mare
alla danza invita.
Nel suo tutù di bianca spuma,
ella sale su, in alto
e poi giù si posa, soave sull’acqua,
con la grazia di una prima ballerina.
Allor il vento,
sulle note di un paso doble,
con audacia la trasporta
dall’una all’altra parte.
Insieme, a metà sospesi,
tra il blu del mare e del cielo,
continuan la danza,
per tutta la notte.
Come due amanti si abbracciano,
si accarezzano, si baciano
finché, sul far del mattino,
tutto tace,
il mare riposa
e ogni sibilo dorme.
Fiorella Fiorenzoni
– Accetto il regolamento –
Ho sentito il tuo grido
Ho sentito il tuo grido
in questa notte senza sogni.
Come una preghiera dagli abissi
che saliva fino a me
con le sue braccia insanguinate.
Il tempo è sospeso, simile a un’ombra
sopra una porta serrata. Tu come me.
Compagni di solitudini inquiete
al confine di questo deserto di morte
che ci ha condannati allo strazio
dei suoi credo mendaci, chiusi nel ghetto
di plastiche arterie disseccate.
Tu vegli, fratello, sotto questa nera coltre
e vomiti relitti, mentre una luce,
indifferente, appare laggiù,
sulla linea di un precario orizzonte
dove i miei nudi pensieri sono migrati
in cerca di una stella che li guidi,
ma non c’è stella in questo cielo di esuli.
Narri dell’estate le fugaci prepotenze,
e io del mio profondo ti svelo il senso,
la muta circostanza, la ribelle mareggiata
dentro, che scuote il marinaio di porti illusori.
Tu soffi e la lucente criniera si spezza
seguendo la scia di una chiazza.
Più in là, oltre quella linea,
dove l’albatro si solleva più alto
navighiamo, zingari sui carri delle onde,
col dolore stretto al petto, che si disfa
come un’orma fra i tuoi denti azzurri.
E io canto, canto con le sirene.
Claudia Ruscitti
Accetto il regolamento
“Il tramonto parlò al mare senza segreti”
Un tramonto d’estate parlò al mare senza segreti
Ti ricordi le navi antiche che salpavano poco lontano
e le spezie che arrivavano dalle terre esotiche?
Quando i cavalleggeri controllavano dalle torri la difesa dei feudi?
Mare quante battaglie, quanti odori, sapori, amori abbiamo conosciuto
e con sete bramato leggende e atmosfere…
Si, caro tramonto… abbiamo vissuto e ancora viviamo questo paradiso!
– accetto il regolamento
bellissima!
Bellissima!
QUANDO CHIAMA IL MARE
Sarà un innato richiamo del mare
a rapirmi i sensi:
vanno nervosi alla deriva
e si gettano sulla spiaggia
esplodendo nelle onde
che sanno di sale e di luna
ed io immobile
davanti a quella vela
gonfia di silenzio
sospinta fra le ali dei gabbiani.
Sarà quell’eterna solitudine
che schiaffeggia gli scogli
a regalarmi la pace
mentre lascio le mie orme
a cancellare lentamente
vuoti di sabbia e pensieri di schiuma,
sciupare fra le ultime conchiglie,
un peschereccio consumato
ed il sospiro stanco del Maestrale.
“Tre Rondini” di Sakya Pegoraro
2021 – Tutti i diritti riservati – ©️
Accetto il regolamento
IMPRESSIONI
Ma quanto sei bello
Grande e profondo
Lo specchio del mondo
Tu sei!
Ti guardo ammirata
Quando cambi colore!
L’incanto…
La tua tavolozza
Dipinge per me!
Anche tu misterioso
Resti impenetrabile,
Come l’orizzonte
che sta dietro te!
Nei tuoi abissi
Nascondi segreti
Accompagni naviganti
Guidi intime gallerie!
Crei momenti lieti
Creste schiumose,
Bimbi divertiti,
Sorridente li chiami a te
I tuoi colori
Non conoscono stagioni
Mutano
con gli acquazzoni
Scoprendo ribellioni!
Gli aeroni con i loro colori
svolazzano!
Contemplano
I tuoi cavalloni!
Le imbarcazioni il tuo letto
Apprezzano
E ti compensano
Vestendo i loro colori e
Confondendoli con i tuoi!
– accetto il regolamento
La carpa è nel castello.
Ripeto, la carpa è nel castello.
La turbata libertà degli incanti.
Il movimento.
Il motore poetico, la motrice.
La materia.
Oscura, radioattiva, vischiosa.
Il tessuto dell’universo.
Il dolore pulsante e cieco.
Il gioco e la candela.
Il Greco. Alfa, beta, gamma.
La cassetta degli attrezzi.
Tutti gli attrezzi.
Un davanzale.
Quegli scalini a scendere.
Un inciampo, una battigia.
Una feritoia nel buio
muschio umido fluorescente.
E il mare che batte, batte.
Urla.
– accetto il regolamento
Questa carne chiede
Vuole moine da rami di salice
strofinìo di rondini vorticanti
abbracci vigorosi
da Bora antica
che gremisce e pungola
Languore sugo di pesca
che appiccica il mento alle labbra
More d’ombra di macule e papille
Linfa fluire vermiglia di fragole
Tattoo di spine di rovo
da umilianti strisce di sangue Maschere di ragnatele
dal tocco vischioso e diafano
Tragitti nudi su sassi gelidi
in fiumi invernali,
piccoli formicolii di pioggia
che picchiettano tra i seni
Chiede fragore di cascata
in ogni sacro anfratto
Il palpare di vergini felci
dal tocco ruvido
Colate di miele lungo i capelli
a chiudere gli occhi sognare
pizzichi di erba pungente
ai piedi scalzi
mentre grilli balzano
Carezze cortesi voli di foglie autunni fragranti
Grattate di tronchi scabri
di alberi sensuali
E poi tombe di neve
attorno a pelle stanca
Inverni ghiacci tra le spalle
brividi impavidi ai capezzoli
Sole a rosolare i sensi
luce a schiaffi
a intorpidire membra
e prurito ardente di sabbia
tra le cosce
Questa carne chiede
di essere vissuta tale
Sgualcita intenerita
da prodigi di natura grezza
Inventata tra nuvole e sassi
riversa tra polle di risorgiva
Umilmente risorta
al delta del fiume
Senza perché né ragione.
Adesso,
nel tempo di ora
finché c’è
Francesca Bottari 09/07/2021
– accetto il regolamento
Complimenti come sempre
Sai emozionare
Ti leggo sempre su linkedin!!!
Ciaooo
Oltremare
Sei Simbolo Profondo Dell’immenso
Dall’odore E Dal Colore Intenso
Custode Del Sommerso
E Dell’Umano Senso
Ti Contendi Con Il Resto Del Creato
Un Importante Primato
Deposito Tanto Acclamato
Del Presente E Del Passato
All’infinito Del Cielo, L’uomo Si Volge,
Al Sole Che Tramonta E Che Risorge
A Tutte Le Stelle Che Scorge
Alla Luna Che La Stessa Faccia Rivolge
Su Tutto, L’umano Pensare
Riflette Gioie Ed Esperienze Amare
Speranze Dolci D’amore Ormai Rare
In Una Vita Sempre Da Salare
Sogni E Gesta Di Popoli Passati
Di Ansie E Dolori Inaspettati
Invasori Presto Assimilati
Predatori Malamente Rigettati
Racconti E Leggende Decantate
Usanze E Tradizioni Approdate
Prodigi Ed Acque Separate
Dei E Madonne Naufragate
Sei Fatica E Sostentamento
Svago E Divertimento
Rifugio O Smarrimento
Accogli O Strapazzi Col Vento
Verde, Turchese Od Oltremare
Incontaminato O Da Salvare
Per Nuotare, Veleggiare O Naufragare
Sei Il Nostro Amore, Sei Il Nostro Mare!
Massimiliano Nevisco
Accetto il regolamento del
Contest “Quello che so del mare”
La furia del mare e la vela bianca
La furia del mare si gonfia e sbuffa,
l’incessante spinta del vento impetuoso,
ridonda e aumenta ad ogni istante,
le onde alte, rabbiose, schiumano livore,
lambiscono con forza la spiaggia,
la sabbia s’alza, vorticando impazzita,
sferzate d’acqua gelida, frustano i cespugli d’erica,
che si piegano riverenti, alla brutale furia degli elementi.
Il doloroso lamento del mare, violentato dal vento,
s’innalza sempre più, incute timore.
In cielo nuvole livide e compatte,
fuggono veloci come impaurite,
spade di luci accecanti falciano l’aria,
al seguito violenti colpi, assordanti,
si rincorrono attraversando il cielo,
come una mandria di cavalli scossi.
E poi d’improvviso la scorgo,
bianca punta di un iceberg,
piccola inerte vela, che cerca la direzione,
verso l’approdo, un fuscello innalzato a gloria,
sulla cresta dell’onda, che poi ricade in picchiata,
inghiottita dalla furia del mare in tempesta.
Orde di gabbiani affamati, ne seguono la scia,
spingendo a fatica, il loro volo controvento,
che li ferma, li trattiene, appesi ad un filo invisibile,
ma non si arrendono, eppure con il loro rauco vociare,
sembrano incitarla, mentre la vela bianca,
compare e scompare ai miei occhi,
in quel marasma di sabbia, d’acqua e spuma ribollente,
con un gioco di colori e sfocate illusioni ottiche,
poi la rivedo e l’incoraggio a giungere alla meta,
continuo a seguirla, per sostenerla sull’onda più alta,
per lei temo gli scogli, che si stagliano confusi all’orizzonte.
Poi il porticciolo, l’abbraccia con acque più quiete,
la vela bianca ha vinto sulla furia del mare,
il mio cuore rallenta i battiti, respiro di sollievo,
la vela bianca, ha vinto sulla furia del mare.
– accetto il regolamento
Inquietudine
L’inquietudine del mare
Mi appartiene
In te sento placarsi
Le mie pene
Acque increspate
Onde che si rincorrono
Senza mai raggiungersi
Ciclo continuo
Fluire della vita
Scorrere degli eventi
Serbare in te i più
Segreti sentimenti
Storie senza tempo
Ricordi spensierati
Profumi e tante risate
Storie di giganti mitologici
Tifeo che ci sorreggi
Tritone e le sue Sirene
Una storia che mi appartiene
Quanto mistero
Sotto le tue onde
Ti pongo domande ma nessuno mi risponde
Vorrei sapere
Di Ulisse e di Penelope
Di un Amore
Che è andato oltre le regole
Di Alfeo e Aretusa
Di una Storia
Mai conclusa
Di questo cielo
Di queste stelle
A cui affido
Le promesse più belle
Per poi partire
Ma sapere di tornare
Al mio piccolo
Angolo di Mare.
– accetto il regolamento
Stupenda
Incontro
Non fu la lontananza,
né il cielo, né il tempo,
a creare dimenticanza
di un incontro in riva al mare.
Là dove, al tramonto,
l’acqua si fa rosa argenteo,
alcova d’amore
per fenicotteri tornati a casa,
che tra paludi e canneti
in aria di corteggiamento,
planano festosi e allegri.
Con il sopraggiungere della luna
l’acqua si fa di un grigio plumbeo.
Allora,
per allontanare il rimpianto
di un incontro mai compiuto,
riparo lo sguardo curioso
tra le piccole cose
fatte di cielo, acqua e terra arida e selvaggia.
Lo stupore di uno sguardo
adagiato su quel mare
di cui non conosco profondità si fa strada.
La memoria vivida dei suoi colori
dall’ azzurro-verde, alla spuma biancastra,
mi accompagna nei giorni freddi.
Lo sciabordìo delle sue onde
è musica che risuona
come una dolce nenia.
Accetto il regolamento
L’ignoranza del mare
Il mare non sa la sua felicità
nel viaggio e nell’approdo sicuro.
Conosce la fatica dei remi
e l’andare veloce
dei motori.
Canta con le vele spiegate
insieme al vento
ignaro della felicità
dei naviganti.
Ugualmente non sa
l’incertezza negli occhi
di chi parte
e il dolore degli addii
nelle mani che spingono
lo scafo.
Sconosce il mare
il buio che inghiotte il giorno
e trascina a fondo la speranza.
Culla e sudario
semplicemente sta
ugualmente distante alla terra
custode e carceriere
del riso e del pianto.
Non sa
eppure accompagna
col suo canto di risacca
la vita e la morte
così lontano
così vicino
oltre ogni orizzonte
alla deriva.
Dichiaro di accettare il regolamento del concorso
Contemporaneità
Questo mondo così mutevole
straordinariamente così feroce
è solo per i pazzi,
santi sono i savi proclamati
per ovvietà,
sacri i falò pronti sulle rive
di approdi salvifici
mentre nuvole di anime
ombrano le increspature marine.
Ha la pelle in rovina
questa terra madre,
ogni suo lembo ha lo stesso colore
ed ogni onda il suo moto perpetuo sapor speranza,
le insistenze bruciano le coscienze e noi a celebrare
il rito della vita,
ogni giorno ad ogni risveglio
per essere farfalle o api,
scegliere se essere vetro in frantumi o pietra scagliata!
Accetto il regolamento.
LA CORSA
Il ragazzo
Corre a piedi nudi
Sulla spiaggia deserta
Del primo mattino.
E il piede affonda,
Nella sabbia bagnata
Sprofonda,
E il mare inonda
L’esile orma
Di adolescente
Incosciente
Poi l’impronta
Si fa più leggera,
Ma il mare, lo stesso,
La cerca e divora.
Poi l’impronta sparisce
Il ragazzo
Ha spiccato il balzo
Verso l’età adulta
Dei suoi primi dolori.
– accetto il regolamento
Fluttuante anima d’acqua
Nel paese senza tempo,
dove tremulo comincia il mare,
rinasco come al tocco
del salino l’erba fresca,
vividamente tesa all’onda
che non ha ricordi.
Il mio cuore in corsa
discende intrepido le dune
di stagioni lontane
e tra mormorii si perde,
lungo declivi acquei
di quiete sterminata.
Si schiudono gli abissi,
balenando alle mie ossa
come coralli illusi da riverberi
di antica tenerezza.
Nell’illimite fremito
che oltrevarca
il livore della notte
illune e solitaria,
sibilano ribollenti distese di respiri.
Ebbri ribattono passi furtivi,
appesi ai muri fradici del porto;
schiumano indomiti i gorghi
grevi della mente,
brune serpi di ombre implacabili
in fondo agli antri cavi
dove tu non sei,
dove non mi hai cercato più.
E, svanito, tace il dolce incanto,
il felice niente dell’amore:
inutile maceria limacciosa
da mille voli attraversata
formidabili e fugaci.
– accetto il regolamento
Sogno marino
Senza tempo
l’onda.
Piano
come una carezza.
Dolce marea.
Sogni di schiuma
bianca e leggera.
Sotto il cielo
il mare mosso.
Rosse le vesti
di nuvole,
respirano vento e salsedine
i gabbiani.
Su spiagge deserte
il giorno declina
e s’abbuia.
Accetto il regolamento
E la mia pelle si espande verso il mare
Quasi sfioro la notte mentre il pensiero
ripopola le acque
e agisce, sfugge, ogni controllo è vano.
Quasi rivedo le sirene, e mi agita quel canto
e cade ogni difesa
e sono Ulisse, come lui vago raminga
tra le genti e il mare è la mia casa,
l’abisso il mio castello,
le dune della sabbia
percorro senza posa.
Quasi sfiora l’aria la mente laboriosa
mentre osservo un orizzonte
irraggiungibile.
Ed il pensiero viaggia tra le onde
e la mia pelle si espande verso
il mare.
CIELO LIQUIDO
Nuoto
nel tuo liquido
cielo blu –
volo
in sospensione
su d’un abisso
in cui mai
precipito.
(accetto il regolamento)
Mediterraneo
Onde cavalcanti
lungo sabbie sode
di un mare mediterraneo
in cerca di pace antica.
Occhi di persone
scrutano
granelli di esistenza
come olive umide
al frantoio della vita.
I capitani di navi
scorrono le rotte dell’incanto,
idee sommerse ed anticaglie sparse
sui concetti di lussuria ricavati in ogni porto.
E lì sedano
le proprie voglie strozzate
senza chiedersi perché
il mare conduce a solitudini remote.
Noi viviamo questi episodi
come fotogrammi onirici
e siamo postriboli d’amore
dove
nessuno trova
risposte consistenti…
il sole appare
e cancella ogni cosa
persino i nostri sguardi,
rimasugli di salsedine.
Accetto il regolamento
Altro mare.
Tornerò indolente
ad altro mare.
Mi lascerò lambire
dalla nuova corrente
e giocare sulla pelle
l’increspato abbagliare
di scintille.
Di piccole onde
accoglierò nel palmo
i mulinelli lucenti
ed il fresco cinguettare.
M’offrirò remissivo,
le labbra schiuse,
all’inondare del sole,
accettandone
il tiepido calore
fluire dentro di me
come un ricordo.
– accetto il regolamento
– Marco il marinaio –
In ambigua e maledetta nave
m’imbarcai io, ingenuo marinaio,
infausto un giorno d’aprile.
Ora disertar è fatto si grave,
ma cercar io devo da questo guaio
fuggir nascosto in quel barile.
Da questa buia cella rinchiuso,
stretto, ma passerò da quella finestra,
pria che diman, com’è d’uso,
penda io dall’albero di maestra.
Che con diversi occhi
il mar io vedo
dal Capitano, dai suoi pidocchi,
il suo secondo e tutto il loro credo.
Di loro solcati i volti dall’operar duro,
unico credo, son ben io sicuro,
a cieco cuore e rinnegata fede;
ed in bocca vuote parole e fuori sede,
l’uman intelletto bestemmiano dementi,
sorda la mente e monchi sentimenti,
già sterili anime inaridiscono
che di depredar in mare
altro non capiscono.
Più d’appresso all’animal regno
degradante branco fanno
nel riso, di selvagge fiere il segno
che di propria e altrui vita
la compagnia è di danno.
Mentr’io al gabbiano rimirar assorto
nel tuffo pescar il suo pesce,
quando del tonno accorto,
faticar io cattura se dalla rete esce.
E della balena respirar notturno il canto
che negli abissi il pensier mio trasporta.
Del mar regina e materno vanto,
che ima pena al cor mio infligge
dall’arpion vederla morta.
Mai più lo stesso mar navigar intendo
con sì fatta ciurma su nave che barcolla,
e mia la libertà riprendo
come il naufrago l’ignoto
dell’isola sua s’accolla.
Da spartir cos’ho io
con codesta sporca gente
che d’abbondar di fornicazioni
e lazzi, altro non importa niente?
D’altra razza sono
e ad altri lidi destinato,
che decider io della vita mia,
né all’uomo, né al cielo,
codesta infamia schiaffeggia reato.
– accetto il regolamento
Profumo di borotalco
sulle pieghe di velluto
e latte che cola dalla bocca
del tuo bimbo appena nato
che avido succhia dal tuo seno.
Ricordi di mamma e di ninne nanna
di fiori di campo e terra bagnata,
delicate melodie di carillon
e girandole di farfalle colorate
sulla culla.
Dolci sono i ricordi
che stringi forte al petto
e li trattieni, bene prezioso
nello scrigno dei tuoi tesori.
Paola Pittalis
Accetto il regolamento
Ci siamo ancora
Ci siamo ancora nonostante l’irretire del tempo.
Siamo vincitori di pazienza e di senso.
Vincitori di giorni frustrati.
Di terapie e doni di abbracci.
Terapie di sorriso manifestato e sentito fin nell’oblio.
Di speranze che assalgono con forza e sfinimento.
Speranze sotterrate e rigurgiti di malinconia.
Sotterrate nella terra i semi della rinascita.
Nella nuova vita che s’addobba di uguaglianza vera.
Nuova è la luce che mette ombra al male.
E l’incomunicabilità dell’essere che scomunica l’etica
l’indifferenza che agghiaccia il cuore si dissolvono.
– Accetto il regolamento
PERDERSI
Abbaglio di luce accecante
nel mezzo del giorno,
sole a perpendicolo
sospeso, alto, sulla testa,
umidità calda, appiccicosa,
quasi umana.
Dietro, respira
un verde da pazzia
giungla e foresta,
bosco e giardino.
Tutto l’immaginabile
coniugato al vegetale.
Vicino, una sfumatura
frusciante di palme.
Vedo-non vedo,
luce-ombra-luce,
in repentini scambi.
Davanti a me… Oh!
Davanti a me l’oceano.
Onda, schiuma. risacca.
E poi ancora.
Onda, schiuma, risacca.
Incessante alternarsi
di strati liquidi
che si sovrappongono,
si sottopongono,
si mescolano,
si confondono..
Si uniscono per poi
separarsi nuovamente
come amanti che si cercano
e si respingono nella frenesia
della loro passione.
Quanto può essere blu
questo mare indiano?
Dall’azzurro al turchese,
passando dal verde smeraldo,
con scintillii di riflessi
che si perdono laggiù
dove sfuma l’oltremarino
nel cobalto e nell’indaco,
laggiù, verso l’equatore.
Intenso stordimento
di calore, di luce, di colore.
Quanto sarà profondo
questo oceano?
Quanto sarà vasto?
Immenso e profondo
da perdersi e
non ritrovarsi più.
Accetto il regolamento del contest.
Antonella Orlandini
— CHIUSE LE ADESIONI AL CONTEST —
SI RINGRAZIANO TUTTI I NUMEROSI PARTECIPANTI
I FINALISTI SARANNO AVVERTITI TRAMITE E-MAIL
I RISULTATI SARANNO PUBBLICATI NELLA CATEGORIA CONCORSI
RISULTATI DEL CONTEST:
https://oubliettemagazine.com/2021/08/21/vincitori-e-finalisti-del-contest-di-poesia-quello-che-so-del-mare/