Contest letterario gratuito di poesia “Quello che so del mare”

“Ha piovuto nel Mare,/ questa mattina./ Nuvole nere, / divise dal Mare,/ da una linea blu all’orizzonte…/ Alle spalle del Mare un vulcano,/ nella foschia,/ si intravede/ mentre gocce di pioggia,/ che sembrano lacrime dal cielo,/ nutrono questa terra/ polverosa…/ […]” – “Ha piovuto sul mare” di Carlo Zanutto

Contest Quello che so del mare
Contest Quello che so del mare

Regolamento:

1.Il Contest letterario gratuito di poesia “Quello che so del mare” è promosso da Oubliette Magazine, dall’autore Carlo Zanutto e dalla casa editrice Tomarchio Editore. La partecipazione al contest letterario è riservata ai maggiori di 16 anni.

La partecipazione al Contest è gratuita.

Tema mare ed estate.

 

2. Articolato in una sezione:

A. Poesia (limite 100 versi)

 

3. Per la sezione A si partecipa inserendo la propria poesia sotto forma di commento sotto questo stesso bando indicando nome, cognome, dichiarazione di accettazione del regolamento. Si può partecipare con poesie edite ed inedite.

Le opere senza nome, cognome, e dichiarazione di accettazione del regolamento NON saranno pubblicate perché squalificate. Inoltre NON si partecipa via e-mail ma nel modo sopra indicato.

Importante: cliccare su Non sono un robot, è un sistema Captcha che ci protegge dallo spam. Per convalidare la partecipazione dovrete anche voi cliccare sulla casella.

Ogni concorrente può partecipare con una sola opera.

 

4. Premio:

N° 1 copia del libro “Quello che so del mare” di Carlo Zanutto, edito nel 2020 dalla casa editrice Tomarchio Editore.

Saranno premiati i primi tre classificati della sezione A.

 

5. La scadenza per l’invio delle opere, come commento sotto questo stesso bando, è fissata per il 9 agosto 2021 a mezzanotte.

 

Quello che so del mare
Quello che so del mare

6. Il giudizio della giuria è insindacabile ed inappellabile. La giuria è composta da:

Alessia Mocci (Editor in Chief)

Carlo Zanutto (Poeta)

Filomena Gagliardi (Scrittrice e Collaboratrice Oubliette)

Carolina Colombi (Scrittrice e Collaboratrice Oubliette)

Rosario Tomarchio (Poeta ed Editore)

Daniela De Tomasi (Scrittrice)

Stefano Pioli (Studioso e Collaboratore Oubliette)

 

7. Il contest non si assume alcuna responsabilità su eventuali plagi, dati non veritieri, violazione della privacy.

 

8. Si esortano i concorrenti per un invio sollecito senza attendere gli ultimi giorni utili, onde facilitare le operazioni di coordinamento. La collaborazione in tal senso sarà sentitamente apprezzata.

 

9. La segreteria è a disposizione per ogni informazione e delucidazione per e-mail: oubliettemagazine@hotmail.it indicando nell’oggetto “Info Contest” (NON si partecipa via e-mail ma direttamente sotto il bando), in alternativa all’email si può comunicare attraverso la pagina fan di Facebook:

https://www.facebook.com/OublietteMagazin

 

Tomarchio Editore
Tomarchio Editore

10. È possibile seguire l’andamento del Contest ricevendo via e-mail tutte le notifiche con le nuove partecipanti al Contest Letterario; troverete nella sezione dei commenti la possibilità di farlo facilmente mettendo la spunta in “Avvertimi via e-mail in caso di risposte al mio commento”.

 

11. La partecipazione al Contest implica l’accettazione incondizionata del presente regolamento e l’autorizzazione al trattamento dei dati personali ai soli fini istituzionali (legge 675/1996 e D.L. 196/2003). Il mancato rispetto delle norme sopra descritte comporta l’esclusione dal concorso.

 

Buona partecipazione!

 

93 pensieri su “Contest letterario gratuito di poesia “Quello che so del mare”

  1. Il mio mare

    Del mare
    avverto il fresco sibilo del vento
    e l’odore di salsedine e di alghe
    che oscillano fra i tuoi occhi ed il cuore.

    Del mare
    sento le vibranti melodie
    di sirene e di perigliosi anfratti
    fra i faraglioni e gli scogli bianchi
    come denti che fagocitano i sogni.
    Del mare
    ho cucito sulla pelle il colore vitreo
    della trasparenza

    E dal vascello
    che é lo strumento sonoro del
    mio essere
    uno sguardo aguzzo di Ulisse
    che sfida le onde e si lascia cogliere dal gorgo,
    sicuro di non essere bruto ma uomo.

    Dichiaro di accettare il regolamento
    Francesco Paolo Catanzaro

    1. Mare
      Oh mare amico fraterno
      Compagno fedele
      Unico,
      infinito,
      sconfinato
      La mia anima naufraga
      tra le tue continue risacche
      Onde i miei pensieri
      Carezzati dal profumo inebriante.
      Mare che racconti di me
      Della mia inquietudine
      Delle notti sotto il cielo
      trapuntato di stelle
      Mare che mi culli
      sempre tra i tuoi flutti.
      Mare
      che urla di vita…

      – accetto il regolamento

  2. ALBERTO DIAMANTI
    (accetto il regolamento)

    LA BAMBINA E IL RESPIRO DEL MARE

    Un giorno, su una spiaggia assai affollata

    c’era una bimba buona ed educata

    che, con la mamma, nella sabbia assolata

    feceva una lunga e bella passeggiata.

    Mentre del mar vedean le meraviglie

    di sassi, granchi, pesci e di conchiglie,

    a un certo punto la bimba udì un lamento,

    come un respiro… un soffio di vento.

    “Mamma hai sentito?” esclamò la piccina…

    “Mi par di aver sentito una vocina

    flebile, come un lamento…

    … ecco sì… anche or la sento…

    … chissà da dove viene…chissà chi è…

    …mamma, or la senti pure te ?”

    “No piccina mia…” fu la risposta.

    Ma all’improvviso, neanche a farlo apposta,

    tutto intorno alla bimba tacque

    e una voce, salì su dalle acque

    del mare, che con le sue mill’onde

    colorava di blu quell’orizzonte.

    “Ciao piccina…”, esclamò la voce

    io son davanti a te… sai…la foce

    che acqua mi porta è là, lontana,

    e giorno per giorno sai, lei mi avvelena!

    Io sono il mare… e quel fiume là,

    che vedi lontano, tanto male fa

    alla mia acqua, così bella e pulita

    che tu stai or toccando con le dita.

    Perché nell’entroterra, le fabbriche si sa,

    scarican nel fiume una grande quantità

    di rifiuti, così che l’acqua alla fonte così chiara

    arriva a me maleodorante e scura!”.

    “Ma cosa posso far da sola, io, per te?”,

    esclamò la piccina … “Ma perché

    non facciamo qualcosa, tutti insieme

    così che tutti gli uomini, a cui preme

    la salute di tutto il nostro mare

    possano tutti lor contribuire

    a far si che le tue azzurre acque

    ritornino pulite come quando la terra nacque?”

    “Come sarebbe bello”, esclamò il mare…

    … e ad un tratto Dio, con il suo amore

    fece sentire magicamente ‘ste parole

    a tutti i bimbi del mondo, che con stupore,

    per un attimo sentirono l’appello addolorato

    del mare, davvero sì inquinato!

    E come per magia, tutti i bimbi del mondo

    per un attimo sentiron dal profondo

    del loro cuor un desiderio:

    di aiutare in un modo serio

    il mare, gigante buono ma malato,

    perché gli uomini lo avevano inquinato.

    Si ritrovaron tutti i bimbi, in un momento,

    in un’isola, come per incanto,

    a decider che potesser fare

    per quel mar così malato da aiutare.

    “Voi tutti amici miei”, disse la bimba

    crescendo dovrete esser tutti in gamba

    e far capire ai vostri governanti

    che i fiumi ed il mare, sono in tanti

    che vorrebbero che fossero puliti.

    Ma alle parole, seguir fatti concreti

    occorre, perché il futuro è nostro,

    e chi di noi non si sente un mostro

    deve capir e far capire a tutti

    quanto la natura premia gli atti

    con cui gli uomini, ma proprio veramente,

    si prendon proprio cura dell’ambiente.

    Quando tutti voi ritornerete

    dalle vostre famiglie, a loro dite :

    cari e buoni genitori miei…

    il mare sta male… se ora tutti voi

    vi passerete la parola,

    siamo sicuri che in una volta sola

    tutti capiranno quanto sia importante

    tener pulito tutto il nostro ambiente,

    perché siam noi, questi bambini qua,

    il vero futuro dell’umanità!

    Lasciateci per favore il mar pulito

    impegnatevi tutti… alzate un dito,

    una mano, un braccio… fate vedere

    che l’impegno vostro sarà di dare

    un mondo più pulito a noi bambini…

    … noi, che potremo un giorno a dei piccini

    come noi, dir con orgoglio, ai nostri figli cari :

    “Con impegno ed amore abbiam salvato i nostri mari !

    1. EQUATORE – BASSA MAREA

      L’onda sciaborda. La marea sta scendendo.
      Nel pieno della notte, i frangenti dell’alta marea
      generavano rimbombi cupi, come tuoni ripetuti,
      nel bosco di palme e mangrovie.
      Ora invece l’acqua scende, calma si ritira
      e lascia dietro di sé strisce di sabbia,
      granchi corrono frenetici di qua e di là
      e piccole vongole timide si ritirano
      nella sabbia che si asciuga.
      Al largo, la barriera corallina
      appare come una cresta bianca,
      al di là d’un mare verde come smeraldo,
      luminoso e brillanto come occhi di ragazza.
      Il vento di traverso trasporta piccole onde brillanti.
      All’orizzonte il cielo è d’indaco intenso,
      più scuro del verde del mare.
      Stracci di nuvole bianche s’inseguono nel cielo sereno.
      Una nuvola copre rapida il sole
      che già si accendeva cocente,
      il vento si raffresca e cadono le prime gocce di pioggia.
      L’orizzonte si è appannato, lo stormire più forte
      delle fronde prelude
      a uno scroscio di temporale.
      La pioggia arriva a raffiche successive.
      Poi, con la stessa velocità con cui era venuta,
      la pioggia cessa e il sole ritorna.
      Comincia un’altra giornata, su questa terra
      che sembra reggere impassibile il passare dei secoli.
      Generazioni di pescatori, marinai, pirati,
      trafficanti di schiavi e mercanti di spezie
      si sono avvicendate su questa spiaggia,
      hanno calcato queste sabbie prima di me.
      Le loro vele, affilate come pinne di squali,
      hanno solcato questo mare.
      Dove è finita la musica insistente delle loro arpe,
      dove i morbidi profumi d’incenso e di mirra?
      Tra qualche anno, qui, solo turismo e spazzatura.

      – accetto il regolamento

  3. MARE
    È sera.
    Il sole affonda nel mare,
    a poco a poco all’orizzonte scompare.
    Mille luci sfavillanti
    si disperdono in scintille raggianti.
    L’acqua bagna i miei piedi,
    inonda i miei pensieri.
    Impronte leggere sulla riva sprofondano nell’animo alla deriva.
    Lo sguardo muove di cresta in cresta,
    l’angoscia per un attimo si arresta.
    L’acqua salata disinfetta le ferite:
    una nuova alba sorge nel mio cuore.

    Carmen Roncelli
    Accetto il regolamento

  4. Lungomare

    In balia
    sui lungomare
    della mente mia
    L’onda che mi spia
    la brezza che mi porta via

    Stesa
    distesa
    sulla tela
    color mela
    il sole
    che mi scorge
    l’ombrellone
    che mi nasconde

    Le forme
    filiformi
    di grandi e piccini
    la spiaggia
    che adagia
    questa pena
    malvagia

    Uno scoglio
    dove colgo
    un odore
    un sapore
    di sale
    di mare
    di andare
    e ritornare

    Lontano nel tempo
    senza tetto ne vento
    con bagnini
    e panini
    con secchiello
    e rastrello

    Sulla riva
    dell’essere diva

    La mia pelle che cuoce
    il mio Io che scuote
    la mia voce che più non duole
    Il mio essere senza più suole

    Si tuffano senz’affanno
    in quest’acqua
    senz’inganno

    Cb72
    Cristina Bianchi
    accetto il regolamento

  5. Cosa farei
    se non avessi il mare
    a riempirmi
    i vuoti dell’anima?
    Se le sue lacrime
    non confondessero le mie,
    gocce salate
    a baciarmi le labbra?

    Daniela Giorgini – Accetto il regolamento

  6. Seduta davanti al mare
    Il mio sguardo si perde all’orizzonte
    Il mare è laggiù
    Infinito
    Con il suo profumo
    Con i suoi misteri
    Una barca lontana
    Il richiamo dei gabbiani
    Il mare tocca il cielo
    Il mare dai mille volti
    Tranquillo e impetuoso
    Proprio come i nostri stati d’animo
    Amo immergermi nel mare
    Farmi avvolgere dalle sue carezze
    E d’improvviso
    La quiete scende dentro di me
    E rinasco!

    Seduta davanti al mare
    Beatrice Di Paola
    accetto il regolamento

  7. LA QUIETE DEL MARE DI SERA

    Il sole al balcone del cielo
    accende il mare
    piccoli fuochi dorati
    nell’ultimo abbaglio

    avanza la tigre della sera
    con meste rimembranze
    nel dolce fruscio che culla
    dolcemente alla memoria

    sublime cornice che attrae
    in visione d’estasi
    ammalia con canti di sirene
    amanti e cantastorie

    magico influsso
    in sortite emozioni
    buoni propositi
    divampano nel cuore

    mare pacato… silenzioso…
    benevolo amante…
    mi piace cosi…
    e così voglio sempre pensarlo…

    Nei suoi giorni d’ira
    sconvolge equilibri
    con forze impenetrabili

    vomita il suo malessere
    con occhi di pece
    ed ingordigia rapace

    relitti galleggianti
    corpi abissati nel ventre
    cibo prodigioso alla fauna

    no, non è bello così….
    non mi piace l’altra faccia…

    malefica la sua furia
    s’inchina alle sue leggi
    con energia impetuosa
    mistero nei suoi abissi…
    avido e vorace ….che ruba
    generoso e fecondo… che dona
    bellezza infinita…
    incanto d’amore…

    Antonella Vara – Accetto il regolamento.

  8. Avevo consumato libri sui marinai
    E mi avevano insegnato molto.
    Avevo capito come godere di un’onda
    Senza aspettarmi da lei tanto.
    Di non piangere per la chiglia asciutta
    O per le vele immobili.
    È tutto inutile spiegavano,
    quando sarà il momento
    Ti verrà nuovamente incontro.
    Dovetti attendere anni per rivederla
    Ma in fine eccola nuovamente lì.
    Ah quanto ero invecchiato!
    Il tempo avevo solcato la mia pelle
    E inaridito i miei occhi.
    Ma ancora più bella la ritrovai,
    Spumeggiante e limpida
    Nel suo essere onda.
    Attesi che mi venisse incontro,
    Con la certezza che sarebbe durato
    un attimo soltanto.
    Così godetti di quell’unico istante
    E poi via di nuovo verso il tramonto
    ECCO,
    era di nuovo finito il nostro tempo

    – Andrea Saratoga
    Accetto il regolamento

  9. Amo del mare fare mio rifugio
    e naufragando, inabissarvi l’indole
    o navigando, in un delirio d’albatri.
    Sangue salmastro a scorrere le vene
    e sale e sole ad affondare rughe;
    lungo il nuraghe, ai muri dell’acanto,
    campo celeste e limite del cielo.

    Sono rinato d’acque
    che schiarano lo sguardo,
    son rete di tonnara
    e vela senza tempo;
    o notte di bonaccia,
    urlo di fortunale.

    Cuore colmo d’oceano
    che frange palpitando,
    tavola del mio olio,
    marea talora in pianto,
    tal altra flusso in canto.

    >>

    Antonio Ciavolino
    Accetto i termini del regolamento

  10. Accetto il regolamento
    Navigando a vista

    La’ dove la muta del sogno
    attraversa l’orizzonte rattoppato a luce,
    mi piacerebbe brillare come sale di mare.
    Ho sempre in animo un Narciso ubriaco di stelle,
    naufrago fra parole.
    Ed ecco che mi bacia la balbuzie dell’onda
    e di colpo il petto mi diventa un’isola emorragica.
    La poesia ora ha qualche linea di febbre,
    tant’è che si adagia madida sui vellutati marosi.
    Come sirena.
    Come sposa.

  11. L’acqua del mare
    gioia e mistero
    sale e frescura
    onde e abissi
    pace e tempesta.
    L’acqua del mare
    che sembra
    infinita
    che ti fa sentire
    piccolo piccolo
    eppure le sue onde
    vuoi domare.
    L’acqua del mare
    ha un fascino particolare
    voglio nuotare
    dove non tocco
    voglio provare l’ebrezza
    di tuffarmi

    – accetto il regolamento

  12. Quello che so del mare( quando non sarà Natale) – Accetto il regolamento
    Quello che so del mare
    è custodito nel mio cuore.
    Mi difende in silenzio
    dagli attacchi degli squali,
    quelli dagli aguzzi denti,
    quasi sempre sorridenti,
    dalla pinna irta
    come una montagna
    in un giorno di peccato.
    Il mio mare sente
    i miei sguardi persi
    quando la mia anima viene denudata,
    La mia intimità scoperta,
    irrisa e coadiuvata da pesci insolenti.
    Quello che so del mare
    è la dolcezza nel volto e nel sorriso di donna,
    leale come gli alberi alle foglie.
    Sincera, vera. Non sotto mentite spoglie.
    Quello che so del mare è la sua protezione
    da ricordi incestuosi,
    Il mio cuore con lui vive in simbiosi.
    Sempre il mio grazie, avrai, o mare.
    Ti penserò ogni giorno,
    Anche quando non sarà Natale

  13. CONCHIGLIA DI MARE

    Candida nel tuo scrigno,
    tra sabbia e fango insepolta,
    nei marini abissi giaci.
    Quasi inerte, decoro di bellezza,
    nella pietrosa tua culla,
    in solitudine stai.
    A tua disposizione il Creato
    Iddio pose, ma fra l’ombre
    nel calcareo castello
    intrappolata resti,
    invano il brillio
    degli astri cercando.
    Del tuo tempio
    custode permani,
    e luce non vedi,
    solo ti sfiora il raggio estremo
    -del sole, della luna,
    delle stelle-
    quando in malinconia riemersa,
    blando il respiro,
    sulla livida battigia
    l’ultima mareggiata
    a morire ti costringe.
    (accetto il regolamento)

  14. Osor

    Un’estate di molti anni fa
    nel camping sull’isola di Cres
    due giovani corpi
    sdraiati seminudi
    per molte ore al giorno
    tra la pietra e il sole
    ad auscultare in silenzio
    i palpiti del cuore
    e il frangersi sugli scogli
    delle onde del mare:
    al vero amore
    non servono parole.

    – accetto il regolamento

  15. MENTA PIPERITA

    Bocche arse
    rimangono aggrappate
    alla calura estiva
    ed ossequiano l’infinita calma
    del manto di velluto blu’.

    Disteso sopra la battigia, rovente
    assaporo la frescura di una bevanda
    tra le grida di bagnanti in festa
    e variopinti castelli di sabbia.

    Perpendicolari raggi di fuoco
    scuriscono la nostra pelle
    e come un magico incanto
    le tue labbra al sapore
    di sale marino
    si fondono con le mie
    gustando il dolce sapore
    della menta piperita.

    -accetto il regolamento-

  16. CIGLIA SULLA SPIAGGIA

    “Sai….
    non devi abbassare i tuoi bellissimi occhi quando involontariamente i nostri sguardi s’incrociano.

    Sono i medesimi che fanno muovere il mondo,
    gli stessi che lo rendono bello
    e per cui esistono il sole, il mare e le stelle.

    Or mi sento come pesce nell’ acqua.

    Guizzo veloce fra i tormenti dell’anima,
    mi immergo nei tuoi sentimenti profondi,
    che come flutti di un mare in tempesta,
    s’infrangono sulle rocce della mia esistenza.

    Osservo il moto ondoso di immense distese d’acqua marina, percepisco i tuoi sentimenti.

    L ‘innalzamento del loro livello per l’alta marea
    e il conseguente lento riflusso delle acque dall’arenile.

    Gli stessi movimenti che celi nel cuore tuo immenso.

    Lascia sempre un segno la risacca lungo le coste,
    un segno che è una carezza,
    un piccolo dono d’amore.

    Un piccolo abitante dei mari,
    un granchio,
    una conchiglia, un’alga
    o una meravigliosa stella marina.

    Sì una stella,
    una stella,
    che come la sirena incontrata da Ulisse,
    con armoniosi suoni, incanta l’animo mio.

    Le onde creano sempre sull’arenile un impercettibile impronta che svela la vera animicalità della  natura e quindi dell’uomo.

    Il mare tutto è come una magnifica palpebra che si dischiude su una spiaggia incantata di finissima sabbia scura,
    sì scura come scure son le guance tue.

    Non abbassare il tuo capo oh donna,
    la luna non lo fa mai.

    Fa come lei  mia bella signora,
    dona la luce che sprigiona il tuo sguardo,
    Illumina le rughe del mio volto.

    Schiarisci con i tuoi grandissimi occhi,
    lembi di spiaggia sulla quale, protetti allo sguardo indiscreto d’estranei
    dalle carcasse di vecchie scialuppe,
    giacciono nell’arenile i corpi avvinghiati di giovani amanti.

    Fallo ti prego magnifica stella marina trascinata dalle onde di notte,
    e adagiata dolcemente nel silenzio assoluto dalla risacca, or fra le mie braccia.

    ®© Mario Italo Fucile
    Accetto il regolamento

  17. Di notte partono grandi navi
    offrono distanze a colazione
    asciugano il mare labbra riarse
    all’ultimo assalto il silenzio
    è carne viva dove si posano
    gli occhi come due piccole boe

    – accetto il regolamento

  18. Il mare e le sue ricchezze

    era un giorno di festa finalmente
    con quella corsa sulla spiaggia a piedi nudi
    e la presenza infinita del mare
    agitato e pieno di un vento instancabile
    che lo trasportava in una corsa senza fine
    ad infrangersi e polverizzarsi
    sul piano lucido erotico della riva
    quando all’improvviso scrutando
    ecco seminascoste, affondate nella sabbia
    le curve d’argilla di frammenti
    ricoperti di polvere e ruggine secolare
    stavano lì davanti ai miei occhi
    aspettando che mi chinassi
    per scrutarli, toccarli e anche raccoglierli
    erano il premio e l’indennizzo
    per una giornata di dolore
    erano per me la felicità di una scoperta
    fra il semiserio e l’archeologico
    che portavano tangibili i segni della storia
    e tutta la magnificenza di civiltà
    ancora presenti in quei ruderi
    maestosi e imponenti là sullo sfondo
    oggetti di turismo e di oh meravigliati
    ancora oggi se ripenso a quell’estate
    con il richiamo ancestrale
    dei templi di Selinunte
    solenni e immobili mentre il mare
    sotto continuava a infuriare
    mi viene in petto una gioia infinita

  19. Senza lampare a guidare la rotta

    Una sera d’agosto, di tardo agosto,
    quando il calore del giorno
    voleva sfiatare da ogni pertugio
    in cui s’era alloggiato
    in vena di sorprese.
    Sì, non sembrava che la calura fosse atroce,
    mentre la brezza soffiava dal mare
    verso la terrazza …
    da cui si scorgevano le vele bianche e azzurre,
    sparse a manciate tra le onde.
    Spruzzi d’acqua salsa nebulizzavano…
    in gocce semiserie…
    avevano il dispetto di pungere il viso,
    ma poi regalavano frescura,
    un senso pieno di pace e tranquillità.
    Il sole era a riposo sull’orizzonte…
    sembrava volesse dettare nuove regole…
    alla sera che avanzava.
    Si rendeva conto d’aver altro da fare
    dove le albe lucenti si svegliavano
    con grandi sbadigli di rosa e azzurro.
    Alla fine la luce rossastra si smorzò…
    in spontanei boccheggi e il sole
    decise di annegare in segreto, d’improvviso…
    risucchiando la scia spumeggiante delle barche
    a ritroso verso la riva più vicina.
    Ora si potevano toccare le pareti di sasso
    per provare quanto arduo fosse stato il giorno
    a patire l’incandescenza dell’aria…
    e sembrava un conforto assorbire in quei momenti
    le effusioni del sole in amore.
    Il buio giunse frettoloso…
    ad appropriarsi degli spazi sonnolenti
    e riaccese lo spasimo che si prova
    nelle notti d’agosto tra le calde lenzuola…
    e i rivoli di sudore sugli sprimacciati cuscini.
    Il mare mormorava che la luce delle stelle
    sfacciate sorelle gl’impediva di dormire…
    le avrebbe spente con onde altissime.
    Ma era pigro per scuotersi dalle profondità
    dove la vita e la morte s’incrociavano rapide,
    senza lampare a guidare la rotta.
    Era una scelta quella di alzarsi
    per non essere come pesci fuori dall’acqua
    e rimirare l’incanto della notte,
    in attesa di quei refoli di vento venuti chissà da dove.
    Sarebbero arrivati, lo si percepiva
    come un desiderio represso e atteso…
    in silenziose movenze sulle cime degli alberi
    appena carezzati per non svegliarli.
    Una sera d’agosto, una di quelle sere…
    sarebbero state rimpiante già…
    all’arrivo del solstizio d’inverno.

    Angelo Cosentino. Accetto il regolamento.

  20. Castello di sabbia

    Sulle rive del mare
    ho costruito un dorato
    castello di sabbia
    e forgiato alte guglie,
    ove ho riposto i ricordi.
    In cima alle svettanti torri
    ho rinchiuso il mio cuore,
    in attesa del vero amore
    e realizzato tutt’intorno
    profondi fossati,
    ove far cadere false speranze.

    Un’onda schiumosa
    si avvicina furtiva
    al maniero indifeso,
    l’acqua salata strappa via
    le fragili mura merlate.
    Come un tenero cristallo,
    il castello lentamente
    si sgretola
    sotto un sole cocente
    e granelli di sabbia,
    trascinati dal possente mare,
    portano con sé il mio cuore
    burrascoso.
    Sul bagnasciuga
    restano silenziosi mucchi
    di sabbia informe,
    calpestati da nudi piedi
    indifferenti.

    Cinzia Proietti
    Dichiaro di Accettare il regolamento
    @cinziamariadriana

  21. SFUMATURE D’ESTATE

    Incastonati fra le gemme di un aguzzo inverno
    affiorano tremuli
    i colori della primavera
    per esplodere in estate.
    Danzano in sincronia
    con il pettine canoro dell’usignolo.
    Flebili bagliori
    si oppongono al declinare dell’oscurità.
    Tutto si placa:
    l’onda del cuore,
    l’ansia che brucia.
    I sogni malinconici e furtivi
    come chimere evanescenti
    sdrucciolano via
    come goccia di rugiada sui petali di un giglio.
    La gonfia marea della memoria
    come sciabordio lieve delle onde
    s’infrange contro le iridi essenze primaverili
    e si dischiude al sole dopo il lungo gelo.
    Così i fragili sentimenti si rianimano
    tra la ninna nanna dei grilli
    mentre le farfalle si posano leggere sulle corolle dei fiori
    e la mia anima
    come rondine giuliva
    vola sotto l’azzurro fitto del cielo
    forgiando sillabe d’amore
    sull’incudine della vita.

    Accetto il regolamento

  22. Accetto il Regolamento. Sezione A –

    Voglio portarti a guardare il mare.

    Si rincorrono in strade assonnate
    le note stonate i silenzi i rumori
    siamo ormai fuori da questa
    inutile estate di piogge e di vento
    e mentre ascolto un lamento lontano
    sento un vuoto che voglio colmare.

    -Svegliati amore-
    voglio portarti a guardare il mare
    quello che non hai mai visto
    e che nessuno mai sa vedere.

    Osserva il lento suo andare
    si lascia cullare in un dolce destino
    non misura del tempo la fretta
    le onde si sfanno baciando la riva
    una e poi un’altra ed un’altra
    sempre libere di andare e tornare
    e noi -prigionieri dentro una stiva-
    sfidiamo la vita che invece ci sfida.

    -Svegliati amore-
    in questa sera di calma apparente
    anche il mare sorride al buio che avanza
    guardalo con gli occhi del cuore
    lascialo al sonno di questo notturno
    alla luna che una nube leggera
    appena nasconde ed il bianco scolora.

    In una notte in cui tutto scompare
    nell’abisso di un nuovo naufragio
    rispettiamo il silenzio e il dolore
    -svegliati amore-
    voglio portarti a guardare il mare.

    Italo Zingoni – L’ ANNO CHE VERRA’ –13.09.2014 – INEDITO –
    © t.d.r.

  23. Il mare

    Addio alla demenza, morte all’orrido duolo che mi lascia
    il mare nell’errore reso dalla sorte
    rido dei ricci sulle onde,
    sul dorso delle dosi di morte
    con le lame dense
    della fede del mese
    sul remo diluito dall’addio a rose
    che sellano lame morse
    da fedi addosso
    ai diari di frasi lese dai non posso
    liquefatti come
    come dolci
    rose allo stremo nei deserti
    dell’affetto e dei difetti resi lerci da rasoi
    rossi.

    – accetto il regolamento

  24. IL FUOCO DELL‘ETNA!

    Quanti ricordi si affollano nella mia mente,

    sembra il vulcano dell’Etna in eruzione,

    e tra le fiamme brucia il mio cuore.

    Sicilia bella,

    col profumo dell’Etna ti sono vicina,

    bellissimo e indimendicabile

    è passeggiare tra le tue nere orme,

    tra i tuoi maestosi crateri,

    visitare i tuoi negozi colmi di sorprese,

    il tuo ristorante meraviglioso,

    bruciando di infinite emozioni.

    Sono tanto, tanto lontana,

    vivo in un’altra isola bella,

    grandiosa, maestosa, splendente:

    con tanto maestoso mare,

    come la mia Sicilia,

    col suo grandioso mare che incanta:

    La Sicilia e l’Australia!

    Ma l’Australia

    non è bella come te Sicilia mia!

    Ti tengo stretta al cuore

    e ti sogno continuamente,

    sono felice di essere tua figlia

    e con te brindo alla nostra gioia

    insieme ai miei figli,

    ai miei nipoti

    e ai miei dolcissimi pronipoti.

    Siamo tutti figli tuoi e per sempre ti stringiamo forte forte al cuore!

    – Accetto il regolamento

    1. GUARDANDO IL MARE
      Marina Bergamo
      Martellago 13/07/2021 ore 17.10

      Sussurro del mare
      L’incresparsi dell’onda
      Miriadi di punti luminosi
      Il buio della notte
      Fan brillar l’onda
      lampare di pescatori
      L’occhio del mare
      fende le tenebre
      Nell’osservar il mio sguardo
      Il lontano orizzonte
      il mio pensier
      fa viaggiar nell’infinito
      Vibra nell’aria
      Una dolce musica
      Da un lontano hotel
      note entrano nel cuor
      mentre il profumo del mare
      ti inebria di pace.

      Accetto il regolamento

  25. Bramavano dissetarsi di libertà

    Un sogno che sapeva di mare
    sbiadiva diafano
    nella memoria della corrente:
    fu un’odissea di fantocci inermi
    stipati
    sotto la bandiera del disonore.

    Lo sciabordio placido dei flutti
    ovattava beffardo
    la disperazione delle preghiere,
    si asciugarono lacrime e sudore
    esangui
    tra la polvere da sparo.

    – accetto il regolamento

  26. Due minuti d’acqua

    Sfioro con le dita un pensiero filiforme
    inerpicato su spirali in codici.

    Vertigini azzurre,
    sempre lo stesso mazzo di fiori,
    le stesse contorsioni influenti,
    lumi covati negli antri della carne e
    un alito di gelida perseveranza sugli autunnali vetri.

    battito d’onda,
    fruscii distorti della conchiglia,
    uno sterminio di riflessi, foglie argentee,
    dichiarano il battito delle stagioni
    e questo giro di vite,
    questi ami abboccati e sempiterni,
    non possiedono solo nomi, ma battesimi di fuoco.

    Imperiose tempeste,
    nidi di membra setacciate,
    assenti,
    dolci bestemmie,
    stelle invise,
    mai vi guardai con più attenzione
    nel bacino ossuto di una pausa.

    Acque in precipitazione e silenziosità,
    questa bianca oscurità,
    la calma astratta di una conchiglia
    disegna la scelta di un bisturi
    e non c’è tempo per cambiare rotta,
    ma grazie per non avermela mostrata.

    Un altro gambo spezzato troverà sollievo in due minuti d’acqua.

    Monia Minnucci
    Dichiaro di accettare il regolamento

  27. Accetto il Regolamento
    Sez.A
    Poesia
    Titolo
    “Il sapore del tempo”
    Il mare ha raccolto ogni mia lacrima
    in un vapore di sole.
    Cercavo l’alba ancora sconosciuta tra gli alberi.
    Un’ultima stella brillava, al riposo del mattino.
    Ero felice di sentire sulla pelle l’azzurro del cielo e quel canto vagabondo nascosto nel bosco.
    Timida al calore della tua bocca in quel tramestio di onde trascinate a riva.
    Sabbia che sgorgava dalle dita, dalle pupille fissate all’Eterno. In quei voli di gabbiani senza domani e di trappole lasciate aperte alla nostalgia dei sogni.
    Vagherò a lungo, ricercando la mia ombra e il sapore del tempo, deposto sui fondali!

  28. LA SABBIA E IL MARE: danza immortale

    Ogni giorno
    guardo il mare
    e aspetto,
    desiderosa
    di essere lambita
    dalle sue piccole onde,
    continue e rassicuranti carezze,
    dolce impronta visibile.

    Quante volte,
    però,
    mi lascia
    ad osservare,
    infelice,
    la sua immobilità
    in una vana
    e logorante attesa!

    Poi, all’improvviso, mi vuole,
    ed impetuoso
    mi trascina con sé
    mescolandomi alle sue acque
    avide ed irrequiete
    a cui regalo colore e consistenza.
    E, audaci,
    ci animiamo
    in un’esaltante
    e vorticosa danza
    di onde tumultuose,
    travolgenti abbracci senza fine.

    Ma quando,
    sazio,
    anela
    alla sua quiete,
    mi deposita
    piano
    a riva,

    là,
    dove torno ad essere
    solitaria
    sabbia assolata
    in attesa
    del suo amato
    e infido mare.

    Dichiaro di accettare il regolamento.

  29. il mare spargeva la notte
    di ciò che non è stato
    volevamo rubarci
    aggiungere giorni ai calendari
    riempire con l’oro le ferite

    Matteo Piergigli
    accetto il regolamento

  30. Il mare

    É velo d’organza
    a ricoprire la sabbia nuda
    scivola lento
    su orme sconosciute
    e saluta il sole
    nella linea d’orizzonte
    dove tutto si muove
    dove tutto tace…
    è abile ricamo
    a strati fitti e sottili
    geometrie solitarie
    che sfiorano la roccia
    al respiro del vento…
    é il canto struggente
    del blu mare
    che vanta i suoi disegni
    potenti e suggestivi
    tra gocce di cristallo
    e sopite rughe di luce…
    é danza che appaga
    che veste e sveste
    il fiore della memoria
    la vita e i suoi ricorsi
    mentre il tempo fugge
    come la bianca risacca
    che torna e che va…

    Angie Patti
    accetto il regolamento

  31. sapore di mare

    Quel mare lontano, quel canto delle onde
    quel mormorio soffuso sulla sabbia fragile
    incapace di tenere memoria d’ogni impronta
    vento ed acqua complici a confondere
    segni fugaci d’una vita di passaggio.
    Quel sussurro che penetrava sottile
    dalle fessure sbeccate della persiana di legno,
    una volta si lasciava sempre una strada
    al soffio dell’aria ed era dolce aspettare
    che la pelle respirasse il messaggio di sale.
    Quel calare del sole che allora era appena
    un desiderio lanciato ad un legittimo domani
    ed oggi memoria ed oblio, al tempo stesso
    rimpianto, dolce abbandonarsi
    alla marea invadente dei ricordi
    nascosti dietro le stelle che stanno arrivando.

    Dichiaro di accettare il regolamento

  32. VERDEMOCCIO

    Non è disse verdemoccio il poeta
    Ma azzurro confuso all’estremo
    Lingua curvando più bianca
    Attorno a uno sputo nel mare
    Correndo correndo
    Orme lunghe sottili
    Un gigante appunto
    Lo inseguo ansimando
    Raggiungerlo quando
    Mi fermo
    Guardare lontano
    È sparito là dove tutti
    È impossibile
    Alto di me forse il doppio
    Una collina nell’acqua
    Spariscono in tanti
    Non lui
    Un amico un amico
    Lo cerco lo sento
    No non lo sento
    È solo andato più in là
    Coi dubbi e per mare
    Partono in tanti

    Paolo Massimo Rossi
    Accetto il regolamento

  33. Vorrei una vita vista mare
    dove acqua e cielo si confondono
    e le barche d’un tratto prendono il volo.
    Vorrei una vita vista mare
    acque placide a perdita d’occhio
    dove il cuore si consola
    se ti immergi coi tuoi pensieri asfittici
    e li ritrovi distesi e ossigenati
    se in superficie risali.
    Vorrei una vita vista mare
    che copre le cose collise
    sotto l’azzurra distesa
    mantello di un mago che
    ti distrae con un trucco,
    ingoia la paura e ti illude con la pace.
    Vorrei una vita vista mare
    in cui gli occhi si saziano d’infinito
    ogni volta che ricomincia il giorno.

    Grazia Mastromarco
    Accetto il regolamento

  34. Il sogno

    Nel mese di luglio,
    una calda sera d’estate
    si fermò sul lungomare.
    «Com’è bello, qui» mi disse
    «mi fermerei per sempre»
    Io la portai a ballare
    la pizzica, giù, al porto.
    Per tante notti passeggiammo
    a braccetto, sui bastioni
    e lungo la strada della cattedrale.
    Ma un bel giorno sparì,
    andò a cercare un altro posto,
    forse a realizzare il suo sogno,
    e io rimasi ad aspettarla
    per le restanti notti, d’agosto.

    Mia indimenticata chimera,
    se fossi Paride, ti avrei dato la mela.
    Berlusconi? Uno sull’altro, cento milioni.
    Massimo Bottura? Una cena al chiaro di luna.
    Un giullare medievale? A più voci, un madrigale.
    Una delle Moire assassine? Una vita senza fine.
    E se avessi avuto tanto potere,
    avrei realizzato il tuo sogno:
    contro tutte le norme da tenere, una casa sulla scogliera
    ti avrei costruito, a meno di un metro dal mare,
    con una grande veranda scoperta, dalla quale
    lanciare l’amo innescato per pescare,
    e la sera guardare affacciati le lampare
    lontane luccicare,
    accanto a un vecchio grammofono
    pieno di vecchie tue canzoni,
    da ascoltare secondo le emozioni.
    O una grande barca a vela, con la quale
    entrare nei porti che sognavi, e approdare
    a Corinto, a Epidauro, a Rodi, a Mitilene …
    e qui domandare dei posti dove si mangia bene,
    servita da Apollo in persona come cameriere.
    E dopo cena via a ballare su una rotonda
    del litorale del mare Egeo, tra i lampioni
    del lungomare, insieme alle figlie di Nereo.
    Ma non ero che un barbone, un meschino
    straccione, e non hai voluto accontentarti
    del saluto con inchino del mio cuore oppresso,
    tanto tanto tanto sottomesso.

    – accetto il regolamento

  35. Noi che abbiamo il mare dentro

    Noi che abbiamo il mare dentro
    figli d’isole zattere lanciate sull’acqua
    migrazioni scogliere di miti e vento,
    noi che le onde scavano emozioni
    e pelle e abbiamo bisogno di una luna
    nuova ogni notte per sollevare
    le maree dei nostri corpi inquieti,
    noi dove la tempesta ha il ruggito
    di mostri marini a guardia dei canali
    e l’ aspettiamo con le mani
    ferme sul timone e lo sguardo
    che fende la nebbia per trovare la costa,
    noi che il mare lo abbiamo amato
    tra le braccia dell’altro e nel suo ventre,
    noi che siamo impasto di profondità
    e azzurro, marinai e sirene
    le anfore del fondo e le vele
    lo sciabordio della marina
    le case gialle e rosa del porto
    i mirti profumati i pesci
    negli anfratti nascosti
    le infinite odissee le civiltà sepolte
    che un intatto ricordo riproduce
    nelle ore sfiancate della sera,
    noi che abbiamo il mare dentro
    eternamente viaggiamo
    al bordo della parola e del silenzio.

    – accetto il regolamento

  36. Dentro questo quadro antico

    Mi piace camminare
    sul bordo della spiaggia,
    dove si rimesta il flutto
    e s’adagia sulla sabbia.

    Con la smania dei pensieri,
    che d’inverno s’alza forte,
    con quel sole un po’ malato
    che sull’onda trasalisce.

    Mi piace essere parte
    di quest’immagine di vita:
    ho imparato che ogni volta
    c’è nulla di già visto.

    L’aria zuppa di salmastro
    nella cupa nebbia grigia,
    che distingui a malapena
    il profilo della baia.
    Lo sbuffo della schiuma
    come trina ricamata
    da conchiglie e stecchi storti,
    da corallo spezzettato.
    E d’estate, verso sera,
    un arpeggio di risacca
    che accompagna, senza fretta,
    il mio incedere introverso.

    Dentro questo quadro antico
    torno spesso e mi ci perdo,
    con la solita emozione
    che mi dà una mareggiata.

    Ho negli occhi le stagioni
    sfiorite e rifiorite,
    mentre il sasso s’arrischiava
    nel sospiro di marea.

    Stefano Peressini
    Accetto il regolamento.

  37. L’ultimo faro (losange en jaune n.1)

    Fisserò l’ombra distorta
    dell’ultimo faro,
    il messaggio in bottiglia
    gettato
    alle onde convulse
    del mare d’inverno…
    nella foschia screziata
    ne guarderò
    l’ombra citrina fluttuare,
    nella luce fioca
    di un ricordo,
    in balìa di grumosi
    e cinerei flutti.

    – accetto il regolamento

  38. Il mare 2

    Seduto su uno scoglio
    lavato dai venti e dalle onde,
    osservo il mare
    nel suo vasto orizzonte.

    Popolato da pesci
    multicolori
    e inquinato da mille veleni.

    Osservo là,
    sullo scoglio sereno,
    sullo specchio
    ch’è d’acqua marina,
    una barca a vela che va.

    Mentre guardo
    la barca ch’è spinta
    da una brezza marina fresca,
    il bel sole,
    raggiante che era,
    è ormai quasi all’odierno
    tramonto.

    ANTONIO PITTAU
    ACCETTO IL REGOLAMENTO

  39. Silvana Sonno – accetto il regolamento

    mare

    Una chiazza di luce madreperla
    e al centro è una barchetta inanimata
    con una vela immobile e leggera.

    Ogni voce è sospesa
    il mare è calmo e il vento si riposa
    con un sospiro basso a pelo d’acqua.

    Lento risale il sole all’orizzonte
    l’aria è tinta di rosa.

  40. E guardo il mare

    E guardo il mare
    dentro altri occhi
    un’invitante distesa
    d’onde d’accarezzare
    di baci in cui annegare
    un’effimera spuma
    nel volgersi infinito
    d’insondati abissi

    Raffaele Di Palma
    Accetto il regolamento

  41. Cuore di Sardegna

    Si apre la finestra
    su una nuova era,
    cieli turchini come il mare
    limpide trasparenze
    d’acqua e di coscienze.
    Riflette pacato il silenzio
    nel turbine dell’onda,
    riaffiorano le speranze
    dall’ anima profonda.
    All’energia della natura
    attingo e mi sostengo,
    migliore di ogni cura,
    di qualsiasi sostegno.
    Chiudo gli occhi e sogno,
    li apro e mi sorprendo
    di questa meraviglia.

    Sezione A Tania Scavolini accetto il regolamento

  42. PIOGGIA SUL MARE

    E’ al mattino
    più fresco e liquido
    che qualcuno vorrei
    che mi stordisse
    di parole
    Così che
    silenziosa e disattenta
    potessi incantarmi
    ancora.
    Trascurata
    dall’anima pervinca dell’alba
    bacio
    goccia a goccia
    le lacrime inverse del mare
    e nella speranza rarefatta
    aspetto…….

    Manola
    Accetto il regolamento

  43. Dicono che qui c’è un solo mare
    Un sogno

    Acqua della vita
    Tutti i racconti affiorano da quel respiro
    Sulle onde bianche
    Gli uccelli e la linea nuda

    L’uomo non ne sa niente

    Lo ama per il tappeto di sonno

    Per le ombre umide del fondale

    Chi non ha mai avuto una crepa in tasca?
    Oltre l’orizzonte le vele ti sorprendono

    Poi il momento fa cent’anni ad ogni occhio

    Nei sensi scampati alle alghe

    Si galleggia insieme
    Con una goccia di salsedine

    scrollata da mille mucchi di sabbia

    Piscio quotidiano delle nuvole
    Al centro del miracolo

    – accetto il regolamento

  44. BLU

    Voglio te mio mare in tempesta
    Le onde e le mareggiate e
    il tuo profondo disarmante blu
    Ne respiro l’odore e bevo il sapore
    delle tue mani salate e bagnate
    Annego e nei capelli si annodano
    ricordi di te e voglie d’amore
    Torno bambina e mi riscopro donna

    – accetto il regolamento

  45. la voce del mare

    dimmi
    se anche tu ascolti
    d’inverno
    di gonfio tumulto
    contro cieli brumosi
    la voce
    inchina
    signore di acque
    agli imperii del fato la terra
    e reclama vendetta
    dimmi
    ancora
    se di notte d’estate
    di nero di luna
    di andare e venire
    sommesso sciacquio
    respiri al suo lento respiro
    io qui
    rapita di nenia sommessa
    avverto l’inerzia di membra
    l’immota mano
    finge la stretta
    del filo sfuggito
    pupilla scintilla
    rincorre maree
    sogni stantii
    ricerca sfinita
    quasi dileggio
    infine raggiunge
    scoglio di morte
    silenzio oblio
    castigo di un dio
    che m’agita dentro
    mi volto
    in cerca di un volto di un nome
    di un pezzo di vita
    che possa donarmi
    in quest’ora sublime
    un alito di vita
    ripiego il mio capo
    odo
    la voce del mare
    e il mio appena respiro

    — accetto il regolamento

  46. In alcune sere d’estate,
    quando la brezza mitiga
    il calore di un bacio,
    e la luna riflette sul mare
    la sua vanità,
    scorrono sulla sabbia
    onde inesauribili
    rimaste in ombra.
    Simili a richiami d’amore
    per sempre indivisibili
    abbracciano e penetrano
    l’immobilità degli scogli
    eternamente.
    -Accetto il Regolamento

  47. “Come l’amore”
    Del mare non so nulla.
    Mi coccola l’onda lieve,
    obbedisco al suo umore cupo,
    sorrido alla spuma felice,
    ne rispetto ogni tonfo violento.
    Ma del mare non so nulla.
    È come l’amore, il mare.
    Lo vivi,
    e solo in parte sai cos’è.
    Ti travolge.
    Sfugge e stringe.
    Toglie il fiato.
    Come a tutti.
    Ed è di tutti.
    Del mare non so nulla.
    Però quel blu
    sa tutto di noi.
    E non è giudicante,
    di immenso ha l’assoluzione.
    Per chiunque. Ovunque.
    Perché è come l’amore, il mare.

    – accetto il regolamento

  48. “Oltre la collina”.

    Calcando i pensieri, crepitio di zoccoli pesanti,
    fanno svenire foglie di memoria; gli attimi saturi
    di malinconia ed ebbrezza.

    Batuffoli rosa
    di nuvole ovattati, in sogno retrogrado,
    stemperano l’animo di dolce passione.

    Il sentimento si espande; si effonde la tenerezza.

    S’invola, a guisa di aquilone,
    e va verso l’orizzonte,
    oltre il quale, esisti solo Tu.

    Un baco bruca l’ombra dei ricordi;
    prende vita una farfalla d’amore,
    che svolazza oltre la collina.

    Un vociare di cuori s’inneggia sul mare blu.

    Giochi amorosi
    si assestano nel cuore; gocce lacrimose cadono
    nelle crepe della pelle avvizzita.

    Accanto al focolare acceso, un vecchietto si cruccia ed
    attende di essere preso per mano e portato ad una serata
    di danza.

    Il mattino avrà il nostro giorno.

    — accetto il regolamento

  49. Similitudine della vita

    D’un tratto all’improvviso
    attonito rimane il mio viso
    per caso come d’incanto
    da lontano mi giunge un canto.

    Sembra triste melodia
    che fa rima con l’anima mia
    come una voce senza fiato
    grida al vento disperato.

    Mi fermo ad ascoltare
    la tenebrosa voce del mare
    è un canto di disperazione
    senza alcuna intonazione.

    Le onde che si ammazzano
    sugli scogli che li aspettano
    con i loro violenti sprazzi
    generano echi di schiamazzi.

    È una musica che non ha fine
    e alla vita è molto affine
    gli uomini sono tanto sicuri
    come gli scogli così duri.

    Non capiscono che la vita
    non dice mai che è finita
    come marosi lentamente li consuma
    ogni giorno con la sua spuma.

    – Accetto il regolamento –

  50. Partito più volte per mare e oltremare
    [dopo quarant’anni, il pesce sembra tutto uguale]
    Ho scoperto che non c’è scoperta
    Niente colonne d’Ercole
    Figura geometrica monolato salato
    Laggiù non soffia
    E dallo specchio mi sorride un me stesso beffardo
    Fatti non fummo a seguir virtute e conoscenza
    Ma a girar con tutte l’acque in gorghi d’angoscia
    Antichi otri di carovane cammelliere gonfi d’acqua salata
    che ci circonda ovunque e non disseta, non si fa bere
    il volo umano non trova nulla laggiù e quaggiù
    se non che voliamo radenti sopra un oceano di delusioni
    e il naufragar è amaro in ogni mare

    – accetto il regolamento

  51. IMMENSA AZZURRITÀ
    Questo mare aperto questi antichi approdi
    questo lucentissimo rotolare delle onde
    che s’avventano giorno e notte ai piedi delle terre.
    Io per caso o per destino seduto ai limiti
    della sua immensità vedo l’uomo e la sua assenza.
    Non dorme ma calmo adesso ed imprendibile
    specchia la solitudine del cielo e delle sue profondità.
    Sembra chiedermi di me
    della mia creaturale oscurità.
    Chiariscimi – sembra dirmi – perché mi ami
    perché in me culli la tua anima.
    Spogliato d’ogni tua immaginifica significazione
    ti tuffi senza malizia tra le mie braccia
    libero d’ogni grumo di tormento, d’ogni traccia
    di lubricità e di carne.
    Scendi nel mio misericordioso grembo
    in cerca di una pace, di un futuro
    che potrebbe all’improvviso disserrarsi.
    Felicità? Non sembra – vorrei dirgli -. Nel silenzio
    non si arresta il ronzio del tuo pensiero
    che insegue sé medesimo e ti lambisce il cuore.
    Questa tua lunga sofferenza è crudeltà?
    O misericordia?
    La tua vita – mi risponde – scorre sommessamente
    non sarà mai simile al canto
    delle mie acque celesti, né al grido feroce delle mie onde.
    Vorrei rispondergli non so non ho mai compreso
    l’ansito che ti tiene sveglio,
    quel tuo eterno ricominciamento che non ha meta
    se non quel te stesso fratello implacabile!

    Ma la mia voce muore nella sua tormentata azzurrità.
    _ _ _ _ _ _
    Accetto il regolamento
    Marcello Comitini

  52. titolo: verso il mare

    Mi son tolta le scarpe
    e ho camminato
    su quella strada rovente
    che ci avrebbe portato al mare.
    Il dolore dell’anima
    è scomparso pian piano.
    E’ più forte quello del corpo.
    Un piede davanti all’altro, si va.
    E quando la strada finisce
    c’è la spiaggia, infuocata
    sotto il sole di mezzogiorno.
    Mi sento stanca e svuotata
    da tutti i pensieri
    quando arrivo sulla riva del mare.
    e per un po’, riesco
    a godere del momento.

    Sonia Somigli -accetto il regolamento-

  53. *Giglio di mare*

    Nella parola ebraica
    ero la rosa di Sharon
    nella valle dei canti il giglio.

    Nella favola ellenica
    ero uno spasmo schizzato da Era
    per l’ingordigia del figlio,
    ero sua sorella di latte,
    lo ero di ogni stella.

    Nella tradizione sarda
    ero di una pastora
    la chioma bionda strappata.
    Le sue torture
    i semi neri rievocano
    che ancora li mando a navigare
    fra l’Alboràn e l’Egeo.

    Nel frattempo ho ricomposto
    quell’usanza di caccia tra i sessi:
    sono saraceno e concubina,
    sono ermafrodita.

    Dormiamo al buio sotto la sabbia,
    beviamo dall’acqua salmastra
    e spuntiamo a Luglio sazi
    con un’edelweiss dall’arena
    e la sua aulenza all’aria ferma
    spalancata alla lucertola,
    alla falena,
    a chi si ferma a sentire,
    a chi sappia impollinare.

    – accetto il regolamento

  54. VIOLATO MARE

    Accarezzo la tua gelida pelle.
    L’occhio cade nell’ immensità e si disperde.
    Lacrime salate annegano nel violato blu.
    Senza lenire la tua disperazione.
    Né il mio tormento.

    L’angoscia è strazio d’anima.
    Il rimorso fuoco che sbrana le vene.
    Profanatori di verginità. Stupratori seriali.
    Questo siamo!

    Né più magiche nenie canta l’onda.
    Adirata, agli scogli il suo dolore rivela.
    E la candida spuma, la morbida marina spuma.
    E’ bava gialla che la sua rabbia grida.

    Questa peste di plastica ha ammorbato il mare.
    La tartaruga, il delfino, la balena bianca
    e gli uccelli marini
    periscono per soffocamento.

    Stretto al collo da fili sintetici.
    L’ecosistema esala l’ ultimo respiro.
    E noi criminali
    noi imprudenti
    noi ingrati.
    Vigliaccamente
    gli voltiamo di schiena.

    – accetto il regolamento

  55. Emanuela Ferrara
    (Accetto il regolamento)

    “Cosa mi dici di me?”
    E mi sento in colpa
    Per non avere sfiorato il mare
    Quand’egli mi parlava di me,
    Quando pareva che le onde
    Si sarebbero fermate
    E rivelato si sarebbe poi,
    Uno squarcio di cielo
    Tra il buio dell’abisso
    E la luce di una luna di sale.
    Messaggi che si son arenati sul fondo
    Risalgono come brividi,in superficie
    Quelle parole che sapevano
    Di lunghe serate d’amore,
    Una notte tardiva
    Per delle braccia che a separarsi
    Volevan tardare.
    E mi disse la marea
    Osservando il vento con cui danzava,
    Mentre si portava via i silenzi della terra,
    Può permettersi di far rumore
    Di far le onde agitare,
    Una distesa di sospiri
    E di cose rare.

  56. TEMPESTA NELLA QUIETE

    Barca bianca

    Come una nuvola

    Scivola lentamente

    Sulla linea

    Dell’orizzonte

    Tra lampi di

    Parole e tuoni

    Dei pensieri nel

    Mare quieto e

    Illuminato dalla

    Tempesta mentre

    La barca approda con

    La parola o il pennello…

    accetto il regolamento

  57. Il mare vicino ma cosi lontano
    cerco di tenerti nel cuore ma sfuggi via
    un giorno saro’ del mare e del mondo
    la mia gioia sara’ grande e unica.
    Ti ho sognata da bambina lo sai
    non sapevo che eri cosi grande e azzurro
    sono giunta da te e tutto ha avuto senso.
    Mare vicino ma cosi lontano,
    ora tutto il mondo scopre il senso.

    — accetto il regolamento

  58. MARE

    Bastò soltanto fermarmi un istante
    …osservarti ed ascoltarti…
    con lo sguardo che da riva
    sconfinava e spaziava all’orizzonte
    Ed in silenzio mostrasti a me e ai miei occhi
    ciò che nessuna ed inutile parola
    …e nessun poeta…
    avrebbe mai potuto descrivere…
    E così…
    dinnanzi alla tua immensa bellezza
    in rispettoso silenzio
    …timidamente…
    …in te…
    …mi persi…

    — Accetto il regolamento

  59. Tra mare e cielo
    – La danza delle onde e del vento –

    Il vento della sera
    con gran estro soffia
    e l’ultima onda del mare
    alla danza invita.

    Nel suo tutù di bianca spuma,
    ella sale su, in alto
    e poi giù si posa, soave sull’acqua,
    con la grazia di una prima ballerina.

    Allor il vento,
    sulle note di un paso doble,
    con audacia la trasporta
    dall’una all’altra parte.

    Insieme, a metà sospesi,
    tra il blu del mare e del cielo,
    continuan la danza,
    per tutta la notte.

    Come due amanti si abbracciano,
    si accarezzano, si baciano
    finché, sul far del mattino,
    tutto tace,
    il mare riposa
    e ogni sibilo dorme.

    Fiorella Fiorenzoni
    – Accetto il regolamento –

  60. Ho sentito il tuo grido

    Ho sentito il tuo grido
    in questa notte senza sogni.
    Come una preghiera dagli abissi
    che saliva fino a me
    con le sue braccia insanguinate.
    Il tempo è sospeso, simile a un’ombra
    sopra una porta serrata. Tu come me.
    Compagni di solitudini inquiete
    al confine di questo deserto di morte
    che ci ha condannati allo strazio
    dei suoi credo mendaci, chiusi nel ghetto
    di plastiche arterie disseccate.
    Tu vegli, fratello, sotto questa nera coltre
    e vomiti relitti, mentre una luce,
    indifferente, appare laggiù,
    sulla linea di un precario orizzonte
    dove i miei nudi pensieri sono migrati
    in cerca di una stella che li guidi,
    ma non c’è stella in questo cielo di esuli.
    Narri dell’estate le fugaci prepotenze,
    e io del mio profondo ti svelo il senso,
    la muta circostanza, la ribelle mareggiata
    dentro, che scuote il marinaio di porti illusori.
    Tu soffi e la lucente criniera si spezza
    seguendo la scia di una chiazza.
    Più in là, oltre quella linea,
    dove l’albatro si solleva più alto
    navighiamo, zingari sui carri delle onde,
    col dolore stretto al petto, che si disfa
    come un’orma fra i tuoi denti azzurri.
    E io canto, canto con le sirene.

    Claudia Ruscitti
    Accetto il regolamento

  61. “Il tramonto parlò al mare senza segreti”
    Un tramonto d’estate parlò al mare senza segreti
    Ti ricordi le navi antiche che salpavano poco lontano
    e le spezie che arrivavano dalle terre esotiche?
    Quando i cavalleggeri controllavano dalle torri la difesa dei feudi?
    Mare quante battaglie, quanti odori, sapori, amori abbiamo conosciuto
    e con sete bramato leggende e atmosfere…
    Si, caro tramonto… abbiamo vissuto e ancora viviamo questo paradiso!

    – accetto il regolamento

  62. QUANDO CHIAMA IL MARE

    Sarà un innato richiamo del mare
    a rapirmi i sensi:
    vanno nervosi alla deriva
    e si gettano sulla spiaggia
    esplodendo nelle onde
    che sanno di sale e di luna
    ed io immobile
    davanti a quella vela
    gonfia di silenzio
    sospinta fra le ali dei gabbiani.

    Sarà quell’eterna solitudine
    che schiaffeggia gli scogli
    a regalarmi la pace
    mentre lascio le mie orme
    a cancellare lentamente
    vuoti di sabbia e pensieri di schiuma,
    sciupare fra le ultime conchiglie,
    un peschereccio consumato
    ed il sospiro stanco del Maestrale.

    “Tre Rondini” di Sakya Pegoraro
    2021 – Tutti i diritti riservati – ©️
    Accetto il regolamento

  63. IMPRESSIONI
    Ma quanto sei bello
    Grande e profondo
    Lo specchio del mondo
    Tu sei!

    Ti guardo ammirata
    Quando cambi colore!
    L’incanto…
    La tua tavolozza
    Dipinge per me!

    Anche tu misterioso
    Resti impenetrabile,
    Come l’orizzonte
    che sta dietro te!

    Nei tuoi abissi
    Nascondi segreti
    Accompagni naviganti
    Guidi intime gallerie!

    Crei momenti lieti
    Creste schiumose,
    Bimbi divertiti,
    Sorridente li chiami a te

    I tuoi colori
    Non conoscono stagioni
    Mutano
    con gli acquazzoni
    Scoprendo ribellioni!

    Gli aeroni con i loro colori
    svolazzano!
    Contemplano
    I tuoi cavalloni!

    Le imbarcazioni il tuo letto
    Apprezzano
    E ti compensano
    Vestendo i loro colori e
    Confondendoli con i tuoi!

    – accetto il regolamento

  64. La carpa è nel castello.
    Ripeto, la carpa è nel castello.
    La turbata libertà degli incanti.
    Il movimento.
    Il motore poetico, la motrice.
    La materia.
    Oscura, radioattiva, vischiosa.
    Il tessuto dell’universo.
    Il dolore pulsante e cieco.
    Il gioco e la candela.
    Il Greco. Alfa, beta, gamma.
    La cassetta degli attrezzi.
    Tutti gli attrezzi.
    Un davanzale.
    Quegli scalini a scendere.
    Un inciampo, una battigia.
    Una feritoia nel buio
    muschio umido fluorescente.
    E il mare che batte, batte.
    Urla.

    – accetto il regolamento

  65. Questa carne chiede

    Vuole moine da rami di salice
    strofinìo di rondini vorticanti
    abbracci vigorosi
    da Bora antica
    che gremisce e pungola
    Languore sugo di pesca
    che appiccica il mento alle labbra
    More d’ombra di macule e papille
    Linfa fluire vermiglia di fragole
    Tattoo di spine di rovo
    da umilianti strisce di sangue Maschere di ragnatele
    dal tocco vischioso e diafano
    Tragitti nudi su sassi gelidi
    in fiumi invernali,
    piccoli formicolii di pioggia
    che picchiettano tra i seni
    Chiede fragore di cascata
    in ogni sacro anfratto
    Il palpare di vergini felci
    dal tocco ruvido
    Colate di miele lungo i capelli
    a chiudere gli occhi sognare
    pizzichi di erba pungente
    ai piedi scalzi
    mentre grilli balzano
    Carezze cortesi voli di foglie autunni fragranti
    Grattate di tronchi scabri
    di alberi sensuali
    E poi tombe di neve
    attorno a pelle stanca
    Inverni ghiacci tra le spalle
    brividi impavidi ai capezzoli
    Sole a rosolare i sensi
    luce a schiaffi
    a intorpidire membra
    e prurito ardente di sabbia
    tra le cosce
    Questa carne chiede
    di essere vissuta tale
    Sgualcita intenerita
    da prodigi di natura grezza
    Inventata tra nuvole e sassi
    riversa tra polle di risorgiva
    Umilmente risorta
    al delta del fiume
    Senza perché né ragione.
    Adesso,
    nel tempo di ora
    finché c’è

    Francesca Bottari 09/07/2021
    – accetto il regolamento

  66. Oltremare

    Sei Simbolo Profondo Dell’immenso
    Dall’odore E Dal Colore Intenso
    Custode Del Sommerso
    E Dell’Umano Senso

    Ti Contendi Con Il Resto Del Creato
    Un Importante Primato
    Deposito Tanto Acclamato
    Del Presente E Del Passato

    All’infinito Del Cielo, L’uomo Si Volge,
    Al Sole Che Tramonta E Che Risorge
    A Tutte Le Stelle Che Scorge
    Alla Luna Che La Stessa Faccia Rivolge

    Su Tutto, L’umano Pensare
    Riflette Gioie Ed Esperienze Amare
    Speranze Dolci D’amore Ormai Rare
    In Una Vita Sempre Da Salare

    Sogni E Gesta Di Popoli Passati
    Di Ansie E Dolori Inaspettati
    Invasori Presto Assimilati
    Predatori Malamente Rigettati

    Racconti E Leggende Decantate
    Usanze E Tradizioni Approdate
    Prodigi Ed Acque Separate
    Dei E Madonne Naufragate

    Sei Fatica E Sostentamento
    Svago E Divertimento
    Rifugio O Smarrimento
    Accogli O Strapazzi Col Vento

    Verde, Turchese Od Oltremare
    Incontaminato O Da Salvare
    Per Nuotare, Veleggiare O Naufragare
    Sei Il Nostro Amore, Sei Il Nostro Mare!

    Massimiliano Nevisco

    Accetto il regolamento del
    Contest “Quello che so del mare”

  67. La furia del mare e la vela bianca

    La furia del mare si gonfia e sbuffa,
    l’incessante spinta del vento impetuoso,
    ridonda e aumenta ad ogni istante,
    le onde alte, rabbiose, schiumano livore,
    lambiscono con forza la spiaggia,
    la sabbia s’alza, vorticando impazzita,
    sferzate d’acqua gelida, frustano i cespugli d’erica,
    che si piegano riverenti, alla brutale furia degli elementi.
    Il doloroso lamento del mare, violentato dal vento,
    s’innalza sempre più, incute timore.
    In cielo nuvole livide e compatte,
    fuggono veloci come impaurite,
    spade di luci accecanti falciano l’aria,
    al seguito violenti colpi, assordanti,
    si rincorrono attraversando il cielo,
    come una mandria di cavalli scossi.
    E poi d’improvviso la scorgo,
    bianca punta di un iceberg,
    piccola inerte vela, che cerca la direzione,
    verso l’approdo, un fuscello innalzato a gloria,
    sulla cresta dell’onda, che poi ricade in picchiata,
    inghiottita dalla furia del mare in tempesta.
    Orde di gabbiani affamati, ne seguono la scia,
    spingendo a fatica, il loro volo controvento,
    che li ferma, li trattiene, appesi ad un filo invisibile,
    ma non si arrendono, eppure con il loro rauco vociare,
    sembrano incitarla, mentre la vela bianca,
    compare e scompare ai miei occhi,
    in quel marasma di sabbia, d’acqua e spuma ribollente,
    con un gioco di colori e sfocate illusioni ottiche,
    poi la rivedo e l’incoraggio a giungere alla meta,
    continuo a seguirla, per sostenerla sull’onda più alta,
    per lei temo gli scogli, che si stagliano confusi all’orizzonte.
    Poi il porticciolo, l’abbraccia con acque più quiete,
    la vela bianca ha vinto sulla furia del mare,
    il mio cuore rallenta i battiti, respiro di sollievo,
    la vela bianca, ha vinto sulla furia del mare.

    – accetto il regolamento

  68. Inquietudine

    L’inquietudine del mare
    Mi appartiene
    In te sento placarsi
    Le mie pene

    Acque increspate
    Onde che si rincorrono
    Senza mai raggiungersi
    Ciclo continuo

    Fluire della vita
    Scorrere degli eventi
    Serbare in te i più
    Segreti sentimenti

    Storie senza tempo
    Ricordi spensierati
    Profumi e tante risate

    Storie di giganti mitologici
    Tifeo che ci sorreggi
    Tritone e le sue Sirene
    Una storia che mi appartiene

    Quanto mistero
    Sotto le tue onde
    Ti pongo domande ma nessuno mi risponde

    Vorrei sapere
    Di Ulisse e di Penelope
    Di un Amore
    Che è andato oltre le regole

    Di Alfeo e Aretusa
    Di una Storia
    Mai conclusa

    Di questo cielo
    Di queste stelle
    A cui affido
    Le promesse più belle

    Per poi partire
    Ma sapere di tornare
    Al mio piccolo
    Angolo di Mare.

    – accetto il regolamento

  69. Incontro

    Non fu la lontananza,
    né il cielo, né il tempo,
    a creare dimenticanza
    di un incontro in riva al mare.

    Là dove, al tramonto,
    l’acqua si fa rosa argenteo,
    alcova d’amore
    per fenicotteri tornati a casa,
    che tra paludi e canneti
    in aria di corteggiamento,
    planano festosi e allegri.

    Con il sopraggiungere della luna
    l’acqua si fa di un grigio plumbeo.
    Allora,
    per allontanare il rimpianto
    di un incontro mai compiuto,
    riparo lo sguardo curioso
    tra le piccole cose
    fatte di cielo, acqua e terra arida e selvaggia.

    Lo stupore di uno sguardo
    adagiato su quel mare
    di cui non conosco profondità si fa strada.
    La memoria vivida dei suoi colori
    dall’ azzurro-verde, alla spuma biancastra,
    mi accompagna nei giorni freddi.
    Lo sciabordìo delle sue onde
    è musica che risuona
    come una dolce nenia.
    Accetto il regolamento

  70. L’ignoranza del mare

    Il mare non sa la sua felicità
    nel viaggio e nell’approdo sicuro.
    Conosce la fatica dei remi
    e l’andare veloce
    dei motori.
    Canta con le vele spiegate
    insieme al vento
    ignaro della felicità
    dei naviganti.
    Ugualmente non sa
    l’incertezza negli occhi
    di chi parte
    e il dolore degli addii
    nelle mani che spingono
    lo scafo.
    Sconosce il mare
    il buio che inghiotte il giorno
    e trascina a fondo la speranza.
    Culla e sudario
    semplicemente sta
    ugualmente distante alla terra
    custode e carceriere
    del riso e del pianto.
    Non sa
    eppure accompagna
    col suo canto di risacca
    la vita e la morte
    così lontano
    così vicino
    oltre ogni orizzonte
    alla deriva.

    Dichiaro di accettare il regolamento del concorso

  71. Contemporaneità
    Questo mondo così mutevole
    straordinariamente così feroce
    è solo per i pazzi,
    santi sono i savi proclamati
    per ovvietà,
    sacri i falò pronti sulle rive
    di approdi salvifici
    mentre nuvole di anime
    ombrano le increspature marine.
    Ha la pelle in rovina
    questa terra madre,
    ogni suo lembo ha lo stesso colore
    ed ogni onda il suo moto perpetuo sapor speranza,
    le insistenze bruciano le coscienze e noi a celebrare
    il rito della vita,
    ogni giorno ad ogni risveglio
    per essere farfalle o api,
    scegliere se essere vetro in frantumi o pietra scagliata!

    Accetto il regolamento.

  72. LA CORSA

    Il ragazzo

    Corre a piedi nudi

    Sulla spiaggia deserta

    Del primo mattino.

    E il piede affonda,

    Nella sabbia bagnata

    Sprofonda,

    E il mare inonda

    L’esile orma

    Di adolescente

    Incosciente

    Poi l’impronta

    Si fa più leggera,

    Ma il mare, lo stesso,

    La cerca e divora.

    Poi l’impronta sparisce

    Il ragazzo

    Ha spiccato il balzo

    Verso l’età adulta

    Dei suoi primi dolori.

    – accetto il regolamento

  73. Fluttuante anima d’acqua

    Nel paese senza tempo,
    dove tremulo comincia il mare,
    rinasco come al tocco
    del salino l’erba fresca,
    vividamente tesa all’onda
    che non ha ricordi.
    Il mio cuore in corsa
    discende intrepido le dune
    di stagioni lontane
    e tra mormorii si perde,
    lungo declivi acquei
    di quiete sterminata.
    Si schiudono gli abissi,
    balenando alle mie ossa
    come coralli illusi da riverberi
    di antica tenerezza.
    Nell’illimite fremito
    che oltrevarca
    il livore della notte
    illune e solitaria,
    sibilano ribollenti distese di respiri.
    Ebbri ribattono passi furtivi,
    appesi ai muri fradici del porto;
    schiumano indomiti i gorghi
    grevi della mente,
    brune serpi di ombre implacabili
    in fondo agli antri cavi
    dove tu non sei,
    dove non mi hai cercato più.
    E, svanito, tace il dolce incanto,
    il felice niente dell’amore:
    inutile maceria limacciosa
    da mille voli attraversata
    formidabili e fugaci.

    – accetto il regolamento

  74. Sogno marino

    Senza tempo
    l’onda.
    Piano
    come una carezza.
    Dolce marea.
    Sogni di schiuma
    bianca e leggera.
    Sotto il cielo
    il mare mosso.
    Rosse le vesti
    di nuvole,
    respirano vento e salsedine
    i gabbiani.
    Su spiagge deserte
    il giorno declina
    e s’abbuia.
    Accetto il regolamento

  75. E la mia pelle si espande verso il mare

    Quasi sfioro la notte mentre il pensiero
    ripopola le acque
    e agisce, sfugge, ogni controllo è vano.
    Quasi rivedo le sirene, e mi agita quel canto
    e cade ogni difesa
    e sono Ulisse, come lui vago raminga
    tra le genti e il mare è la mia casa,
    l’abisso il mio castello,
    le dune della sabbia
    percorro senza posa.
    Quasi sfiora l’aria la mente laboriosa
    mentre osservo un orizzonte
    irraggiungibile.

    Ed il pensiero viaggia tra le onde
    e la mia pelle si espande verso
    il mare.

  76. CIELO LIQUIDO

    Nuoto
    nel tuo liquido
    cielo blu –
    volo
    in sospensione
    su d’un abisso
    in cui mai
    precipito.

    (accetto il regolamento)

  77. Mediterraneo

    Onde cavalcanti
    lungo sabbie sode
    di un mare mediterraneo
    in cerca di pace antica.
    Occhi di persone
    scrutano
    granelli di esistenza
    come olive umide
    al frantoio della vita.
    I capitani di navi
    scorrono le rotte dell’incanto,
    idee sommerse ed anticaglie sparse
    sui concetti di lussuria ricavati in ogni porto.
    E lì sedano
    le proprie voglie strozzate
    senza chiedersi perché
    il mare conduce a solitudini remote.
    Noi viviamo questi episodi
    come fotogrammi onirici
    e siamo postriboli d’amore
    dove
    nessuno trova
    risposte consistenti…
    il sole appare
    e cancella ogni cosa
    persino i nostri sguardi,
    rimasugli di salsedine.
    Accetto il regolamento

  78. Altro mare.

    Tornerò indolente
    ad altro mare.
    Mi lascerò lambire
    dalla nuova corrente
    e giocare sulla pelle
    l’increspato abbagliare
    di scintille.
    Di piccole onde
    accoglierò nel palmo
    i mulinelli lucenti
    ed il fresco cinguettare.
    M’offrirò remissivo,
    le labbra schiuse,
    all’inondare del sole,
    accettandone
    il tiepido calore
    fluire dentro di me
    come un ricordo.

    – accetto il regolamento

  79. – Marco il marinaio –

    In ambigua e maledetta nave
    m’imbarcai io, ingenuo marinaio,
    infausto un giorno d’aprile.
    Ora disertar è fatto si grave,
    ma cercar io devo da questo guaio
    fuggir nascosto in quel barile.
    Da questa buia cella rinchiuso,
    stretto, ma passerò da quella finestra,
    pria che diman, com’è d’uso,
    penda io dall’albero di maestra.
    Che con diversi occhi
    il mar io vedo
    dal Capitano, dai suoi pidocchi,
    il suo secondo e tutto il loro credo.
    Di loro solcati i volti dall’operar duro,
    unico credo, son ben io sicuro,
    a cieco cuore e rinnegata fede;
    ed in bocca vuote parole e fuori sede,
    l’uman intelletto bestemmiano dementi,
    sorda la mente e monchi sentimenti,
    già sterili anime inaridiscono
    che di depredar in mare
    altro non capiscono.
    Più d’appresso all’animal regno
    degradante branco fanno
    nel riso, di selvagge fiere il segno
    che di propria e altrui vita
    la compagnia è di danno.
    Mentr’io al gabbiano rimirar assorto
    nel tuffo pescar il suo pesce,
    quando del tonno accorto,
    faticar io cattura se dalla rete esce.
    E della balena respirar notturno il canto
    che negli abissi il pensier mio trasporta.
    Del mar regina e materno vanto,
    che ima pena al cor mio infligge
    dall’arpion vederla morta.
    Mai più lo stesso mar navigar intendo
    con sì fatta ciurma su nave che barcolla,
    e mia la libertà riprendo
    come il naufrago l’ignoto
    dell’isola sua s’accolla.
    Da spartir cos’ho io
    con codesta sporca gente
    che d’abbondar di fornicazioni
    e lazzi, altro non importa niente?
    D’altra razza sono
    e ad altri lidi destinato,
    che decider io della vita mia,
    né all’uomo, né al cielo,
    codesta infamia schiaffeggia reato.

    – accetto il regolamento

    1. Profumo di borotalco
      sulle pieghe di velluto
      e latte che cola dalla bocca
      del tuo bimbo appena nato
      che avido succhia dal tuo seno.

      Ricordi di mamma e di ninne nanna
      di fiori di campo e terra bagnata,
      delicate melodie di carillon
      e girandole di farfalle colorate
      sulla culla.

      Dolci sono i ricordi
      che stringi forte al petto
      e li trattieni, bene prezioso
      nello scrigno dei tuoi tesori.
      Paola Pittalis
      Accetto il regolamento

  80. Ci siamo ancora

    Ci siamo ancora nonostante l’irretire del tempo.
    Siamo vincitori di pazienza e di senso.
    Vincitori di giorni frustrati.
    Di terapie e doni di abbracci.
    Terapie di sorriso manifestato e sentito fin nell’oblio.
    Di speranze che assalgono con forza e sfinimento.
    Speranze sotterrate e rigurgiti di malinconia.
    Sotterrate nella terra i semi della rinascita.
    Nella nuova vita che s’addobba di uguaglianza vera.
    Nuova è la luce che mette ombra al male.
    E l’incomunicabilità dell’essere che scomunica l’etica
    l’indifferenza che agghiaccia il cuore si dissolvono.

    – Accetto il regolamento

  81. PERDERSI
    Abbaglio di luce accecante
    nel mezzo del giorno,
    sole a perpendicolo
    sospeso, alto, sulla testa,
    umidità calda, appiccicosa,
    quasi umana.
    Dietro, respira
    un verde da pazzia
    giungla e foresta,
    bosco e giardino.
    Tutto l’immaginabile
    coniugato al vegetale.
    Vicino, una sfumatura
    frusciante di palme.
    Vedo-non vedo,
    luce-ombra-luce,
    in repentini scambi.
    Davanti a me… Oh!
    Davanti a me l’oceano.
    Onda, schiuma. risacca.
    E poi ancora.
    Onda, schiuma, risacca.
    Incessante alternarsi
    di strati liquidi
    che si sovrappongono,
    si sottopongono,
    si mescolano,
    si confondono..
    Si uniscono per poi
    separarsi nuovamente
    come amanti che si cercano
    e si respingono nella frenesia
    della loro passione.
    Quanto può essere blu
    questo mare indiano?
    Dall’azzurro al turchese,
    passando dal verde smeraldo,
    con scintillii di riflessi
    che si perdono laggiù
    dove sfuma l’oltremarino
    nel cobalto e nell’indaco,
    laggiù, verso l’equatore.
    Intenso stordimento
    di calore, di luce, di colore.
    Quanto sarà profondo
    questo oceano?
    Quanto sarà vasto?
    Immenso e profondo
    da perdersi e
    non ritrovarsi più.
    Accetto il regolamento del contest.
    Antonella Orlandini

  82. — CHIUSE LE ADESIONI AL CONTEST —
    SI RINGRAZIANO TUTTI I NUMEROSI PARTECIPANTI
    I FINALISTI SARANNO AVVERTITI TRAMITE E-MAIL
    I RISULTATI SARANNO PUBBLICATI NELLA CATEGORIA CONCORSI

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