Meditazioni Metafisiche #30: l’uomo è più pericoloso del lupo?

Nella mitologia greca gli uomini sono creati dalla terra, un po’ come nel racconto biblico.

Apollo-Elio in un mosaico romano del II secolo
Apollo-Elio in un mosaico romano del II secolo

In genere quando i Greci immaginano l’origine dell’umanità, la fanno derivare direttamente o indirettamente dalla terra. Direttamente, quando descrivono uomini che escono dal seno della Terra o che nascono dalle pietre lanciate da Deucalione, il figlio di Prometeo, e da sua moglie, Pirra, figlia di suo fratello, Epimeteo. Indirettamente, quando immaginano un dio artigiano, come Prometeo, il patrono dei vasai, che plasma gli uomini con acqua e terra”.

La generazione degli dèi greci è vista spesso in una relazione di opposizione e complementarità. Pensiamo solo a Apollo, dio solare e dell’arte, e Dioniso, dio degli eccessi e quindi dagli aspetti meno formali e “luminosi”.

Cleante associava Apollo al sole perché esso si leva ora da un punto ora dall’altro (in greco ap allon kai allon topon), invece Crisippo perché il sole non fa parte delle numerose (in greco pollon) manifestazioni nocive del fuoco, avendo Apollo la prima parte del suo nome (la lettera A) con valore di negazione[1].

Ma la caratteristica fondamentale dell’uomo è quella di avere anche aspetti meno corporali, meno passionali e carnali, cosa che farebbe pensare alcuni ad un’anima spirituale.

Nel Nuovo testamento l’uomo è addirittura figlio di Dio. Prima ancora Platone vedeva nell’uomo un’anima immortale rinchiusa nel carcere di un corpo mortale. Cartesio riprenderà questo dualismo capitale nella storia del pensiero occidentale.

Ficino (Teologia platonica X, 2) ha queste parole: Sed numquid humanum corpus ea est dignitate donatum ut mentem perpetuam excipere hospitem mereatur? Proculdubio, “ma al corpo umano è forse data una dignità tale da meritare di ricevere come ospite una mente perpetua? Questo è indubbio”.

Nell’uomo il dualismo tra istinto e volizione è sempre presente. Abbiamo un amore carnale, un Eros. Questo amore istintuale che ci spinge ad affermare i nostri geni nella procreazione, può essere sublimato in un amore spirituale, Agape, che spinge l’uomo anche al sacrificio di sé stesso per gli altri.

Tommaso d’Aquino (Scriptum super libros Sententiarum III, 27, 1, 1, 4) osservava come dicitur amor extasim facere, et fervere, quia quod fervet extra se bullit, et exhalat, “amore è fare e ardere, perché ciò che arde, fuori da sé si agita e esala”.

Il problema dell’egoismo dell’uomo si scontra con quello dell’amore per gli altri. È necessario pensare a sé stessi per sopravvivere. Ma è importante non essere una monade e sublimare l’Ego con uno slancio verso l’Altro. L’uomo prende tutto dai genitori e poi diventa adulto quando comincerà a donare agli altri tutto ciò che ha ricevuto.

Il corpo ha istanze tendenti alla preservazione di sé stesso. Lo spirito pensa agli altri ma, come a chiudere un cerchio, l’uomo pensando agli altri, pensa anche a sé stesso, perché la sopravvivenza umana dipende giocoforza dalla comunità.

Triangolo a sei punte
Triangolo a sei punte

Secondo questo assetto circolare, per cui una azione si sviluppa e poi, con gli effetti che produce, torna indietro rinforzandosi, si può spiegare il malessere dell’uomo, secondo una visuale. L’essere umano sta male sia se pensa a sé stesso (triangolo con la punta verso il basso), dando adito alle istanze egoistiche e materiali, sia se pensa solo agli altri (triangolo con la punta verso l’alto), dando adito alle istanze spirituali. La gioia di vivere dipende se questi due triangoli si uniscono in una sintesi finale: Triangolo a Sei Punte o Stella di Davide.

Secondo la teoria di Levine, il cervello degli animali è predisposto a fare in modo che un trauma venga scrollato di dosso dal corpo per ripristinare lo stato corporeo precedente il trauma. Una pecora vede il lupo, il suo cervello fa battere più velocemente il cuore per prepararsi alla fuga, ma quando il lupo scompare, il cuore ritorna alla solita frequenza.

Invece nell’uomo il corpo accumula malessere che non si scarica quando la minaccia cessa, ma perdura nello stress post-traumatico. Qualcuno ci offende, è normale che il cuore batta più forte per prepararsi a un attacco: ma il problema sorge quando, per via della minaccia ripetuta, il cuore comincia a battere più forte anche senza litigare con nessuno, innescando uno stato di allerta patologico.

Bisogna chiedersi il perché? Forse la coscienza crea rappresentazioni che “presentizzano” in noi una minaccia anche quando cessa? Forse gli uomini sono più pericolosi di qualsiasi lupo e quindi il nostro cuore fa bene ad accelerare il battito anche senza vederli?

Forse la società tende a farci del male se non è diretta al servizio di ogni suo componente? Ma per far ciò possiamo ipotizzare che ogni componente della società debba collaborare con la stessa. Solo così, unendo tutti gli scopi individuali tesi alla stessa finalità, la società potrà essere quella Mano Invisibile (Smith) che tutto regola a vantaggio di tutti. È possibile, anche se non si può dimostrarlo, che le persone lavorano per loro stesse (egoismo), ma se seguono le regole della società (aspirazione altruistica dettata da valori spirituali), lavorano anche per gli altri, cioè per la società stessa, incanalando le energie nella maniera giusta, cosa che alla fine procura vantaggio anche al singolo componente della società. Se la società va bene, tutti ne traggono giovamento. Quindi la persona che segue le regole (non commette crimini), unisce due istanze in una sintesi finale: per sé stessa e per gli altri.

Ciò che noi siamo dipende dal corpo. Questo per vari aspetti. Le sensazioni che abbiamo sono collegate al corpo e ai suoi processi chimici che selezionano il contatto con il mondo esterno. Abbiamo una prima sensibilità nervosa e poi la consapevolezza di questa sensibilità. Possiamo avere le gambe senza sentirle consapevolmente fino in fondo perché siamo distratti o viviamo in un corpo vuoto che non ci appartiene veramente. Per aumentare la sensibilità del corpo bisogna aumentare la nostra vitalità, cioè l’autentica espressione di noi stessi e della nostra eccitazione, che spesso sono represse da una società malata.

Quando diventiamo consapevoli del tutto del nostro corpo, allora il corpo ne giova, infatti emergendo la nostra vitalità aumentano il metabolismo e il battito del cuore, che così ritornano in fisiologia.

Spesso non sentiamo il nostro corpo perché abbiamo conflitti psichici che creano tensioni muscolari. Quando siamo preoccupati per qualcosa irrigidiamo il diaframma e respiriamo male. Uno stato del genere può essere anche cronico se abbiamo un conflitto irrisolto nella nostra mente.

La Bioenergetica lavora quindi a livello corporeo per farci risentire il nostro corpo e a livello psichico per eliminare il conflitto, che risale spesso all’infanzia. Il bambino che subisce traumi ripetuti, per esempio è poco accudito dai genitori, si adatta pagando un prezzo: a livello psichico nasce un conflitto e questo si proietta a livello corporeo con tensione muscolare. Il conflitto perdura nell’adulto. Se qualcuno ci taglia la strada quando guidiamo, è possibile che noi non reagiamo e teniamo tutto dentro. Questo ostacola la nostra vitalità e si crea una tensione muscolare. Siamo in uno stato di malessere perché non esprimiamo noi stessi e respiriamo male. Perché da bambini i genitori ci maltrattavano e ci siamo adattati pagando un prezzo: bloccando l’espressione di noi stessi, della giusta rabbia, cosa che ha creato una prima rigidità muscolare.  Da piccoli abbiamo imparato questo schema disfunzionale e lo riproponiamo ogni volta che dovremmo esprimerci. Questo aumenta il malessere e la nostra vita va male. Ma se impariamo a sintonizzarci sul nostro corpo riacquisiamo il contatto con noi stessi, poniamo le basi della giusta espressione della vitalità, cosa che si riacquisisce pienamente mediante un professionista che ci distoglie a livello psichico dallo schema disfunzionale.

Meditazioni Metafisiche #30 l'uomo è più pericoloso del lupo
Meditazioni Metafisiche #30 l’uomo è più pericoloso del lupo

Il nostro corpo non è una monade, è infatti collegato con la mente. un cervello senza metabolismo corporeo non può funzionare, cosa che pregiudica l’attività della mente. Viceversa la mente può influenzare il corpo mediante il sistema nervoso autonomo: quando siamo preoccupati ci ammaliamo di gastrite.

La nostra persona (corpo e mente uniti) è intimamente legata agli altri. Quando nasciamo, l’unione simbiotica con la madre pone il fondamento della nostra individualità. Una persona sradicata dal contatto umano non sa chi è. Noi impariamo ad avere emozioni imitando quelle che vediamo negli altri.

Ma all’inizio tutto il processo è dettato dal corpo o Io corporeo. L’Io motorio (il corpo che si muove) sta alla base della relazionalità. Dalla ricerca infantile e dalla ricerca sugli animali sappiamo che gli abbandoni precoci pregiudicano la personalità, perché creano squilibri chimici, corporei e psichici che andranno a influenzare cronicamente cervello e mente intaccandoli nei ritmi psicobiologici di base.

Il feto ha ritmi cinematici (modi costanti di muoversi) per raggiungere la bocca che sono più rapidi rispetto a quelli che usa per raggiungere gli occhi. Gli occhi, infatti, sono più delicati e il feto allora già sa che deve toccarli più lentamente. Questa intenzionalità motoria è la capacità del feto di scegliere lo scopo di un movimento. Possiamo dire che il feto ha un Io corporeo che lo porta a interagire consapevolmente o quasi, o meglio intenzionalmente, con il proprio corpo mediante movimenti non casuali. Ma non solo, studi ecografici dimostrano che il feto ha una intenzionalità analoga anche per interagire con l’utero che lo porta.

In seguito il neonato userà i movimenti cinematici verso la madre per strutturare il rapporto con essa. La prima relazionalità nasce dal rapporto con la madre. Se il neonato non la tocca bene, egli si sente insicuro, ma se la tocca bene, si sente sicuro. Questa sicurezza o meno influenza positivamente o meno l’attaccamento.

Nel passato si aveva una idea modulare della mente: ogni funzione psichica ha un’area specifica del cervello funzionalmente e anatomicamente autonoma. Oggi le neuroscienze hanno distrutto questo approccio e hanno dimostrato per esempio che le funzioni motorie svolgono un ruolo importante per le funzioni percettive, e viceversa. Il movimento nasce dalla rappresentazione di ciò che potremmo fare, che è influenzata dalla percezione del mondo esterno. La mente umana quindi non nasce dall’Io penso ma dall’Io posso. Questo Io posso deriva da come vediamo il mondo. Noi vediamo persone e cose. Per questo la relazione fonda il nostro Io come Persona.

Diventiamo sempre più grandi quando diventiamo sempre più in grado di simbolizzare. Per esempio in un colloquio un bambino dapprima indica il giocattolo che l’adulto individua, poi quando è più grande inizia a raccontare storie personali su quell’oggetto. Nel rapporto con il mondo esterno il bambino fa dapprima ciò che gli dicono i genitori, in seguito ciò che gli diranno gli amici, solo dopo anni imparerà a ragionare da solo. Ma la base è quella di imitare gli altri, dapprima i genitori.

 

Written by Marco Calzoli

 

Note

[1] S. Said, Introduzione alla mitologia greca. Letture antiche e moderne, Roma 2012.

 

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Rubrica Meditazioni Metafisiche

 

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