“Quel prodigio di Harriet Hume” di Rebecca West: un viaggio nell’animo umano tra amore e magia
“C’era una magia supplementare nel percepire sotto la mano il battito del suo cuore, il quale rivelava che, per quanto nello spirito lei fosse così misteriosamente al di sopra dei limiti delle persone ordinarie, manteneva comunque un legame con la realtà dei fatti puntuale quanto il ticchettio di un orologio.”
Harriet Hume è una giovane donna dal fascino incontestabile e da questo è stato rapito Arnold Condorex, politico benestante con un matrimonio di conveniente.
Lei, al contrario, non ha una sterlina e fa della femminilità la sua principale ricchezza.
I due sono amanti nonostante siano l’uno l’opposto dell’altra.
La loro relazione vive alti e bassi, per lunghi periodi non si vedano ma in un modo o nell’altro si ritrovano sempre, in diversi luoghi di Londra, in diverse stagioni.
Lui crede di nascondere la sua vera personalità ma quando si accorge che Harriet riesce a leggergli nel pensiero, quasi si trattasse di magia, le cose cambiano, Arnold diventa ostaggio di lei e si trova finalmente a fare i conti con se stesso.
Lui rappresenta la spregiudicatezza, lei la purezza che lo attira con le sue doti di pianista. E forse stavolta sarà lei a stabilire le regole e dominare il gioco.
Ricordate la trilogia de “La famiglia Aubrey” che ci ha fatto tanto innamorare?
L’inglese Rebecca West, l’autrice, è tornata con un romanzo inedito, “Quel prodigio di Harriet Hume”, anche stavolta edito dalla Fazi Editore (novembre 2020, traduzione di Francesca Frigerio).
“Di tutte le donne che aveva conosciuto lei era la più eterea. Amarla era come avvolgersi in una lunga sciarpa di puro spirito. E tuttavia, per quel che concerne l’amare, com’era umana!”
Un romanzo che ancora una volta vede protagonista una donna in tutte le sue sfaccettature. Sì, è presente anche Arnold ma è quasi un contorno se consideriamo lo spessore di Harriet. Lui la definisce in diversi modi, la provoca arrivando persino a deriderla ma alla fine dei conti a reggere il tutto è sempre e solo lei.
Le descrizioni dei luoghi sono bellissimi e sono tanti quelli che vengono descritti, in particolare quelli relativi agli incontri tra i due, così come hanno il loro fascino gli abiti che variano di pagina in pagina ma soprattutto i sentimenti della cara e non così ingenua Harriet.
“Quando, oltrepassata la soglia, chiuse la porta con violenza, tale violenza era dovuta al fatto che si immaginò nell’atto di chiuderla in faccia a quel prodigio di Harriet Hume.”
Un viaggio di oltre trecento pagine nel quale i sentimenti, la psicologia e i cuori dei due protagonisti sono ciò che colpiscono maggiormente.
Un viaggio non sempre felice, più di sovente cupo, come cupo è l’animo umano.
“Erano come un vaso greco, lui il solido recipiente, lei la decorazione a spirale che lo avvolgeva interamente.”
Antiche leggende, fantastiche elucubrazioni e un amore in crescita accompagnano il lettore dall’inizio alla fine senza dimenticare i momenti di riflessione nei confronti di ciò che accade, della società di quei tempi, della convinzione degli uomini e dell’arguzia delle donne.
“È una fatica che ricade interamente sulle donne quella di essere destinate a fare dei doni e che la qualità dei loro doni venga determinata sulla base della qualità di coloro che li ricevono.”
Una parte centrale forse un po’ lenta e va detto che non c’è paragone con “La famiglia Aubrey” ma se amate Rebecca West e la sua scritta apprezzerete anche questo piccolo gioiello del 1929.
Written by Rebecca Mais