Intervista di Alessia Mocci a Daniela Balestra: vi presentiamo il libro “Vallongimello”
“Ritengo da sempre prioritaria la vera “ricerca interiore”, quella cioè che forma nella vita e che sfugge la dilagante superficialità ed attenzione all’apparenza, tipiche nella società attuale, anche se è estremamente difficile diffondere sul serio la relativa pratica ad un impegno personale d’“intimo” lavoro, sia per le tante e varie resistenze in questo campo, sia per le altrettante diffuse tendenze alla denigrazione verso chi esplora aspetti meno usuali del pensiero, atteggiamento che, forse, ancor più, spaventa ed isola.” – Daniela Balestra

“Vallongimello” è stato pubblicato nell’ottobre del 2020 dalla casa editrice Rupe Mutevole Edizioni nella collana editoriale Oltre il confine. In copertina è presente l’acquerello di Mark Drusco dal titolo “Segni dall’Ignoto”.
L’opera di Daniela Balestra, insegnante per la scuola d’infanzia ed educatrice professionale, ci racconta di una donna alle prese con il suo viaggio alla ricerca del sé. Un percorso illuminato dalla solitudine, vera compagna di vita per coloro che sentono la necessità di cercare risposte alle proprie domande sull’esistenza.
“Strinsi perciò i denti, determinata a farcela da sola, senza l’aiuto di nessuno. Del resto, che altro si poteva chiedere a un’anima in viaggio per la sua Evoluzione profonda, se non la sua più autentica autonomia? M’assopii su queste riflessioni, sperando in un miglioramento della situazione di lì a giorno.”
L’autrice è stata molto disponibile nel rispondere ad alcune domande che presentano maggiormente il libro, su scelta della stessa non è presente una sua immagine perché ritenuta superflua per il messaggio che si vuole condividere.
A.M.: Buongiorno Daniela e benvenuta su Oubliette Magazine. Le porgo i miei complimenti per la sua pubblicazione avvenuta qualche mese fa, ad ottobre. Come prima domanda mi piacerebbe discorrere sulla scrittura in generale. Perché si ha esigenza di scrivere?
Daniela Balestra: Buongiorno, ringrazio per l’ospitalità! Scrivo da sempre, precisamente dall’età di 10 anni. Iniziai per una sorta di sfida con mio padre, poeta per proprio diletto, attendendolo al rientro a casa con sempre più numerose poesie all’unico scopo di stupirlo. Solo a 20 anni, però, mi scaturì da dentro un improvviso mutamento di tono espressivo, che facilitò l’emergere inatteso di “materiale interiore”, per raccontarmi. La forma di scrittura principale era, allora, la poesia e partecipai a qualche concorso a tema sia a Roma che a Bologna, ma ancora prevalse la tendenza ad esser solitaria. Scrivevo più per me, per incontrami… che per farmi notare. La narrativa è emersa con gli anni. “Vallongimello” è il primo testo in questo senso, seguito da altri, a distanza di un anno tra loro. Attualmente, da marzo ad oggi, sto vivendo uno stato emotivo d’ispirazione continua e pressante che mi ha spinto a scrivere più o meno un libro al mese.
A.M.: Per la stesura di “Vallongimello” ha impiegato alcuni anni oppure è stata una scrittura di getto?

Daniela Balestra: Ho scritto “Vallongimello” nel 2015, in 74 giorni. Il titolo è nato da un sogno. La casa editrice “Rupe Mutevole” mi è stata indicata da amici e, leggendo informazioni sulla stessa, ho ritenuto fosse adatta per pubblicare il tipo di tematiche che perseguo.
A.M.: Nell’incipit leggiamo: “Quando sento quel suono fondo, che da dentro antico mi proviene, d’improvviso so per certo che non risponderò più di me stessa e che le conseguenti mie azioni dovranno essere fermate. Necessario si profilerà un atteggiamento di natura introspettiva e ogni diverso porsi di fronte all’esistente non potrà che scatenare reazioni impossibili da condurre a buon fine.” Un inizio forte che trascina il lettore alla riflessione all’interno di sé. Quanto è importante la solitudine non solo per una scrittrice ma anche per una persona che non si diletta di scrittura?
Daniela Balestra: L’incipit funziona in realtà da summa di tutto il percorso interiore della protagonista, che solo al termine del suo “viaggio” saprà quanto una particolare Risonanza avrà per sempre in lei il potere di scatenarle la capacità d’entrare in connessione con il proprio Sé. E la protagonista, poi, è la sensibilità stessa, quella di chi giunge a voler conoscere di più di sé.
La solitudine rappresenta invece la “fibra” che serve da sostegno a chi si muove per ritrovarsi. Ritengo da sempre prioritaria la vera “ricerca interiore”, quella cioè che forma nella vita e che sfugge la dilagante superficialità ed attenzione all’apparenza, tipiche nella società attuale, anche se è estremamente difficile diffondere sul serio la relativa pratica ad un impegno personale d’“intimo” lavoro, sia per le tante e varie resistenze in questo campo, sia per le altrettante diffuse tendenze alla denigrazione verso chi esplora aspetti meno usuali del pensiero, atteggiamento che, forse, ancor più, spaventa ed isola.
La pervasività della vita “esterna” finisce per consumare l’esistenza stessa e non concede momenti di tregua all’individualità che può arrivare a non conoscersi mai a fondo! La solitudine, vista da quest’ottica, può sostenere nell’incontrar se stessi… e si dimostra più un Silenzio che nutre, piuttosto che un vuoto da riempire sempre e comunque!
A.M.: Poco più avanti leggiamo: “Giunsi in quel borgo come per caso, trascinata da un sentore dolcissimo di neve e di muschio, che a ogni passo mi trapassava la coscienza.”. La protagonista arriva a Vallongimello, l’interrogazione sul “caso” è qui di grande importanza e di quotidiana realtà per coloro la cui mente vaga nella ricerca di comprensione. Esiste il caso oppure è la necessità – intesa come la divinità greca della necessità alla quale anche gli dèi dell’Olimpo obbedivano – a manovrare gli esseri umani?
Daniela Balestra: Questa tematica mi è particolarmente cara, per via di tutta una serie d’eventi esistenziali, e riguardo ad essa ho raggiunto una posizione alquanto ferma. Non credo all’esistenza del caso come fattore caotico delle vicissitudini umane, ma sono convinta che ci sia un disegno complesso all’interno di ognuno di noi, che nel corso del vivere ci accompagna a compiere determinate scelte piuttosto che altre. Certo, può tuttavia emergere solo se gli si concede considerazione! Il percorso della protagonista ben lo dimostra, evidenziando anche le sue tante incertezze e talvolta persino riluttanze, che approdano alla fine ad un solo possibile finale, dettato rigorosamente dal cuore.
A.M.: “La realtà non era più la norma, né tanto meno la materia e le sue leggi. Tutto sottostava a criteri inspiegabili quanto oscuri. Appoggiando la mano ad una parete, la sentii umida e gelata, mentre l’aria attorno pareva respirare autonomamente.” C’è un target di lettori e lettrici a cui il suo romanzo è destinato?
Daniela Balestra: Ho scritto questo libro più per urgenza interiore che pensando ad una qualche definita tipologia di lettori. Certamente non lo ritengo un genere adatto a tutti, quanto rivolto a chi sia interessato a compiere un cammino verso se stesso.
A.M.: Causa pandemia le presentazioni letterarie non sono praticabili ma ho notato che in tanti hanno ben pensato di utilizzare i social network e la modalità video come alternativa.

Daniela Balestra: Non sono interessata a questo genere di pubblicità. Non scrivo per apparire, ma solo per comunicare. Chi mi vuole conoscere, ha i miei testi per farlo, mentre la mia terrena personalità non ha importanza. E per questo stesso motivo, evito di promuovere la mia immagine con fotografie, che leggo solo come un ulteriore focalizzarsi su impressioni ancora “esterne” e non sulla propria ricerca interiore. Le fotografie distraggono… dalla presa di coscienza di sé.
A.M.: Salutiamoci con una citazione…
Daniela Balestra: Mi è rimasta impressa un’affermazione che ho letto in più di un autore e vorrei condividerla con i lettori: “L’Energia segue l’intenzione”.
A.M.: Daniela la ringrazio per le sue acute osservazioni e sono certa che molti nostri lettori apprezzeranno la sua capacità di silenzio e solitudine. Attitudini che anche io professo e consiglio. La saluto con le parole di Khalil Gibran: “Ho abbandonato il mondo e ho cercato la solitudine perché mi sono stancato di rendere omaggio alle moltitudini che credono che l’umiltà sia una sorta di debolezza, e la compassione una specie di viltà, e lo snobismo una forma di forza.”
Written by Alessia Mocci
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