“The soviet garden” di Dragoș Turea: il problema dell’alimentazione e l’uso dell’energia atomica in Moldavia

“Per ottenere l’acqua per l’irrigazione dei campi, anche i fiumi sono costretti a risalire la collina…” – Dragoș Turea, regista

The soviet garden di Dragoș Turea
The soviet garden di Dragoș Turea

Presente alla rassegna Pordenone Docs Fest, il documentario The soviet garden (titolo originale “Grădina Sovietică”) figura come uno dei più incisivi. Da ricordare che, alla sua XIII edizione, il Pordenone Docs Fest si è svolto nella città friulana dall’11 novembre al 15 novembre 2020.

Realizzato dal regista moldavo Dragoș Turea, il lungometraggio affronta una questione di estremo interesse, oltre che di grande richiamo, il quale gode di un suo punto di vista personale legato a fatti strettamente privati.

Ed è stato grazie alla speculazione presentata, che il Festival non ha potuto far altro che selezionarlo e inserirlo nella sua programmazione.

In virtù anche della vocazione del Festival a essere testimone di impegno civile, e a favore di un equo discorso ambientale. Il documentario, infatti, non smentisce questa tradizione, perché stigmatizza l’impiego dell’ambiente, se usato in maniera indiscriminata al fine di una produzione agricola intensiva con mezzi non proprio ortodossi.

Quella messa in campo da Turea è una discussione importante, e soprattutto di grande attualità, se contestualizzata in questi nostri tempi di emergenza sanitaria in cui tutto il mondo si dibatte per arginare una pandemia di ampie proporzioni generata da un virus letale, in grado di provocare conseguenze dannose sulla popolazione.

Il problema dell’alimentazione è spesso fonte di confronto fra persone di tendenze diverse.

Dividendosi fra coloro che fanno uso di prodotti a base di carne in contrapposizione a coloro che si dichiarano vegani e non fanno uso di alimenti di derivazione animale.

Discussione questa troppo lunga e di non facile semplificazione per elaborarla in questo spazio.

Comunque sia, quello che è certo, ed è filo comune che unisce tutti i consumatori, vegani e non, che occorre la necessità di un’alimentazione supportata da prodotti maggiormente naturali e biologici, e non provenienti da allevamenti di bestiame o colture agricole potenziati da mezzi dannosi per l’uomo come per l’ambiente.

Ed è proprio su questo tema che si sofferma il regista, prendendo atto dei danni provocati da un’agricoltura incrementata dall’uso di organismi geneticamente modificati.

Spinto da urgenze familiari, quale la patologia letale di cui sua nonna è stata vittima, Turea si è posto più di un interrogativo, il quale l’ha indotto a indagare su fatti di cui ignorava l’esistenza. Fatti, che non riusciva a contestualizzare come avrebbe voluto, ma che sembravano esigere una risposta.

The soviet garden di Dragoș Turea
The soviet garden di Dragoș Turea

Perché indagare non era solo un fatto privato, ma una ricerca capillare sui fatti di cui veniva a conoscenza era un atto dovuto ai suoi concittadini, un senso di appartenenza alla propria comunità.

Ed è attraverso filmati rari custoditi in vecchi archivi, che il regista ha voluto far luce su ciò di cui tutti, o quasi, erano all’oscuro. Sollecitato da ricordi che lentamente affioravano alla sua mente, nonostante all’epoca fosse solo un bambino, Dragoș Turea ha dato il via a un percorso investigativo personale che l’ha portato a conoscere sconcertanti verità.

Gli eventi menzionati nel documentario, infatti, risalgono a un tempo precedente rispetto a quello in cui si sviluppa il racconto, quando la Moldavia, sua terra d’origine, era sotto l’influenza dell’Unione Sovietica.

E, pressoché nulla si conosceva dell’idea che aveva preso a vagheggiare nella testa dell’allora capo dell’URSS Nikita Sergeevič Chruščëv (leggi Nikita Krusciov).

Un piano d’azione segretissimo al fine di fare della Moldavia un giardino da coltivare. Un giardino dove le coltivazioni agricole fruivano dell’energia atomica, affinché fossero sollecitate a dare un raccolto più ampio e con ritmi più rapidi rispetto a colture tradizionali, con lo scopo di ottenere una produzione intensiva atta a sostenere il nutrimento di tutto il paese.

Con il risultato di fare della Moldavia un territorio ad uso non solo improprio, ma addirittura deleterio per il benessere della popolazione, la quale veniva alimentata con ortaggi provenienti da coltivazioni il cui raccolto era ottenuto tramite l’impiego dell’energia atomica.

La cosa, ovviamente andava oltre il lecito consentito, anche perché utilizzare un tipo di energia basata sulla radioattività, produceva un danno incalcolabile sulla salute dell’uomo. A causa innanzitutto delle radiazioni utilizzate per ottenere mutazioni nei semi e nei frutti, quali ad esempio pannocchie di granoturco.

Inoltre, i prodotti agricoli sottoposti a tale processo, diversamente dai quelli tradizionali di un tempo, risultavano degli ibridi e vittime di alterazioni genetiche, in quanto esposti a raggi Gamma.

A saltar fuori in maniera prepotente, quasi a voler per forza essere denunciate, anche altre verità scottanti, in connessione sempre con il piano agricolo ideato da Krusciov.

The soviet garden di Dragoș Turea
The soviet garden di Dragoș Turea

Le gravi patologie, che in molti casi portavano alla morte, erano dunque il risultato della produzione agricola nata per sfamare l’intera Russia?

Pare di sì, secondo le ricerche effettuate da Dragoș Turea e durate circa 10 anni, e di cui dà conto nel documentario da lui realizzato.

Tali esperimenti agricoli, secondo, sono stati la causa dell’alto tasso di episodi di cancro presenti nella cittadina moldava dove lui vive, tendenti in seguito ad aumentare in modo esponenziale. Fatto questo, che in lui ha sollecitato molte domande proprio per i risultati anomali di alcune malattie dovute all’alimentazione ottenuta con una impropria coltivazione della terra.

Naturalmente, il tutto era allora coperto da una totale segretezza, vista la cortina di ferro a cui era sottoposto l’intero paese.

“È cominciato con i test di vari prodotti chimici negli anni ‘50 e ’60, e poco dopo si sono verificate strani episodi…” – Un testimone intervistato

Ad arricchire un documentario, già di per sé estremamente istruttivo, interventi di autorevoli esponenti. Biologi, medici e non meno importanti testimonianze di gente comune che hanno dato un apporto notevole affinché il documentario attirasse l’attenzione che merita.

È con un lavoro di pregio, che il regista apre allo spettatore uno scenario che, seppur non inedito, è oggi ulteriore spunto di riflessione grazie alla problematica sollevata.

L’alimentazione è infatti, a livello globale, una questione che meriterebbe maggior attenzione da parte di organizzazioni atte a verificare la produzione alimentare, al fine di garantire maggior benessere all’intera popolazione mondiale.

Oltre a un necessario controllo, sia delle istituzioni come del singolo, che in primis dovrebbe agire per autotutelarsi e difendersi da molti cibi, i cosiddetti ‘cibi spazzatura’ per esempio, di cui in molti casi non si conosce la provenienza e neppure i metodi di produzione, dalle inevitabili conseguenze a danno della salute.

The soviet garden di Dragoș Turea
The soviet garden di Dragoș Turea

“La Moldavia era la prima tra le Repubbliche sovietiche per gli esperimenti agricoli…” – Un testimone

Un documentario di formazione quindi, The soviet garden, in cui si evince il diritto fondamentale degli uomini a una buona qualità della vita, a un maggior benessere fisico e quindi la necessità di nutrirsi con cibi che non contengano Ogm o altre sostanze nocive, fertilizzanti chimici fra questi.

Un lavoro documentaristico, quello di Turea, il quale dovrebbe sollecitare controlli più severi, con l’auspicio che tale istanza non rimanga una semplice utopia, ma diventi un obiettivo concreto che vada ad impattare sulle produzioni alimentari adottate su tutto il pianeta.

“Apparentemente la terra è ancora contaminata…” – Testimonianza di un biologo

 

Written by Carolina Colombi

 

 

Info

Programma Pordenone Docs Fest 

 

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