Ponza, isola fra le isole e perla del Mar Tirreno
“Un’isola che ha saputo rimanere un‘isola. Un microcosmo a sé. Ponza è scontrosa e bellissima. Ritrosa, diffidente e mai prevedibile. Tra fichi d’India, boungaville e esplosioni di ginestre, mi perdo nella bellezza dei suoi tramonti e trovo nella terra il mio paradiso” – Eugenio Montale
Il suo territorio, quasi del tutto collinare, è soltanto di 8 chilometri quadrati circa, a differenza della sua attrattiva paesaggistica che invece è ampia. Perla del Mar Tirreno, Ponza è la maggior isola dell’arcipelago delle isole Ponziane (o Pontine) di cui fanno parte anche Zannone, Gavi, Palmarola, Ventotene e Santo Stefano.
Dirimpettaia al golfo di Gaeta, s’interfaccia anche con San Felice Circeo, altra località di suggestiva bellezza. Appartenente alla provincia di Latina, Ponza trova il suo maggior riferimento in alcune località che si affacciano sul Mar Tirreno, da cui salpano aliscafi e mezzi marittimi che la collegano alla terraferma.
Dotata di un buona struttura stradale interna, l’isola è raggiungibile grazie ai traghetti che la mettono in comunicazione con i porti di Anzio, San Felice Circeo, Formia, Terracina e Napoli. La natura selvaggia di Ponza si declina in una vegetazione tipicamente mediterranea: agavi, fichi d’India, ginestre e mirto, esempi di macchia mediterranea da sempre presenti sull’isola.
Secondo alcune fonti storiche l’origine del suo nome è ascrivibile al greco antico: Pòntos, o Pontia, termine che traduce l’espressione ‘terra di mare’.
La sua forma allungata si estende dal faraglione La Guardia, punto più alto e situato nella parte meridionale dell’isola, alla punta dell’Incenso, il cui promontorio è inserito in un parco naturale di ampio interesse naturalistico, in un suggestivo affaccio sull’isola di Gavi. È un braccio di mare di poco superiore ai 100 metri a separare Ponza dall’isola di Gavi.
Ad attestare l’origine vulcanica dell’isola, che insieme alle sue coste frastagliate e rocciose ne fanno un richiamo turistico di ampia portata, sono i numerosi crateri vulcanici spenti ma ancora oggi riconoscibili.
Anfratti, baie, scogli e grotte sono elementi che aggiungono al territorio un tributo alla sua attrattiva di non facile narrazione. Soltanto una visita del luogo può colmare le lacune delle descrizioni che, per quanto dettagliate ed esplicative possano essere, non rendono merito al fascino tutto mediterraneo di Ponza.
Oltre alla presenza di spiagge, che fanno il paio con calette e insenature disseminate lungo la costa e promettono scorci paesaggistici che nulla hanno da invidiare a quelli tropicali. E raggiungibili prevalentemente in barca, proprio per la loro posizione divergente rispetto all’epicentro dell’isola che ne limita l’accesso. Altri lidi, invece, si possono conquistare anche a piedi, inoltrandosi per viottoli e stradine tortuose che attraversano l’antico borgo marinaro fino a raggiungere il mare.
Chiaia di Luna è una fra le più note spiagge dell’isola, così definita per il riflesso lucente della falesia che sembra essere a sua protezione; esaltata dalla sua scogliera a picco sul mare è dotata di un aspetto scenografico attraente per il visitatore che si appresta a tuffarsi in prossimità delle sue acque chiare.
La baia di Bagno Vecchio, appellativo che viene da una colonia penale istituita dai Borboni; è spiaggetta sassosa che si raggiunge a piedi dal porto, nei suoi dintorni è custodita una necropoli risalente al periodo romano dell’isola.
Cala Feola è un lido sabbioso, anch’esso si può raggiungere con una camminata.
Alla spiaggia del Frontone ci si arriva tramite un sentiero affiancato da roccia bianca; spiaggia così denominata perché simile al frontone di un tempio.
Da aggiungere Cala del Core, spiaggia presso cui viene effettuato il servizio di barca-taxi.
Poi, anfratti nascosti, scogli e grotte sono luoghi di ampio interesse naturalistico inseriti in uno scenario selvaggio, seppur ospitale. Fra questi le grotte di Ponzio Pilato, cunicoli scavati nella roccia connessi ad una peschiera romana, spazio dedicato all’allevamento dei pesci, o presumibilmente bagni privati della villa di Ottaviano Augusto.
Da non dimenticare i faraglioni di Lucia Rosa legati a una storia d’amore che si è consumata sull’isola nel XIX secolo, tra una giovinetta del posto e un povero contadino. Unione ostacolata dai genitori della ragazza non ha auto un esito felice, tutt’altro!
Finita tragicamente con il suicidio di Lucia Rosa, perché portata alla disperazione per i contrasti che si sono frapposti fra lei e i suoi familiari. Non tollerando tale prepotenza, Lucia Rosa si è gettata dall’alta scogliera dove ha trovato la morte. A sua memoria, gli abitanti del luogo hanno assegnato ai faraglioni il nome della giovinetta.
“Perché l’isola? Perché è il punto dove io mi isolo, dove sono solo: è un punto separato dal resto del mondo, non perché lo sia in realtà, ma perché nel mio stato d’animo posso separarmene” – Giuseppe Ungaretti
Isola che sembra sospesa nel tempo, dal fascino capace di catturare ogni sorta di emozione, Ponza non è solo custode di uno dei paesaggi fra i più suggestivi del Mediterraneo. Ponza è anche altro. È luogo ricco di una storia millenaria, che ha attraversato il suo territorio anche in maniera turbolenta, in certi casi.
Per raccontare della presenza dell’uomo su quest’isola, si deve far memoria che le vicende legate a Ponza affondano le radici in un passato che risale al Neolitico, e le cui tracce, seppur scalfite dal logorio del tempo, sono tuttora visibili.
Residui della lavorazione di ossidiana, per esempio, definita anche ‘oro nero’, materiale di estrema importanza per realizzare utensili sia domestici come ad uso di scopi bellici, ritrovati intorno al XX secolo. Intorno all’anno 1000 a. C., con l’arrivo dei Fenici, Ponza viene adibita a scalo commerciale e diventa base per le loro scorribande nel Mar Tirreno. Quindi, sopraggiungono gli Etruschi, anche se non è acclarata la loro presenza in zona. Successivamente i Greci, intorno ai secoli VIII e VII a. C., i quali fanno di Ponza un utilizzo ben preciso: diventa punto d’appoggio per la loro espansione nel Mediterraneo; a testimoniare questa presenza rimane un acquedotto nella zona Le Forna e una necropoli.
Nel IV secolo si denuncia la presenza dei Volsci; citata anche negli scritti dello storico Tito Livio si afferma come base per rotte commerciali.
Riconosciute le potenzialità del luogo e l’importanza strategica dell’arcipelago, Ponza è attenzionata dai Romani che, dopo aver vinto i Volsci nella battaglia navale di Anzio del 338 a. C., ne fanno una loro colonia; dichiaratamente alleata di Roma durante la Seconda guerra punica, grazie alla fedeltà dimostrata, nell’89 a.C. Ponza ottiene la cittadinanza romana. Diventando un punto strategico di fondamentale importanza.
Ottenuta la cittadinanza romana, Ponza si sviluppa come una fiorente cittadina che ospita numerose e sfarzose ville patrizie. A testimoniarlo sono i resti della sua villa nella zona di punta Madonna.
Oltre ad acquedotti, dighe e serbatoi idrici di ampie dimensioni, che insieme a piccole fonti di acqua di sorgente provvedono alle esigenze degli abitanti dell’isola e riforniscono le navi dell’intera flotta romana. Ponza non è solo meta ambita dalla nobiltà romana, è anche luogo di esilio per illustri personaggi politici oppositori dell’imperatore Augusto.
È nei primi secoli d. C. con il diffondersi del Cristianesimo, che le isole sono ancora terra d’esilio per coloro che vengono accusati d’eresia. Flavia Domitilla è fra questi: dopo un lungo martirio trova la morte nel 95 d. C. Da non dimenticare il martirio di San Silverio, morto nel 537 d. C. a causa di stenti, accusato di aver favorito i Goti dopo aver ordito trame contro Roma e deportato a Ponza (o forse a Palmarola) è lasciato morire dopo essere stato ingiustamente accusato.
Soltanto con Costantino, intorno al IV secolo d. C., finiscono le persecuzioni contro i cristiani.
Ma sono le incursioni dei pirati a rendere l’isola un crogiuolo di pericolo con un rischio altissimo di stanziamento: è il 813 d. C. quando 40 navi saccheggiano e rendono schiavi i monaci presenti sull’isola. Nel 1300 una cruenta battaglia navale fra la flotta siciliana, che ne esce sconfitta, e quella angioina-aragonese è sintomo della belligeranza che si consuma ancora nelle acque dell’arcipelago. Altra battaglia da citare è quella del genovese Biagio Assereto contro Alfonso d’Aragona. Anche quest’ultimo ne esce sconfitto.
Quando poi sullo scenario dell’epoca compare il papa Sisto IV (1479) si fa fautore di una proposta che crede risolutiva per il caos che regna nell’arcipelago: una campagna demografica per incrementare la popolazione delle isole Pontine. Ma in questi anni il territorio è preso d’assalto da scorrerie di corsari berberi. Con il cardinale Alessandro Farnese Ponza, grazie ai molti privilegi da lui elargiti diventa un luogo di illegalità, fino all’arrivo dei Borboni che nei primi decenni del ‘700 ne ristabiliscono l’ordine e risollevano le sorti dell’arcipelago.
È il 1734 quando i territori dell’arcipelago sono ceduti a Carlo III di Borbone re di Napoli, diventando beni della Corona. Intorno alla fine del ‘700 prende forma l’attuale struttura del porto, oltre che un primo collegamento stradale per mettere in comunicazione la zona portuale con la parte nord dell’isola, popolata da famiglie scampate all’eruzione del Vesuvio.
Gli anni che vedono il secolo XIX sono segnati da un’importante crisi economica, e da una conseguente repressione da parte dei Borboni, grazie all’avvento di nuove idee liberali, di provenienza francese, che raggiungono anche gli abitanti di Ponza; in conseguenza del quale viene occupata da una guarnigione francese, al fine di controllarne i domini, diventati nel frattempo napoleonici e governati da Gioacchino Murat.
Anche se presto torna a essere presieduta dai Borboni, che vi stabiliscono un luogo di detenzione per i loro avversari. È del 1852 il primo collegamento regolamentato fra Ponza e la terraferma; mentre nel 1857 si ricorda la spedizione del patriota Carlo Pisacane che raggiunge l’isola al fine di liberare oltre 300 prigionieri.
Altri e importanti episodi coinvolgono l’isola in scontri di mare per arrivare infine al 1861, nascita del Regno d’Italia, momento storico in cui Ponza entra a farne parte.
Durante la Seconda guerra mondiale è località destinata al confino di personaggi politici illustri in netta opposizione al regime fascista. Ma, caduto il fascismo, ha termine anche il confino.
“La profondità dell’amore crea un oceano intorno a te e tu diventi un’isola” – Buddha, dal Web
Da quel momento ha inizio un nuovo lento sviluppo economico grazie a risorse ittiche, agricole e minerarie. E non ultimo, e forse più rilevante, il turismo.
Ponza viene riscoperta quale meta per le vacanze, e ciò grazie alla sua natura selvaggia capace di catturare le emozioni, anche le più intime. Magari quelle provocate dai colori delle tinte pastello delle sue case, o dalle sfumature che scaturiscono da un’alba o da un tramonto in una stretta alchimia di colori, i quali ne fanno un luogo di struggente armonia. Perché Ponza, nonostante sia considerata una località alla moda, conserva un’anima selvaggia custodita gelosamente dai suoi abitanti.
L’isola possiede anche elementi religiosi che la connotano come luogo intriso di spiritualità e non solo luogo legato alla mondanità. La chiesa di Santa Maria, per esempio, edificio religioso a pianta quadrata al cui interno è presente un prezioso mosaico oltre a testimonianze artistiche di un certo pregio.
Da ricordare la presenza di un Museo etnografico, custode di fotografie, lettere, statue e ciò che racconta la storia di quest’isola in cui sono vivi anche riferimenti anche mitologici. Una storia lunga millenni, spartiacque con la Ponza odierna, da cui trapela l’amore che i suoi abitanti hanno tributato all’isola nel corso del tempo.
Per concludere, non si può non raccontare della cucina di Ponza, per lo più legata alla tradizione. Sulla tavola il mare è il vero protagonista, che si esprime in piatti dai sapori e dai colori tipicamente mediterranei. Piatti elaborati soprattutto grazie al pesce e ai frutti di mare che, in un connubio assai vincente con ortaggi e legumi, mettono in stretta relazione terra e mare.
Da annoverare i pomodorini in tutte le loro varianti, fiori di zucca fritti e insalate di mare, che sottolineano il sapore e l’odore del mare in ogni portata. Da non dimenticare la tiella, piatto tipico dell’isola con ripieno di polpo e patate avvolto nella pasta sfoglia, il quale con i primi, cucinati alla maniera del posto e accompagnati da vini locali di sicuro pregio, contribuiscono a fare di Ponza un’isola ricca di eccellenti peculiarità, tanto da farne una meta turistica da visitare e da omaggiare.
“Vi sono delle ciclopiche gallerie, vie trionfali che dal centro dell’isola sbucano al mare, non si capisce per quale scopo, in una terra la cui larghezza massima supera di poco i 10 chilometri. Forse rappresentavano un sistema di comunicazione tra varie isole, come si dice esista nelle isole Hawaii” – Luciano Gianfranceschi dal Web
Written by Carolina Colombi
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Carta di Navigare #21 – la costa del Lazio e le isole Pontine