FEFF 2020: Sezione Competition – “Exit” di Lee Sang-geun
Quella del coreano Lee Sang-geun assomiglia a tutto fuorché all’opera di un debuttante, non perché i film degli esordienti debbano generalmente dimostrare ingenuità che col tempo potranno svanire e lasciar posto alla consapevolezza della maturità, ma a motivo di un’agilità della regia che non si dà per scontata neppure fra i veterani.
Questo non fa di “Exit” il miglior action degli ultimi tempi, ma senza dubbio permette che lo si annoveri tra i più godibili e coinvolgenti (e la scorsa estate il pubblico se n’è accorto accorrendo in massa nelle sale), anche perché vanta il pregio di non riuscire contorto nella lettura dell’intreccio, preferendo sollecitare le pulsazioni cardiache piuttosto che le cellule grigie.
La trama in effetti, dopo un prologo d’ambientazione, è chiaramente unidirezionale: il nostro “eroe” è Yong-nam (Jo Jeong-seok), il quale, pur non essendo poi così giovane, vive ancora a carico della famiglia, all’interno della quale è l’ultima ruota del carro. Disoccupato e single, spende le sue giornate dividendosi tra il parco giochi, dove le vecchiette possono bearsi alla vista delle sue trazioni, e la parete da arrampicata.
Una sera intraprende un lungo viaggio per partecipare, nel cuore di Seoul, alla festa organizzata per il 70esimo compleanno di sua mamma; lì, con grande sorpresa, riconosce nella figura di vice manager della struttura Eui-joo (Im Yoon-ah), la donna da cui era stato scaricato anni addietro, e lo fa giusto in tempo per affrontare con lei una lotta per la sopravvivenza che non scorderà mai.
Il vero innesco della storia è la diffusione nelle strade della città di un gas tossico letale e sconosciuto, fatto fuoriuscire da un’autocisterna per mano di suicida assetato di vendetta: dal momento in cui viene decretato lo stato di emergenza, per i parenti di Yong-nam e per tutti coloro che nei palazzi vicini non sono ancora stati inghiottiti dalla nube soffocante inizia una fuga alla conquista del tetto, da dove potranno essere prelevati e portati in salvo a bordo di un elicottero.
A differenza di “Ashfall”, fragoroso film d’apertura di questo 22esimo Far East Film Festival su cui Oubliette Magazine si è già espresso, “Exit” riesce a giovare pienamente dell’assenza di un nemico dal volto umano, portando sullo schermo una serie di situazioni al limite, come d’altronde si addice ad un buon action e nello specifico a un disaster movie, senza però sacrificare mai la plausibilità degli accadimenti.
La ricerca è volta a cacciare i protagonisti in circostanze tendenzialmente realistiche, spinti a sfruttare oggetti comuni ma tutt’a un tratto indispensabili, e avvalendosi di una certa fantasia di scrittura (si pensi – un esempio soltanto – alla sequenza in cui le cappe di aspirazione di una cucina risucchiano il gas spingendolo in cima all’edificio) Lee Sang-geun ha così l’occasione di girare con notevole destrezza lunghe sequenze mozzafiato in grado di suggerire lo stress fisico estremo provato dallo “sfigato” Yong-nam e, in misura molto minore, dalla sua bella.
Le corse disperate e le scalate vertiginose lungo i muri dei grattacieli diventano le nostre e, assistendo alla manifestazione di uno spirito di sacrificio che profuma di sincerità, per di più a tratti sofferto (come quando si tratta di agevolare l’evacuazione di un gruppo di sconosciuti invece che la propria), qualora non li si apprezzino si arriva anche a perdonare gli atteggiamenti sopra le righe dei familiari tutti, oggetti di una vena umoristica (qui e lì più efficace e dagli esiti meno forzati) che in principio sembrava far prendere al film la piega di una commedia.
Voto al film:
Written by Raffaele Lazzaroni
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Rubrica Far East Film Festival
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