“Ora. La più grande sfida della storia dell’umanità” di Aurélien Barrau: rinunciare al 78% delle abitudini
Sto leggendo, obtorto collo, il libro “ORA” di Aurélien Barrau (Add Editore), e non si può affatto negare che l’opera sia esauriente ed esaustiva in tutti i sensi. Infatti, l’estremamente approfondito, nonché complesso, studio effettuato da Aurélien finisce per esaurire e rendere esausto il lettore.
Questi non può nemmeno ipotizzare di dubitare per un attimo che ogni fatto segnalato dall’autore come necessario e urgente, lo sia nella misura da lui indicata. L’argomento tratta dell’emergenza ecologica planetaria, per cui o si cambia Ora o si muore tutti Presto.
Si fa una certa fatica a capire come un astrofisico come lui, senz’altro super impegnato nei suoi studi scientifici, abbia avuto il tempo e il modo di informarsi così compiutamente e inesorabilmente di tanti fatti e fenomeni, di cui alcuni assai poco conosciuti, come ad esempio il numero di volatili uccisi in un anno a livello mondiale.
Ugualmente, sono certo che egli abbia svolto le sue ricerche con una notevole passione speculativa e con una pertinacia decisamente ammirevole.
Quel che voglio innanzi tutto esaminare è la forma stilistica espressa dall’autore, che, volendo essere icastici, è inquietante. Volendo esserlo doppiamente, è anche terrorizzante. Volendo esserlo in triplice copia è anche deprimente. Il tono usato è più che allarmistico e il suo è un libro che in genere si tiene con la sola mano destra, essendo la sinistra vergognosamente e scaramanticamente occupata.
Il tono usato dall’autore richiede al lettore, da un punto di vista psicologico, di condividere senza alcun dubbio le sue idee. Ad esempio, egli ammonisce dell’ovvia possibilità (che diventa cogente necessità) di rinunciare alle vacanze in luoghi siti nell’altra parte del mondo, in quanto qualsiasi viaggio, sia in aereo che in nave, determina un inaccettabile inquinamento, per non parlare di quelle inutili scampagnate, più brevi, ma effettuate con gli automezzi privati e con i treni.
In quest’ottica, sarebbe consentita, al massimo – se non fosse per la relativa usura scarpe – una salutare camminata a piedi, da effettuarsi, s’intuisce, in un ambiente non inquinato da polveri sottili e semi-letali, magari di sera, quando il gas dei veicoli ha ridotto il suo venefico effetto.
Per quanto riguarda l’inevitabile usura delle scarpe, arguisco che occorra prestare molta attenzione, in quanto le medesime non devono essere di pelle, perché, per farsi mantenere fino all’età adulta, un bovino necessita di un numero pletorico di ettolitri d’acqua.
E risulta assodato che non possano nemmeno essere di plastica, tenendo presente il suo grado inquinante, tanto che in alcuni paesi avanzati, come ad esempio il Marahashtra, essa è stata resa illegale, felice esempio che sarà presto seguito addirittura dal Costa Rica. Di quale materiale potrebbero pertanto essere, il testo non lo indica, né io saprei farlo.
Non saranno certo di carta, stante la penuria di cellulosa. Forse di ferro?… No!… A meno che non siano utilizzate, sempre obtorto collo, per sviluppare gli addominali bassi alzando con pertinacia le cosce… Di vimini…? forse…!
Per cui, in definitiva, l’unica sarebbe rimanere a casa, con il riscaldamento tenuto al minimo, per evitare non solo sprechi, ma anche eventuali contaminazioni. In ogni caso, va da sé che l’appartamento in cui si risiede deve essere l’unico disponibile, perché si dovrà necessariamente procedere al più presto a un’equa suddivisione planetaria delle risorse.
Per cui dovranno essere abolite – si deduce – le società immobiliari, i bed & breakfast, le case destinate, fino ad oggi, in maniera inaccettabile ed egoistica, alle vacanze, al mare, in vacanza e nelle varie città d’arti. Aurélien propugna una sorta di comunione planetaria di tutto quel che serve all’uomo per essere, se non felice, almeno sistemato comodamente in un ambiente vivibile ed ecosolidale.
Nel periodo precedente, ho estremizzato in modo ironico le affermazioni di Aurélien, e quindi quanto ho scritto va preso come una serie boutades. Esse mi sono state suggerite e provocate dalla prosa polemica dell’autore. Ora, però, basta con l’umorismo. Passiamo alla serietà. Quanto sopra descritto, non diverge però troppo dal senso generale di quanto Aurélien va proponendo.
Almeno fino a questo punto, il libro mi pare sia senz’altro degno di essere letto e meditato. Esso serve anche per dare risalto a problematiche che sono tanto certe quanto terribili. All’autore, semmai gli capitasse di leggere queste righe, consiglierei di rendere la sua scrittura un po’ più digeribile e, conseguentemente, assimilabile. I toni da tregenda ecologica ispirano le parti più celate di noi, che non sono necessariamente le migliori. Pertanto: Aurélien, adelante cun juicio.
Caro Aurélien, stai finora consigliando al lettore di rinunciare al 78% delle sue abitudini. Credo che il 91% dei lettori non sia in grado di accettare la tua proposta. Almeno io, no.
Per me è però assai virtuoso l’invito che tu rivolgi a chi ti legge:
“Impegniamoci a pungolare il potere politico per obbligarlo ad agire seguendo la sola priorità razionalmente accettabile. Non smettiamo mai di dimostrare che il rigore e la ragione non sono al fianco degli apostoli della hybris dogmatica del consumo sconsiderato.”
Ripartiamo da qui. Anzi, da due pagine dopo (finalmente riesco a reagire positivamente al tuo libro), quando affermi:
“Vietare a un individuo di guidare in stato di ebbrezza, ne limita la libertà in quel momento, ma gli apre la possibilità di un futuro. Il divieto può avere una forma di ‘dissuasione dolce’, per esempio con tassazioni proibitive, ma dovremo stare attenti che il diritto di inquinare non diventi una semplice questione di possibilità economiche.”
In un punto precedente tu deprecavi l’esistenza di seconde case, e ne predicavi il sequestro. Senz’altro hai ragione a deprecare, in quanto però a predicare c’è un problema. Prima di tutto occorre stilare una priorità d’azione.
Poniamo che un certo Rockerduck possieda 12.763 appartamenti, mentre il suo rivale Paperon de Paperoni ne possieda solo 11.872, ma che questi possegga, in compenso, 872 alberghi a cinque stelle, contro i 762 dell’antagonista. Prima di rivolgersi a Paperino, che ha una maisonette e un miniappartamento al mare, occorre limitare, in primis, in secundis, in tertiis etc etc la propria azione confiscatrice ai quei due miserabili (b)ricconi.
Paperino, il sottoscritto e milioni di altri lavoratori hanno assistito impotenti alla spoliazione di numerosi loro diritti civilistici da parte di un capo del governo, che si chiama Mario Monti, che l’ha fatto, pare, per salvare il paese (e come premio per tale gesto virtuoso ha avuto la nomina di senatore a vita, con lauto stipendio annesso).
Teniamo presenti che il medesimo, in occasione della sua nomina Presidente del Consiglio, nel 2010, ha reso pubblico il dato di aver dichiarato al fisco un reddito di € 1.515.744, con un patrimonio depositato di € 11.522.000 (da wikipedia).
Sarebbe più giusto cominciare da questi piccoli nababbi e da quelli ancora più ricchi, l’eventuale azione di confisca dei privilegi, e poi torniamo da me e da Paperino, e solo poi da quelli ancora più disgraziati, che sono milioni in Italia e in Francia e miliardi nel mondo.
Devi tener conto dell’aspetto emotivo: per troppo tempo chi ha tolto i così detti privilegi (in Italia, ad esempio, ad andare in pensione a 57 anni con 35 anni di contribuzione, ex lege n. 335/1995), ne ha goduti e ne continua a godere di immensi. La tua proposta potrà essere digerita, quando i suoi effetti si vedranno non solo su larga scala, ma anche e soprattutto ai massimi livelli.
Coraggio, Aurélien! Ce la puoi fare!
Caro, io condivido le tue idee e capisco l’urgenza dei problemi che tu indichi, sia quelli ecologici che quelli economici. Già gli antichi filosofi deprecavano l’eccessiva differenza di ricchezza fra i vari cittadini. Essa però non può essere abolita con una legge, ma un provvedimento legislativo può determinarne la misura massima. Ad esempio: se il più povero guadagna € 500 al mese, il più ricco potrebbe guadagnare al massimo venti volte tanto. In un secondo tempo, si può ridurre ulteriormente la differenza.
Se tu inizi dal basso, da chi vive le migliori condizioni di vita tra i meno ricchi e non dall’alto, cioè da chi è infinitamente più ricco e potente del politico citato, la tua azione finirà in un nulla di fatto, come è accaduto in tutte le finte rivoluzioni umane.
Se tu invece riesci a intaccare i poteri forti e ridurre la loro pre-potenza nei confronti di quelli che loro giudicano come loro sudditi, ecco che anche questi ultimi collaboreranno allo sviluppo di quel mondo migliore e salvifico che tu propugni.
Tu proponi, anzi, dichiari assolutamente necessario la rinuncia alle nostre abitudini, ad esempio il viaggiare per il mondo per scopi che non siano urgenti e necessari, oppure rinunciare alle leccornie a base di carne che la cucina italiana e quella francese ci hanno deliziato per secoli. Va bene, si può fare. Ma prima occorre agire in maniera sostanziale nei confronti degli abusi che il Potere, quello reale e forte, continua a possedere.
Si devono abbassare anche gli appannaggi retributivi delle figure più altolocate dello Stato, ad esempio, prima di intaccare le retribuzioni basse-medie-alte dei sottostanti funzionari. Cosa che si deve fare, ma solo in linea verticale dall’alto verso il basso. Altrimenti quanto tu propugni in nulla si differenzia dalle altre azioni riformiste o rivoluzionarie che la Storia ci indica come fallimentari.
Se tu dimezzi le risorse che sono a disposizione di ogni essere umano, la famiglia Rothschild avrà un danno tale da permetterle di sopravvivere senza variare le sue abitudini economiche, quella del sig. Monti pure, e forse anche quella del sottoscritto, anche se dovrà iniziare a fare un bel po’ di economia. Il bambino del Burkina Faso che muore di fame non migliorerà né peggiorerà la sua situazione. Ma i benefici che, globalmente, il genere umano ne riporterà saranno indubbi e notevoli.
Prendi le dieci famiglie più ricche del pianeta e sequestra loro il 75% delle loro proprietà, sono certo che si sfameranno milioni di persone. Oppure potresti proporre una tassazione superiore a quella attuale alle 20 multinazionali più potenti del globo. Mi pare che l’unico rischio sia che chi si azzardasse in questa impresa potrebbe fare la fine che di Enrico Mattei, l’italiano che osò sfidare le Sette Sorelle e che ebbe casualmente un letale incidente aereo.
Finora, il tuo libro non parla di strategie operative, ma solo di una gran bella teoria. Tu m’insegni che ci sono vari tipi di fisici, quelli sperimentali e quelli teorici. Questi ultimi si differenziano a seconda dell’interpretazione o del modello fisico.
Tu, a quale tribù appartieni, non tanto come scienziato, bensì come opinionista ecologico? La risposta mi pare: modellista, come la non mai abbastanza celebrata Lisa Randall. Qui è il limite della tua, per altro preziosissima, disamina.
Le linee indicate nell’ultima parte del libro sono tutte e 25 mirabili, ma la più zoppicante è la prima, che riporto:
“Dimensione politica (indurre con il voto a misure forti, immediate ed efficaci; non delegare più il nostro potere a chi non pensa il mondo attraverso la lente della vita; non scegliere più in base al criterio dei nostri interessi; inventare nuovi mezzi di pressione; accettare che il tema del mondo che vogliamo è soprattutto politico e dev’essere affrontato come tale).”
Ti prego di meditare con calma, senza fremere troppo, sulla situazione partitica italiana. In cambio, se vuoi, do un occhio a quella del tuo paese, solo leggermente meno disgraziato. Anch’io, come te, rifuggo l’azione diretta ma, se viene a mancare la forza politica, il discorso muore sul nascere.
Il problema numero uno diventa convincere i poteri forti che solo loro possono decidere sulla loro e nostra sopravvivenza. Ma tu li hai visti in faccia i numeri uno degli Stati Uniti d’America e del Regno Unito? Hai visto come si assomigliano?
Per questo che io tifo sia per te (a cui domando perdono per le battutacce messe all’inizio della mia relazione), sia per Greta. Ma la situazione non è come quella che capitò il (tra l’altro super raccomandato da Dio) Davide contro Golia. Sarebbe come se un bimbo denutrito del Terzo Mondo dovesse affrontare a pugni il campione mondiale dei massimi.
Soluzioni, di fronte a tanta impotenza, non ne ho, se non continuare a gridare contro la prossima estinzione del genere umano. Ma ti offro una speranza.
Se hai tempo, leggi qualcosa scritto da Padre Aldo Bergamaschi, il mio teologo di fiducia, ora purtroppo nel mondo dei più, le cui omelie offrirono per decenni a me ateo, o meglio ignorante di Dio (‘Io non so se so’) una luce, quella della sua formidabile intelligenza. Lui evitava il termine U-topia, nessun luogo, ma favoriva l’Eu-topia, il luogo bello.
Nelle sue Omelie e libri, confidava nella costruzione di una Eu-topia, un Ekklesia, cioè “un modellino di convivenza in cui siano risolte tutte le alienazioni dell’uomo, da quelle religiose a quelle socio-economiche.”, in cui fosse finalmente risolto il conflitto fra padrone e operaio, fra stato e cittadino, fra donna (e uomo) e uomo (e donna). E in cui si assistesse a una divisione delle etiche, cioè a una loro convivenza, purché ognuna di esse fosse conciliante con tutte le altre.
Chi vuole mangiare carne di maiale lo faccia, ma non guardi con disprezzo e ira chi non la pensa come lui. E viceversa. E il rispetto deve sempre riguardare tutti e tutto, purché nel prossimo tu veda un tuo simile, e non un antagonista da combattere.
Si tratta di un’Eu-topia che non esiste ancora, almeno su ampia scala. Chissà, forse anche questa è una favola, una barzelletta. Ma è un topos in cui io, ignorante di Dio, vorrei chiedere cittadinanza. L’importanza del messaggio di Aldo era questo, esso, come il tuo, deve iniziare ad esserci Ora il rispetto tra:
- essere umano (cittadino) e Stato
- essere umano (padrone) e essere umano (operaio)
- uomo e donna
Risulta ovvio che tali rispetti devono essere reciproci e basati sulla giustizia.
Forse non occorre dirti che Aldo, Padre Francescano, oltre che Cristo e San Francesco, era un grande conoscitore e ammiratore di Platone, che fu il primo filosofo che trattò il tema della giustizia sociale.
Hai capito, caro, Eu-topos è quel termine poetico che tu vagheggi nella Nona dimensione, quella poetica?
Written by Stefano Pioli
Un pensiero su ““Ora. La più grande sfida della storia dell’umanità” di Aurélien Barrau: rinunciare al 78% delle abitudini”