“Una volta è abbastanza” di Giulia Ciarapica: siamo noi gli artefici del nostro futuro
All’indomani della Seconda guerra mondiale l’Italia deve ricostruire se stessa dalle macerie provocate dal conflitto e ha bisogno di lasciarsi alle spalle gli orrori visti e vissuti.

Una volta è abbastanza (Rizzoli, 2019, pp. 336), romanzo d’esordio di Giulia Ciarapica, blogger culturale e giornalista, ripercorre le tappe di una piccola comunità che è lo specchio dell’intero Paese nel periodo postbellico.
Dopo un incipit al presente, la Ciarapica sposta lo sguardo al 1945 per abbracciare poi l’arco di un ventennio.
Nel corso di questi due decenni vengono narrate le vicende delle famiglie Verdini e Betelli − che adombrano quelle degli antenati dell’autrice − e della cittadina in cui vivono, Casette d’Ete, piccolo borgo marchigiano alle prese con il processo di industrializzazione.
Annetta e Giuliana sono sorelle. La prima indossa rossetto rosso e sfoggia un taglio di capelli à la garçonne; l’aspetto ne riflette il carattere volitivo ed esuberante, addirittura spavaldo e sfrontato. La seconda, più giovane, è la classica ragazza con la testa sulle spalle, riflessiva e pacata. Si vogliono bene Annetta e Giuliana, a modo loro, tra un battibecco e l’altro; l’amore tra le due donne scorre come un fiume carsico.
È Valentino a mettere a dura prova l’affetto delle sorelle Betelli. Dapprima legato ad Annetta, egli si fidanza poi con Giuliana, la sposa e forma con lei una famiglia. Marito e moglie si mettono alla guida di un laboratorio calzaturiero che si espanderà fino a diventare un’impresa di grande successo.
“Forse è proprio questo l’amore, un gioco dalla forma tonda e perfetta, che arriva di corsa e risuona lungo la via.”
L’amore è uno dei cardini del romanzo. L’amore che preme, che urge è la forza che scioglie il gelo creatosi tra Annetta e Giuliana. L’amore per la propria terra, che è attaccamento tenace a una comunità semplice e coraggiosa, caparbia e fiera, determinata a riscattarsi e a plasmare con il lavoro il proprio futuro. A ben guardare il romanzo stesso è una dichiarazione d’amore che la Ciarapica rivolge alla propria famiglia e alle proprie radici e che si manifesta finanche nell’ampio ricorso al dialetto fermano.
“La famiglia è tutto, tutto ciò che la vita ci ha dato per metterci alla prova. E imparare a resistere.”
Le dinamiche familiari sono tortuose. L’amore tra Valentino e Giuliana è minato dall’infedeltà di lui, che pure ama la moglie, la quale rappresenta il faro, il punto fermo dell’esistenza dell’uomo.
Giuliana ingoia il boccone amaro dei frequenti tradimenti e con forza e pazienza va avanti e difende il proprio matrimonio. È così che il valore della famiglia trionfa sulle asperità della vita coniugale.
La prosa della Ciarapica è briosa, ironica e fresca, perfino dissacrante e rispecchia il temperamento dell’autrice, come ben sa chi la segue sui social. Allo stesso tempo la sua penna sa essere poetica e lieve.

La struttura narrativa è assai ben congegnata, la fabula è accattivante e l’intreccio sapientemente costruito. Eppure in alcuni passi la narrazione risulta appesantita da uno stile ridondante, come quando viene descritto un po’ troppo minuziosamente il processo produttivo della calzatura. Ma questo è un peccato veniale che si può perdonare facilmente all’autrice, la quale incanta con la sua verve e con i valori sani che l’opera trasmette.
Una volta è abbastanza è un vero e proprio romanzo di formazione, non solo dei protagonisti ma di un’intera comunità.
“Non ci si allontana mai troppo da ciò che si è stati, soprattutto se non si è ancora certi di quel che si vorrebbe diventare.”
Di certo Annetta e Giuliana crescono e diventano donne capaci di perdonarsi reciprocamente. Valentino diventa un marito e un padre amorevole pur nella sua imperfezione. E poi c’è l’altro grande protagonista del romanzo, Casette d’Ete, presenza silenziosa ma forte che da piccolo borgo sperduto e poco noto si trasforma nel cuore pulsante del distretto calzaturiero.
Una volta è abbastanza lancia un messaggio potente ed elargisce un prezioso insegnamento: siamo noi gli artefici del nostro futuro. Sta a noi costruirlo giorno dopo giorno, con tenacia e pazienza. E senza mollare quando tutto sembra perduto.
Written by Tiziana Topa
Photo “Una volta è abbastanza” di Tiziana Topa
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