“Non un’opera buona” di Michele Segreto: Martin Lutero, la figura di un uomo che si oppone al sistema

“Non si può inchiodare un’idea

né a un portone né ad una croce”

 

Non un’opera buona

Il 31 ottobre del 1517 Martin Lutero ha affisso al portone della Chiesa di Wittenberg le 95 tesi contro simonia e vendita delle indulgenze per poi rinnegare la Chiesa di Roma e diventare il personaggio chiave dell’epoca giocando su più tavoli: Papa, Imperatore, Principi e Contadini in sommossa (definita nello spettacolo come “una fiamma scaturita da un subito” e che dà l’avvio a flash storici sui fallimenti delle insurrezioni popolari fino al G8 di Genova).

Partendo da fonti dell’epoca, saggi e testi teatrali come il Lutero di Osborne (vincitore di un Tony Award), ma anche opere più contemporanee (spezzoni di una puntata di Tagadà dal titolo “Quanto è pop Martin Lutero” con annessa sfilata di improbabili gadget che spaziano dall’orsacchiotto al preservativo!) lo script di Non un’opera buona di Michele Segreto (drammaturgia e regia), testo vincitore della V edizione Teatri del Sacro e ora al Teatro Fontana, si incentra sulla figura di un uomo che si oppone al sistema.

Ma “un uomo non facile, discontinuo nello studio, rigoroso nei banchetti”, uomo di religione e politica, un marito, un leader devoto ai piaceri della carne al punto di lanciare la provocazione sul nome di “Chiesa del vino e del prosciutto” e di ripetere che “Chi non ha tentazioni non sa nulla e non capisce nulla!” e nello stesso tempo di evidenziarne la spiritualità secondo cui “gli uomini senza Cristo non sono altro che gusci vuoti”.

La scena iniziale è completamente inventata: Filippo Melantone, diplomatico e braccio destro di Lutero, dopo la sua morte incontra il Papa per far terminare la guerra di religione (che farà più morti della Prima e Seconda Guerra Mondiale insieme… e che verrà formalmente chiusa solo nel 1994 col riconoscimento di Chiesa luterana da parte di Chiesa Cattolica) e da qui partono flashback in disordine cronologico intervallati da carillon, con la sola eccezione del pezzo incentrato sulla figura di un dominicano inquisitore che fa una televendita di indulgenze con lo sloganBisogna far penitenza se non si compra l’indulgenza” sottolineato da un jingle di trombetta.

Non un’opera buona

Quattro attori (Sara Drago, Roberto Marinelli, Michele Mariniello, Marco Rizzo) si muovono su un palco disadorno che accoglie un grande schermo su cui scorrono Gramsci, Zapata, Gandhi, il Che e piazza Tienammen e con rapidi campi di abiti ed accessori danno vita e voce a vari personaggi che rappresentano diversi punti di vista tra botta e risposta (anche teologici: Chi è eretico? Chi travisa o chi non accetta supinamente?): tra tutti emerge la figura della moglie Caterina che sintetizza così il suo rapporto con LuteroLe sue parole erano i miei dubbi messi per iscritto”.

Una figura controversa ma fondamentale dal punto di vista teologico, storico e umano, con tutte le sue fragilità, dubbi e incoerenze che raggiungono l’apice nella domanda finale (rimasta senza risposta): arrendersi o combattere?

 

Lo spettacolo “Non un’opera buona” è andato n scena al Teatro Fontana di Milano il 17 e 18 ottobre alle ore 20:30.

 

Written by Monica Macchi

Photo by Monica Macchi

 

Info

Sito Teatro Fontana

 

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