“Essere o Benessere” di Giovanni D’Angella: l’apertura della stagione di cabaret del Teatro Manzoni di Milano
Stare bene con se stessi…
se stessi con Belen starei bene!

Dopo i successi televisivi di Zelig Off, Zelig Circus, Tu Si Que Vales, Colorado ed Eccezionale Veramente, Giovanni D’Angella ha portato il suo “Essere o Benessere” (scritto a sei mani con Riccardo Piferi – regista dello spettacolo- e Giuseppe Della Misericordia) sul palco del Teatro Manzoni di Milano in apertura della stagione di cabaret “Ridere alla grande”.
Una stand up comedy ma anche un concerto rock grazie alla musica dal vivo de “I Fatti Così” (Gianluca Turconi, Marcello Calcagnile e Fazio Armellini) che oltre a far da spalla, introducono i vari argomenti attraverso siparietti musicali.
Dopo avere ricordato l’esperienza al Derby e spiegato in modo antropologico l’essenza della “milanesità”, si passa ad omaggiare le donne che in questa corsa al benessere partono avvantaggiate sia dal punto di vista fisico (nessun uomo sarebbe in grado di reggere la combinazione di wonderbra-tanga-assorbente-tacco 12!) che biologico (le donne vivono più a lungo e si godono la pensione dei mariti facendo lunghe crociere in cui la parola d’ordine è diventata “si salma!” e non più “si salpa!”).
E di risata in risata si arriva al vero filo conduttore dello spettacolo cioè i paradossi del benessere che si rivoltano contro di noi rivelando una semplice e nello stesso tempo tragicomica verità: il benessere è faticoso!
E sono proprio i conflitti, le difficoltà e le problematiche quotidiane a creare gli spunti dei monologhi: così se la salute vien prima di tutto, cosa si può fare per mantenerla?
Dall’alimentazione “senza” dove trionfano le gallette di riso (in realtà “una tortura vietata a Guantanamo da Amnesty International: non si piega, non si inzuppa e l’unico piccione che l’ha assaggiato ora fa il tucano in Messico”) a quella “con” (ma “dopo 5 litri di acqua nella vescica ci sono i pesci rossi”), allo sport (quello più praticato è “salto la corda… la salto nel senso che non la faccio” perché “volevo darvi l’anima… ma il cuore vorrei tenermelo”) alla visita medica privata (privata nel senso che “per pagarla mi privo della tredicesima e di un rene”), uno spettacolo basato non solo su questi fulminanti giochi di parole ma anche e soprattutto sulla fisicità.

Un caleidoscopio di voci, accenti, postura e gestualità che culminano nel personaggio sicuramente più conosciuto, “Il Pigro” una caricatura esasperata che considera la fila alle Poste come un centro benessere dove meditare e al nonnetto che lo rimprovera “io alla tua età saltavo i fossi per il lungo”, risponde serafico “… e che razza di hobby è?!?”.
Written by Monica Macchi
Photo by Monica Macchi
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