“La pienezza della vita” di Wilhelm Schmid: la calma che richiede esercizio ed il prendersi cura di se stessi

Io sono una gran rompiscatole. Non avete idea di quante volte, da piccola, abbia sgridato mio papà perché sbagliava a differenziare la spazzatura e non riciclava la plastica.

La pienezza della vita

Non potete sapere quanto il mio ex sia rimasto scioccato dal modo in cui lo guardavo, se non chiudeva il rubinetto dell’acqua mentre si spazzolava i denti. Ma soprattutto, non credo sia possibile immaginare la tenacia con cui sono perennemente alla ricerca di un modo di vivere più sostenibile, sereno e rispettoso della personalità di chi mi sta intorno (ammesso che faccia la differenziata).

Ovviamente sono per il multiculturalismo, per l’istruzione a più non posso, per i musei, per l’integrazione e per tutte quelle cose che, secondo le personcine un po’ sopra le righe come me, farebbero del mondo un posto migliore.

Sono anche vegetariana, faccio yoga svariate volte al giorno e mi perdo a pensare al senso della vita, o a come aiutare chi mi sta intorno, costruendo un dialogo e tutte queste cosine qui. Insomma, i libri filosofico-esistenziali stanno a me come una piscina sta a una giornata estiva.

È per tutti questi motivi che quando sono incappata in La pienezza della vita” (Fazi editore) di Wilhelm Schimd ero in brodo di giuggiole. Stavo giusto cercando qualcosa di esistenziale da leggere.

Avevo bisogno di un libro un po’ filosofico e motivazionale da sfogliare prima di dormire, che mi facesse credere un po’ nella vita, nella spiritualità e negli ideali. Insomma, “La pienezza della vita” era proprio il genere di lettura che fa per me e l’universo me lo aveva portato per aiutarmi. Wow!

E invece mi sbagliavo.

“Arte di vivere.” Suona bene. Ma è davvero possibile condizionare la propria vita?

Lavorarci sopra sempre e in maniera attiva, cioè essere sempre occupati a darle forma?

“Ah,” sospirate. “Sarebbe bello!”

Tra le varie (ma poche) perle di saggezza che questo romanzo dispensa, c’è che la calma richiede esercizio, che bisogna lasciare andare ciò che è comunque fuori dal nostro controllo (o che se n’è già andato) e che bisogna prendersi cura di se stessi.

È un romanzo che ricalca “Il manuale del guerriero di luce” di Paulo Coelho, quindi non ha una trama. È un insieme di riflessioni, di “comandamenti”. Ho letto Coelho in inglese, e non saprei parlarvi della qualità della prosa in traduzione italiana.

Il romanzo di Schmid, invece, l’ho letto in italiano. E niente, ci ho trovato troppe parole che vogliono rendere l’idea di sfumature di concetto, ma che non lo fanno. Ci ho trovato una marea di lezioni di vita, che però sono un po’ insipide. E poi ci ho trovato una banalità, una ripetitività e un modo di strascicare la bellezza della vita che è davvero raro.

Ero seduta al sole in giardino e leggevo. E il sole mi sembrava stropicciato, meno luminoso, un po’ meno bello del solito. Non solo questo romanzo non descrive, né aggiunge alcunché alla “pienezza della vita,” ma almeno nel mio caso, ha tolto qualcosa a una bella giornata di inizio primavera (sì, vivo nell’emisfero a testa in giù e qui è finalmente primavera).

Wilhelm Schmid

Non mi sono sentita “capita,” sensazione che, invece, dovrebbe essere sempre il fulcro di questi libri un po’ filosofici. Mi sono, invece, sentita presa in giro: perché mai questo Wilhelm voleva raccontarmi a tutti i costi la sua personalissima idea di lavoro?

Perché dovevo leggere una “perla di saggezza” che di saggio non mi stava trasmettendo nulla? Ma soprattutto, perché mai esistono libri che illudono il lettore di aver trovato qualcosa di raro e di bello?

Non posso dire di aver apprezzato questa lettura, che di certo avrà qualcosa da trasmettere ad altri lettori, ma che a me ha trasmesso solo un senso di vuoto. Quello che posso dire, invece, è che ci sono moltissimi libri che parlano di come rinascere, di una ricerca interiore, della scoperta di una spiritualità intima e legata al quotidiano, ma non per questo meno profonda.

Ci sono tanti modi di esplorare la bellezza della vita, di imparare a praticare la felicità e di crescere esplorando il proprio mondo emotivo. Magari in uno dei prossimi articoli vi racconterò di qualche titolo che potrebbe piacervi. Nel frattempo, se deciderete di leggere il romanzo di Schmid, buona lettura.

La mia frase preferita di questo libro:

Con la formula “per così dire” esorcizziamo quanto affermiamo anche quando non diciamo nulla.”

 

Written by Giulia Mastrantoni

 

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