Anzio, fra storia e natura: dalla Villa di Nerone alla Seconda Guerra Mondiale
“Nessun posto è più quieto, più fresco e più piacevole…” ‒ Cicerone
Superata la capitale, procedendo lungo la litoranea in direzione sud, si incontra Anzio. Località balneare dalla favorevole posizione geografica, protesa sul mar Tirreno, Anzio è testimone di un passato importante oltre che emblema di fascino indiscusso.
Ma, prima di sottolinearne l’attrattiva tutta mediterranea, è utile ricordare brevemente l’origine di questo territorio che ha visto la luce in tempi lontani.
Abitata in epoca pre-indoeuropea, come attestano i reperti archeologici rinvenuti presso una necropoli appartenente all’età del ferro, anticamente il suo appellativo era Antium. Diventata capitale dei Volsci, popolo di ceppo osco-umbro, la sua economia si poggiava soprattutto sulla navigazione e sulla pirateria, come era in uso all’epoca.
A partire dal 484 a.C. gli scontri fra Volsci e Romani, che segneranno la storia della città nei secoli successivi, sono violentissimi. Da prima i Volsci sconfiggono duramente l’esercito romano costringendolo alla fuga. In seguito, i Romani avranno la meglio sui Volsci, i quali occupano la rocca portuale di Cenone, cittadella sita sulla costa laziale, emporio di Anzio, distruggendola.
Nel frattempo, i Romani sottomettono i Rutuli, popolo dell’Italia preromana stanziato sulle coste del Lazio, guidato dal re Turno, menzionato nell’Eneide e rappresentato come l’antagonista di Enea. È in tale contesto bellico che Coriolano, valente generale e importante uomo politico, ritiratosi in esilio ad Anzio, viene ucciso proprio nel periodo dei conflitti fra Volsci e Romani.
Conflitti che si concludono nel 338 a.C., quando Anzio viene completamente assorbita da Roma; da quel momento diverrà un importante centro residenziale della Repubblica prima, e in seguito dell’Impero.
Quasi in segno di scherno, o forse per manifestare la loro superiorità, i Romani trasportano i rostri delle navi della flotta volsca nel Foro Romano, con l’intento di decorare le tribune degli oratori.
“Sebbene vesta i panni di Gaio Caligola, io sono tutti gli uomini e nessun uomo allo stesso tempo e quindi sono Dio”. ‒ Caligola
È fatto noto che Anzio abbia dato i natali agli imperatori Caligola e Nerone; quest’ultimo sarà l’autore del primo nucleo del porto, le cui rovine sono tuttora esistenti e visibili, e che garantirà lo sviluppo della cittadina anche nei tempi a venire.
Saranno poi le invasioni barbariche, con le incursioni dei vandali di Genserico, degli Ostrogoti e in seguito dei Saraceni, a decretare l’abbandono della città da parte della popolazione, che si stabilirà in un sito limitrofo e già esistente, Nettuno, località tutt’oggi strettamente imparentata con Anzio.
In epoca medioevale, le acque antistanti la città saranno teatro di una battaglia navale che si consuma fra genovesi e veneziani, la quale vedrà i genovesi soccombere sotto i colpi dei veneziani. L’area avrà un nuovo sviluppo intorno alla fine del XVIII secolo grazie all’intervento di papa Innocenzo XII, che darà il via alla costruzione di un nuovo porto che darà impulso alla cittadina.
È la metà dell’Ottocento, quando Anzio, poco più che una spiaggia, si trasforma in un centro simile a quello odierno; nel 1856 sarà organizzata poi in comune autonomo, e nel 1870 sarà aggregata al Regno d’Italia insieme allo Stato Pontificio.
Sono i primi decenni del 1900 quando viene elevata ad elegante luogo balneare frequentato dalla buona borghesia e dall’aristocrazia, grazie al quale diventa un eccellente centro di villeggiatura.
Rinomata per il suo attraente paesaggio costiero sono numerose le ville edificate in Anzio fin dai tempi più remoti. Di queste, la più famosa è quella di Nerone, imponente e celebrativa, in quanto emblema del suo status di imperatore. Posta quasi certamente in prossimità del cosiddetto Arco Muto, accanto alle rovine di un teatro, è testimonianza di un passato illustre. Ampliata poi da Domiziano, Adriano e Settimio Severo la villa di Nerone è stata costruita su di un sito dove era presente una precedente villa: quella dove Augusto aveva accolto una delegazione per essere celebrato Pater Patriae.
Grazie al suo clima salubre e temperato, anche gli imperatori della dinastia Giulio-Claudia frequentavano abitualmente Anzio, così come Mecenate, che vi si stabilirà per lunghi soggiorni nella villa da lui posseduta, i cui resti sono andati purtroppo perduti. Mentre Cicerone, tornato dall’esilio, vi ricostruirà ciò che era rimasto delle sue biblioteche, affinché fossero preservate da atti vandalici d’ogni sorta.
Anche se vittime dell’abbandono, sono numerosi i resti di altre ville dell’antica Antium disseminate lungo la costa, ville nelle quali sono stati rinvenuti capolavori di arte greco-romana.
La Fanciulla di Anzio, per esempio, scultura in marmo proveniente dalla villa di Nerone. L’Apollo Belvedere, statua marmorea risalente al periodo post-ellenistico: da non dimenticare che i Romani avevano conquistato tutta la Grecia; custodita in Vaticano è una delle opere più eleganti di tutta l’antichità, grazie all’armonia delle sue proporzioni.
Il Gladiatore Borghese, oggi conservato al Louvre di Parigi, è una scultura da datarsi intorno al I secolo a.C.
Un’altra testimonianza archeologica e storica di rilievo sono i resti del teatro romano di Anzio sito in prossimità del pianoro di Santa Teresa, vicino al centro abitato, di cui purtroppo rimangono misere tracce.
Del 1924 è la realizzazione del Paradiso sul mare, costruzione in stile liberty destinata a essere un casinò, e sita in prossimità della Riviera di Ponente.
Qui, Federico Fellini ha girato varie sequenze dell’Hotel Rimini del suo Amarcord; mentre Alberto Sordi ha fatto del Paradiso sul mare una location per alcuni interni del suo film Polvere di stelle.
È il 1939, in piena era fascista, che Anzio e Nettuno diventano un unico agglomerato a cui viene dato il nome di Nettunia. Crollato però il fascismo, le due torneranno a essere due entità separate.
Ma, per tornare alla storia più recente, Anzio è stata testimone di azioni belliche che l’hanno vista protagonista di eventi drammatici e lesivi. È il 22 gennaio del 1944 quando il 6° Corpo d’ armata USA approda sulle coste di Anzio, con le navi ormeggiate in rada per impedire la reazione dei caccia bombardieri tedeschi e delle forze tedesche presenti in zona.
Il progetto del generale John Lucas è quanto mai ambizioso: raggiungere al più presto la capitale. Progetto che purtroppo verrà smentito dai fatti, in quanto Roma verrà liberata soltanto mesi dopo. Nonostante l’iniziale sorpresa, le forze tedesche assestano un’energica controffensiva che mette in difficoltà gli angloamericani. Anzio, quindi, risulta uno scenario di cruente azioni di guerra, fra truppe alleate e la resistenza tedesca, soprattutto nell’immediato entroterra costiero.
“La campagna d’Italia è ricca di controversie: il bombardamento di Monte Cassino, il massacro del fiume Rapido, lo sbarco di Anzio, la caduta di Roma e così via. Ma la controversia più grande è: perché fu combattuta questa campagna?” ‒ Erich Morris, scrittore
Legata alle vicende belliche dello sbarco trova spazio una narrazione, di cui però non vi è la certezza che corrisponda al vero. Comunque sia, l’episodio, diventato una sorta di leggenda, è ambientato proprio ad Anzio.
Si racconta di una bambina rinvenuta sotto le macerie in seguito ai bombardamenti; raccolta e protetta dai soldati inglesi viene affidata a una crocerossina; a nulla, purtroppo, servono le cure che le sono dedicate, perché entrambe diventano vittime della situazione bellica. Narrazione questa tradotta anche in musica in una struggente canzone negli anni ‘60 da un gruppo musicale in voga in quegli anni: Angelita di Anzio è il titolo attribuito al commovente brano.
In ricordo di questo evento, per celebrare la giovanissima vittima di guerra, le è stata dedicata una statua in bronzo che raffigura una ragazzina circondata dai gabbiani, quale simbolo di vita e libertà negata ad Angelita.
“La guerra in Italia fu la campagna più lunga e sanguinosa combattuta dall’alleanza angloamericana nella Seconda guerra mondiale” ‒ Carlo D’Este, storico militare
Dunque, un luogo di triste memoria Anzio, a causa delle numerose perdite di uomini e mezzi di entrambe le parti, testimoniate dal cimitero degli Americani, sito poco lontano dal centro cittadino, e da quello degli inglesi posto in Nettuno.
Tuttavia, nonostante la presenza di questi simboli deleteri, che dovrebbero essere monito per non dimenticare, Anzio e i suoi dintorni restano luoghi di seducente bellezza.
Eletta a località di vacanza anche per il clima tipicamente mediterraneo, Anzio è luogo di intrattenimento turistico di ampia portata. Predisposta ad accogliere vacanzieri di provenienza non solo italiana, desiderosi di lasciarsi cullare dalle onde delle sue coste basse e sabbiose, o a crogiolarsi sulla sabbia dorata che si insinua nella Riviera di Levante come in quella di Ponente.
Da ricordare, inoltre, un’area di importante richiamo ambientale poco distante da Anzio. Si tratta del sito di Tor Caldara, luogo di ricchezza archeologica e naturalistica. Situato su di un territorio pianeggiante, in un lembo di costa salvato dall’urbanizzazione, è stato dichiarato area naturale protetta.
L’elemento, che più di altri colpisce il visitatore che si appresta a passeggiare fra i sentieri che portano al mare, è la presenza di macchia mediterranea: lecci, querce, sempreverdi e sughere, il tutto circondato da una fauna ricca e variegata, con uccelli sia stanziali sia migratori, oltre che rettili e mammiferi.
Ma non solo flora e fauna sono gli elementi interessanti che abitano questo luogo, anche altri se ne aggiungono a questo luogo di indubbia attrattiva.
Resti dell’età della pietra, piccole sorgenti di acque sulfuree che sgorgano dal terreno, maleodoranti in quanto tipiche proprio del fenomeno dell’acqua sulfurea, sono residuo termale di un’attività vulcanica scomparsa.
Infine, motivo di indiscussa suggestione è la torre che ancora oggi sembra vigilare sul panorama circostante. Eretta intorno al 1550 era torre di avvistamento per le incursioni dei pirati saracene, oltre che torre difensiva delle miniere di estrazione di zolfo, collocate in posizione retrostante rispetto alla spiaggia.
Ed è proprio da questa antica costruzione che prende il nome questo luogo di seducente bellezza paesaggistica.
“Quel tratto di costa dominava con l’occhio l’ampiezza del mare” ‒ Strabone
Written by Carolina Colombi