“Alessitimiche Distorsioni” di Eleonora Orofino: l’impossibilità di esprimersi a voce

“Alessitimia o alexitimia (dal greco “a-“ mancanza, “lexis” parola, “thymos” emozione, letteralmente “non avere le parole per le emozioni”). Quando le percezioni si fanno troppo intense da non essere capaci di descriverle a voce. Allora, ecco che la Musa interviene i nostro soccorso, a portare chiarezza laddove il caos rende tutto indefinito. Laddove è un turbine di sensazioni indistinte.”

Alessitimiche Distorsioni

Emozioni. Sensazioni. Sentimenti.

Parole che nascono, dette, sussurrate nel silenzio.

Parole che non hanno voce, solo un urlo muto che si infrange in un’eco.

Parole, emozioni da condividere, da donare, da comprendere e far comprendere da chi ci ascolta, ma che rimangono lì, sospese in una specie di limbo.

Un limbo che si colora di tante immagini. Come visioni, come luci colorate.

“Straziata la madre.// “Presto, accorrete/ qualcuno mi ha ferito!/ La stessa mano/di chi ho sempre nutrito./ Brucio,/ non so difendermi/ disarmata e nuda./ Quel figlio/ come serpe in seno/ mi ha tradito,/ quel Giuda.// Crepitano gli alberi/ gli arbusti e i cespugli,/ disperati i miei figli/ tra i rovi ardenti./ Mentre gli altri accorrono/ a domar le fiamme/ aizzate dai venti.// Lo senti il grido/ degli alberi morenti?/ Lo senti/ il tremar dello scoiattolo/ che attorniato dal fuoco/ batte i denti?/ Lo senti/ l’accorrere dei volontari?// Tra lacrime/ ti chiedo:/ ”Vale tutto questo/ i tuoi sporchi/ trenta denari?”- Mater dolorosa

Parole forti, crude e dolorose che esprimono il dolore della nostra Madre Terra, che, tradita dai suoi figli, brucia e urla il suo dolore, la sua rabbia, la sua disperazione di madre verso quel figlio traditore. E si chiede il perché di tutto questo.

Assistiamo così al pianto di questa Madre Terra, soffocata e disperata, che si preoccupa per i suoi figli, per quei figli che accorrono in suo aiuto, che non la lasciano sola.

È un richiamo, un canto di dolore che sentiamo fino a noi. Un dolore che lacera i cuori perché ci urla dentro, incapace di uscire, incapace di farsi ascoltare da chi non comprende l’importanza che la nostra Terra deve avere per noi. Una Terra che ci culla come una madre, Madre con la M maiuscola, che assiste al germogliare di ogni suo figlio, che porta vita ovunque. Una madre che brucia per uno stupido gioco, uno stupido gioco orchestrato da chi non sa amare, da chi non sa rispettarla, nonostante tutto quello che questa Madre ha donato e continua a donare.

Maternità. Essere madre.

Una madre che si preoccupa dei propri figli, che deve scontrarsi con tante cose: la paura di non essere vicina a loro nel momento del bisogno, in particolare. Come leggiamo in questa poesia che la nostra autrice ha dedicato alla figlia “Una piccola perla/ scivola lungo la tua pelle di fata/ al mattino mezza addormentata/ quando mamma ti saluta.// Una lacrima mia/ a stento trattenuta,// nel veder te piangere appena svegliata./ Quell’istante in cui/ il tuo visino muta,/ dalla gioia del risveglio/ a una sberla come appena ricevuta.// Ora/ dormi/ ancora/ un po’,/ riposa,/ questo/ mio/ pensiero/ ti/ giunga/ come/ un/ sussurro,/ mentre/ il/ cielo/ da/ rosa/ sfuma/ in/ azzurro.”Andare Via

Un richiamo d’amore, di vita nei confronti della figlia che si sveglia e prega la mamma di restare ancora con lei. Come una piccola preghiera d’amore. Una preghiera che ogni mamma donerebbe al proprio figlio, un modo per non farl* sentire abbandonat*, anche nel pensiero, nella carezza di un piccolo gesto d’amore che giunge all’improvviso.

All’inizio si assiste a versi in rima, ma poi nell’ultimo tratto l’autrice sceglie di spezzare le parole forse per un gioco di stile che si sposa bene in questa poesia. Nell’ultima parte si racchiude la preghiera che, come mamma, vuole donare a sua figlia.

Echi nel silenzio. Empatia.

Voci sussurrate nel pensiero, attraverso un viaggio oltre ogni voce, oltre ogni percezione di vita. Percezioni che non si possono o non si vogliono esprimere vocalmente, ma solo attraverso un’eco poetica, attraverso il richiamo del cuore che vive, che batte di ogni cosa. Un cuore profondo, che racconta vari attimi – sofferenza, amore, compassione, speranza- nelle diverse forme in cui le incontriamo.

Come nella poesia Echi silenti: “In quelle teste svuotate/ dalla sofferenza/ potevi sentirci/ l’eco del mare/ come in una conchiglia./ Più volte batté l’onda/ portando via con sé/ un morso di riva./ Non ebbero più terraferma/ ritrovandosi alla deriva.// Tu dici:/ – Lanciamogli una cima!/ Riportiamogli alla realtà / son vagante mina!// Strattonati si sgretolerebbero/ più fragili di prima./ Tornare è una decisione/ che va da loro presa./ Perciò in silenzio/ aggiungi un granello/giorno dopo giorno/ fino a giunger ai loro piedi.// – La senti? È la terra/ è sotto i tuoi piedi./ Prova tu stesso/ se non ci credi!// Infondi fiducia/  la prima cura./ Ritrovar l’entusiasmo/ come bambini/ alla prima avventura.”

Eleonora Orofino

Una poesia che racconta della sofferenza di coloro che si perdono – a causa anche di disturbi come l’Alzheimer e altri problemi – e per aiutare a ritrovare se stesse si cerca di comprendere la loro fragilità, i loro stati d’animo dando loro una piccola mano per ritornare ad essere se stessi, riabbracciarsi e cercare di ascoltare ancora più a fondo dentro il proprio cuore e la propria anima.

Alessitimiche distorsioni – quando esprimersi a voce pare impossibile di Eleonora Orofino è una raccolta pubblicata dall’autrice, nel 2014, presso la piattaforma Il mio libro, una piattaforma che permette a chi ama scrivere di pubblicare un proprio scritto in solitario senza l’ausilio di case editrici. Una raccolta in cui l’autrice cerca di dare voce a coloro che non riescono ad esprimersi verbalmente, dando, quindi, voce a quei richiami, a quelli impulsi di vita che molto spesso vengono nascosti, repressi e incompresi da chi ci è accanto e non sempre riesce a capirci, ad ascoltarci. E come leggiamo nella pagina della piattaforma dedicata al libro “Nel nostro animo esistono dei meccanismi, che talora ci rendono incapaci di esprimere al meglio le emozioni provate…”

Il termine “Alessitimia” significa “non avere le parole per esprimere le emozioni, per esprimere ciò che si prova, per dar voce ai propri stati d’animo.”

Si cerca, quindi, di ricorrere a queste emozioni o anche urla silenziose, attraverso l’uso di alcune espressioni artistiche, come la pittura, la poesia, la scultura. Un modo per non trattenere tutto dentro. Come nel caso della Terra martoriata, o di coloro che sono costretti a lasciare la loro terra per raggiungerne un’altra via mare, come possiamo leggere in questa poesia: “Fratello,/ raccontami l’orrore/ della tua terra,/ che ti spinge/ tra l’ignoto e le onde./ La paura/ che nelle speranze/ si nasconde./ Quell’orrore di guerre immonde,/ da cui fuggisti/ e che si ripresenta./ Le barbarie degli scafisti,/ che non conosce pietà/ e su di voi si avventa./ Le urla, la disperazione,/ i compagni ingoiati/ dai flutti.// -Partimmo di notte/ non arrivammo tutti.”

Parole che troviamo in Lampedusa, una poesia che rispecchia il dolore di chi, come detto, deve abbandonare la propria terra, oppressa da guerre immonde, sperando di trovare una vita migliore altrove, ma in quel viaggio oltremare, subisce varie barbarie dai loro accompagnatori, che non hanno alcuna pietà nei loro confronti. E, come leggiamo nelle ultime righe, non tutti riuscirono ad arrivare: sono le parole di un migrante che prova a raccontare a chi gli sta vicino la sua storia, la storia della sua terra, del viaggio per raggiungere un nuovo mondo.

Sono poesie molto profonde ed empatiche, che colorano diverse emozioni che l’essere umano si trova ad affrontare nel corso della sua esistenza, ma che non sempre riesce ad esprimere, a dare un senso, nascondendole dentro di sé.

Sono ricche di simboli, di metafore. Alcune sono brevi, altre lunghe, altre sono scritte adottando uno stile molto particolare, molto spezzato senza rime. Un modo insolito e originale di usare la parola poetica, che ultimamente sto scoprendo anche io con le mie poesie, e che la nostra poetessa usa in un modo sapiente e vivo.

“Ascolta le parole che non hanno voce. Sono echi che vivono dentro noi. Nel nostro profondo, nel nostro intimo, ma che, silenziosamente, urlano di voler essere espresse, dette, sussurrate, ascoltate.”

Diamo voce ad ogni emozione e se non ci riusciamo culliamole nella poesia, nella pittura, in ogni altra espressione artistica e coloriamola di vari colori, come una danza che si evolve nel silenzio di una sera in cui sei immersa nella magia del tramonto e vorresti “urlare” al cielo ciò che provi.

 

Written by Daniela Schirru

 

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