Donne contro il Femminicidio #29: le parole che cambiano il mondo con Patrizia Violi
Le parole cambiano il mondo. Attraversano spazio e tempo, sedimentandosi e divenendo cemento sterile o campo arato e fertile.
Per dare loro il massimo della potenza espressiva e comunicativa, ho scelto di contattare, per una serie di interviste, varie Donne che si sono distinte nella lotta contro la discriminazione e la violenza di genere e nella promozione della parità fra i sessi.
Ho chiesto loro, semplicemente, di commentare poche parole, che qui seguono, nel modo in cui, liberamente, ritenevano opportuno farlo. Non sono intervenuta chiedendo ulteriori specificazioni né offrendo un canovaccio.
Alcune hanno scritto molto, raccontando e raccontandosi; altre sono state sintetiche e precise; altre hanno cavalcato la pagina con piglio narrativo, creando un discorso senza soluzione di continuità.
Non tutte hanno espresso opinioni univoche, contribuendo, così, in modo personale alla “ricerca sul campo”, ma tutti si sono dimostrati concordi nell’esigenza di un’educazione sentimentale e di una presa di coscienza in merito a un fenomeno orribile contro le donne, che necessita di un impegno collettivo.
Oggi è il turno per “Donne contro il femminicidio” di Patrizia Violi, giornalista milanese. Collabora con la 27maOra, con Futura del Corriere della Sera e con la rivista Insieme, occupandosi di attualità, costume e psicologia. È sposata e ha due figlie: dalla sua esperienza famigliare è nato il blog Extramamma. Ha pubblicato vari libri, fra cui L’amore è una bugia, per Giunti, dove affronta il problema delle molestie sul lavoro.
Femmina
Quando ero piccola sentivo mia nonna che prima di andare al cinema, per scegliere un film, chiedeva: “Ma in quella storia c’è almeno una donna?”
Quindi sono cresciuta pensando che una donna/una femmina fosse una cosa importante, preziosa, di valore. Magari anche più del concetto di maschio. Sì, la nostra era una famiglia al femminile: nonna, zie, sorelle, cugine, un matriarcato e i maschi considerati quasi una calamità inevitabile.
Per colpa di mio nonno che era stato un disgraziato non si predicava l’uguaglianza!
Poi negli anni quando ho sentito frasi un po’ sprezzanti come: “Ma è roba da femmine!” mi sono sempre risentita. Scrivendo su una rivista dedicata alle famiglie cerco di combattere le discriminazioni, anche in maniera un po’ implicita e clandestina. Ad esempio, tra le righe di un articolo magari dedicato ai regali da fare ai bambini, combattendo la ghettizzazione di genere che inizia già nella scelta dei giocattoli.
Femminismo
Mi dispiace che questa parola sia ammantata da un’idea negativa. E diventi sinonimo di donna difficile e piantagrane. E che sia un concetto un po’ vintage. Tante conquiste sono date per scontate dalle ragazze. Da spettatrice privilegiata tuttavia, attraverso le mie figlie adolescenti, ho notato che purtroppo sono stati fatti anche tanti passi indietro nell’interazione fra i sessi. L’uguaglianza è purtroppo solo di facciata.
È l’espressione più orrenda dell’insicurezza maschile davanti a un moto di indipendenza femminile. Purtroppo non ho le statistiche su questo crimine di venti-trenta anni fa, ma credo che l’incremento che pare esserci in questi ultimi tempi sia proprio dovuto all’atteggiamento femminile meno passivo rispetto a un legame che non funziona più. Cinquanta anni fa le donne sopportavano e restavano, adesso non più e allora gli uomini tornano drammaticamente“primitivi”: invece di usare il cervello usano la forza.
Educazione sentimentale
Deve essere basata sul rispetto reciproco. Grandissima responsabilità è delle famiglie: bisogna crescere i figli, maschi e femmine, scardinando i luoghi comuni più antiquati e beceri rispetto alle discriminazioni di genere. Conosco molte madri di maschi che sono partite con ottime intenzioni che poi, per frustrazione o stanchezza, hanno lasciato sbiadire nel tempo. Insegniamo alle ragazze a essere forti e ribelli, meno ai maschi a essere consapevoli delle loro emozioni, positive e negative.
La frase inglese “boys will be boys” (i maschi sono maschi) è l’alibi più pericoloso per non cercare di riequilibrare i rapporti fra i due sessi. Adesso che le ragazze sono più aggressive, sono loro a corteggiare i coetanei che diventano prede. Ragazzi che quando sono soli si fanno desiderare (per un rapporto serio) mentre ritrovano la loro virilità/goliardia solo in branco.
Written by Emma Fenu
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