“Chance” di Kem Nunn: il romanzo che ha ispirato l’omonima serie tv con Hugh Laurie

“Chance non si riteneva estraneo alle macchinazioni con cui le persone gettavano le basi strutturali della loro prigionia, cittadelle dalle cui finestre sotterranee si riusciva di tanto in tanto a sentire le urla. Come Houdini, costruiamo il congegno che ci intrappola e al quale alla fine dobbiamo soccombere o fuggire.”

Chance

Chance” (Fanucci Editore, ottobre 2016) è un romanzo scritto dal californiano Kem Nunn, ritenuto fra i massimi esponenti del noir americano contemporaneo. Scrittore e sceneggiatore, l’autore collabora col canale HBO, e ha ispirato l’omonima serie televisiva che ha per protagonista Hugh Laurie.

L’antieroe che tanto affascina le nuove generazioni e che ha suscitato i pareri positivi della critica, ovvero Eldon Chance, coincide con la capacità di Kem Nunn di creare personaggi complessi e dal passato burrascoso, ma totalmente imperfetti. Quello che il lettore compie, quindi, è un viaggio negli oscuri meandri dell’animo umano, dove nessuno è mai quello che sembra.

Eldon Chance è uno stimato neuropsichiatra cinquantenne di San Francisco, alle prese con un divorzio e una figlia adolescente piuttosto ribelle. Di certo, i problemi finanziari non lo aiutano, tanto che Chance è costretto a vendere dei mobili antichi in un negozio specializzato, dove fa la conoscenza dell’energumeno D – o colosso, come preferite –, un personaggio “sui generis” che gli darà delle grosse preoccupazioni ma anche un valido aiuto.

Il colpo di grazia alla sua vita già disastrata glielo infligge però l’affascinante Jaclyn Blackstone, che varca le porte del suo studio per avere da Chance la conferma di una diagnosi ed essere indirizzata da uno specialista. Ma il confine fra medico e paziente spesso è labile, e Jaclyn finisce per diventare per lui come una sorta di ossessione.

La donna afferma di soffrire di personalità multipla, e di vuoti di memoria. Talvolta è come se prendesse il sopravvento in lei un alter ego molto più intraprendente, che la porta a compiere azioni altrimenti inspiegabili. La situazione si aggrava quando lei gli confessa di essere vittima di violenze da parte del suo ex marito, un poliziotto molto influente in zona, che la controlla e non la perde di vista un secondo.

Chance e Jaclyn diventano amanti, ma sembra che ci sia sempre una presenza che tutto sa e tutto vede. Non solo, qualcuno che tira i fili come fossero marionette, e che sta sempre un passo avanti.

Il “gioco” si fa pericoloso, poiché s’innescano episodi di violenza e situazioni pericolose, in cui Chance può solo supporre che vi sia lo zampino di Blackstone, il coniuge violento. E quando anche i suoi affetti personali vengono minacciati – la figlia viene picchiata e in seguito scompare dall’ospedale – egli deve decidere se lasciar perdere la donna, come pensa che il marito gli chieda, oppure andare fino in fondo. Ma gli esseri umani sono sfuggenti: non si finisce mai di conoscerli.

Kem Nunn

Specie quando di mezzo c’è abuso di droga, prostituzione e delinquenza. E anche questa è una premessa di cui bisogna tenere conto, prima di muoversi e fare un appello disperato al proprio spirito di sopravvivenza.

Chance” è un libro accattivante, che crea una buona suspense e induce a proseguire. Il lettore vuole arrivare a capire come possano i protagonisti uscire da quello stato di pericolo e confusione in cui sono stati catapultati. La necessità di fare chiarezza diviene un’urgenza impellente.

Se solo dovessi fare un appunto all’autore, direi che talvolta è un po’ troppo prolisso nella descrizione di scene che non hanno a che vedere col fatto criminoso in sé. Ma, avendo uno stile prettamente cinematografico, egli sicuramente mira a preparare il terreno per le scene “clou”.

Essendo Chance uno psichiatra, l’opera contiene tante delucidazioni interessanti sulle psicopatologie che affliggono l’uomo. Più che un thriller, quindi, nel senso canonico del termine, questo romanzo è un’esplorazione della mente, fino a giungere nell’intimo della questione. Salvo poi comprendere che il campo è talmente vasto e delicato, che forse è meglio che rimangano solo congetture.

 

Written by Cristina Biolcati

 

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