Ti consiglio un libro: nove scrittori suggeriscono la lettura del loro romanzo prediletto
E se a consigliare un libro non fosse un lettore, come d’abitudine, ma piuttosto uno scrittore? Magari un autore affermato, che sia riuscito a pubblicare con una casa editrice importante, e abbia avuto un grande consenso di pubblico e di critica?

L’essere umano cerca sempre d’imparare, di evolversi e migliorare. Ho pensato che sarebbe stato interessante se alcuni autori, che attualmente imperversano nelle librerie, potessero indicarci il titolo di un loro romanzo preferito.
A differenza di cantanti e divi del cinema, ai quali forse la cosa che più preme è essere ammirati, lo scrittore avverte forte dentro di sé il desiderio di condivisione. Vuole avere un riscontro e capire che cosa arrivi, esattamente, di quel che mette nero su bianco. Per questo, d’altro canto, non esita ad aprirsi e a dialogare col suo pubblico.
La domanda non è stata “dimmi che libro c’è sul tuo comodino”. Troppo personale e fuorviante; legato a motivi contingenti. Parlo per esperienza personale. Come spiegare, per esempio, che “Il manuale delle Giovani Marmotte” sia servito per un consulto, al solo scopo d’imparare a fare un nodo margherita?
La domanda dunque è stata più specifica. “Quale libro consiglieresti ai tuoi lettori?”. Con annessa la motivazione.
Ma andiamo a leggere cos’hanno risposto i nostri scrittori.
Partiamo da Vanessa Roggeri, autrice di “Il cuore selvatico del ginepro” e “Fiore di fulmine”, entrambi pubblicati da Garzanti. Una Sardegna aspra e selvaggia, ricca di superstizioni e magia, è quella che fa da sfondo alle sue indimenticabili figure femminili. La Roggeri si è “buttata” su un classico, e ha indicato “Il giovane Holden” di Salinger, argomentando “perché è uno straordinario esempio di letteratura, un libro che tutti dovrebbero leggere”.

Valentina Cebeni, che ha scritto opere come “L’ultimo battito del cuore” per Giunti e “La ricetta segreta per un sogno” con Garzanti, parla d’amore e di complessi legami familiari che si sviluppano e prendono forma nel loro incedere. Amante della cucina, nel suo ultimo romanzo ha creato un suggestivo connubio fra l’arte dello scrivere e il dilettarsi ad eseguire ricette che poi inserisce nel libro. Valentina ha scelto un romanzo di narrativa contemporanea, “La custode del miele e delle api” di Cristina Caboni. Queste le sue parole: “Lo consiglio perché la scrittura di Cristina è una coccola straordinaria, capace di disegnare sentieri che si inerpicano nell’animo umano, illuminando di luce morbida, vellutata. Una lettura che diventa esperienza sensoriale, un viaggio straordinario nella storia di una donna con una ferita nel cuore e un dono da custodire”.
Il libro indicato da Paolo Cammilli è “In fondo alla palude” di Joe R. Lansdale. Lui, che è l’autore di capolavori quali “Maledetta primavera” (Newton Compton Editori) e “Io non sarò come voi” (Sperling & Kupfer), in cui vige la legge del “branco”, che spesso porta alla delinquenza oltre che al femminicidio, anche se è concessa una possibilità di riscatto. Un autore che s’ispira a fatti di cronaca, al quale riconosco una sorta di tenera “intimità” nei dialoghi, difficile da ricreare. La motivazione che dà Cammilli, riguardo alla sua scelta di “In fondo alla palude”, è “perché è un libro che racconta la realtà della provincia americana come nessuno, perché è un romanzo di formazione atipico e perché si regge su un thriller non banale”.
Massimo Polidoro è giornalista e studioso del paranormale. Qui però a noi interessa il Polidoro scrittore, autore di bellissimi thriller al cardiopalma, quali “Il passato è una bestia feroce” e il nuovissimo “Non guardare nell’abisso”, entrambi pubblicati da Piemme.
“Il mio consiglio” afferma Polidoro “è Misery di Stephen King. Si legge in pochissimo tempo e tiene con il fiato sospeso fino alla fine. Uno dei tanti capolavori di questo grande maestro; un ottimo punto di partenza per chi non ha mai letto niente di suo”.
La sorpresa più grande me l’ha fatta Lilia Carlota Lorenzo, l’autrice che, grazie al consenso del pubblico, è passata dal self-publishing alla casa editrice Mondadori col suo romanzo “Il cappotto della macellaia”. Un noir molto originale, che ho amato. Ebbene, questa scrittrice straordinaria, umilissima, mi ha mandato addirittura un file con una sua personale mini-recensione. E, non paga, mi ha detto anche di perdonarla se c’è qualche imperfezione, perché lei non è italiana – è di origini argentine. Davvero strepitosa! E così, io che l’adoro, mi sono ritrovata a sistemare “piccole cosucce”, su uno scritto di Lilia Carlota Lorenzo! Davvero un grandissimo onore, essere stata la sua editor per un giorno.

Ci racconta la Lorenzo, col suo breve resoconto, mentre imbastisce una storia per noi:
“Era lì. Grosso da far paura. Ottocentonovantadue pagine. Premio Pulitzer addirittura! Un regalo di compleanno. Ormai lo aveva letto mezzo mondo e io continuavo a girargli attorno. Leggo a letto, è così pesante…Ormai mi sono abituata al Kindle, senza il profumo della carta, ma così leggero…
Una sera mi sono decisa. Un premio Pulitzer…l’ho aperto disposta a sorbirmi intere pagine, ben scritte ma faticose; invece ho scoperto un romanzo contemporaneo con tutto il fascino dei classici. È stato il mio compagno delle ferie che non ho fatto. Terrorizzata che finisse, come capita con i libri belli, controllavo spesso a che punto ero con la lettura.
La trama percorre i giorni sfortunati di un ragazzo newyorchese, colpito duramente dalla vita, dopo un attentato al Metropolitan Museum in cui è morta sua madre. Coinvolge sin dall’inizio come un thriller, dice la quarta di copertina e con ragione. Ti prende ad ogni pagina, e sono ottocentonovantadue! La bravura dell’autrice è straordinaria, come la cura e la documentazione sotto ogni aspetto. Lo consiglio vivamente. Di quale libro vi sto parlando? Di “Il Cardellino”, di Donna Tartt”.
Sara Rattaro, autrice di romanzi struggenti per Garzanti, quali “Non volare via”, “Niente è come te” e l’ultimo, “Splendi più che puoi”, ci narra di quanto sia difficile la nostra società. Di quanto la famiglia sia un luogo dove trovare riparo, ma assai complicato. Quando si è bambini; così anche come donne, maltrattate da chi per primo dovrebbe averne cura. La Rattaro indica “Fiammetta” di Emanuela Abbadessa. “Romanzo storico ambientato tra Firenze e Catania. Racconta il coraggio e la forza di una donna contro i pregiudizi e un amore sbagliato. È una storia appassionante da cui è difficile staccarsi. Una lettura che fa bene ai pensieri, distrae e ci arricchisce”.
Lorenzo Marone, che con Longanesi ha pubblicato “La tentazione di essere felici” e il nuovo “La tristezza ha il sonno leggero”, ci descrive personaggi “imbrigliati” in un ruolo, che lottano strenuamente per affermare se stessi e la libertà di essere ciò che sono. Il romanzo che ha indicato è “Il matrimonio di mio fratello” di Enrico Brizzi. “La storia di una famiglia, di due fratelli. Una grande epopea. Ecco, la magia della scrittura è tutta qui: leggi 500 pagine e nemmeno te ne accorgi. E quando finisci, ti sembra che ti manchi qualcosa”. Sono le sue parole.

Antonio Fusco, funzionario nella Polizia di Stato e criminologo forense, ha il dono di essere molto credibile, nel mettere in atto indagini di cui conosce bene le procedure per avervi sempre preso parte in maniera attiva. Il suo commissario Casabona, giunto ormai alla terza indagine, è un esempio di eroe dei nostri giorni – con Giunti ha pubblicato “Ogni giorno ha il suo male”, “La pietà dell’acqua” e il nuovissimo “Il metodo della fenice”. Il libro menzionato da Fusco è “Il sole dei morenti” di Jean-Claude Izzo. “Un libro magico e struggente al tempo stesso. Racconta di come nella vita ci si possa smarrire nel labirinto delle relazioni sociali e ritrovarsi improvvisamente ai margini, in una parabola discendente destinata inesorabilmente al tramonto nell’indifferenza di chi ci circonda”.
Cristina Caboni – si era giusto parlato di lei –, in grado di analizzare con maestria i sentimenti umani alla luce di fragranze e tradizioni, ha pubblicato con Garzanti “Il sentiero dei profumi” e “La custode del miele e delle api”. Questo il suo messaggio: “Ci sono tanti libri che ho letto nell’ultimo anno, ognuno di essi mi ha consegnato qualcosa di speciale. In fondo un libro è come uno specchio nel quale riflettersi. Ma devo dire che durante la lettura de L’alchimista di Paulo Coelho sono andata oltre. Ho provato sensazioni uniche. La storia del giovane Santiago mi ha regalato un viaggio, un sogno, un percorso di scoperta e consapevolezza. Mi ha offerto diverse declinazioni di lettura. Mi ha divertito, affascinato, e mi ha fatto riflettere. Esattamente ciò che dovrebbe fare un buon libro”.
Non so voi, ma io farò tesoro di questi consigli. E, mentre rifletterò su quello che hanno detto, avrò l’illusione di averli compresi un poco di più. Se è vero che un po’ siamo quello che leggiamo, le loro scelte dovrebbero essere illuminanti.
Written by Cristina Biolcati