“Politics” di Adam Thirlwell: sesso e virtù sono le facce della stessa commedia
Scrivere di sesso, ormai, non è più un tabù, anzi. E fa vendere molte copie, sicuramente, ma non tutti sfruttano l’erotismo per creare storie a luci rosse. C’è uno scrittore, infatti, che ha usato tutto questo per scrivere un libro non sui “peccati di lussuria”, bensì l’opposto: la virtù.
Il personaggio in questione è l’inglese Adam Thirlwell, che al debuto da romanziere ha dato vita a un vero caso editoriale: “Politics”, edito in Italia da Guanda. Perché, come già scritto, uno dei perni su cui ruota tutto il libro è sì il sesso, ma il discorso è abbastanza diverso dai vari “50 Sfumature”.
Protagonista è un trio di giovani amici, tutti provenienti dalla periferia londinese: Moshe, attore di teatro ebreo; Nana, la sua fidanzata e amante dell’architettura; e Anjali, attrice anglo-indiana di spot pubblicitari con la fissa per i film di Bollywood. Niente di chè all’apparenza, solo tre ragazzi come tanti.
Le cose sono molto più complesse, però, in camera da letto: preoccupata che la loro vita sessule sia troppo monotona e di non essere all’altezza dei desideri di Moshe, Nana coinvolge Anjali in un menaige a trois. Non è però per perversione o cosa: la spiegazione è che lei è altruista. E vuole vedere i suoi amici felici.
Quella che può sembrare un’assurdita ricolma di idiozia, come peraltro è gran parte del libro, viene ricamata e sfilacciata da Thirlwell con sorprendente e spiazzante ironia, tanto da gettarsi lui stesso interamente tra le pagine.
Vi ricordate il narratore manzoniano dei Promessi Sposi, che cerca di indirizzare l’opinione del lettore? In questo caso, prende addirittura le difese dei propri personaggi. Spudoratamente.
La spiegazione è semplice: senza un intervento completo dell’autore, quasi come se fosse un presentatore tv, chiunque sarebbe orientato a pensare che questo è libro a dir poco piccante, letteralmente pornografico anzi. Invece, a quanto sostiene Thirlwell, il discorso ruota tutta sulla virtù e la bontà.
Nemmeno a dirlo, quando metti insieme “virtù” e “sesso”, l’umorismo è dietro l’angolo. Volgare, da risata grossolana, ma pur sempre comicità è, con gli equivoci che si rincorrono dalla prima fino all’ultima riga. Tra una scena di sesso e l’altra. Il tutto perché nessuno è capace di dire apertamente cosa prova, preferendo il silenzio che non provoca cambiamenti drastici ma mina nelle fondamenta la psiche di tutti.
Il germe dell’ilarità l’autore deve avercelo nel sangue, per essere riuscito a scrivere un libro così diverso dal solito, facendo suo un argomento spesso sfruttato dalla letteratura da supermercato ma mai valorizzato realmente. E ne parla mica con parole da poco: cita Stendhal, addirittura Gramsci e trova divertente (si fa per dire) il modo che aveva Stalin di tranquillizzare i propri oppositori.
Le risate si susseguono velocemente, il disagio fa spesso capolino e non è possibile apprezzare completamente “Politics”: in fondo, è un’opera scritta con un linguaggio da imbecilli, magari che citano Oscar Wilde ma pur sempre imbecilli, ma non è nemmeno da disprezzare. È un bel tentativo di guardare il porno, ops la virtù, da un’angolazione nuova. Se pensate che ne valga la pena.
Written by Timothy Dissegna