“Fiore di fulmine” di Vanessa Roggeri: una Sardegna ricca di tradizione e mistero

Fiore di fulmine” (Garzanti) è il titolo del  secondo romanzo dell’autrice sarda, Vanessa Roggeri, nata e cresciuta a Cagliari, dove si è laureata in Relazioni Internazionali.

 

Fiore di fulmine

Lei stessa si autodefinisce amante della Sardegna e della sua civiltà più antica, quella nuragica. Quelle atmosfere legate al passato, ricco di leggende, di magia e di mistero che ,fin  da piccola, la scrittrice ha sentito raccontare dalla nonna o dalle zie fungono da ispirazione per i suoi  romanzi.

Le donne sono sempre le protagoniste delle sue storie. Vittime di un destino avverso come Lucia e Ianetta, personaggi del Cuore selvatico del ginepro, o Nora e donna Trinez, le due figure più importanti di questa sua seconda storia.

Terza ma non per importanza, la Sardegna, che la scrittrice ritrae nei suoi paesaggi rustici, talvolta un po’ tetri e oscuri, o attraverso la superstizione e malignità della sua gente con una partecipazione che sembra al lettore che la viva l’autrice stessa. Come Grazia Deledda nei suoi romanzi di fine Ottocento, nei quali descriveva l’ambiente inteso come paesaggio contornato da persone appartenenti fin dalle loro radici al piccolo paese o al loro mondo fatto di destini mai semplici né felici. Oggi la Roggeri riporta alla luce quel mondo con due figure femminili straordinarie contornate da segreti, bugie e superstizione.

Quarto personaggio: il periodo. Siamo nei primi anni del Novecento, quando la Sardegna era ricca ancora di leggende, magie e superstizioni e nel continente erano in voga tra le classi più nobili le sedute spiritiche, come dimostra Italo Svevo nella Coscienza di Zeno o alcune novelle pirandelliane.

Nora Musa, la protagonista principale di Fiore di fulmine, ha solo nove anni, quando durante un temporale, viene colpita da un fulmine che genererà qualcosa nel suo corpo: un fiore rosso che la avvertirà di sentimenti e situazioni mai provate. La bambina viene creduta morta per due giorni, fino a che non si risveglia al cimitero, di notte. Ma non c’è festa per quella famiglia che dovrebbe essere felice per quel miracolo inaspettato. La mamma, infatti, già vedova, è succube della malignità della cugina Teresa.

I fratelli sono Saturnino, Lazzaro e Pietro che le vogliono bene ma sono incapaci di dimostrare affetto alla bambina e assoggettati al matriarcato introdotto dalla cugina Teresa in quella famiglia.  C’è un nome per quelle come lei che tornano a vivere e vedono i fantasmi:  bidemortos. Tutti sia a casa che in paese la temono e per  la piccola Nora non c’è più posto.

Così viene mandata dalla madre e dalla cugina Teresa a Cagliari in un istituto, diretto da suore, per orfanelle. Nora si chiude sempre più in se stessa, non parla molto, non ha amicizie, ricama solo ed ecco che qui eccelle. È l’antica eredità della mamma, ricamatrice, che sopravvive in lei. Trascorre nove anni all’istituto e poi viene presa come serva da donna Trinez, una ricca viscontessa che conosce la sua storia. Nella casa di questa nobildonna compaiono altri personaggi.

Vanessa Roggeri

Il secondo marito della signora Trinez, Mariano, con un orto che rispecchia la sua anima solitaria e ambigua, il fratello della donna, Annibale. E i cugini, fratelli, Gabriele e Giaime, l’uno che soffre di crisi respiratorie, l’altro zoppo ma sensibile e legato con la sua anima e storia a Nora. Le due serve, Annica e Giusta, che guideranno la ragazza nella casa nobiliare.

Un’avversaria: la governante di casa, Palmira. Gelosa di Nora  e dell’affetto della viscontessa per la nuova serva. Infine,  tutto quanto accade alle sette di ogni venerdì in quella casa, che deve restare un segreto ma al quale poi Nora sarà costretta, suo malgrado,  a partecipare.

Sono sedute spiritiche, dove ovviamente non c’è nessuno in grado di mettersi in contatto con i morti, solo tante persone che cercano una consolazione o una spiegazione per la perdita di un caro. Come donna Trinez, che nel suo cuore di donna custodisce un terribile segreto. Sarà proprio Nora ad aiutarla a comprendere ed a smascherare coloro che hanno finto di volerle bene e che invece l’hanno solo ingannata.

Vanessa Roggeri, al termine di una sua intervista, afferma: “il patrimonio immateriale della Sardegna sopravvive nel modo più intimo all’interno delle case, delle famiglie e delle comunità circoscritte. Per comprendere come certe tradizioni siano ancora vive basti pensare che ancora oggi  in ogni paese c’è una persona, nella maggioranza dei casi, una donna, che pratica il rito per togliere il malocchio. L’unica differenza è che in quest’epoca di modernità e di tecnologia, di certe cose si parla con pudore.”

 

Written by Maria Romagnoli Polidori

 

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