“Il giorno fiorisce sull’acqua” di Luisella Pisottu: l’arte non si veste, nuda passione

Il giorno fiorisce sull’acqua di Luisella Pisottu, edito da CFR edizioni, con prefazione di Gianmario Lucini, si apre con un affaccio sull’orizzonte degli affetti più caro, per luoghi e persone, per indagare, senza fretta, nella sezione Paesaggi, quello spazio situato tra silenzio e parola che è la proiezione dell’essere, nei momenti del Vivere / Muoversi piano / Sulla traccia.

Nel momento iniziale del giorno, il silenzio è via da percorrere, porta che introduce alla possibilità dell’ascolto che appetisce alla comprensione del codice dell’anima, dei suoi ritmi attraverso il succedersi delle fasi del giorno e l’avvicendarsi delle stagioni, lo scorrere degli anni. Vivere è anche perdersi nei moti delle cose, insieme alla foglia che cade, roteando nella sua stessa spirale, quasi annullati.

Luoghi di un paesaggio reale, quello sardo, sono presenti al corpo come allo spirito: entrare in essi, sentendoli, è armonia del vivere e così si dilata il tempo. I solchi dell’uomo, Costantino Nivola, traggono alla luce memorie impresse nei silenzi della pietra, in un omaggio che è anche la manifesta direzione seguita dall’autrice: l’arte non si veste, nuda passione. Osservare è sacro gesto, umile e volitivo, quasi religioso passo indietro a rifulgere l’opera / viva.

Sacro e profano, spirito e carne, tutto è nella festa che è figura della vita ove i nasi che colano stanno, naturalmente, accanto agli alti pensieri e a buon diritto. E Sassari, la città della Pisottu, è ritratta in immagini che affiorano nette e lievi al contempo, come acquerelli di case, cose, animali, naturalisticamente ritratti.

Quadri di vita è sezione che segna la ricerca di una consolazione di fronte all’osservazione di come ci piega il vento, in un modo di mite disilluso ripiegamento, nella consapevolezza dell’inganno. Si affaccia l’occhio attento e sensibile dell’autrice sulle immagini di fabbriche chiuse: sono bocche serrate e giorni da reinventare. In spazio fisici e temporali quasi surreali si deve ricominciare e ricomporre la vita, ma il limite più grande sembra essere individuato nel nostro tempo distratto / su cui la sorte dell’altro scivola. L’incapacità dell’ascolto, la parola inascoltata, l’incomunicabilità che rende improduttiva la potenza creativa del Logos. La vita appare, per lo più, fatta di consuetudine distratta, passaggio che si consuma svelto. Che scorre sui derelitti dei viaggi della speranza, sui silenzi che dilagano, dolgono nelle case di riposo.

La sezione Luci è storia del duetto-destino della nascita che separa il corpo del figlio da quello della madre, in un rincorrersi di aggettivi possessivi che segnano la forza del legame e del trauma della scissione. La vicenda che nelle liriche della sezione si dipana è anche storia dolorosa, di contro alla proiezione delle speranze, con epiloghi inaspettati. Ma A Casa la poetessa mostra tutta la sua forza e la sua filosofia di vita, riposti i pensieri nella scatola del ventolui non sa altro che gioia. Perché la letteratura della vita è là dove riponiamo il nostro cuore. Nelle incertezze del futuro, l’acquisizione di una diversa consapevolezza di sé, nel corpo, nel percepire e percepirsi, l’autrice conquista apertura verso altre diversità, del sé.

Così in Dettagli l’attenzione può e deve tornare a porsi su quelli che, a ben vedere, dettagli non sono: l’attimo in cui prestare attenzione…arriva. Nel buio della notte e del sapere, lo sguardo che è scepsi, illumina l’intorno; finalmente accorto che il vero stava in basso, può iniziare a restituire ordine alle cose, non senza fatica per arrivare al dunque che è insieme baratro ove l’umano rischia di scomparire, ma è anche sull’omphalos del tutto.

La rivelazione di aspetti profondi del reale e dell’essere è rivelazione che s’affaccia, un bagliore, un lampo da cogliere vivendo in fiduciosa paziente vigile apertura, spogliati di sovrastrutture, inutili pesi, preconcetti, anche del passato, nudi custodi del fuoco sacro della vita da vivere con purezza e carnalità: è la conquista del mondo, del proprio mondo. Mentre l’Essere perennemente vive nell’infinito scorrere di fotogrammi, nell’istantaneità di ogni genuino suo in-sistere nel tempo, si vive, dunque, nella difficoltà di essere presenti al sé, confinati nell’attimo dopo attimo, a vivere nel ricordo, nell’istante già trascorso e ergo proprio per questo avvertito, sperimentato, non più in atto.

La Pisottu, in un linguaggio asciutto, essenziale, pur nella variazione del registro, aderente sempre alla situazione, ha magistralmente dato prova della capacità di raccogliere mediante la parola  la realtà delle cose, restituendola certo riplasmata ma, per certi versi, più vivibile, senza peraltro deformarla o capovolgerla, nel rispetto del senso, sfuggente, delle cose, dell’esser-ci e dell’Essere.

 

Written by Katia Debora Melis

 

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