Resoconto della mostra di Maurizio Cattelan al Whitechapel Gallery di Londra
Nella Sala 7 della Whitechapel Gallery di Londra, sino al 2 dicembre, è in mostra la collezione di opere di Maurizio Cattelan di proprietà di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo (altre collezioni della Sandretto saranno esposte nel corso del 2013 sempre nella galleria dell’East End londinese). Il manifesto della mostra è l’istallazione “Bidibidobidiboo”.
C’è chi sostiene che l’opera – uno scoiattolo suicidatosi con un colpo di pistola alla tempia – rappresenti la perdita dell’innocenza infantile, chi reputa rievochi un trauma subito dall’artista, chi pensa che ormai non ci sia più una salvezza per lo scoiattolo, chi invece sostiene che la formula è stata pronunciata mentre il grilletto veniva premuto: e la scena cui assistiamo è la magia avvenuta, la zucca diventata carrozza. L’opera ha infatti una interpretazione estremamente libera e ovviamente Cattelan non si è mai disturbato di spiegare quale fosse il suo intento nel crearla.
In mostra anche la stella cometa al neon ricavata dal logo delle Brigate Rosse e la fotografia del tavolo da calcio balilla lunghissimo su cui si gioca la partita tra nordafricani e italiani, un’opera che alcuni reputano razzista, e che altri – nel costante binomio interpretativo legato a Cattelan – vedono come una speranza per il futuro (perché entrambi stanno effettivamente giocando).
Cattelan stesso, come accade spesso, è presente nella esibizione. Si tratta di uno dei suoi tanti modellini di cera e peli. Un Cattelan piccolo, di un metro e venti, con il consueto nasone e lo sguardo fisso, appeso a un appendiabiti, mani e piedi abbandonati di fronte a sé. Il personaggio indossa il completo tipico dell’artista tedesco Joseph Beuys, ma lo sfoggia come se si trattasse di una divisa scolastica, di qualcosa che il piccolo Cattelan (è un terzo dell’originale) sfoggia senza coscienza, e che quasi subisce, rendendo di fatto l’eroico idealismo di Beuys comicamente patetico. Lo scherzo autoironico di Cattelan (che si è ritratto in mille modi diversi, dando sempre un’immagine di sé buffa e fuoriluogo), senza scarpe, appeso via, impossibilitato ad agire, diventa una critica più ampia. Dove Beuys vedeva l’artista come un salvatore, Cattelan è un pirata che vuole rivelare la corruzione della società artistica e sovvertire tutte le regole.
Vedere queste opere in Gran Bretagna – cioè lontano da casa – fa riflettere sul rapporto che Cattelan ha con l’Italia, soprattutto grazie alle quattro meno vistose o conosciute, ovvero la già citata stella cometa, il tavolo da calcio balilla e il tappeto rotondo che riproduce il logo del formaggino Bel Paese. La quarta opera (“Lullaby”) è un ammasso di macerie in alcuni sacchi di iuta. Sono ammonticchiate in un angolo, di fronte a un porta chiusa, sembrano dimenticate lì e a primo acchito non si immagina abbiano a che fare con ciò che si sta visitando. Ma sono resti del PAC di via Palestro a Milano, fatto saltare nel 1993. L’artista agisce contro l’occultamento del trauma, del corpo osceno del museo distrutto, e quindi della sua memoria, ribadendo il valore politico di quanto è accaduto.
I visitatori inglesi di fronte a queste quattro istallazioni politiche fanno deduzioni, a volte errate, e cercano di capire cosa sia l’Italia oggi (anche se forse è più corretto dire l’Italia degli anni ’90, quando queste opere furono realizzate).
“Lullaby” e “Bel Paese” non sono state pensate per essere viste assieme, ma nascono dalla mente dello stesso artista, e fanno parte della sua poetica. Giustapposte, portano la riflessione a un livello più avanzato. Come non si pensò di accostare “Lullaby”, risultato di un’esplosione che portò alla morte di sei persone, alla stella cometa delle Brigate Rosse. Ma a Londra sono una accanto all’altra e non si può non pensare ai brigatisti e ai mafiosi, ad Aldo Moro e al nordafricano senzatetto saltato in aria nel Parco Montanelli.
Gli inglesi dicono che Cattelan è un “prankster”, uno che fa gli scherzi. Ma i suoi scherzi, pur essendo spesso cattivi, non sono sciocchi o fini a se stessi e questa esibizione alla Whitechapel Gallery lo esprime chiaramente.
La raccolta non è ricca, ma in ogni caso è un’occassione golosa, perché di mostre Cattelan, che è noto per essere l’incubo dei curatori (c’è anche chi è stato fissato al muro con il nastro adesivo e chi è strato fatto travestire da pene), ne fa poche e di norma con poco materiale (si ricordi due anni fa a Palazzo Reale Milano, con solo tre pezzi in Sala delle Cariatidi).
La collettiva “Think twice”, opere dalla collezione Sandretto Re Rebaudengo, è suddivisa in quattro mostre: la prima, Cattelan è in programma fino al 2 dicembre. A seguire tre mostre che esploreranno temi chiave della collezione: “Viral Research”, dal 15 dicembre al 10 marzo 2013; “Love meal”, dal 19 marzo al 9 giugno 2013 e “Have you seen me before”, dal 18 giugno all’8 settembre 2013.
Ingresso libero.
Written by Silvia Tozzi
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