Doppia mostra fotografica alla galleria Minimi sino al 10 novembre 2012, Brescia

Alla Galleria Minini di Brescia sono in mostra sino al 10 novembre Letizia Battaglia e Francesca Woodman.

 

Letizia Battaglia (Palermo, 1935) inizia la sua carriera di giornalista nel 1969 lavorando per il giornale palermitano L’Ora. Nel 1970 si trasferisce a Milano dove collabora come fotografa con varie testate. Nel 1974 ritorna a Palermo e crea, con Franco Zecchin, l’agenzia Informazione fotografica. Nel 1974 documenta gli Anni di Piombo che sconvolgono la sua città natia, immortalando i delitti commessi dalla mafia, con la volontà di comunicare l’atrocità di quei gesti, sensibilizzando la coscienza

Battaglia è stata la prima donna europea a ricevere nel 1985 il Premio Eugene Smith a New York. Un altro premio, il Mother Johnson Achievement for Life, le è stato tributato nel 1999. Ha esposto in Italia, nei Paesi dell’Est, Francia, Gran Bretagna, America, Brasile, Svizzera, Canada.

Francesca Woodman (Denver, 1958 – New York, 1981) era figlia di un pittore e di una ceramista. Nel 1973 sceglie di iscriversi all’Abbot Academy di Andover, nel Massachusetts, una scuola privata per sole donne, tra i pochi licei americani con corsi d’arte. A partire da settembre del 1976 frequenta a Providence un’Accademia di belle Arti: la Rhode Island School of Design (RISD). Nel 1978 è in Italia con l’amica Sloan Rankin per seguire i corsi europei della Rhode Island School of Design che a sede a palazzo Cenci, nel centro storico di Roma.

Woodman, che è stata a Milano poco più di un anno fa con una suggestiva personale,  utilizzò sempre il bianco e nero, con esposizioni lunghe o doppie esposizioni che le permettevano di partecipare attivamente alla scena e divenire, nella maggioranza dei casi, il soggetto.

La sua è una fotografia fatta di corpi e anime, di visi nascosti con vergogna e nudità mostrate senza pudore, di stanze distrutte e tempo che scorre inesorabile, di decadenza e di sfumare. È una fotografia malinconicamente brutale in cui il suo io ci appare come scarnificato, rappresentando se stesso e facendosi male.

Avendo quasi sempre ritratto se stessa, Woodman si è messa in scena, ci ha parlato di sé e per questo la sua presenza è così forte e le sue immagini così incisive.

Così il suo lavoro è diventato immortale.

 

Written by Silvia Tozzi

 

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