Mini serie “XIII”: l’agente segreto della CIA dalla personalità spezzata
Un agente della CIA senza memoria, salvo un numero romano inciso sulla pelle. La memoria fatta a pezzi, come la fiducia nelle Istituzioni. Ancora una volta.
Sugli schermi di Sky, affollati di nuovi e vecchi telefilm di grido (Glee, Medium, Last Resort, The Client List), arriva a piccoli passi “XIII”, una mini serie canado-francese trasmessa dal canale americano Showtime nel 2011 e su Sky ogni venerdì, alle 22 sul canale Skyuno.
Trama.
La serie racconta di un agente della CIA, interpretato da Stuart Townstead, a cui è stata tolta la memoria e cambiati i connotati. L’unico indizio è il numero romano XIII, impresso sulla pelle. Disorientato, l’agente evade da una prigione di massima sicurezza in cui era stato rinchiuso e cerca di ricostruire la propria identità, sfuggendo agli intrighi politici dello staff del Presidente degli Stati Uniti e dell’ex Vice presidente, interessati alle informazioni che l’agente custodisce nella propria mente.
Giudizio.
XIII è un prodotto ben scritto e ben recitato, poco realistico ma lontano dagli eccessi della sua principale fonte di ispirazione telefilmica, Alias, cui deve tutto nella dinamicità delle scene d’azione e nel continuo intrecciarsi di politica e spionaggio, ma non con la superbia del più recente Homeland.
Storia.
La trama della serie non punta sulla originalità: è infatti ispirata apertamente al fumetto franco-belga del 1984 “XIII” scritto da Jean Van Hamme e disegnata da William Vance. I due autori reinterpretarono il romanzo,“Uomo senza volto” scritto dal grande Robert Ludlum nel 1980 sulla cui base Hollywood realizzò, con notevoli adattamenti, la saga di The Bourne Identity (l’ultimo capito, The Bourne Legacy -orfana dello strepitoso Matt Demon – è nelle sale proprio in questo periodo.
Da Alias a XIII, quanto ci fidiamo del Potere?
Ancora una volta XIII affronta un tema scomodo: quanto possiamo fidarci del Potere? In Alias, c’era un continuo e voluto ribaltamento della moralità delle figure al potere e di quelle genitoriali, tutte volutamente infide e traditrici al contrario di Lei, l’agente Sidney Bristol, un faro di moralità nel buio dell’ipocrisia. Ma la crisi della fiducia nelle Istituzioni divenne un tema sempre più dominante in altri prodotti di genere successivi, come Prison Break, dove un branco di evasi dovevano appunto dimostrare che era il Governo degli Stati Uniti ad incastrarli, tenendoli rinchiusi. Ancora di più nel recentissimo Homeland (l’America sta pubblicando in questi giorni la seconda stagione) il rapporto fra potere e Istituzioni è talmente viziato dal Tradimento che anche un presunto terrorista come l’Agente Brody non sembra così in difetto, mentre chi difende il potere, l’agente
Mathison, soccombe in una perdita di valori e di speranza.
La memoria di sè contro l’egemonia del potere
In XIII, al di là dei luoghi comuni delle spy story, c’è un messaggio importante: la memora di se stessi e del passato è essenziale e pericolosa. Serve a ricordarci da dove veniamo e i valori da difendere contro l’egemonia culturale del XXI secolo, i cui Poteri forti sono visti come in grado di di modificare la prospettiva con cui ognuno di noi guarda il reale, nascondendo il passato ed edulcorando il presente. Una prospettiva molto “europea”, che si appoggia anche al filone dei complotti ambientali-terroristici spesso sepolti dalle Amministrazioni americane, qui rispolverati senza troppa paura di ripetere clichè di genere, già cari alla lucidissima penna del grandissimo Robert Ludlum.
Written by Antonio Mazzuca