Resoconto del concerto di "Kaizer" + "The Strangers" + "El Raton" + "Enigma" + "DJ Slait" + "Salmo" + "DJ Yodha" al Linea Notturna, Cagliari

Resoconto del concerto del 27 dicembre 2011 al Linea Notturna.

Tenevo sott’occhio Salmo da un bel po’. Più o meno da quando, in cerca di organizzare qualcosa nel mio minuscolo paese (Tertenia, OG) sono andato a fare qualche sondaggio in mezzo ai fumi della piazzetta principale. Tra i teenagers in baggy, cappellino da camionista e occhi spenti dietro i vetroni da giocatore di poker fallito. “Salmo? E chini cazzu è?“. Non ci ho messo molto a capire che i tempi non erano troppo maturi e, proprio come Axl Rose che voleva pubblicare in uno schiocco “Chinese democracy“, ho pensato che ancora non c’era il tanto. Fra qualche anno ne riparliamo. Forse mai.

E intanto Salmo continua a fare date in ogni dove, e quando posso non me ne perdo una. Quella del Linea Notturna ad esempio: ci ho rischiato le ghette. Arrivo all’entrata, come al solito non mi riconoscono e mi piego a spiegare chi sono e da dove vengo. E una volta dentro, prima del palco, schiene. Schiene ernormi. Poi cerchi di circumnavigarle e chi ti trovi davanti? Dodicenni. Enormi. Sorridenti ed ebeti. Inebetiti da chissà cosa, tranne che da tutte le strappone che ballano a mezzo metro dal backstage, tenuto a sua volta sotto controllo da roadie tra gli Hells Angels e Tony Manero. Una bella scena. E ancora sullo stage non c’era nessuno.

Pc, macchine e mic, iniziano le cerimonie. Forte del demo “Kaiserstep“,eccoci davanti a uno dei pacchi bomba da scartare entro l’anno prossimo, Luca “Kaizer” Fois. In supporto, dietro una bella plancia piena di laptop adesivati, cavi di ogni genere, schede audio e altri aggeggi, The Strangers AKA MattShock e JuzaXanax duo di produttori che sembrano manipolazioni acide di Mr. T e Bunna degli Africa Unite. Il set è bello carico, con Kaiser che tiene a bada una folla che inizia a riscaldarsi, grazie alle potenti ritmiche elettroniche e delle basi che hanno un che di corpulento prodotto. Ben confezionato. Due o tre parole per quelle che meritano.
Post mortem“: VST trovati chissà dove e un ritornello che miete vittime quanto è affilato, con allegata videocassetta di “Zombi 2” di Fulci. “Stracci“: chitarrone, doppia cassa nu-metal, voce definita in proclami da blog (e qui si intravede un animo ancora acerbo) ma tutto sommato certi aspetti si possono anche cestinare, quando si decide di mollare le orecchie a buttarsi in mezzo agli energumeni di cui sopra. “Più cattivo“: intro reggae, downtempo step su base originale, bel lavoro per The Strangers, che ci buttano dentro roba originale quanto ossessiva, trapanate che Rusko si sogna la notte. “Low fi“: se non fosse per il ritmo dannatamente electro (per capirci  vicino a  “Plastic beach” dei Gorillaz) si penserebbe a una risurrezione di quel flow tupachiano anni 90’s, che si adattava perfettamente a tutta la scena dell’inglesiente, gente ormai giunta alla mezza età e che quindi trasmigra tutta l’eredità alla generazione successiva. L’immediatezza del ritornello, poi, spazza via ogni sentore di kitsch che c’è nell’aria. “Kaizerpunk“: base electro futuristica. Citazioni diramate tra ieri e oggi. Tanta TV, tanti cult movie. Bassi modulati da Skrillex (che in questa recensione dovrei citare almeno una miliardata di volte) su Benni Benassi. 8 bit smarmellati. Testo scandito apposta per stamparsi nelle cervella. Ottime anche “Rap kombat” e “Amelie“.

Basta solo un assaggio di quello che ha proposto Kaizer con The Strangers per afferrare la varietà della proposta che, anche se basata su basi da mixtape, afferma la maestria di un gioco di puzzle (5000 pezzi) non da poco.
Quasi chiamati in causa al momento di alzare le mani in un applausometro alla Fiorello, acchiappati dai ritmi abbassati in una dubstep contaminata anche dai gutturalismi della collaborazione con gli Ill Brain, non si fa in tempo ad annoiarsi nemmeno nel coleidoscopico dj set da Fratelli Chimici, quello che prelude l’entrata di El Raton ed Enigma, messi in risalto dalle battute di DJ Slait.

E’ un rientro nel territorio più rappato di un hip hop classico, dove le liriche in spagnolo sono sorrette da un impianto di bassi che mi fa tremare i vestiti. E anche dentro. Essendo a fianco a una delle enormi casse inzio a temere per i timpani, quando sale su anche Salmo. Eccoci al piatto forte della sera.

La crew Machete solleva un’onda di mani che si muovono all’unisono. Inizia un rito pagano a metà tra il taglialegna canadese che fa fuori metà foresta, la motosega a palla, e la riproposizione dettagliata della guerra in Viet Nam, napalm all’arancia compreso. Mentre finisco la micromina, impreco, e faccio capriole per procurarmi una penna, che i barman del Linea Notturna gentilmente mi forniscono, Salmo spara senza soluzione di continuità una valanga di fogli scritti a mano, di pugno, a volume incontrollato, lasciando fuori ogni possibilità di ricostruzione della scaletta: la partenza con “Street drive in“, le sue schitarrate, si trasforma ben presto in in schiaffo con “Morte in diretta“.

Oscurità, rantoli, insoddisfazione e putrefazione. Il rap di Salmo sembra un noir virato in David Cronemberg, ma con lo spirito di attitudine che solo un Ice Cube. Se vuoi ti fa pensare, sennò ti stimola le ‘recchie. E lì, è mezzo e mezzo con DJ Slait. Viene da citare il masterpiece “La morte dei miracoli“, 1997. Se ci deve essere un metro di paragone nell’hip hop italiano è solo li. E speriamo che il proseguo non sia lo stesso del povero Frankie HI-NRG MC.
Si susseguono il featuring con Enigma di “Back on the track“, bella narrativa; l’ibrido de “Il senso dell’odio” sul colosso “Forgot about Dre” di Dr. Dre ed Eminem, esplicativa nitida; la chitarrina surf di “Vuoto“, incazzata, buia, sull’orlo di un precipizio; sinch’è arriva “Yoko Ono“, basata nientepocodimeno che su “Come together” dei Beatles, ma cantata a capella. I graffi/termini/denti sono talmente espliciti nel dipingere l’Oggi che la melodia è semplicemente un supporto su cui trasmettere un canale semantico/antropologico/sociologico rifinito a perfezione. Idem per “La prima volta“, ma come fossero gli “American graffiti” di Olbia.

Con “Machete flow“, insieme a El Raton, siamo su un altro piano. L’aria, arsa di vibrazioni, si alza. Siamo su un altro piano e bò. Si spinge sull’accelleratore, e il pubblico è come se lo sappia. Lo sente. I ritmi latineggianti si trasformano in qualcosa di molto simile a “Tetris” di Doctor P, sul tune dell’omonimo giochino per grandi e piccini.
Da qui in poi Alessandro Pilia è in balia degli eventi. I pezzi che nel disco hanno un inizio e una fine qui vengono squartati, sviscerati, frullati, sminuzzati, reincollati, analizzati e buttati in testa dal soffitto. Coriandoli appuntiti. Perdo la bussola in mezzo a parole sentite in qualche jam buttata su youtube, Salmonlebon che si butta dietro la plancia a produrre e poi tra la gente in stage diving, qualche skit tranquillo che mi fa venire in mente la città di Bristol e la tirata step con The Strangers di “Rancho della luna“. Il pogo si fa pesante. Sto diventando davvero un reporter di guerra. Mi becco colpi a destra e a manca, mentre cerco di proteggere la reflex, non Paola, e vedo Francesco Liori che se la ride mefistofelico, mentre tiene ben ferme le transenne, sull’orlo di scoppiare di arti, mani, braccia, teste e solo dio sa cos’altro.

Dopo la risposta a Pino Scotto di “Nella pancia dello squalo“, con tutto l’odio verso lo standard italico, Salmo apre la folla in due. Destra e sinistra si fronteggiano, poco prima di fare un confronto di urla, seguito da quello di teste. Io e gli altri sbalzati esattamente nel mezzo del pogo, andare giù, pestare per terra, risalire in superficie e boccheggiare. Alla prima occasione esco fuori, solo allora riconosco “L’erba di Grace“. Avrei bisogno di una maschera dell’ossigeno: trent’anni e la sicurezza di crepare li, in mezzo alla bolgia. Esco fuori maledicendo quel cumulo di tecnoviking in erba.
Due minuti dopo sono dentro e sembra che la scena si sia placata. E’ con la selezione di DJ Yodha che riprendo confidenza col mondo, in un turbinio di pensieri su come il laptop sia diventato nuovo strumento prediletto da chi vuole far agitare culi e al tempo stesso una possibile minaccia (fisica) a chi si arrischia di voler sembrare ancora un giovane con tutti legamenti a posto.
Ci ho perso la mia cuffia preferita, ho qualche graffio e il fischio in testa. Una fottuta serata da ricordare.

Foto di Paola Corrias (http://www.flickr.com/photos/paolacorrias/)

Testo di Alessandro Pilia & Giacomo “Gico” Mascia

 (http://www.facebook.com/profile.php?id=1422829837)

Info Kaizer:
http://www.facebook.com/Kaizerprod
http://soundcloud.com/kaizerprod/kaizersteppreview
http://www.myspace.com/kaizerprod

Info TheStrangers:
http://www.facebook.com/thestrangersmusic
http://soundcloud.com/thestrangersofficial
http://www.myspace.com/the.strangers/stream

Info El Raton:
http://www.facebook.com/pages/El-Raton/119594824760530?sk=info
http://www.myspace.com/manuelitoflow 

Info Enigma:
http://www.facebook.com/pages/ENGMA/116380985067076?sk=wall
http://www.facebook.com/Macheteproductions?sk=wall

Info Salmo:
http://www.facebook.com/pages/Salmo/103419826408770
http://www.myspace.com/salmonlebon
http://twitter.com/salmolebon
http://www.salmonlebon.com/

Info DJ Slait:
http://www.facebook.com/pages/Deejay-SlaiT/117181685009594

Info DJ Yodha:
http://www.facebook.com/DJYODHA
http://www.myspace.com/yodhamusic
http://soundcloud.com/letthebasskick

[slideshow]

Un pensiero su “Resoconto del concerto di "Kaizer" + "The Strangers" + "El Raton" + "Enigma" + "DJ Slait" + "Salmo" + "DJ Yodha" al Linea Notturna, Cagliari

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *