Michel Gondry: le stringate recensioni di Maurizio Ercolani

Retrospettiva monografica sul regista Michel Gondry

“La science des rêves”, di Michel Gondry

Automobili di spugna.
Pensa se le automobili fossero di spugna.
Sì vabbè s’inzupperebbero un po’ d’acqua quando piove, mica dico che è un’invenzione perfetta.
Pensa però a quando si scontrano, pensa a quando rimbalzano impazzite.
Altro che luna park.
Cadere da un ponte e rimbalzare come una palla.
E ridere.
Nuvole di bambagia sospese a mezzaria.
Fluttuano leggere.
Raggi di lampadario che filtrano indiscreti.
Chiuso nella tua camera ci sono mondi che non vedi.
Il mare di cellophane non è niente male.
Se solo chiudi gli occhi puoi nuotare volando, o volare nuotando, decidi tu.
Sei tu il Dio del tuo mondo.
Ho una predilezione per i pazzi.
Confondono il sogno con la realtà.
Adoro il tuo cervello, e le invenzioni che non servono a nulla.
Ho inventato una macchina del tempo fantastica.
Però può andare avanti e indietro solo di un secondo.
Vuoi forse sottovalutare l’importanza di un attimo?
Il flusso di coscienza deve essere libero, e non ci vogliono regole.
Anche questa storia delle ventitre righe, prima o poi deve finire.
Fine della “recensione”, ho bisogno solo che mi accarezzi i capelli.

Voto 7

 

 

Tokyo!“, di Michel Gondry, Leos Carax e Bong Joon-ho

Prendete tre dei più geniali registi contemporanei, non so ad esempio: Michel Gondry, Leos Carax e Bong Joon-ho.

Metteteli tutti e tre a dirigere lo stesso film.

Il risultato è sorprendente, il risultato è “Tokyo!”.

 

MICHEL GONDRY

Tokyo è una città strana dove i palazzi si sfiorano senza toccarsi.

Nelle fessure si nascondono i fantasmi.

Se un serpente velenoso si morde la lingua muore?

Sono difficili le relazioni con gli artisti.

Al primo posto mettono l’arte.

Così io mi sono spogliata per te e mi sono trasformata in sedia.

Così.

Quando suoni il banjo.

Quando scrivi al computer.

Quando sei triste.

Io ti sostengo.

 

LEOS CARAX

Il Sig. Merda è orbo da un occhio.

Si aggira furtivo per le strade di Tokyo, sbucando da un tombino.

Odia i giapponesi, dice, perchè hanno gli occhi come la figa.

Ama la vita, dice, odia le persone.

“Dice”, in una lingua tutta sua.

Perchè solo tre persone la conoscono al mondo.

Lui, il suo avvocato e Dio.

 

BONG JOON-HO

Sono un hikikomori: non esco di casa da 10 anni.

Ordino tutto metodicamente.

Pile di libri.

Pile di lettere.

Pile di cartoni della pizza.

La mia vita si ripete uguale, ogni settimana, ciclicamente.

Tutti i sabati mi faccio portare la pizza.

Non guardo mai in faccia l’uomo che me la porta.

Evito gli sguardi.

Evito la luce.

Evito la gente.

Un giorno al posto dell’uomo è venuta una ragazza.

E proprio in quell’istante, giuro, proprio in quell’istante c’è stato il terremoto.

E lei è svenuta.

Giarrettiere e bottoni.

L’ho fissata per un po’.

Dalla coscia spuntava una giarrettiera nera.

E poi c’erano degli strani bottoni.

Non dei bottoni normali però.

Bottoni disegnati sulla pelle!

In uno c’era scritto “risveglio”, l’ho premuto.

In uno c’era scritto “amore”.

L’amore non c’entra con Tokyo.

L’amore non c’entra con la perfezione.

 

Fine della “recensione”, isolamento.

 

Voto 7,5

 

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Written by Maurizio Ercolani:

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