Intervista a Marco Santeusanio: vi raccontiamo il romanzo Città di Notte
Marco Santeusanio ci trascina nelle viscere di una Napoli notturna e disillusa con Città di Notte, il suo romanzo d’esordio potente e autentico.

Marco Santeusanio scrive con la voce ruvida e lucida di chi ha vissuto il disagio sulla pelle. In una città silenziosa e febbrile, che è madre e mostro, un giovane rider attraversa i vicoli durante le ore in cui tutto tace, ma dentro di sé tutto urla.
Laureato, disilluso, in lotta con il blocco creativo e il peso dell’esistenza, cerca una voce – e forse un senso – annotando pensieri in un diario interiore chiamato “Merzbau dei pensieri sperduti”.
Il protagonista è il simbolo di un’intera generazione sospesa tra sogni infranti, ansia di fallire e bisogno urgente di esprimersi. La scrittura diventa atto di sopravvivenza ma anche uno strumento di affermazione e scoperta. Città di Notte (Pav Edizioni) è il ritratto intimo e generazionale di chi si sente fuori posto, ma continua a cercare, a scrivere, a resistere. Santeusanio è una voce nuova, sincera, che non cerca effetti speciali ma indaga le ferite inflitte dalla società, con uno stile malinconico e trasognante.
I.S.: Com’è nata “Città di Notte”? È frutto di qualche ispirazione o viaggio interiore?
Marco Santeusanio: Il libro è nato quasi per caso, e ciò l’ha reso catartico. Dopo aver scritto tanti racconti sentivo la necessità di scrivere un mio primo romanzo, ma un perfezionismo ansioso mi bloccava: dovevo avere una storia importante da raccontare, e non mi sembrava arrivare mai. Poi, in un periodo in cui ho molto lavorato su me stesso e ho intrapreso un percorso di psicoterapia, ho ideato il personaggio del rider: grazie a lui, ho preso tutte le mie insoddisfazioni, le mie paure e ci ho scritto su. Così è nato il romanzo: senza piani, affidandosi al caos della vita.
I.S.: “Città di Notte” dà quasi l’impressione che la città sia la vera protagonista, mentre il narratore è solo una coscienza, una vittima intrappolata nei suoi vicoli. Napoli è la metafora di uno stato mentale più profondo che percepisci anche tu?
Marco Santeusanio: Napoli è una città dall’identità tanto forte, quanto a volte pesante e invadente. È difficile realizzare un’opera ambientata a Napoli senza che essa diventi automaticamente un’opera su Napoli. Nel mio romanzo inizialmente volevo descrivere una città notturna che fosse metafora della perdizione del protagonista. Ma poi è stato impossibile non parlare anche della mia città. Solo, ho cercato di raccontare una Napoli che, nel suo essere a volte grigia e medio-borghese, fosse meno raccontata dagli altri narratori e meno cliché.
I.S.: Il romanzo sembra più una radiografia dell’anima che un romanzo in senso tradizionale. Ti senti più un narratore o un testimone emotivo del nostro tempo? Cosa hai voluto trasmettere con questa narrazione introspettiva, quasi onirica?
Marco Santeusanio: Sono consapevole che “Città di notte” ha una forma poco convenzionale, a tratti anche imperfetta dal punto di vista tecnico. Per me contava più una certa autenticità nella narrazione. Mi sono arrivate tante proposte di cambiare il romanzo ma, sebbene io non sia contrario a stravolgimenti radicali di un’opera, in questo caso mi sono impuntato per mantenere la forma originale: era quella più spontanea, quella che meglio raccontava cosa volesse dire essere un quasi trentenne a Napoli oggi. Mi piace la definizione di testimone emotivo.
I.S.: Nel romanzo, il “Merzbau dei pensieri sperduti” è un diario interiore, frammentario e non lineare. Perché hai scelto proprio questa forma mentale come contenitore dell’identità del protagonista? Cosa permette di dire che un diario tradizionale non direbbe?
Marco Santeusanio: Mi serviva un’espediente narrativo per inserire all’interno del libro specifici flussi di coscienza del protagonista. Una soluzione che fosse estremamente diretta. Così, guardando i comportamenti miei e dei miei coetanei, mi sono accorto che tanti di noi hanno nelle note dell’iPhone degli spezzoni di riflessioni o pensieri. In questo modo ho potuto inserire la voce della coscienza del protagonista lì dove servisse, andando a selezionare riflessioni precise e usando una forma contemporanea e realistica che rispecchiasse il modo in cui noi adesso scriviamo i nostri “diari”.

I.S.: Il protagonista si definisce “un vaso d’argilla mai finito” e parla spesso del suo fallimento identitario. Secondo te, è ancora possibile costruire un’identità salda oggi, o viviamo nell’epoca delle identità liquide?
Marco Santeusanio: Oggi sicuramente viviamo in un’epoca così ricca di distrazioni, stimoli e storie che per noi diventa molto difficile capire chi in realtà siamo. Eppure, con questa situazione ci dobbiamo convivere. Credo che la soluzione più realistica sia quella di cambiare il nostro approccio al concetto di identità: tenere ben presenti chi siamo e quale sia il nostro posto nel mondo, ma allo stesso tempo non pensare alla nostra identità come a qualcosa di granitico. Dobbiamo accettare le nostre contraddizioni. E tenere ben a mente che non siamo solo i nostri risultati.
I.S.: Nel finale il protagonista non trova una soluzione, ma sceglie comunque di scrivere, partendo da sé. È una forma di riscatto o una resa consapevole? Pensi che oggi la consapevolezza possa sostituire la felicità?
Marco Santeusanio: Oggi pensiamo che una resa sia un disastro, ma non è così. In un certo senso il protagonista si arrende nel finale, ma è una resa che ha in sé la spinta libidica del lasciarsi andare, del vivere il desiderio senza preconcetti. Solo lasciandosi andare si arriva alla consapevolezza di chi si è e del punto in cui si è lungo il proprio percorso. La consapevolezza è la chiave della felicità. Vivere in modo consapevole, ma senza giudizi rigidi, è la chiave per districarsi a pieno tra i momenti, belli e brutti che siano, nella loro transitorietà.
I.S.: Stai scrivendo un altro libro? Quali progetti futuri hai?
Marco Santeusanio: Avevo iniziato già a scrivere il sequel di “Città di Notte”, “Imparare a vivere il giorno”, ma attualmente mi sono fermato, e non so quanto terrò di ciò che ho già scritto per una futura uscita. Per ora il sequel è una ipotesi, insieme ad un altro paio di progetti, che tengo al vaglio. Vengo da anni di duro lavoro, ma adesso sento la necessità di fermarmi un attimo e lavorare con maggior accuratezza e attenzione. Quindi prima di lanciarmi in una nuova avventura editoriale, voglio prendermi del tempo.
Written by Ilenia Sicignano