“Memorie di una ragazza del collegio” di Lidija Čarskaja: un esempio di prosa femminile russa
La prosa femminile russa ha sofferto a lungo di una marginalizzazione; gli attacchi della critica erano dettati da pregiudizi di genere. Tale produzione appariva una mera forma di intrattenimento; di ben altra caratura quella delle penne maschili, espressione di “valori alti”.

Lidija Čarskaja è la scrittrice più popolare nella narrativa per ragazze; è riuscita a sfidare ogni classificazione tradizionale. I suoi romanzi hanno raggiunto un vasto pubblico; l’autenticità dei personaggi, la fruibilità dello stile ne hanno decretato il successo. Čarskaja ha stabilito un nuovo linguaggio letterario nella narrativa femminile; grandi autori, tra cui Boris Pasternak, ne hanno riconosciuto l’abilità. Lidija Alekseevna Voronova nasce a San Pietroburgo nel 1875; sebbene non ricca, la famiglia le assicura un’istruzione di buon livello.
La bambina studia nel collegio femminile Pavlovskij; l’istituto è destinato alle figlie degli alti ufficiali dell’esercito zarista. Lidija frequenta il percorso di arte drammatica del Teatro Imperiale Aleksandrinskij; dal 1900 al 1924 lavora con la prestigiosa compagnia. In questo periodo adotta il cognome-pseudonimo con cui è nota; Čarskaja è una forma aggettivale che rimanda all’incantesimo. Le difficoltà economiche la spingono a misurarsi con la produzione letteraria; nel corso della carriera, scrive oltre ottanta libri.
Con la Rivoluzione d’Ottobre, il periodo d’oro di Čarskaja subisce un declino; le sue opere vengono censurate. La condanna è di ordine politico e culturale; nonostante il tentativo di cancellarla, Lidija continua a essere letta clandestinamente.
Memorie di una ragazza del collegio (Elliot Edizioni, 2025, pp. 215, trad. di Erica Caimi) è il suo primo romanzo tradotto in Italia; attingendo ai propri ricordi, Čarskaja racconta un anno scolastico nell’istituto Pavlovskij.
Seduta sul calesse, Ljuda vede scomparire la cara fattoria; sopra i campi dell’amata Ucraina, il cielo azzurro sembra rivolgerle un saluto. In stazione la attende Anna, una ex allieva; la accompagnerà fino al collegio. Il distacco dalla mamma è doloroso; l’abbraccio bagnato di lacrime.
Memorie di una ragazza del collegio ci porta a Pietroburgo; i pensieri di Ljuda sono lontanissimi, sotto il cielo ucraino. Scortata da Anna, arriva davanti al collegio; è grande edificio rosso sulla decima strada. Un austero usciere le introduce nella sala di ricevimento; la principessa direttrice gli chiede di farle entrare. La piccola stanza è arredata in modo opulento; Ljuda si sente una provinciale capitata in una fiaba. Una donna va loro incontro; di bell’aspetto, ha i capelli bianchi come la neve. Si rivolge alla bambina con voce affettuosa; è felice che si sia iscritta al collegio. Sa che il padre è caduto in guerra; l’istituto accoglie con onore i figli degli eroi. Ljuda coglie la propria immagine allo specchio; è una creaturina dai folti riccioli corvini, inadeguata a quell’ambiente solenne.
All’ingresso di Maman in aula, le allieve fanno silenzio; Ljudmila Vlassovskaja è la loro nuova compagna. La direttrice formula le raccomandazioni di rito; devono accoglierla nel gruppo, essere brave amiche. Salutata Anna, Ljuda avverte una profonda solitudine; l’ultimo legame con la sua terra è stato reciso. La compagna di banco è una ragazzina pallida e magra, con due lunghe trecce nere; altrettanto scuri gli occhi, per niente infantili.
Le allieve prendono a canzonare Ljuda; con una certa autorevolezza, la principessina Nina Džavacha le zittisce. Stende la sua ala protettrice sulla nuova arrivata; nell’offrirle amicizia, le porge la mano. Niente baci, ché non ama le smancerie; una stretta vigorosa suggella il patto. Nina gode di privilegi; ogni sua richiesta viene esaudita.
Il ricordo dei volti familiari fa solleticare la gola; Ljuda cede al pianto. La nuova amica le attribuisce un nomignolo affettuoso; Galočka, per via dei capelli neri. La principessina comprende la causa dello sconforto; arrivata dal Caucaso, aveva provato le stesse emozioni. Aveva vissuto giorni di profonda tristezza; non riusciva a fare amicizia con nessuno. Voleva scappare; adesso si sente a casa. Cullata dalla sua voce gutturale, Galočka si rasserena; orgogliosa, le mostra Luša. Nina non la degna di uno sguardo; non sopporta le bambole. Il destino è dalla parte di Ljuda; il letto accanto a quello dell’amica è libero.
Memorie di una ragazza del collegio racconta che il padre della principessina è un militare; la mamma è morta da tanto tempo. In Caucaso Nina viveva con la nonna; ne subiva la severità, ne ingoiava i rimproveri. Nutre un profondo amore per il papà; è buono con lei, le ha anche insegnato a cavalcare. Lo spirito del sud le accende la voce; Ljuda ammira quella ragazzina coraggiosa. A dispetto del soprannome, Briciola non è piccola; ha undici anni. A volte una luce malvagia le balena negli occhi; a Ljuda non ispira simpatia. Chiamata nella stanza del guardaroba, Galočka si veste secondo le regole del collegio; una parrucchiera le taglia i ricci corvini. La bambina allo specchio non assomiglia alla “signorina” della fattoria; forse nemmeno la mamma la riconoscerebbe.
Memorie di una ragazza del collegio spiega che le allieve osservano una tradizione; ognuna tra “le piccole” sceglie una prediletta tra “le grandi”. Per conquistarne il favore, è tenuta a compiere qualcosa di speciale; deve dimostrare il proprio coraggio. Orgogliosa com’è, Nina non ha mai adorato nessuna; ma di recente qualcosa è cambiato. La prediletta si chiama Iročka; l’adulazione deve rimanere segreta. La principessina Džavacha verrebbe derisa; non deve subire questa umiliazione. Iročka è in compagnia di un’amica; ha il labbro superiore sollevato, quasi con alterigia. Non piace per niente a Ljuda; nell’aspetto, nel viso ha qualcosa che respinge. Nina è sicura; la adorerà fino al diploma. Quell’entusiasmo turba Galočka; nel suo intimo, prende ad agitarsi un sentimento sconosciuto. È la gelosia. La principessina si ammala; ragazza del sud, risente del piovoso autunno pietroburghese.
Memorie di una ragazza del collegio balza avanti di alcune settimane; pare che nell’istituto si aggiri un sonnambulo. Nina decide di andare alla scoperta, quella sera stessa; Ljuda cerca di dissuaderla. L’altra non sente ragioni; se vuole meritare l’amicizia di Iročka, deve compiere quell’impresa speciale. A nulla vale il divieto di accompagnarla; calata la notte, Ljuda sguscia di nascosto in corridoio. Si apposta accanto la porta; là fuori, Nina non sembra correre alcun pericolo. In procinto di andarsene, Ljuda vede qualcosa; è paralizzata dal terrore. Non ricorda altro; pare che abbia perso conoscenza. Quando riprende i sensi, il primo pensiero va a Nina; la attende un’amara realtà. La principessina è in collera con lei; le ha rovinato l’impresa.
Il cuore di Ljuda sprofonda; ha perso la sua unica, cara amica. La scuote un moto di orgoglio; è stata Nina a tradire il patto. Ljuda accetta di formare un “triumvirato” con due compagne; ben presto cade sotto l’influenza di Briciola. Quest’ultima è un mistero ai suoi occhi; instabile e capricciosa, ama dominare. Ljuda comprende di aver commesso un errore imperdonabile; le nuove amiche non possono sostituire quella perduta.
Il litigio è stato serio; la principessina non le nasconde il disprezzo. Briciola stringe sempre di più la propria rete; pur soffrendo, Ljuda non riesce a liberarsi. In giardino, Nina soccorre un corvo ferito; tra l’ammirazione delle compagne, lo porta in classe per bendarlo. Le ragazze lo nascondono con cura; poco prima che la lezione finisca, dalla cesta si sente un gracchiare prolungato. L’istitutrice esige il nome della responsabile; in segno di solidarietà, le allieve si dichiarano tutte colpevoli. Ljuda rabbrividisce; è sicura che Briciola denuncerà Nina.

La decisione è fulminea; senza indugiare, bussa alla porta dell’ispettrice. La paura per la sorte dell’amica le infonde coraggio; le permette di parlare con fermezza. La rea confessa riceve la punizione più severa del collegio; la sopporterà per amore di Nina. I loro sguardi si incontrano; gli occhi neri e dolci della principessina brillano di affetto. Il tormento è finito; Ljuda cade malata, tanto ha sofferto. Avvolta dalla penombra, giace a letto in infermeria; chino su di lei, un visino bagnato di lacrime. Le amiche si stringono in un lungo abbraccio; si sono ritrovate grazie al sacrificio di Galočka.
Alla fine del primo semestre, le allieve si preparano a ricevere le pagelle; il cognome Vlassovskaja figura tra le parfetki. Si avvicina il Natale; Nina risulta la migliore della classe. I voti di Ljuda sono appena più bassi; è riuscita nell’intento di rientrare nella prima decina.
Memorie di una ragazza del collegio racconta l’arrivo delle feste; al centro della sala svetta un sontuoso albero di Natale. Quello allestito dalla mamma è modesto, rustico; per Ljuda è assai più prezioso. Un corteo di maschere fa il suo ingresso; vi si distingue un giovane džigit, nel costume nazionale. Il colbacco è calato sugli occhi; i baffi neri nascondono la parte inferiore del viso. Il cavaliere non è altri che Nina; Maman le ha concesso di danzare la lezginka. La principessina si esibisce con maestria; alla fine del ballo, si allontana con le grandi. Riappare abbracciata a Iročka; per la prima volta in sei mesi, Ljuda si sente completamente sola. Nina corre verso di lei; allora tutta la tristezza svanisce.
La vita riprende il suo consueto corso; una mattina risuona un vigoroso rintocco di campana. La coppia imperiale è in visita al collegio; in aula si diffonde una inquieta euforia. Una donna di bassa statura incede verso le allieve; le guarda in modo affettuoso. È vestita con sobrietà; la accompagna un ufficiale dal viso onesto e simpatico. Non c’è alcun dubbio; sono l’imperatore e l’imperatrice. Ljuda li aveva immaginati in tutt’altro modo; si aspettava un’apparizione solenne, con tanto di cortigiani in vesti sontuose. Nessuna maestosità, nessuno sfarzo; piuttosto, i sovrani mostrano un sorriso incoraggiante.
Un’emozione sconosciuta assale Ljuda; calde lacrime le riempiono gli occhi. Forse l’imperatore si accorge del suo turbamento; con dolcezza, la invita a recitare una poesia. Le esprime approvazione; appreso il cognome, elogia l’eroismo del padre. L’imperatrice le posa la mano sul collo; con le labbra le sfiora la guarcia ardente. Secondo la consuetudine, il sovrano lancia un fazzoletto; distribuisce sigarette, segno di munificenza. Con l’aiuto del custode, tre allieve ordiscono una marachella; l’istitutrice ne coglie una in flagrante. La ragazzina ha violato le regole del collegio; la punizione sarà severa. Le due complici la rassicurano; la scagioneranno. Nina interviene; non è facile espellere una parfetka. Ricorda quanto Ljuda ha sofferto per lei; ora è il suo turno.
La confessione non basta; la direttrice pretende il nome del complice. Per proteggere il custode, Nina si chiude in un ostinato mutismo; la punizione è ignominiosa. All’inizio della primavera, il suo cognome torna a essere scritto tra le parfetki; Ljuda si rallegra. Ha un solo cruccio; è preoccupata per la salute dell’amica. Nina si ammala gravemente; è costretta a mettersi a letto. Ljuda perde il buonumore; un’oscurità angosciante la opprime.
Memorie di una ragazza del collegio arriva alla Pasqua; Ljuda fa uno strano sogno. In un campo di fiori, un piccolo elfo alato si solleva sempre più in alto; è Nina. Danza nell’aria; inafferrabile, si dissolve nell’azzurro del cielo. È tempo di esami; Vlassovskaya sostiene in modo eccellente il primo, quello di religione. La principessina è esentata; nell’attesa di tornare a casa, si interessa della vita scolastica. Ljuda le racconta tutte le più piccole vicende; con angoscia, ne osserva il veloce peggioramento. Il volto è sempre più sofferente; perfino la voce è cambiata.
Alla vigilia dell’esame di geografia, Ljuda è in preda al panico; conosce solo dieci domande su trenta. Decide di affidarsi alla misericordia di Dio; il suo atto di Fede le ottiene il miracolo. Le allieve si preparano per la prova di lingua tedesca; la tremenda notizia arriva all’improvviso. Davanti all’inevitabile, Ljuda prova un terrore glaciale; gli occhi le bruciano, ma non versano lacrime. La principessina vuole accanto a sé solo i propri cari; manda a chiamare l’amica, scrive al padre. Ama Ljuda più di chiunque altro; desidera lasciarle un’eredità. Il medaglione le ricorderà la “povera piccola Nina”; il diario segreto le racconterà chi era. “Perdonami, cara!”; Galočka, perdonala per il dolore che ti infliggerà suo malgrado.
Gli esami sono finiti; Ljuda è la prima della classe. La gioia dura un istante, soffocata da quel pensiero; la ferita torna a fare male. È il momento di tornare a casa; prima di partire, c’è da salutare un’amica. Sul marmo bianco della croce, una corona azzurra di nontiscordardimé; un sussuro tra le lacrime. “Perdonami, cara!”.
Memorie di una ragazza del collegio è un romanzo di formazione; è la storia di un’amicizia, vissuta con l’intensità del sentire giovanile. È il racconto di una sorellanza d’anima; una forza che lega come il sangue.

“Faremo delle escursioni, ti farò conoscere le nostre montagne, gli aul, ti insegnerò ad andare a cavallo […] poi saliremo senz’altro sulla vetta più alta e lì pronunceremo il giuramento solenne di amicizia eterna”.
Il tempo benedetto dell’infanzia non è un castello inespugnabile; il Male, la perdita possono farvi breccia. Masticati, assimilati irrobustiscono le giovani anime; l’esperienza del dolore le proietta verso l’età adulta. Come in tutti i romanzi di Čarskaja, l’amicizia è declinata al femminile; le eroine sono donne giovani e indipendenti. Nina incarna questo modello; coraggiosa, intrepida e orgogliosa come lo spirito della sua terra.
Memorie di una ragazza del collegio è una preziosa fonte storica; testimonia dei metodi educativi e del curriculum scolastico, in un modello pedagogico votato all’eccellenza culturale e morale.
Written by Tiziana Topa