“La società dello spettacolo” di Guy Debord: il maestro che insegna a bigiare la scuola?

Pensiero che ricorre nella psiche durante la lettura de La società dello spettacolo di Guy Debord: ti seguo, ti capisco un po’, andiamo oltre. Sei criptico? In quale cripta abiti? A quale consanguineo sei principalmente rivolto?

La società dello spettacolo di Guy Debord
La società dello spettacolo di Guy Debord

Ne La società dello spettacolo le tue 118 pagine contengono 221 tesine di varia estensione, in genere mezza pagina, a volte di meno, a volte di più. Sei icastico. Etimo: eikázō, rappresento, valgo per-. Il suo contrario è: in-espressivo. Esprimi, Guy, tutto te stesso ogni volta. Ti partorisci. Porti il tuo te stesso al di là di sé; esso diventa un oggetto animato e perfetto, deceduto, non in toto: in frazioni di sé. Ognuna delle 221 tesine è un avello che ospita un horcrux della tua anima. Se si visita un sepolcreto, ogni tomba contiene innumerevoli segreti. Tu scorgi un viso che ti fissa, che ti lancia un messaggio cifrato, che si pone al di là della tua capacità di comprendonio.

Mentre ti leggo non ti capisco. Dai per scontato che quello che dici sia palese. Sensazione: tu riporti l’ultima parte di un ragionamento più esteso, che hai fatto mentalmente. Il che ti rende oscuro. A volte ti comprendo quasi in toto. Quel quasi arde in me. La tua tesi di fondo è acquisibile: quasi banale. Vivacchiamo in una società che fa finta, che si esibisce, che si palesa sorridendo, ghignando, molto espressiva, mai geniale, mai del tutto idiota.

La tua foto iniziale è un esergo: fumacchiando, sembri dire al lettore ‘tutto non capirai, un po’ sì!’

L’Introduzione di Pasquale Stanziale è illuminante. Va letta, meditata. E poi si entra, sereni, in una zona che pare Napoli Sotterranea: ombrosa e luminosa al contempo. Nella tua Prefazione alla quarta edizione italiana (1979), te la prendi con “qualunque mezza calzetta dell’editoria attuale” – ma sei gradevole come una sberla ricevuta al buio! Discetti sulla “menzogna statale” – quasi fosse una novità – lo è l’attuale sua dimensione? ok. Parli di “Questo Sid, ‘bagnato di sangue italiano’…” – che dire? C’era e l’hanno versato.

Offendi Giorgio Bocca – e qui nulla dico. A me pareva un uomo onesto e acuto. Non ho elementi sufficienti per condannare te e lui. Non assolvo nessuno dei due. Non mi pronuncio. Sono vile? Sì, nonché stanco… m’hai sfinito!

L’Avvertenza alla terza edizione francese (1992) passa indenne: non ho sottolineato alcunché. Le tesine:

“3”:Lo spettacolo si presenta nello stesso tempo come la società stessa, come parte della società, e come strumento di unificazione…” – … d’assimilazione a sé: fiera che divora carogne. Ha tanta fame.

“14”: “… Nello spettacolo, immagine dell’economia dominante, il fine non è niente, lo sviluppo è tutto. Lo spettacolo non vuole realizzarsi che solo in se stesso.” –  è una singolarità attrattiva. Un buco oscuro, l’economia dominante. Ingloba le nostre informazioni alla sua unità. Le assimila a sé.

“29”:L’origine dello spettacolo è la perdita dell’unità del mondo…” – dell’immagine (illusoria?) dell’unità – “… Nello spettacolo una parte del mondo si rappresenta davanti al mondo, e gli è superiore…”

“30”: “… L’esteriorità dello spettacolo, in rapporto all’uomo agente, si manifesta nel fatto che i suoi gesti non sono più suoi, ma di un altro che glieli rappresenta.” – per cui sei invitato… sei costretto ad applaudire. Clap! Clap! Clap!

Di “35” colgo alcuni lemmi: “la nostra vecchia nemica”; “la merce” – la preziosa nemica.

“42”:Lo spettacolo è il momento in cui la merce è pervenuta all’occupazione totale della società…” – e stentano ad agire le forze liberatrici. Che stanno mercificando…

“47”: “… La merce è quest’illusione effettivamente reale, e lo spettacolo la sua manifestazione generale…” – che il ballo abbia ogni volta il suo finito inizio. The show must go on! Now! Now!

“50”: “Il risultato concentrato del lavoro sociale, nel momento dell’abbondanza economica, diviene apparente e sottomette ogni realtà all’apparenza…”I persuasori occulti, direbbe Vance (Packard).

“53”: “… la merce contempla se stessa in un mondo che essa ha creato.” – è la nostra tenera mammina. Ma com’è bella la tua facciona a pagina 63 de La società dello spettacolo!

“54”: “… la divisione mostrata è unitaria, mentre l’unità mostrata è divisa.” – schizofrenia sociale? Stai accendendo la sigaretta a pagina 74. Chi è quell’ossuta signorina?

“132”: “… I padroni che detengono la proprietà privata della storia, sotto la protezione del mito, la detengono essi stessi anzitutto nella forma dell’illusione.” – complimenti!

“167”:Questa società che sopprime la distanza geografica raccoglie interiormente la distanza, in quanto separazione spettacolare.” – ho riportato l’intera tesi. Difetta l’antitesi. Anche la sintesi.

“174”: “… l’organizzazione tecnica del consumo non è che al primo posto nell’ambito della dissoluzione generale, che ha portato in questo modo la città a consumare se stessa.” – amen!

“180”:La cultura è il luogo di ricerca dell’unità perduta…” – ove “… è costretta a negare se stessa.”

“191”: parli del “dadaismo” e del “surrealismo”: interessante, davvero; leggete l’opera, disgraziati!

“192”: stupenda questa “comunicazione dell’incomunicabile” – dà (im)perfettamente l’idea.

“193”: discetti su ‘sta “merce-vedette della società spettacolare” – in abiti succinti, laceri e sexi.

“199”: “… La verità di questa società non è altro che la negazione di questa società…” – ok, ci sto.

“200”: “… l’uomo moderno è troppo spettatore…”: il troppo stroppia e storpia. E segue un tuo conato (di vomito ed espressivo): “… È per il fatto che la storia stessa ossessiona la società moderna come uno spettro, che si ritrova della pseudo-storia costruita a tutti i livelli del consumo della vita per preservare l’equilibrio minacciato dell’attuale tempo congelato.” – evento che dà i brividi.

“207”: 4 righe mirabili che iniziano con “Le idee migliorano…” – la cui fine è: “… l’idea giusta.”

“214”: “… deve scomparire anche l’ideologia, l’ultima irragionevolezza che blocca l’accesso alla verità storica.” –  latest, not last, not least. In ciascun logo è logata una verità e una menzogna, fra loro mischiate. Occorre discernere. Mica è facile, lo sai. È quasi impossibile. Viva il quasi!

“215”:Lo spettacolo è l’ideologia per l’eccellenza…” – l’ultimo ballo prima di andare a ronfare. Ron zzz… ron zzz… – “… perché espone e manifesta nella sua pienezza l’essenza di ogni sistema ideologico…” – the politically correct idea.

“218” – di che si sta parlando? Della mia psiche?: “… non conosce più se non gli interlocutori fittizi che la intrattengono unilateralmente con la loro merce e con la politica della loro merce…”.

“219”: “… Il bisogno di imitazione che prova il consumatore è precisamente il bisogno infantile…” – lo voglio! Lo voglio! Uuuueee! Uuuueeee! Uuuueeee!

Guy Debord citazioni La società dello spettacolo
Guy Debord citazioni La società dello spettacolo

221: “… solo là dove il dialogo si è armato per far vincere le proprie condizioni.” – di che stai cianciando? Ah, ok: “… l’autoemancipazione della nostra epoca…” – ne deduco che occorre fare affidamento principalmente su di noi, mentre osserviamo noi stessi e, in campo lungo, gli altri: e Cominciare a imparare direbbe il transfugo Jiddu Krishnamurti, che ne dici, Raffaele Catà?

Ho deciso di salvare (lo spettacolo delle due foto con te e quella signorina m’avevano distratto: lo vedi, com’è facile essere spettacolare?)… di preservare un paio di tuoi ipogei.

“60”:Concentrando in sé l’immagine di un luogo possibile, la vedette, rappresentazione spettacolare dell’uomo vivente, concentra tutta questa banalità…” – che non è quella esaltata da Salvatore Patriarca, bensì quella che ti zittisce, che ti lascia a bocca aperta e così ti possono sequestrare la lingua: Muto! Sta muto! Sei nato muto! Morirai muto!

“64”:L’immagine imposta del bene, nel suo spettacolo, raccoglie la totalità di ciò che esiste ufficialmente, e si concentra normalmente su un sol uomo, che è il garante della sua coesione totalitaria…” – anche un’unica donna, purché urlante e ammiccante!

Domani (col buio, ora c’è troppa luce distraente) deciderò su cosa riportare della tua sorte.

Intanto ti auguro di fumarti l’ennesima sigaretta: la US di Zeno Cosini. The show must go on!

Tua imago “a 8 anni (nel 1939)” e ora infilata a pagina 164 de La società dello spettacolo: sei bello come un putto del Correggio.

Quanto hai scritto… Quanto hai fatto scrivere… Quanto hai fumato… Quanto hai fatto fumare…

La tua vita lancinante è rilevabile su linea. Per cui taccio.

Ti avrei voluto come amico ma non so se m’avresti mischiato il vizio del fumo, quello degli arzigogoli forse sì.

Non so chi sia definibile un cattivo maestro. Non è di certo colui che ti suggerisce la fuga dalla captivitas. Sei una sorta di Messia con la cicca in bocca, con in mano un bicchierino di cognac che quasi tracima. Vuoi entrare a far parte della mia schiera di maestri? O non te ne frega più nulla, ormai? Mi mancherai. Ti cercherò.

 

Written by Stefano Pioli

 

Bibliografia

Guy Debord, La società dello spettacolo, Massari Editore, 2002

 

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