“Il rito Juju e la tratta delle donne nigeriane” di Michela Ottobrelli: le ragioni storiche e antropologiche
“Il rito Juju e la tratta delle donne nigeriane” è un saggio di Michela Ottobrelli edito da Gli Scrittori della porta accanto nel 2025.

Le vediamo, anche se distogliamo lo sguardo.
Sono vicine, nelle strade che percorriamo, anche se le percepiamo come “altro”.
Sono le ragazze nigeriane che si prostituiscono sette giorni su sette, sotto la neve, la pioggia e il sole rovente.
Hanno il cellulare, sono capaci di usare i social, ma sono condannate a anni di sfruttamento. Perché non chiedono aiuto? Perché non denunciano di essere state ingannate, spesso da parenti, con la promessa di un lavoro migliore? Perché non scappano e cercano di affrancarsi da una condizione di schiavitù?
Michela Ottobrelli nel “Il rito Juju e la tratta delle donne nigeriane” ci offre spiegazioni dettagliate frutto di un’accurata indagine storica della complessa situazione di un paese vasto e multietnico e di una puntuale indagine legislativa, statistica e antropologica. Un lavoro preciso e ben documentato, la cui importanza si evince anche dalla nutrita bibliografia e sitografia che conclude il testo.
La mia recensione non vuole proporsi come una sintesi del saggio, ma è un invito alla lettura di esso, perché gli approfondimenti e i dettagli contenuti vi daranno una completa chiave di interpretazione del fenomeno. Vi daranno la possibilità di crearvi un’opinione basata su elementi concreti.
Le ragazze nigeriane sono vincolate da un antico rituale, il Juju, appunto, connesso con l’antica magia ma anche con la criminalità, per cui, se vengono meno al giuramento e non pagano, con il loro lavoro, l’ingente debito con le Maman, saranno perseguitate dagli Spiriti.
Nei santuari dedicati alla dea Aleyaya, infatti, uno stregone celebra un rito potente, creando amuleti e utilizzando indumenti o parti del corpo della vittima, come capelli, denti, peli pubici, che vengono bolliti insieme a elementi simbolici, come metalli, terra, sangue di animali.
La ragazza, dopo aver mangiato il cuore di un gallo e aver giurato, è convinta che sarà protetta da malattie sessualmente trasmissibili e ne sarà preservata e potenziata la bellezza, ma sa anche che questo vincolo non lo può spezzare se non saldando il debito.
A seguito dell’intervista rivolta dall’autrice a una ragazza nigeriana, interamente riportata nel saggio, abbiamo modo di comprendere le difficoltà, i traumi e, al contempo, la straordinaria resilienza di queste donne.
Sono donne giovani, spesso minorenni, a cui è affidato il sostentamento di tutta la famiglia, sottomesse all’autorità di parenti maschi, cresciute nel mito di quante ce la hanno fatta, dispensando ricchezza alla parentela e riscattando anche se stesse dalla povertà.
Sono donne giovani che hanno attraversato il deserto e l’inferno in Libia, a cui non è stata insegnata la libertà, in primis quella mentale, quella che fa crescere l’amore per se stesse e la voglia di ribellarsi.
Michela Ottobrelli non propone, come risposta al razzismo, un atteggiamento paternalistico nei confronti delle migranti e dei migranti, ma un sistema concludente e un progetto di integrazione reale, con l’assunzione di doveri e la consapevolezza di diritti, per vivere in modo autonomo in Italia.
Written by Emma Fenu
Bibliografia
Michela Ottobrelli, Il rito Juju e la tratta delle donne nigeriane, Gli scrittori della porta accanto, 2025