“Incontri ravvicinati tra le due culture” di Piergiorgio Odifreddi: multitasking e multiservice man

“Incontri ravvicinati tra le due culture” di Piergiorgio Odifreddi è una silloge di interviste fatte a noti personaggi di estrazione: “… scientifica e umanistica, per mostrarne la sostanziale unità dietro l’apparente separazione…” – così recita la nota presente nella quarta di copertina.

Incontri ravvicinati tra le due culture di Piergiorgio Odifreddi
Incontri ravvicinati tra le due culture di Piergiorgio Odifreddi

L’autore ne Incontri ravvicinati tra le due culture afferma trattarsi di “un racconto, o un resoconto, di incontri con persone che vale la pena di incontrare e ascoltare, e che hanno reso la mia vita più piena e degna di essere vissuta.” – per cui, sempre in quell’epica (sto esagerando?) targa posteriore (metafora) del saggio s’accenna, senza citare il titolo, al senso racchiuso in Vivere per raccontarla di Gabriel Garcia Marquez – opera che ingurgitai nell’estate 2004. Gabriel! Non avrei forse voluto intervistarti, ma parlarti a lungo sì, sparando, com’è d’uso fra due vecchi amici, una sciocchezza da bar dopo l’altra…

Quello che non accade nelle prime interviste qui raccolte ne Incontri ravvicinati tra le due culture, con alcune inclìte eccezioni (vedi Benigni e Arbore). Dopo l’introduzione Incontrarli per ascoltarli la regola adottata dall’autore è la seguente. Un titolo, tutto in maiuscolo, tipo il primo, che è: Il Divo Giulio, con piazzato sotto in corsivo, nome e cognome dell’intervistato. A cui segue un sapido copricapo iniziale, in cui è descritto il soggetto, che a volte è ben noto alle masse, a volte per nulla, però rinomato nel suo campo; e le modalità e le ragioni dell’incontro.

Segue poi una girandola di domande, compresa la prima, che pare sempre casuale e che è senz’altro stata a lungo meditata dal signor PierG, che è un tipo che sa organizzarsi! O, come dire, è strategica, tipo apertura iniziale negli scacchi. S’assiste poi a una sorta d’incontro di bigliardino fra PierG e l’intervistato. Lo scopo non è vincere la gara, semmai favorire i gol d’entrambi i contendenti. Il confronto, che non rischia mai di diventare conflitto, è misurato, soppesato, strategico… e inoculato al lettore, che ogni volta si pone un quesito banale e irrisolvibile: trattasi almeno un po’ di fiction progettata a tavolino? Intendendo: l’attacco, la difesa, il contrattacco, la rimessa in gioco, la conclusione (che sempre un po’ pare come sospesa).

La palla svolazza talvolta fuori dall’assito e uno dei due concorrenti (principalmente l’autore) la va a raccogliere dal pavimento e la rigetta in campo. L’incontro si conclude fatalmente all’improvviso, essendo scaduto il tempo. Chissà quale dei due contendenti l’ha deciso. Entrambi, suppongo.

L’ultima intervista letta ieri sera ne Incontri ravvicinati tra le due culture fu quella di Nicola Piovani.

Oggi, la prima sarà quella di Maurizio Pollini. A proposito. In un primo tempo non avevo capito. Poi non ebbi dubbi. In caso di avvenuto decesso dell’intervistato, a fianco del nome, sospesa in alto, a destra del cognome, appare una microscopica croce. Oh! Povero Maurizio, avevi la faccia così buona. Secondo un amico appassionato di musica, eri troppo perfetto per emozionare lo spettatore. Secondo un altro, non eri affatto infallibile. Le tue sonate, mi disse, contenevano delle microniche inesattezze, che ti rendevano così umano! Sempre ex agero, quando narro della grandezza umana (capita anche a PierG). Come pure del loro squallore, ahimè.

Da parte dell’intervistato, non sono lesinati i punti esclamativi, come in “… dobbiamo agire presto!”detto da Rajenda Pachauri a pagina 37 de Incontri ravvicinati tra le due culture; né da quella di PierG, a pagina 75: “La cosa mi sembra circolare!”: tali interpunzioni sono per lo più evitate in certe risposte secche, tipo il “Sì” che Renzo porge all’utente a pagina 138; e l’“È vero.” pronunciato da Carlo Rubbia a pagina 49.

Una scelta strategica che adotterò per descrivere il libro sarà… Ma no. Per oggi basta scrivere. Sono spuntate le prime luci mattutine ed è ora di tornare a leggere il tomo. Al momento preferisco indicare la trama del volume: sette sezioni: Politica, Religione, Arte, Scacchi, Letteratura, Filosofia, Scienza, ognuna con 12 interviste de Incontri ravvicinati tra le due culture, a parte la 4ª, che ne ha 4. Segue l’Indice dei nomi e l’elenco degli Ultimi volumi pubblicati. Scanserò il primo ma divorerò il secondo (ma quanti ricordi ho!).

Che dire del triplice esergo: nulla, se non che conviene leggerlo.

Spero di essere stato chiaramente banale, nel filosofico senso indicato da Salvatore Patriarca. Essendo mo’ tornato il buio, esplicito la scelta a cui accennai. In alcuni casi scelti, riporterò la proposizione che m’ha colpito di più e poi indicherò un appellativo, riferendolo all’intervistato. Dice Giulio Andreotti: “… I politici però hanno il difetto, spesso, di parlare in maniera difficile, perché non hanno chiare le idee…” – il che mi fa pensare principalmente a un ministro della cultura. Egli aiutò l’autore quando si trovava in una situazione assurda in URSS. L’appellativo, riferito a quel Giulio è: Fattore! Poi uno potrà gestire in piena libertà l’attributo che preferisce abbinare.

Continuo il gioco: Chomski: “L’élite culturale è quasi sempre allineata a supporto della violenza statale!” – terribile ma giustificato il modo esclamativo! Logico!; Salto, nel gioco (non nella lettura!), alcune interviste; Pachauri: “… i paesi sviluppati dovranno alla fine ridurre drasticamente il livello delle loro emissioni nocive.” – Augure!; Rotblat: “Mostrare i muscoli può condurre a una vera guerra.” – Probabilistico!; Rubbia: “Il torio è invece utilizzabile al 100%.” – Schietto!; Solynka (che diverrà la mia prossima autrice da assumere A piccole dosi): “… se si tratta l’umanità come una statistica, si arriva direttamente ai regimi totalitari.” – Kósmica!; Arber:… Cristo ci ha offerto regole etiche per la vita personale, niente di più, ma anche niente di meno.” – Pratico! (mi rendo solo ora conto che li sto trasformando, ‘sti bei tomi e tome, in numeri fattoriali!); Dalai Lama:Le cose ci sono, ma hanno soltanto un’esistenza relativa e interdipendente.” – Essoterico!; Kung: “… è possibile effettuare un controllo più forte su un clero celibe, che non su un clero sposato.” – Sincero!; Penzías: “… l’ordine dell’universo è coerente con l’esistenza di uno scopo.” – Indeterminato!; Smoot: “… più le religioni sono vicine, e più ci si bisticcia.” – Accorto!; Watson: “Pretendere che tutto sia uguale, quando non lo è, è una forma di ipocrisia.” – Dubitante!; Arbore: “… la vera sapienza comica nasce quando hai un background solido, e sai di fare lo scemo.” – Numerico!; Benigni (che dice, esaltando Galileo): “… aveva rispetto per il mistero, ma allo stesso tempo non voleva lasciar niente al mistero.” – Passionoso!; Boulez: “… il caso puro non è interessante, non significa niente.” – Im(Preciso)”; Pollini: “Sono esterrefatto nel vedere una fortissima contraddizione fra gli elementi apollineo e dionisiaco della musica.” – Spalancato!; Stockhausen: “E dopo la morte, la scintilla dello spirito di ognuno si unisce al fuoco dello spirito universale.” – Lungimirante!; Mundell:L’economia fornisce la fondazione empirica per la teoria del comportamento razionale. E la matematica fornisce…” – e qui mi taccio, non intendendo fornire ulteriori informazioni. – Risparmioso!; Spassky:Se non si ha paura di rompersi la testa quando si combatte, allora non si può perdere. Si può finire con la…” – e pure qui cesso il riporto. Umano!; Coetzee:Non ho proprio il tipo di mente che ama classificare le cose.” – Ipotetico!; Il mio sempre risonante Eco: “… ma c’è differenza tra andare in biciletta ed essere Coppi.” – Settimino! da Nobel, però!; Fo: “… l’improvvisazione è soltanto metà della storia: l’altra metà è che bisogna avere la macchina dentro.” – Semovente!; Haddon: “… ciò che conta è come leggiamo, o non leggiamo, ciò che sta scritto.” – Ringhiante!; Pamuk:Sono diventato così perché sono un artista, o sono diventato un artista perché sono così?” – io sono diventato come sono perché, a sette anni, mentre mi recavo a catechismo, fui investito da un’auto e poi, anziché assurgere in Cielo, mi limitai a battere la nuca per terra e questo è tanto; Oggettuale!; Roubaud:Ciascun testo doveva aver senso non soltanto individualmente, ma anche per la sua collocazione nel tutto.” – Entangled!; Saramago:Cercare ciò che sta dietro alle parole vuol dire forzarle a esprimere ciò che non contengono, o che non possono contenere.” – Tracimante!; Steiner (dotto che invidio, ma non troppo): “Se qualcuno mi dice che non ho il diritto di fare una domanda, non lo accetto.” – io l’accetto con l’accetta! Quesitante!

Quale trama intendevo svolgere con quei riporti? Si tratta di un gioco! Frutto di un caso e di una necessità: mischiate, come sempre lo sono, in noi enti umani e cosmici. Il caso è entropico e non solo antropico. La necessità è gravitazionale e non solo singolare. Le due tendenze collaborano, si dice, in ambito locale: pressoché ovunque.

Amerei che chiunque, anche tu, mio consanguineo, che leggi ‘ste mie note convulse, anche tu, PierG, che ognuno si unisse alla mia giocata. La cultura è quel sito (non sempre archeologico) in cui a ciascuno è consentito dire la sua, usando il numero e la varietà di interpunzioni che desidera (purché rispettosa dell’Altro). Cogente diventa comunicare all’Altro la propria doxa. Je est un Autre, gemeva, sghignazzando, lo Sposo Infernale. Gli altri siamo noi, cantava Umberto Tozzi. Se non discorriamo, se non interagiamo, finiremo per bloccarci, per accoltellarci, per s(e)pararci. Il senso di ogni intervista è ogni volta questo: sopravvivere insieme all’Autre.

Caro PierG, a pagina XIII scrivi:Incontrare e ascoltare persone interessanti mi ha attirato fin da bambino, forse per motivi genetici.” – in ciò mi ricordi Chukie di Eureka Street di Robert McLiam Wilson – e poi narri un simpatico aneddoto infantile. Anche a me piace abbastanza. Non ho spesso il coraggio, ma una volta sì, per caso (e, come sempre accade, per necessità), quando riuscii a sparare a Corrado Augias l’antifrasi: Lei è così simpatico che secondo me potrebbe fare della televisione. – al che lui mi fissò e poi m’indicò col dito, come dire Grazie! Bel consiglio m’ hai dato! Sapendolo uomo intelligente, penso abbia colto la mia antifrasi.

Ti sono debitore di un per me importantissimo fatto: le tue note sono a pie’ di pagina e non allocate in fondo, che a me esce ogni volta l’ernia nell’andare a cercarle là, dove, secondo me, dovrebbero essere vietate per legge (confido nel prossimo esecutivo). Oppure tassate, diciamo, a dieci euro cadauna. Vedrai che poi la smettono.

Chissà se l’attuale presidente di Yankeeland leggerà mai Incontri ravvicinati tra le due culture o anche, Manitù Mio!, la mia penosa reazione. Se uno di noi due vincerà il Pulitzer, secondo me è bene che poi citi l’altro. Io lo farei, sempre che poi mi recassi a ricevere il premio. Credo che al massimo mi limiterei ad assistere all’evento in smart-loving. L’importante sarebbe, per me, e forse anche per te, indicare chiaramente l’IBAN su cui riversare l’importo.

Scusa se ti sto dando del tu, ma in fondo ci frequentiamo da tempo. Già lessi vari tuoi saggi. In genere dai del tu ad alcuni degli intervistati (ad Arbore, a Benigni, a Fo, etc). Ma a pochi altri intervistati.

Vogliamo continuare il gioco? No, magari domani, ché ora c’è troppo sole che sta bussando in terrazzo. Sai che ti dico? Vado a leggere altrove. Sempre in quello che è il luogo giusto al momento.

Piergiorgio Odifreddi citazioni
Piergiorgio Odifreddi citazioni

Mi oppongo, Vostro Onore! A questa Sua frase:Non sapeva che era solo letteratura, o stregoneria, ma non scienza?” – che Lei rivolge a Manuel Blum, parlando della “psicoanalisi”. Anche Note sulla logica del viennese Ludwig (e taccio il cognome, ch’è un po’ problematico), anche Dissertazioni Due dello scandianese Lazzaro Spallanzani lo è. Ma non facciamo word shaming! Ogni scrittore è uno stregone ipnologo che urla (oppure borbotta): Quando lo dico io! Quando lo dico io!

Derrida: “… la decostruzione è qualcosa di positivo, non di negativo.” – Jacques un dì m’informò che Aristotele e mia mamma avevano un adagio in comune – Decodificatore!; Horwitz: “Bisogna stare attenti a non farsi fuorviare dalla parola.” – e a non farsi schiantare dagli autobus. Scultore!; passo ora a Hilary Putnam, che cito quasi più di Arthur e di Salvatore: “Spesso i dibattici filosofici sono inutili, perché invece di guardare avanti si limitano a riciclare le solite posizioni.” – e a dar aria ai denti. E mi chiedo cosa egli pensasse di Jiddu Krishnamurti. E tu? La cosa incredibile è che non riesco a decifrare la mia icastica definizione di Hilary, forse perché ho immerso quel dato in una vaschetta: Antiscettico? Non credo. Boh. Ti vorrei esibire quella pagina 334 de Incontri ravvicinati tra le due culture, tu forse riusciresti a tradurre la mia calligrafia.

Il periodo che va da “L’argomento…” a “invece è vera.” – è un guazzabuglio di mie note, che per affetto ti risparmio. È anche ora che concluda il gioco, che sta stufando me, immaginiamoci gli altri. L’ultima sezione de Incontri ravvicinati tra le due culture è quella che meno favorisce i riporti.

Del resto, si sa che gli scienziati tutto sono tranne che icastici. Risparmio quello di Carlo Rovelli, che definisco Simplex (si fa per dire); passo a Oliver Sacks, poiché ho in casa il libro con la moglie che pare un copricapo: “Essere, ricordare, immaginare, imitare: sono tutti aspetti di un’unica cosa.”: la stregoneria di cui si cianciava poc’anzi? Girovagante!; Infine tocca, sigh!, a Il re del formicaioEdward Wilson – a cui aggiungerei la O di Osborne, grand’uomo che lessi ogni volta con animo colmo di stima e d’affetto. “… A nove anni. Ma questo succede a molti bambini! La differenza con me, è che io non sono mai cresciuto.” – e ancora non hai cessato di farlo, mi auguro! Rimpianto!

Lasciamo perdere se sei un matematico o che altro: la tua cultura è immensa e a volte fa star male. Ed è orientata verso le regole, le ricorrenze logiche, con le relative, puntuali, informazioni.

Un commento al titolo Incontri ravvicinati tra le due culture. Due culture? O una sola? Ovvero tante, quasi infinite? O una decina e poco più come accade alle stringhe? Esiste una destra o una sinistra (non c’entra la politica)? Un su e un giù? Machiavelli è un letterato o un sociologo? E Leonardo che è? Sono (non sono stati) tipi d’uomini che preferiscono pensare, studiare, soffrire, sanguinare, scrivere, gemere e sopportare. Questa è l’unica cultura che m’intriga. Anche la tua, I guess! 

 

Written by Stefano Pioli

 

Bibliografia

Piergiorgio Odifreddi, Incontri ravvicinati tra le due culture, Raffaello Cortina Editore, 2025

 

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