“Risplendo non brucio” di Ilaria Tuti: due thriller in uno?

Azzardo qui la mia gelida e infuocata analisi, faccio per dire, di Risplendo non brucio di Ilaria Tuti.

Risplendo non brucio di Ilaria Tuti
Risplendo non brucio di Ilaria Tuti

Nelle foto dei social, lo sguardo di Ilaria è in genere sorridente e lei pare davvero una bella persona. Anch’io, se ripreso al buio, sembro una bella persona. Ma ho un carattere che può ex-agerare. Potrei forse uccidere? L’altra consanguinea è la più grande fan di Ilaria, almeno della mia famiglia. Anche a me non dispiace, anzi…

Ma perché ogni suo libro, ancor più di quelli di altri, mi donano l’urgenza di finirlo e di dire: Ahhh! Era ora! Perché fa male. In verità, questo mi succede con i libri di chiunque. E mi capita allorché vado scribacchiando, Non riesco a gioire del momento. Ho sempre una tragica fretta. Anche quando concluderò ‘sta messinscena, dirò: Ahhh! Era ora! Non riesco a meditare su quell’attimo che, se lo si tiene stretto al collo, non è più sfuggente. Normalmente (si fa per dire), me la do a gambe insieme a lui. Ci fu chi mi disse che non sapevo assaporare i libri, che li divoravo. È vero. È così.

Pagina 15 de Risplendo non brucio:Lui era una bestia e aveva fame. Fiutava la libertà, oltre il reticolato, si leccava le ferite vagheggiando di sbranare…” – e quando capita, a meno che tu non sia un santo, rischi di diventare un demone fra i demoni. I lupi sono animali mansueti se rapportati agli uomini. Quando perdono il lume della ragione, vale il detto lupus lupi homo.

“Per un momento. Johann dimenticò di pensare e agire come un animale…” – capita di sentirsi isolati, nel bosco, quando è solo la speranza (e la sua consorella disperazione) che ti mantiene in vita: “Ricordò a se stesso…”un’antica e mistica illusione, che tanto distrae l’anima. Il cuore ne ha tanto bisogno, la mente pure. Si ha un bel dire che la religione è basata su delle finzioni. In assenza d’altro, essa serve, eccome! No! Urge!

“Vita, rigenerazione, compassione…” – come delle dosi di morfina, attutiscono il dolore che l’uomo elargisce al suo simile, senza vergogna né parsimonia.

Il racconto Risplendo non brucio si svolge su due versanti, due thriller: two thrills, due brividi. Ci sono dei crimini da capire, dei misteri da svelare. In uno è stato chiamato a investigare il recluso Johann, il padre, medico. Nell’altra cerca di scoprire la verità Ada, la figlia, medico pure lei. Nel caso del padre è l’autorità che governa la Germania nazista a esigere l’intervento. Nel caso di Ada è la sua bell’anima. Johann è in Germania, vicino alla tana del Mostro, presso cui un giovane è morto cadendo dall’alto: suicidio o omicidio? Ada è nella candida e martoriata Trieste, dove accadono dei misfatti, che non interessano granché a qualcun altro. A lei sì.

“Perdonami se non posso tacere, chiese in cuor suo alla figlia che ormai sentiva fortissimamente accanto.” – Johann e Ada sono naturalmente entangled, aggrovigliati, pur vivendo a un migliaio di chilometri di distanza. Sono padre e figlia, antagonisti com’è normale che capiti fra familiari, pur essendo profondamente dipendenti l’uno dall’altra. La passione comune è di curare il prossimo, di capirlo.

Ilaria: a pagina 124 de Risplendo non brucio dici qualcosa sulle opinioni che Sigmund Freud ha dell’uomo, che a me non piacciono, manco a te, immagino. Ma se fossero veritiere? Se li ha studiati, gli uomini, li ha di certo amati. Il sociobiologo Edward O. Wilson adorava le sue formiche di fuoco, mentre ne spiava le efferatezze. E poi ci ha scritto tanto, e più le studiava e le descriveva, più le accettava, dandole per scontate. S’era così affezionato a quei sanguinari imenotteri! Sarà stato lo stesso per Sigmund. E forse per te. E forse per me. Tu leggeresti un romanzo privo di pathos? Lo sai che ora sto divorando Austerlitz di W. G. Sebald che, a pagina 78, parla della “Risiera” presso cui sta stazionando ora Ada? Quel romanzo è pressoché illeggibile, e mi sta afferrando, non vedo l’ora di completare il primo capoverso, che è anche l’unico, più di 1500 caratteri ogni pagina, oltre 300 pagine.

Quando giungerò all’ultimo punticino, dirò: Ahhh! Era ora! La colpa è solo mia. Era meglio quando, da ragazzo, giocavo a pallone tutto il dì, mi divertivo e non mi dicevo mai che era ora di rincasare. Quando rientravo sul tardi, e la famiglia m’aspettava per cenare, mamma mi chiedeva, ironicamente: Oh! Sei già tornato? Dai che viene fredda la pappa! Ma guarda te, che monello che ho tirato su! Le scappava un termine più volgare, che non mi va di riportare. Per me allora il tempo non esisteva. Ora sì, anche per te, Ilaria, anche per Ada e per Johann.

C’è chi dice che Adolf Hitler sia stato un bambino. Poi anche lui è cresciuto un po’… così… fatto a modo esclusivamente suo.

“La bora soffiava contraria…” – e questo fa pensare ad Ada che “sante e martiri e condottieri” – facenti parte della stessa etnia animale – “avrebbero potuto condurre saggiamente le proprie battaglie. Come suo padre.” – come Sigmund, Edward, come te, Ilaria, come me. Osservando gli altri, col necessario rispetto. Ma potevo continuare a prendere a calci quella palla, e i libri…!  Ma a un certo punto non ci riuscii più.

Fu leggendo di quell’Idiota del principe Myskin che capii che Fëdor Dostoevskij stava (s)parlando di me. Sappi che è sempre là, su quello scaffale, il Mein Kampf di Adolf, che m’aspetta nervosamente, biascicando un ossicino. Per fortuna ho scoperto che non è in edizione integrale. Per cui aspetterò due o tre decenni prima di prenderlo di nuovo in mano.

“Il professor Holstein è un fervente sostenitore della soppressione di handicappati e malati di mente.” – bene, quando guarirò cercherò di leggere i suoi inclìti studi in materia.

Johann era un ribelle intellettuale: “… aveva scelto la via del martirio.” Ada non riusciva a perdonarlo, quando pensava alla madre, stroncata dal Potere malamente (né può accadere ìn modo diverso l’assassinio), tutto perché lui aveva deciso di testimoniare gli eventi, sacrificandola.

Dice un anziano derelitto e sagace, che si fa chiamare Caloma: “Un padrone vale l’altro. Le lingue s’imparano, e s’impara anche a servire.” – a me quest’uomo inquieta: è troppo sincero!

Dal suo “Castello” – in cui è prigioniero e dove esercita la sua funzione investigativa, Johann pensa sempre alla figlia: “In cuor suo, contro ogni convincimento razionale, sperava che Ada avesse conservato la fede tramandatale dalla madre. In quei tempi, la consolazione non era un dono da rifiutare.” – in tutti i tempi è così. In alcuni lo è (molto) di più.

“Johann poteva sentire il battito del suo cuore, proprio lì, sotto i polpastrelli.” – non sono mica d’accordo con quanto dici, Ilaria: il suo “cuore ingannatore” è “simile a quello umano”, perché lo era, umano. Anche tu lo pensi, lo so. Ma stenti ad accettarlo.

Ilse non era un “cagnolino zelante ma innocuo”, ma un “segugio svezzato con il sangue…” – e le puzzava discretamente l’alito d’alcol, come tante volte vai ripetendo. In fondo, ma proprio in fondo, la tua anima le vuol bene. Anche la mia. Fa così pena!

A pagina 177 de Risplendo non brucio, anche Johann confessa d’aver ucciso: “Per pietà? Forse. Per salvarmi dalla pazzia? Sicuro.” – ma lo avrebbe fatto con Ada? Lo sai, Ilaria, che nella sua Autobiografia, un eccelso uomo come Norberto Bobbio distingue fra terrore e orrore? Ne aveva passate tante. Erano anni orribili…

Un bimbetto che “Poteva avere al massimo dieci anni” – età meritevole di una boccia da calcio, non della guerra – “Portava le braghe corte e un maglione troppo grande per lui, bucato all’altezza del cuore…” – che apparteneva a un’anima salita o scesa altrove, Chissà Dove… “a un partigiano che i Fritz avevano accoppato in piazza Oberdan” – gran bel luogo che conosco, avendo fatto il militare poco distante, a Sgonico, a due passi da quelli che tu chiami “i titini”. Quando ancora c’erano…

“La bestia che si nutriva della sofferenza di giovani donne e che aveva la propria tana nella Risiera le aveva fatto sapere che le era più che ma vicina.” – statte accorta, Ada!

Ilse: “L’alito alcolico non era gradevole, ma impossibile da ignorare.” – svolgeva le sue preziose funzioni. Dice Ilse; “Non amo le metafore.” – che crea lo scrittore allorché deve descrivere gli orrori e gli errori. Coi terrori non si riescono a usarle, anche scrivendo si corre troppo forte. L’orrore no, ti fa rimanere impietrito, ma riesci ancora a pensare… e a martoriarti.

I capitoli in cui c’è Johann s’incrociano a quelli in cui c’è Ada, e i due mai s’incontrano, al momento almeno. Appena è loro possibile, l’uno pensa all’altra, l’altra all’uno.

AdaTornò a sfogliare quelle pagine, a immergersi nel mondo di suo padre, una selva oscura popolata da fiere, dove solo lui riusciva a intravedere la luce della speranza.” – colei che mantiene (per quel caduco attimo) in vita.

Che dire del mio quasi omonimo, di Stephan, fratello di Ada? Compiuta la sua scelta, s’eclissò. Amen. Eppure non riesco ad accettarlo. Potrebbe capitare anche a me di provare un’insopportabile pena per la mia anima e cercare di squarciarla?

Perché Johann aveva ammazzato tante anime innocenti? Per puro amore? Per folle disperazione? Per un misto dei due sentimenti? Ha loro accorciato, ma non addolcito, la sofferenza. Io lo perdonerei… Anche tu, vero?

“Perdere un figlio significa patire l’indicibile.” – crepa la tua parte maggiore, intuisco, ma non intendo comprovare né falsificare. Mai!

Cambiamo argomento. A pagina 214, 215 e 226 lordo di sangue 0+ il tuo finora immacolato libro, Ilaria. Non è colpa tua. Cioè. Non so. Mi stavo rasando e mi tremava la mano. Sangue! Sempre quel sacro e immondo liquido! Ma così indispensabile per tirare avanti!

Prendiamola in ridere, perché è atroce pensare che Alessandro – gran bel nome – “… significa anche ‘difensore degli uomini’” – e perché allora tanto si ammira Alessandro (Makedón), che causò la morte di chissà quante migliaia di suoi simili? Si dice che, la notte precedente la battaglia, egli dormisse il più tranquillo dei sonni. Come se l’indomani dovesse giocare a canasta. O a burraco…

A pagina 231 de Risplendo non brucio spunta una nuova, estesa macchia di sangue… Ah, “foibe” = “fosse”? Ok! “Nemmeno le SS le disdegnavano per le proprie esecuzioni sommarie.” – milizie di veri intenditori…

Da pagina 233 in poi il mio sangue si sta spargendo sui bordi dei fogli successivi.

Amerò per sempre quest’arcana frase:Le disse di diventare notte e sparì nella palude, a pesca di bisce d’acqua.” – e anche questa non è male: “Era l’aviatorino con più lentiggini sul naso che anni sulle spalle.” – bello e purtroppo non impossibile, ma reale. – “Troppa morte, troppo orrore.” – Norberto docet. Si può combattere l’orrore? O è impenetrabile? Tu miri il terrore. L’orrore mira te.

“Là dove bruciano i libri.” – il tuo è incandescente ma so reggerlo ancora in mano.

“Là dove bruciano i libri, alla fine verranno bruciati anche gli esseri umani.” – era meglio trascrivere l’originale in tedesco, che tu non m’hai fatto mancare. In fondo sono un autolesionista.

Ilaria Tuti citazioni Risplendo non brucio
Ilaria Tuti citazioni Risplendo non brucio

“Ada si portò una mano allo stomaco, come per trattenere un’emozione, la nausea, la verità.” – e mancano ancora… una cinquantina di pagine…

“Urlò e calciò, ma questo non gli fece cambiare idea.” – questo amo di te, Ada. Il tuo urlare e scalciare! Tu fatichi a mandarla a dire. Sei coraggiosa come tuo padre. Cominci a capirlo, a temerlo!

“Non sapeva in che cosa sperare, perché il male aveva contagiato ogni essere vivente.” – anche me.

Non m’importa nulla di quella “reazione chemiluminescente.” – ma poi la cerco su linea. Vorrei veder finire la comune sofferenza, Ilaria. Ma a quanti fraintendimenti reca la parolina: “Libertà”!

Altaleno ora fra “spallacci” e “timballi”, e me li metto in bocca, come delle ghiaine, per non pensare al peggio. Mancano pochissime pagine ancora! Mi fai pensare, Ada: a pagina 303: per vendicare l’eventuale morte della tua creatura, ne prospetti altre. Sappi che anche “Erik Lange e i nazisti” sono nati in quella sacra fessura da cui sortì il tuo amato “figlio”: “Luceo non uro/ Risplendo, non brucio.”

Circa l’esito delle due indagini? Credimi, altre urgenze urgono!

Un minimo refusino a pagina 305: l’unico per ora, complimenti! Ci fu, ormai quasi disperso, anche un dubbio che assalì in un’altra vita, a pagina 175, ma forse ho inteso male. A volte la parte destra del mio cervello tende a ex-agerare. Una bella notizia! Sono giunto alla Nota dell’autrice, in pratica sono i ringraziamenti, e ancora sto qui a battere su questi tasti! Evviva!

Alla prossima tua esperienza, mia santa protettrice nonché acuminata scrittrice!

 

Written by Stefano Pioli

 

Bibliografia

Ilaria Tuti, Risplendo non brucio, Longanesi, 2024

 

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