“Madame de Staël” di Giuseppe Sciara: vittima di pregiudizi biografici e di genere?
“Capire tutto rende molto indulgenti e avere sentimenti profondi ispira una grande bontà.” ‒ Madame de Staël

Questo saggio, incentrato sulla figura di Madame de Staël (22 aprile 1766 – 14 luglio 1817), è parte di una serie dedicata dalla Carocci a Donne e Pensiero Politico, un progetto promosso dalla Fondazione di studi storici Gaetano Salvemini di Torino, che vuole finalmente valorizzare il contributo delle donne nella storia del pensiero politico. Sappiamo, infatti, quanto il pensiero e la filosofia politica siano stati dominati in modo quasi esclusivo da una prospettiva maschile.
L’autore di questo volume è Giuseppe Sciara, professore associato di Storia del pensiero politico all’Alma Mater Studiorum dell’Università di Bologna.
Al di là di ciò che ciascuno di noi può pensare nel merito del pensiero di questa donna, intellettuale e animatrice di un cenacolo culturale tra i più seguiti a Parigi in tempi per niente tranquilli come quelli della rivoluzione francese, Madame de Staël è stata fortemente vittima di pregiudizi biografici e di genere, sia in vita che nei decenni successivi, «ecco spiegata l’assenza di Madame de Staël, tranne rare eccezioni, nei manuali di storia del pensiero politico e l’esiguità della bibliografia specificatamente dedicata alla sua riflessione politica» scrive Sciara.
I tempi che Staël ha vissuto e le questioni su cui si è trovata a riflettere sono fondamentali per lo sviluppo del pensiero politico moderno, non solo francese, ma europeo e forse mondiale. Quando parliamo, ad esempio, di destra e sinistra o di ideologie come il socialismo, il liberalismo o anche il nazionalismo, prendiamo spunto dal periodo che va dalla Rivoluzione del 1789 ai primi anni della Restaurazione.
Alla luce di quanto Sciara scrive, si può dire che il contributo maggiore in termini di pensiero politico fornito da Madame de Staël riguardi i principi costituzionali e le modalità di applicazione della democrazia, una forma di governo purtroppo, a quei tempi, solo teorica, come il gran lavoro della ghigliottina ha, purtroppo, ampiamente dimostrato.
Le opere politiche che Staël ci ha lasciato sono fondamentali per comprendere il legame tra riflessione teorica e realtà storica del decennio rivoluzionario e del periodo consolare. I suoi testi sono tesi a creare una sintesi applicativa in grado di coniugare i principi di libertà e di uguaglianza sanciti dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789, anche se ne denunciò il carattere discriminatorio verso le donne.
La sua attenzione, cogliendo le criticità del nascente governo rappresentativo, andava, non solo alle istituzioni, ma all’importanza dell’opinione pubblica e delle idee che da essa trovano diffusione.
Staël comprendeva fino in fondo quelle che sono le patologie dei sistemi politici della modernità, direi ancora attuali, quando il fanatismo e l’estremismo politico prendono il sopravvento sulla giusta aspirazione a modelli istituzionali democratici ispirati a libertà e uguaglianza, perlomeno sul piano formale.
Per Madame De Staël la politica, alla base, è la chiave di tutto; una convinzione maturata attraverso le letture di Montesquieu, Voltaire, Turgot, Condorcet e Rousseau. In particolare, quest’ultimo autore costituirà un riferimento costante del suo pensiero politico e dal quale, ciononostante, prenderà nettamente le distanze, proponendo un modello di democrazia, di tipo rappresentativo, ben differente dal tipo di democrazia diretta che propone Rousseau. La sua prima pubblicazione, del 1788, sarà infatti: Lettere sugli scritti e il carattere di J.J. Rosseau, in cui metterà in luce le derive autoritarie e demagogiche della proposta di Rousseau a cui seguiranno altri articoli sullo stesso argomento politico.
Il modello di democrazia a cui fa riferimento Madame de Staël è ovviamente l’Inghilterra, la più antica democrazia del mondo, che anche Montesquie e Voltaire elogiavano.
Madame de Staël si ispirerà tuttavia particolarmente all’opera del ginevrino Jean-Luis De Lolme, la cui opera, Constitution de l’Angleterre, appare per la prima volta in Francia nel 1771, essendo sicura, come il padre, che l’esempio inglese sia appunto il più indicato per riformare la monarchia inglese.
Suo padre, Jacques Necker, nonostante fosse un banchiere ginevrino e di fede calvinista, divenne ministro delle finanze in Francia negli anni precedenti la rivoluzione ed ebbe incarichi di primo piano anche nei movimentati periodi successivi.
Sua madre, figlia di un pastore calvinista come del resto anche il marito, era una persona di cultura assai elevata e molto attiva nei salotti intellettuali di Parigi. La formazione religiosa di Madame De Staël fu quindi strettamente calvinista, anche se per lei la religione avrà sempre una connotazione personale.
Nel 1876, Staël sposò il barone Erik Magnus Staël von Holstein, ambasciatore di Svezia, acquisendone appunto il cognome. La formazione calvinista di Staël la porterà a deplorare da una parte l’ateismo e il fanatismo antireligioso di matrice giacobina e dall’altro il successivo tentativo di Napoleone, nei primi anni del suo regime, di ristabilire in Francia il cattolicesimo come religione di stato.
D’altra parte, Staël individuò chiaramente nel pragmatismo e nel rifiuto di ogni fanatismo un vero e proprio ideale politico. Nei primi mesi del 1791 in Francia si contrapponevano, infatti, due opposti estremismi, quello degli aristocratici, in parte monarchici, a destra e quello dei giacobini a sinistra, con il risultato di impedire l’individuazione di qualsiasi accettabile soluzione istituzionale in grado di governare la Francia.
In questa caotica situazione Staël, quando il terrore imperversava, e la ghigliottina aveva bisogno di essere ben lubrificata, dovette più volte fuggire all’estero per poi rientrare, anche a distanza di molti anni, ma anche e soprattutto dopo l’avvento al potere di Napoleone.

Anche grazie alla sua relazione con Benjamin Constant, noto intellettuale e teorico liberale, Madame di Staël maturò sempre più la sua visione repubblicana e il suo amore per la libertà, intesa anche come libertà individuale, nonché la sua contrarietà ad ogni tipo di fanatismo e di ideologia antidemocratica. A tal proposito, il suo importante saggio: Considerazioni sui principali avvenimenti della Rivoluzione francese, sarà pubblicato dieci anni dopo la sua morte.
La sua bibliografia, in ambito più espressamente politico, raccoglie i testi con queste sue riflessioni sulla democrazia e sull’esigenza di separatezza tra i vari poteri.
Il saggio di Giuseppe Sciara si conclude con due utilissime sezioni, nella prima, la vita e le opere, in cui si collegano tutti i passaggi della movimentata vita di Staël con la pubblicazione delle sue opere e una seconda, una più classica bibliografia nella quale sono richiamati testi originali e le relative traduzioni italiane, nonché i vari studi pubblicati nel tempo su Madame de Staël.
Il liberalismo di Madame de Staël nasce e si sviluppa contro tutte le derive ideologiche e demagogiche, forse oggi diremmo anche populiste, e anche contro tutti i progetti autoritari di destra o di sinistra. Le tematiche che Staël affronta durante tutta la sua vita sono di profonda attualità ancora oggi, in questi tempi di crisi delle democrazie di matrice occidentale.
Written by Algo Ferrari