“Fuoco pallido” di Vladimir Nabokov: smettere d’indagare sull’abisso?
“La Vita Eterna basata su un refuso! Rimuginavo guidando verso casa: capire l’antifona, smettere d’indagare sull’abisso? Ma d’un tratto intuii che era questo l’essenziale, il tema in contrappunto; solo questo: non il testo ma la sua tessitura; non il sogno, ma la coincidenza capovolta, non il vano non senso. Si! Mi bastava poter trovare nella vita un qualche nesso o pseudonesso, una sorta di correlato disegno dentro al gioco, un plesso di artistica maestria, e qualcosa del piacere già provato da coloro che vi avevano giocato.” ‒ “Fuoco pallido”

“Fuoco pallido” di Vladimir Nabokov, edito nel 2024 da Adelphi, è un romanzo strutturato in 999 versi divisi in quattro canti: definito come l’opera perfetta dello stesso autore. Una sfida continua, come un continuo rincorrersi tra due sfidanti, una partita a scacchi, un conflitto tra forze opposte, in cui ogni elemento della scacchiera rappresenta uno stato dell’universo, rifacendosi proprio all’elemento costitutivo della scacchiera che rappresenta un mandala.
Tutto si basa sulla logica, intuizione, trasformazione, in relazione con ciò che è in opposizione come male e bene: Yin e Yang. Il simbolo dello yin e yang è rappresentato dal bianco e nero, dove i due colori si contrastano e quasi si fondono, delimitati da una sottilissima e impercettibile linea di confine; parti opposte quasi necessarie che tendono al completamento l’una dell’altra in un’interazione equilibrata tra i due estremi.
Al centro del poema “Fuoco pallido” John Shade, celebre e professore poeta di una cittadina immaginaria americana, che durante la narrazione esplicita ricordi che si intrecciano a riflessioni di vita e interrogativi pertinenti vita/morte.
In questo modo l’autore si avvale della possibilità di sviscerare la doppiezza dell’indole umana e attaccare anche il falso perbenismo tipico della società americana degli anni cinquanta, definita età dell’oro per l’aumento della ricchezza nazionale, dove tutto viene standardizzato in un nuovo modello sociale, in cui il voler apparire diventa fondamentale e anche esasperato, dal momento in cui forzatamente si deve apparire persone “perbene”, ostentando norme di morale comune, in una condotta che nasconde miserie squallide e abbiette: un’opposizione all’apparenza che cela il peggiore degli aspetti dell’animo umano.
Anche questo riporta alla scacchiera e al gioco della dualità, in cui lo stesso lettore dovrà cimentarsi e operarsi nella sfida per non perdere o, meglio, non farsi sfuggire alcuna riflessione.
Un’attenzione al minimo dettaglio, anche per la scelta del nome del protagonista, che non è lasciato al caso, perché Shade in inglese significa “ombra”, proprio come l’ombra che risiede nella personalità umana che non si vuole riconoscere, ma che è parte del tutto, un lato sconosciuto o negato di sé stessi.
È difficile poter definire una vera e proprio trama se non questa sfida degli opposti che si manifestano in ogni argomento trattato: amore, vita, morte, infanzia, scrittura, in una rappresentazione di quotidianità reale nella sua semplicità basica. Anche l’arte assume un ruolo di aspirazione suprema, come mezzo per poter comprendere la realtà centrata in un disegno predefinito.

E ancora il tutto è arricchito dall’intrigo poliziesco, che si allinea alla caccia di uno nei confronti dell’altro che rappresentano i due opposti del male e del bene. Così come la lettura del romanzo si basa sull’alternanza del testo poetico a quello delle note di Kimbote.
In tutto questo si evince l’ironia dell’autore Nabokov, che con una audace regia letteraria e strategica nella sceneggiatura rimbalza il suo pensiero in ogni aspetto della stesura del romanzo, in un gioco effimero tra reale e irreale.
“Ogni giorno, in qualche punto della città brumosa, si verificavano disgustosi scoppi di violenza, arresti ed esecuzioni, ma la vita della grande città continuava a scorrere come sempre, i caffè erano affollati, splendide rappresentazioni andavano in scena al Teatro reale, ed era proprio il palazzo il luogo a maggior concentrazione di tetraggine.” ‒ “Fuoco pallido”
Written by Simona Trunzo