“James Hillman” saggio di Selene Calloni Williams: l’allieva omaggia il maestro
“Le idee che abbiamo e che non sappiamo di avere ci possiedono. Ne siamo intrappolati e soffriamo per il fatto di non pensarle con attenzione.” ‒ James Hillman
Leggere il saggio intitolato “James Hillman ‒ Il cammino del fare anima e dell’ecologia profonda” è fare una esperienza concreta: è immergersi in una corsa mattutina vagando in immagini prodotte per libera associazione.
Selene Calloni Williams ha realizzato il libro dedicato a James Hillman in modo differente da ciò che ci si aspetta da una celebrazione standard di una allieva verso il proprio maestro. Infatti, il libro è stato organizzato sotto forma di epistolario, la destinataria è Eva, una donna del futuro, forse la figlia della figlia della figlia dell’autrice o forse sta semplicemente parlando a te che leggi, al tuo divenire.
Camminiamo, corriamo con l’autrice, vediamo la soglia che separa la città dalla brughiera, la statua dei due taglialegna, i guanti che aiutano a sopportare il gelido clima di Edimburgo, la pietra sulla quale diventa abitudine sedersi e l’immagine di un vecchio che compare nel fiume ghiacciato.
Il vecchio è James Hillman, deceduto il 27 ottobre 2011; due anni dopo, nel 2013, Selene ha pubblicato il volume con Edizioni Mediterranee.
“Di fronte al riflesso del volto del vecchio mi vengono pensieri sul valore delle immagini, pensieri sull’immaginale e sul luogo dove mi trovo. Ho, infatti, la stessa sensazione che dentro e fuori di me siano due dimensioni distinte ma non separate, proprio come i bei ricordi che possiedo del padre della psicologia archetipica e il volto che vedo nel ghiaccio: come gli uni fossero l’immagine speculare dell’altro.” ‒ Selene Calloni Williams
Oltre all’immagine del maestro incontriamo la sua voce tramite le varie citazioni inserite nel testo. Queste parti tratte dai libri di Hillman sono opportunamente indicate tramite delle note a piè di pagina e sono così tanto integrate nel narrare di Selene da sembrare un colloquio danzante, un dialogo ancora in atto tra allieva e maestro.
Quando il corpo è impegnato in un esercizio metodico, in questo caso nella corsa, i ricordi si susseguono liberi da costrizioni delle dimensioni di tempo e spazio e la memoria (Μνημοσύνη, Mnemosine) girovaga senza l’ansia di alcuna prestazione. Si va oltre la Grande Soglia, si invocano le ombre che la abitano e le si porta nella Terra di Mezzo, un luogo-non luogo nel quale comunicare con le immagini che abitano la profondità della nostra psiche.
“Frammenti di idee mi attraversano veloci; gli dèi danzano la loro danza eterna che lascia l’esistenza immutata, giacché il solo fine della danza delle idee è danzare. La Morte ‒ quella che Hillman scrive con la M maiuscola ‒ è ciò che mi unisce a te, Eva. La Morte ci unisce a ciò che non c’è ancora poiché è l’impalpabile terra che si estende tra il presente e il futuro. Chi è amico della Morte vede nel futuro.” ‒ Selene Calloni Williams
James Hillman non è l’unico maestro rammentato, durante la corsa incontriamo i pensieri rivolti a Michael Williams, colui che ha iniziato Selene alla sperimentazione spirituale presso la foresta dei monaci theravada e dal quale prese il nome secondo le usanze; infatti dopo dodici anni dalla dipartita dal corpo fisico l’allieva che, possiede la conoscenza del maestro dentro sé, può utilizzarne il nome, in questo caso Williams.
La costruzione del simbolo e del mito attuata da Selene Calloni Williams è, dunque, principiata con gli antichi misteri orientali ‒ yoga integrale e tradizione sciamanica ‒ per poi entrare in simbiosi con l’area mediterranea ‒ mitologia greca ed alchimia ‒ con il successivo rapporto con James Hillman. Con Selene si ha davanti un vero e proprio sincretismo culturale che si muove all’inverso rispetto a ciò che comunemente si pratica e cioè dall’Occidente all’Oriente.
Un altro particolare degno di nota è il continuum che si nota tra allievi e maestri: James Hillman, il cui nonno materno (ebreo) emigrò in America a soli quattordici anni, sentì di appartenere all’Europa e lì conobbe Carl Gustav Jung. Michael Williams, appartenente ad una famiglia di origini tibeto-birmane, fu invece allievo del filosofo e mistico indiano Sri Aurobindo. Due mondi apparentemente distanti fra loro ‒ Carl Gustav Jung e Sri Aurobindo ‒ che per una serie di eventi tendono ad incontrarsi nell’opera di Selene Calloni Williams.
Ma c’è un terzo che ci cammina accanto[1]: oltre a James Hillman e Michael Williams si incontrerà, durante la lettura, la figura del Venerabile Ghata Thera, il monaco eremita che le insegnò la meditazione Theravada.
“Ghata Thera ha trascorso molto tempo a insegnarmi l’importanza dell’immobilità della postura nella meditazione. L’immobilità prolungata conduce al cosiddetto asana samadhi, che è prerogativa indispensabile al raggiungimento di chitta samadhi. La parola samadhi indica uno stato di profondo rapimento interiore (letteralmente significa ‘mettere insieme’ e indica l’unione del meditante con l’oggetto della meditazione). La parola asana significa ‘postura’. L’asana samadhi è uno stato di estasi che si raggiunge per mezzo dell’immobilità prolungata in una postura meditativa.” ‒ Selene Calloni Williams
Il saggio “James Hillman ‒ Il cammino del fare anima e dell’ecologia profonda” è suddiviso in tre parti, a loro volta suddivise in paragrafi di diversa lunghezza. Le tre parti sono denominate “Fare anima”, “Il viaggio della morte” e “Fare anima al femminile: la cantastorie”. Il volume si chiude con un ultimo ed importante dono: degli estratti inediti degli atti del convegno “Corpo Spirituale e Terra Celeste” tenuto da James Hillman nel 2003 a Campione d’Italia, in Lombardia, pubblicato per gentile concessione dell’Associazione Holos International con traduzione di Paolo Bertoldi; e l’Appendice nel quale l’autrice mostra un ritratto inedito del padre della psicologia archetipica.
Nella terza parte sono raccontate alcune storie ricche di fascino che Selene ha raccolto, durante i suoi viaggi[2] di conoscenza delle figure sciamaniche, in Birmania, in Tibet ed in Bhutan. L’importanza del narrare storie è una componente di rilievo nella psicologia di James Hillman, ad esempio si ricorda il saggio “Le storie che curano” (Raffaello Cortina, 1984) nel quale attraverso il confronto fra Sigmund Freud, Carl Gustav Jung ed Alfred Adler si presenta una riflessione sulla causa del fallimento dell’introspezione ‒ puntualizzato dal successo del comportamentismo, oggi purtroppo sempre più attuale ed invasivo ‒ e si consiglia la via della deletteralizzazione[3] rappresentata dalle storie, dal fare anima.
Le storie di Selene vedono come protagoniste donne: anche per questo è un fare anima al femminile ed un po’ fanno eco alle nostre fiabe europee con Cenerentola, Biancaneve e Cappuccetto Rosso per l’intento di sapienza di tradizione matriarcale tramandata oralmente davanti al focolare e per la presenza di una cospicua serie di simboli (σύμβολον con il significato di ‘mettere insieme’ proprio come samadhi).
Dalla prima storia nella quale incontriamo Thonban Hla, la donna tre volte bella, permettendo al lettore di scoprirne la trama solo mediante lettura del libro, si cita però una parte di antica saggezza e bellezza: “Maung Tin Te si alzò in piedi e, girando su se stesso, additò a turno le quattro direzioni dello spazio. Poi continuò a parlare dolcemente: «Là è l’ovest, compiendo un solo passo in quella direzione ti troverai sul monte Popa, il mondo degli spiriti. Là è l’est, muovendoti verso est ritornerai nel tuo corpo umano e potrai riportarlo alla vita. La è il sud, dove devi andare se vuoi rimanere, quale spirito, nel mondo umano, al fine di proteggere, a mezzo dei tuoi poteri, chi ti è caro, o vendicare la tua morte. Infine quello è il nord, la direzione nella quale devi muoverti se desideri abbandonarti al vento del destino e lasciarti trasportare, addormentata, nel transito dalla morte a una nuova rinascita […]»” Quale strada avrà preso la protagonista Thonban Hla e quali insegnamenti nasconde la conoscenza delle quattro direzioni nella possibilità di scelta?
Mi permetto una serie di consigli ai lettori: siate celeri, ma non avidi! Il contenuto del saggio è prezioso e la lettura si può anche tramutare in un esercizio rituale, ad esempio si può scegliere un orario della giornata (cercando di rispettarlo) ed un luogo preciso nel quale leggere un tot di pagine alla volta, così da vivere pienamente le corse mattutine ed il mutamento delle stagioni presenti nel testo. Così facendo Mnemosine ‒ la Dea della Memoria ‒ ha l’opportunità di intervenire nella vostra psiche evocando in voi immagini libere: è una chiave d’accesso per la Terra di Mezzo!
Written by Alessia Mocci
Note
[1] T. S. Eliot, The Waste Land, Ciò che disse il Tuono.
[2] La ricerca di tecniche sciamaniche, in ogni parte del globo, continua ancora oggi con il progetto denominato “Voyages Illumination” di Selene Calloni Williams con il quale un piccolo gruppo di persone può partecipare ad eccezionali ritiri sciamanici. Per informazioni su come partecipare cliccare QUI.
[3] La deletteralizzazione è equiparata al fare anima e consiste nel vedere una immagine in termini figurati liberi dalla comprensione letterale. L’immagine viene trasferita in una dimensione mitica.
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