“Sanditon” di Jane Austen: il romanzo incompiuto pubblicato postumo

Sanditon è un romanzo incompiuto di Jane Austen, l’ultimo che ha scritto, nei primi tre mesi dell’anno in cui morì, nel 1817, ed è stato pubblicato postumo oltre mezzo secolo dopo. Si tratta del frammento iniziale, che comprende l’introduzione ai personaggi e poco altro. La storia poi non ci sarà, almeno in questa vita, anche se fu prevista in quasi tutti i suoi particolari.

Sanditon di Jane Austen
Sanditon di Jane Austen

La trama de Sanditon di quel che fu narrato dalla Austen e di quel che sarebbe stato narrato è facilmente desumibile non solo sul web, ma anche nel Progetto di romanzo, basato su suggerimenti di provenienza varia, che è posto alla fine del presente libro.

Quel che sarebbe effettivamente successo in quella finzione letteraria rientra nel campo delle ipotesi, che possono giungere a produrre teorie di tipo religioso, non scientifico, nel senso indicato da Karl Popper. È come chiedersi cosa sarebbe accaduto a quel povero Cristo se la narrazione della sua vita si fosse conclusa con la cronaca delle chiacchiere avvenute durante l’ultima cena.

Il buon scrittore non finisce, nemmeno morto, di riscrivere se stesso.

La lettura, a volte, si può assimilare a una seduta medianica.

Quale sarebbe stata la sorte di Hans Castorp se la sua temperatura corporea fosse salita oltre la canonica misura di 37,6 C°? Si sarebbe recato ugualmente a combattere in una qualche polverosa trincea? Sarebbe sopravvissuto alla Prima guerra mondiale? Alla Seconda? All’ipotetica Terza? Il vero protagonista del romanzo della Montagna Incantata di Thomas Mann è quella misura termica fedelmente costante.

Il vero protagonista del romanzo incompiuto Sanditon di Jane Austen è il rapporto dialettico che la scrittrice stabilisce col lettore, e quelli che intercorrono fra i vari personaggi. Il suo valore è fissato intorno a una normalità borghese fatta di educazione e di belle maniere, nulla di sconvolgente, ché altri sono i problemi. Per esempio le malattie di alcuni di essi e dell’autrice, che si spegnerà a luglio.

I dodici capitoli del romanzo Sanditon, senza mai un’andata a capo, si assorbono come capita con alcuni romanzi di Virginia Woolf, che era una grandissima estimatrice della Austen, una sua acuta studiosa. Narrano di vari incontri fra alcune famiglie inglesi in vari luoghi, soprattutto a Sanditon, sorridente cittadina balneare della costa inglese.

Si ascolti in rispettoso silenzio quel che a proposito dice Jane: “Sanditon era per lui una seconda moglie e altri quattro bambini: non gli era meno cara e, certamente, lo assorbiva di più. Poteva parlarne ininterrottamente…” – in un unico, micidiale, capoverso! – “… e, infatti, era Sanditon che vantava su di lui i maggiori diritti: non era solo il luogo dov’era nato, dove si trovavano la sua casa e le sue proprietà, era la sua miniera, la sua lotteria, la sua speculazione e la sua mania, la sua occupazione, la sua speranza e il suo futuro.”com’era, per Wang Lung, La buona terra (e lo si evince leggendo il romanzo più celebre di Pearl S. Buck)

Tra un luogo e un umano spesso si stabilisce una dipendenza reciproca, come fra un cane e il suo padrone: non si può più vivere l’uno senza l’altro. Dipendenza psicologica, dell’anima. In caso di morte, o d’incendio, o d’improvvisa siccità, che costringe alla fuga, il pensiero fisso è di tornare.

Detto con cinismo: morto un cane se ne fa un altro. Il che a volte capita anche col padrone.

Una mia conoscente che stabilmente abitava, per nascita, in una costiera meravigliosa, e come riserva ve n’era una seconda che svolgeva il suo refrigerante compito d’estate, venne ad abitare al nord, per motivi che non urge narrare. Ma il suo pensiero era costantemente rivolto al sud. Talvolta chiedeva al coniuge di essere condotta presso il torrente più vicino a casa, perché desiderava veder scorrere l’acqua. Non scorsero mai gabbiani, però una volta s’imbatterono in una nutria! Dopo aver gravitano in quei lidi per un quarto di secolo, riuscì a tornare ai suoi lidi natii.

Anche Wang Lung fu costretto a emigrare, a meridione nel suo caso, allo scopo di sopravvivere insieme alla numerosa famiglia. Il suo pensiero costante era però tornare a rivedere La buona terra.

Io non sono fatto in simil guisa, tanto che da ragazzino immaginavo di coniugarmi con un’eschimese o una nipponica, però oggi sono ancora qui, nella mia nativa e quadrata cittadina, in cui forse dimorerò fino al termine dei miei giorni. A meno che…

La vita è un continuo affrontare questa locuzione: A meno che…

Di chi si sta parlando, di Clara? Poco importa se non che: “La sua amabilità era pari alla sua bellezza e, da quando aveva potuto approfittare della brezza di Sanditon, quella bellezza si manifestava in tutto il suo splendore.” – era l’habitat a fare la monaca!

Il tuo non andare mai a capo, Jane, mi costringe a leggere di filato ogni capitolo de Sanditon, senza mai sospenderlo per bere un bicchier d’acqua (per fortuna c’è fresco) o per sorbirmi un caffè, se non dopo essere giunto alla conclusione del capitolo. Di’ la verità, cara: avevi previsto tutto questo?

C’è chi ha definito questo tuo romanzo come un’elegia dedicata alla malattia, e può anche essere.

Un tipo arcigno dice: “Abbiamo chiuso definitivamente con tutta la razza medica.” – il che accade regolarmente a tutti subito dopo il decesso. La malattia è un passatempo di cui si farebbe a meno, senza il quale però ci si sentirebbe persi. Sempre che ci si senta ancora, però.

“Guardate, sono al mondo da settant’anni buoni e non ho preso medicine più di due volte, in vita mia, e non ho mai visto la faccia di un dottore, almeno, per me.” – questo fa volare il mio pensiero a Vittorio Alfieri, il quale, in caso di indisposizione, si curava da sé, digiunando, e questo accadde anche nel dì della sua morte. Vittorio, normalmente, era una buona forchetta!

Posso dire che ti amo, bella moretta, quando scrivi: “Non mi scuso per la vanità della mia eroina: se vi sono al mondo signorine della sua età che hanno un’immaginazione più arida, per le quali piacere o non piacere è indifferente, io non le conosco e non desidero conoscerle.” – manco io, se non sei tu a narrarne le gesta.

Si parla ora dell’autore di Ivanoe: “Se Scott ha un difetto, è la mancanza di passione. Tenero, elegante, descrittivo, ma tiepido.” – come quel suo verso che è citato: “‘Oh, donna, nelle nostre ore di quiete…’. Delizioso! Delizioso!” – sì, lo è, anche perché ha una temperatura di 37,6 C°!

“… se soltanto riuscissimo a far venire una giovane ereditiera a Sanditon! Ma le ereditiere sono terribilmente rare!” – come anche le giovani vedove, se i loro consorti tardano a scambiare con loro l’estremo commiato! Stavo pensando a Lady Susan!

Sir Edward è un tipo che non te la manda a dire:La robaccia delle comuni biblioteche circolanti la disprezzo profondamente. Non mi sentirete mai difendere quelle puerili effusioni…” – anche tiepide: di appena 37,6 C° – “… che non trattano che di principi discordanti. Impossibili da amalgamare, o quelle trame insulse, intessute di eventi banali, da cui non si può trarre alcuna deduzione utile.” – a meno che tu non sia Jane Austen, o Virginia Wolf, o Raymond Carver, o Sherwood Anderson, o Natalia Ginzburg.

O, ovvero, oppure sono congiunzioni disgiuntive e, insieme, correlative. Una cosa non esclude l’altra, ma le tende garbatamente la mano, dapprima un po’ da lontano, ma poi mischiandosi a lei.

Jane Austen citazioni
Jane Austen citazioni

Writer and reader, Jane e Stefano, now are for ever entangled!

“La signorina Lambe possiede un’immensa fortuna, è più ricca di tutti gli altri ed è di salute cagionevole.” – e, avendo te come amica, sarà indefinitamente mortale.

“… e io so che avete grandi problemi di salute. – Possiamo ben dirci invalide…” – ma la previdenza letteraria avrà sempre un’estrema cura di voi.

Le sorelle Parker siano per sempre benedette: “Sembrava che dovessero essere sempre impegnatissime per il bene altrui o, in caso contrario, gravemente malate.” – un’inossidabile certezza le correlava al creato!

“… il signor Parker…” – dal canto suo – “… non somigliava affatto a un invalido, se non nel colorito malsano…” – e, rispetto al fratello, era un tipo “molto più massiccio, vigoroso e ben piantato…”.

Eppure, dopo tant’anni, tutti ‘sti signorini e tutte ‘ste signorine sono alive and kicking, in vita e scalcianti, tanto per citare la canzone dei Simple Minds.

Di botto, qui termina la loro avventura, che però basta rileggerla perché ogni volta ricominci.

A proposito del citato Progetto di romanzo, scorrendolo, ho avuto la sensazione di aver vissuto tali avventure come in un sogno. Sai come capita, vero? Ricordi delle ombre, degli scorci di scene, delle parole sospese… Eri altrove, ma eri sempre tu…

Un giorno, qualora sia possibile, a chi m’amministrerà quando, Jane, finalmente t’incontrerò dal vivo, chiederò se è possibile rivedere le registrazioni dei miei e dei tuoi poemi onirici.

Del resto, uno studioso serio come Frank J. Tipler l’aveva ampiamente previsto nel suo saggio La fisica dell’immortalità. Un giorno te lo presenterò.

 

Written by Stefano Pioli

 

Bibliografia

Jane Austen, Sanditon, Edizioni Theoria, 1990

 

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