“Jago Into the White” documentario di Luigi Pingitore: è davvero il nuovo Michelangelo?

“La verità è che sto ancora imparando.” Michelangelo Buonarroti

Jago Into the White documentario
Jago Into the White documentario

Presente nelle sale cinematografiche italiane nei giorni 18 e 19 giugno 2024, per la serie della Grande Arte al cinema di Nexo digital, Jago Into the White è un docufilm da interpretarsi come un viaggio, un viaggio nella vita dello scultore Jacopo Cardillo, conosciuto dal pubblico come Jago.

Un viaggio, che grazie all’occhio attento e ordinato della telecamera del regista Luigi Pingitore promette, e mantiene la promessa, di essere un lavoro cinematografico di prim’ordine.

Artista sui generis nato a Frosinone nel 1987, definito anche una pop star, il documentario dedicato a Jago si snoda in un interessante excursus durante il quale è lo stesso a raccontare del suo percorso formativo e professionale.

Conosciuto nel mondo come il nuovo Michelangelo, lo scultore partecipa lo spettatore ai propri sogni e alle proprie ambizioni durante i quali, nel corso di due anni della sua vita, ha scelto un modo nuovo di fare arte. E perciò differente da quello inteso tradizionalmente.

Da New York a Napoli, all’interno della chiesa di Sant’Aprelio ai Crocifissi di Napoli, rimessa in piedi dopo un abbandono di 40 anni, Jago lavora ininterrottamente per dare al suo blocco di marmo la struttura della Pietà di Michelangelo. Ed è grazie alla realizzazione di questo suo ambizioso progetto che sta il parallelismo, da parte della critica, peraltro meritato vista la bravura di Jago, con il grande maestro del Rinascimento.

A dispetto del cliché romantico dell’artista tormentato e alienato, la prima impressione che si ricava osservando Jago è quella di una persona consapevole che tutto, nella nostra esistenza, passa dall’energia. Che vita e arte non devono viaggiare separati. E che l’arte non è solo testimonianza di ciò che siamo, ma è soprattutto un esercizio di immaginazione su ciò che possiamo diventare.  Sin dai primi ciak mi ha colpito il rapporto quasi agonistico che Jago ha con il marmo. Il suo è un lavoro animale, fisico, non solo spirituale. Un lavoro in cui maestria tecnica e sudore sono sullo stesso piano. È come se quella chiesa nel cuore di Napoli, a un certo punto, fosse diventata un ring. E il marmo il suo avversario.” ‒ Luigi Pingitore

Nel documentario, Jago si presenta al pubblico non soltanto in veste di scultore, la cui tecnica trae linfa vitale dagli artisti del passato, Bernini e Antonio Canova in primis, utilizzando la tecnica storica del Canova, ma anche come figura attiva sui social. Di cui fa un uso costante, arrivando a contare circa 1 milione di followers, che lo seguono costantemente. Perché affascinati dal suo modo di lavorare.

Jago è pure un viaggiatore che ama spostarsi fra diversi angoli di mondo, in luoghi dove allestisce le sue mostre, anche per promuovere e far conoscere la propria arte.

Mettendosi in gioco, quale imprenditore di se stesso, Jago lavora in autonomia, senza ricorrere ai galleristi o ai mercanti d’arte, anche per non essere vincolato economicamente ad alcuno.

E lo fa in una continua sfida con le logiche tradizionali del mercato, anche con l’obiettivo di farsi portavoce verso gli artisti emergenti, indicando loro un nuovo modo di intendere e di fare arte.

Nel monologo a diretto dialogo con il suo pubblico, durante il docufilm Jago Into the White, l’artista sostiene che l’arte è vita, e la vita è arte; una dicotomia, dunque, da cui non si può prescindere, secondo l’idea di Jago di concepire il suo fare artistico.

Anche perché il suo approccio con il materiale utilizzato, in questo caso il marmo, è un lavoro fisico, oltre che intimistico e spirituale. Un lavoro che include la tecnica, la quale è imprescindibile, ma è anche frutto di enorme fatica fisica; basti ricordare che durante la sua attività lavorativa, Jago non ha l’ausilio di alcuno, ma esegue i suoi lavori in solitudine.

Tuttavia, dopo il lockdown ha aperto le porte del suo studio napoletano, invitando il suo pubblico a interagire con le sue opere.

Sono questi i principi su cui Jago basa la sua arte, in continua evoluzione e in competizione anche con se stesso, ribaltando il tradizionale concetto di scultura con l’obiettivo di raggiungere in questo ambito vette altissime.

Oltre al ‘saper fare’, per Jago è importante la sottrazione della materia da scolpire, e ciò si può raggiungere grazie ‘all’esercizio dell’immaginazione’, vivendo un rapporto di quasi amore-odio con il materiale grezzo, lì, dove il materiale diventa un avversario non solo da forgiare ma anche da affrontare in una sfida continua.

“Vorrei che lo spettatore guardasse questo film con la consapevolezza che esso racconta anche un’altra storia. C’è la mia vita e la mia opera ovviamente, ma c’è anche la magnifica avventura che ha portato un regista in 4 anni a dar vita a un’opera nella più totale indipendenza. Creando, per un puro gioco del caso, un parallelismo con la mia storia di artista, che si è formata anch’essa nella solitudine, nella distanza dal Sistema Italia e con uno sguardo forgiato nel sacrificio.” ‒ Jago

Jago Into The White di Luigi Pingitore
Jago Into The White di Luigi Pingitore

Realizzato con sapienza registica attraverso un racconto tranquillo ed equilibrato, il docufilm presenta una figura di artista definito oltre che un artista anche una pop star. Dove è lo stesso Jago a rappresentarsi e a dare conto della sua professionalità spinto da quella vivace passione che ne contraddistingue l’operato.

Lo spettatore può interpretare il docufilm quale occasione durante il quale ha l’opportunità di conoscere uno scultore di ultima generazione, entrando nella sua vita reale, come pure nel suo privato, oltre che nel suo universo artistico.

Un modus operandi che si declina con un fare dell’arte scultorea alternativo; una forma d’arte non meno impegnativa della pittura o di altre espressioni artistiche apprezzate dal grande pubblico, ma comunque di grande impatto visivo.

“Jago Into the White è quindi un viaggio condiviso, che per me è stato una magnifica lezione di scultura. È per questo motivo che oggi sono animato da un senso di gratitudine, perché è raro in vita avere la possibilità di vedersi e conoscersi attraverso gli occhi di qualcun altro.” ‒ Jago

 

Written by Carolina Colombi

 

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