“Bohemian Rhapsody” di Freddie Mercury: un patto col diavolo?

“Is this the real life?/ Is this just fantasy?” ‒ Bohemian Rhapsody

Freddie Mercury Bohemian Rhapsody
Freddie Mercury Bohemian Rhapsody

Bohemian Rhapsody è la canzone, quella che risuonerà in eterno in tutte le radio, che ha segnato la storia con la sua stravaganza. Eppure, nessuno conosce con esattezza il significato profondo attribuitole da Freddie Mercury, l’autore del testo.

Alcuni credono che si tratti della rivelazione della sua omosessualità, ma potrebbe essere qualcosa di più astratto e spirituale. Potrebbe trattarsi di un patto che Freddie – idealmente – ha stipulato col diavolo per salvare la sua anima. E questo spiegherebbe il suo magnetismo universale. La musica, estremamente enigmatica, rende il piacere dell’ascolto complesso ma soddisfacente. Bohemian Rhapsody trova la sua perfezione proprio nel caos della sua integrità.

Il segreto potrebbe celarsi nel titolo, il quale ci suggerisce due chiavi di lettura molto importanti: una per l’assetto del componimento e uno per il significato.

Rhapsody può essere tradotto con “rapsodia”, che è un genere antichissimo, proveniente dall’Antica Grecia, il cui nome significa “parti di una canzone cucite insieme”. Infatti il rapsòdo era un cantore che recitava storie in pubblico, utilizzando metriche differenti. Quindi, il brano cantato non seguiva un andamento lineare, ma presentava parti distinte che riuscivano a stare in armonia nonostante le diversità.

Per quanto riguarda il termine Bohemian, può essere ricondotto alla Boemia, la regione della Repubblica Ceca legata all’opera Faust di Goethe. Questo dramma è cruciale per comprendere il significato del testo, in quanto l’omonimo protagonista fa un patto col diavolo per ottenere una vita piena e felice, salvo poi affrontare le drammatiche conseguenze terrene del suo accordo.

Nell’opera di Goethe, Faust è un uomo molto intelligente che conosce tutto ma a cui sfugge il senso della vita. Non riesce a capirlo, nonostante indaghi e cerchi risposte in ogni dove. Si rifugia addirittura nella magia per cercare di cavare la Verità Assoluta ma, all’ennesimo tentativo fallito, la sua esasperazione è tale da spingerlo a prendere la decisione di avvelenarsi. Tuttavia, nel momento in cui le sue labbra sfiorano la coppa contenente il veleno, risuonano le campane della chiesa e quindi rinsavisce. Si rende conto poi che il suo cane è posseduto, infatti dopo poco quest’ultimo si trasforma in un essere ultraterreno, ossia il diavolo Mefistofele. Precedentemente questa creatura aveva scommesso con Dio riguardo la corruzione dell’animo del Dottor Faust e giunge sulla Terra proprio per testare la pasta di cui è fatta l’interiorità del sapiente.

Mefistofele offre un patto a Faust: mostrargli le meraviglie del mondo e della vita in cambio della sua anima, per riparare all’insoddisfazione che il dottore ha sperimentato fino a quel momento. Il demone promette di realizzare tutti i desideri di Faust attraverso la magia. Poi, se riuscirà a cedere ad un piacere così intenso da fargli dire “Dirò all’attimo: sei così bello, fermati!”, allora otterrà l’esclusiva sul suo animo. Faust, convinto che nulla possa portargli gioia dopo la morte, non teme l’oltretomba e accetta di seguire il diavolo alla ricerca dei più grandi piaceri che il mondo possa offrirgli.

Da qui cominciano le varie peripezie di un Faust ringiovanito, in cui amore, potere ed eccesso si susseguono e si accavallano, in un gioco di ruoli e di esperimenti che non fanno che scavare sempre più nell’animo del Dottore.
Nonostante i viaggi attraverso il tempo e lo spazio, e l’amore di donne meravigliose, come quello di Elena di Troia, Faust sperimenta anche dolori immani, come la morte di suo figlio. Ma è la vecchiaia a lanciarlo di nuovo nell’abisso della sofferenza e dell’angoscia. Per risollevarsi decide di darsi alla collettività e, quando ha l’intuizione di un popolo libero e felice, pronuncia la frase concordata con Mefistofele. Quindi il demone si prepara a catturare il suo spirito, ma gli angeli, inviati da Dio, salvano il Dottor Faust per la sua ostinata propensione verso la ricerca dell’infinito.

Il legame fra Freddie e Faust viene svelato gradualmente nella canzone: verso dopo verso si comprende come il soggetto del testo sia lo stesso Dottor, e che quest’ultimo, a sua volta, non sia altro che lo stesso Mercury.

La mente di Freddie vive in uno stato di confusione creativa ma alienante. Non sa più se quella che vede è la realtà autentica o solo un sogno. Non riesce a scindere la verità dalla sua immaginazione distorta:

“Is this the real life?/ Is this just fantasy?”

Mercury si lascia andare ad una specie di flusso di coscienza, si rende conto che non c’è nessuna via di uscita dalla sua testa. Ammette le sue debolezze ma non le condanna: il suo lasciarsi andare è poetico, quasi giustificato. Freddie sa di non riuscire a resistere alle tentazioni, sa di incarnare l’essere perfetto da corrompere. Ma tutto questo non gli importa:

“I’m just a poor boy, I need no sympathy,/ Because I’m easy come, easy go,/ Little high, little low,/ Anyway the wind blows doesn’t really matter to me, to me.”

Un improvviso cambiamento, sia di musica sia di topic, mette in mostra il terrore del cantante. Questo è il punto di svolta, il cuore pulsante dell’intera narrazione. Viene palesata la terribile consapevolezza di aver commesso un omicidio-suicidio: Freddie ha ucciso se stesso. Il Faust di Goethe si impadronisce del corpo di Freddie, il quale ha venduto la sua anima al diavolo. Non poteva sopportare la confusione, seppur poetica, ed opta per una soluzione fuori dal comune. Il testo diventa rappresentazione viva e tangibile del suo patto col diavolo, della sua disperazione pre e post mortem:

“Mama, just killed a man,/ Put a gun against his head,/ Pulled my trigger, now he’s dead./ Mama, life had just begun,/ But now I’ve gone and thrown it all away.”

Freddie, che ormai è diventato Faust, si preoccupa della madre, la spinge ad andare avanti eppure, quasi supplicante, le dice di non voler morire, ma deve farlo, deve concludere la vendita del suo spirito. Per la prima volta si interfaccia con la sua realtà, quella in cui è morto:

“Mama, ooh,/ Didn’t mean to make you cry,/ If I’m not back again this time tomorrow,/ Carry on, carry on as if nothing really matters.// Too late, my time has come,/ Sent shivers down my spine,/ Body’s aching all the time./ Goodbye, everybody, I’ve got to go,/ Gotta leave you all behind and face the truth.”

Mercury di colpo si ritrova in un piano astrale in cui vede una sagoma. Quando si rende conto che è la sua, gli si palesa l’idea di una guerra fra i mondi, fra il bene e il male. Così chiede a Scaramouche se farà il Fandango. Scaramouche è una “rissa” o “disputa” tra eserciti, con cui intende indicare i quattro cavalieri dell’Apocalisse del male, i quali combattono contro le forze del bene per l’anima di Freddie; il Fandango è una forma di flamenco che presenta moltissime variazioni, a cui spesso è stato attribuito anche il significato metaforico di “tumulto, trambusto” o addirittura “esibizione di maestria”, poiché la lotta fra angeli e diavoli è anche espressione del magnifico. Per cui, la domanda rappresenta il dubbio legittimo di Faust: sta per accadere una guerra per l’attribuzione del mio spirito?

“See a little silhouetto of a man/ Scaramouch, Scaramouch, will you do the Fandango?”

La battaglia comincia e Freddie è spaventato, ci sono fulmini e saette ovunque. Il verso utilizzato per esprimere il concetto è parte della Bibbia, in Giobbe 37-38,1 Corinzi 12:

“Per questo mi batte forte il cuore/  Il lampo si diffonde sotto tutto il cielo/ dietro di esso brontola il tuono,/ mugghia con il suo fragore maestoso/ e nulla arresta i fulmini.”

La morte di Freddie è predetta nelle Sacre Scritture, è parte della storia divina e dell’umanità. Così, in un complesso gioco di musica e parole, omaggia per l’eternità tre grandi menti umane dall’aura sublime: Brian May, Mozart e Bach. Per il primo cita Galileo, in onore agli studi di astrofisica compiuti del chitarrista dei Queen, il quale condivide con lo scienziato italiano l’amore per la scienza e per la scoperta; per il secondo cita “Le nozze di Figaro”, considerata la più grande opera di tutti i tempi; per il terzo cita il “Magnificat”, una delle più importanti opere vocali del compositore tedesco, il cui testo è tratto dal Vangelo secondo Luca, con cui la Madonna loda il Signore perché ha donato la libertà al suo popolo:

Thunderbolts and lightning, very, very frightening me/ Galileo, Galileo/ Galileo, Galileo/ Galileo, Figaro, Magnifico, oh-oh-oh”

La madre di Freddie, preoccupata per la sorte del figlio, supplica di liberarlo dal patto con Mefistofele. Gli angeli, impietositi, accolgono la sua richiesta. Dopotutto ciò che lega Freddie a Faust è la propensione verso la ricerca dell’infinito, per cui gli spiriti buoni non possono far altro che salvare la sua anima, ella stessa parte del sublime. Gli angeli dicono a Freddie che non lo lasceranno andare con i diavoli, grazie alla supplica a Dio. Bismillah, infatti, indica un’invocazione in arabo che può essere tradotta con “in nome di Dio”:

“Easy come, easy go, will you let me go?/ Bismillah! No, we will not let you go/ (Let him go!) Bismillah! We will not let you go/ (Let him go!) Bismillah! We will not let you go”

Ma Freddie teme per la vita di sua madre, vuole concedersi ai demoni per salvarla. Così richiama Balzebù, il Signore delle Tenebre. Però niente può contro l’amore e il pentimento, colonne portanti della grazia umana. Balzebù viene sconfitto, miserabile, e si allontana:

“Oh, mama mia, mama mia (mama mia, let me go)/ Beelzebub has a devil put aside for me, for me”

Freddie-Faust è finalmente libero dalla confusione, dal patto col diavolo, dalla sofferenza. Lo testimonia il gong finale, metafora di pace riacquistata, utilizzato in Asia per restituire la serenità a coloro che sono stati colpiti dagli spiriti maligni. Ma la guerra che ha affrontato ha lasciato cicatrici indelebili nella sua anima a cui, ancora una volta, non interessa in che direzione soffierà il vento, perché il suo unico scopo è la ricerca forsennata dell’infinito:

Nothing really matters to me/ Any way the wind blows”

La canzone dura 5 minuti e 55 secondi. In numerologia il 555 indica la morte spirituale, che è anche rinascita, perché, dopotutto, niente muore veramente ma rinasce in altre forme, sotto le mentite spoglie dell’eterna gloria. Come Bohemian Rapsody testimonia.

 

Written by Ilenia Sicignano

 

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