“Nella pura luce della prim’alba” poesia di Rabindranath Tagore: m’apparve l’Universo

Di seguito la poesia “Nella pura luce della prim’alba” del poeta e filosofo bengalese Rabindranath Tagore sita in correlazione con la poesia “Testamento” del poeta greco Kriton Athanasulis.

“Nella pura luce della prim’alba”

Rabindranath Tagore in 1909 - citazioni poesie
Rabindranath Tagore in 1909 – citazioni poesie

“Nella pura luce della prim’alba
M’apparve l’Universo consacrato dalla corona della Pace.
A capo chino gli alberi recitarono la loro lode.
La Pace che stabilmente alberga nel cuore dell’Universo,
Si salva nella lotta dolorosa delle ere.
In sì dissolto mondo manifesta è tal Pace
All’inizio e alla fine del giorno.
O Poeta, tu araldo del Bene,
Tu di certo hai accolto il suo invito.
Se quell’appello ignorando,
Tu divieni l’araldo dello sconforto,
L’emissario del deforme,
E sull’infranta arpa, sonando un’aria falsa,
Storpi l’eterna verità dell’Universo ‒
Qual è lo scopo del tuo esser nato?
Perché nelle risaie i cardi prosperano,
Ad insultar la fame dell’Uomo?
Se gl’infermi stiman la malattia qual verità suprema,
Assai meglio è finir tacitamente la vita propria.
Oggetto sol di sventura sarà dunque fra gli uomini il poeta ‒
Seguendo i sentieri dell’impudica fantasia
E assumendo un’oscena maschera
Dev’egli offuscare dell’umano volto il fulgore?”

(tradotto in italiano da Aurobindo Bose)

 

Rabindranath Tagore nacque a Calcutta il 7 maggio del 1941 ivi morì il 7 agosto del 1941. Appartenente alla aristocrazia, studiò a Londra e malgrado la sua cultura all’occidentale non scrisse versi in lingua inglese fino ai cinquant’anni.

Tradusse però le sue liriche in lingua inglese per gli amici. Il quaderno delle traduzioni arrivò nelle mani del grande poeta William Butler Yeats che ne rimase entusiasta per la forte presenza mistica.

In patria fu pioniere di una scuola mista (ragazze e ragazzi) per le discipline umanistiche e pratiche quali tessitura, ceramica ed ebanistica, una scuola sperimentale ispirata dagli ideali indiani dello Ashram.

“Siamo venuti a questo mondo per accettarlo, non semplicemente per conoscerlo. Il conoscere può farci potenti, ma è il comprendere che ci dà la pienezza di vita. L’istruzione più elevata è quella che non ci dà soltanto delle nozioni, ma sviluppa la nostra vita nell’armonia con la totalità dell’essere. Ma constatiamo che questa educazione alla comprensione è non soltanto sistematicamente ignorata nelle scuole, ma severamente repressa. L’istruzione si riduce a un puro metodo di disciplina che rifiuta di tener conto dell’individuo. È stata ideata per macinare le menti e trarne risultati uniformi da tutte. La crisi della civiltà moderna non è soprattutto dovuta all’eccessiva importanza che si dà allo sviluppo intellettuale dell’uomo e al rifiuto di ciò che si potrebbe chiamare ‘l’educazione del cuore’?” ‒ Rabindranath Tagore

 

Kriton Athanasulis citazioni - Testamento poesia
Kriton Athanasulis citazioni – Testamento poesia

In chiusura, si lascia al lettore la poesia “Testamento” del poeta greco Kriton Athanasulis (Tripoli, 1917 ‒ Atene, 1979). A voler essere sinceri la connessione Tagore-Athanasulis è stata trovata in un cartoncino con un appunto ‒ 24.3.1970 Testamento Kriton ‒ scritto di pugno dallo sconosciuto proprietario del libro “Le ali della morte” (Guanda, 1961) di Rabindranath Tagore, volume acquistato usato su Ebay.

 

“Testamento”

Non voglio che tu sia lo zimbello del mondo.
Ti lascio il sole che lasciò mio padre a me.
Le stelle brilleranno uguali e uguali ti indurranno
le notti a dolce sonno.
Il mare t’empirà di sogni. Ti lascio
il mio sorriso amareggiato: fanne scialo
ma non tradirmi. Il mondo è povero
oggi. S’è tanto insanguinato questo mondo
ed è rimasto povero. Diventa ricco
tu guadagnando l’amore del mondo.
Ti lascio la mia lotta incompiuta
e l’arma con la canna arroventata.
Non l’appendere al muro. Il mondo ne ha bisogno.
Ti lascio il mio cordoglio. Tanta pena
vinta nelle battaglie del mio tempo.
E ricorda. Quest’ordine ti lascio.
Ricordare vuol dire non morire.
Non dire mai che sono stato indegno, che
disperazione mi ha portato avanti e son rimasto
indietro, al di qua della trincea.
Ho gridato, gridato mille e mille volte no,
ma soffiava un gran vento e pioggia e grandine
hanno sepolto la mia voce. Ti lascio
la mia storia vergata con la mano
d’una qualche speranza. A te finirla.
Ti lascio i simulacri degli eroi
con le mani mozzate,
ragazzi che non fecero a tempo
ad assumere austera forma d’uomo,
madri vestite a bruno, fanciulle violentate.
Ti lascio la memoria di Belsen e di Auschwitz.
Fa’ presto a farti grande. Nutri bene
il tuo gracile cuore con la carne
della pace del mondo, ragazzo, ragazzo.
Impara che milioni di fratelli innocenti
svanirono d’un tratto nelle nevi gelate
in una tomba comune e spregiata.
Si chiamano nemici; già. I nemici dell’odio.
Ti lascio l’indirizzo della tomba
perché tu vada a leggere l’epigrafe.
Ti lascio accampamenti
d’una città con tanti prigionieri,
dicono sempre sì, ma dentro loro mugghia
l’imprigionato no dell’uomo libero.
Anch’io sono di quelli che dicono di fuori
il sì della necessità, ma nutro, dentro, il no.
Così è stato il mio tempo. Gira l’occhio
dolce al nostro crepuscolo amaro,
il pane è fatto pietra, l’acqua fango,
la verità un uccello che non canta.
È questo che ti lascio. Io conquistai il coraggio
d’essere fiero. Sforzati di vivere.
Salta il fosso da solo e fatti libero.
Attendo nuove. È questo che ti lascio.”

(Tradotta in italiano da Filippo Maria Pontani)

 

Info

Leggi la biografia di Rabindranath Tagore su Wikipedia

 

2 pensieri su ““Nella pura luce della prim’alba” poesia di Rabindranath Tagore: m’apparve l’Universo

  1. L’idea di Tagore di una scuola di pensiero universale nella quale il singolo diventa pura identità è sicuramente molto attualizzata ma poi mai applicata a dovere. Un articolo sostanzioso che ci porta a riflettere e cercare di sviluppare il pensiero filosofico che è lente eccezionale per futuri sviluppi contemporanei.

    1. Anche Plotino auspicava una scuola del genere, già nella Roma della sua epoca tra gli studenti si trovavano maschi e femmine e si discuteva in modo da amalgamare i “pensieri/religioni/filosofie” contemporanee e del passato.

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