“Solo è il coraggio. Giovanni Falcone, il romanzo” di Roberto Saviano: un’icona di giustizia
“La processione dei bancari dura tutta la mattina. Poco dopo la segretaria si ritira in una stanzetta che dà sul corridoio, proprio di fronte alla porta del giudice Falcone…”
È un volume di oltre cinquecento pagine quello dedicato dallo scrittore Roberto Saviano al giudice Giovanni Falcone. Un saggio, il cui titolo: Solo è il coraggio. Giovanni Falcone, il romanzo è un importante biglietto da visita per onorare la memoria del magistrato.
Edito da Bompiani nel 2022, Solo è il coraggio è incentrato principalmente sulla figura di Giovanni Falcone, definito un’icona di giustizia, e sul suo operato per debellare il fenomeno mafioso, che fin da tempi lontani dalla Sicilia si è diffuso in altri luoghi, negli Stati Uniti in primis.
“I magnifici dieci non se la passano male. D’altronde, se così non fosse, non gli avrebbero dato questo soprannome. Sono avvocati, magistrati, professori, qualche imprenditore. Gente che lavora sodo e che poi, appena gli impegni e il meteo lo permettono, se ne va in giro a Favignana, a San Vito Lo Capo, se non addirittura all’estero…”
Sviluppato seguendo il filo cronologico dei fatti a partire dagli anni Ottanta, per proseguire poi fino all’anno della morte di Falcone, il testo gode di un taglio stilistico davvero interessante, molto prossimo al romanzo.
A corollario delle vicende investigative del giudice, come di quelle private, l’autore fa uso di un excursus esaustivo ed avvincente, focalizzandosi sul mondo di Cosa Nostra, indagato dal pool antimafia di cui Giovanni Falcone era un esponente di spicco.
Con una digressione iniziale, nel primo capitolo, che ha visto la famiglia d’origine del boss Totò Riina, nel lontano 1943, falcidiata in seguito all’esplosione di un reperto bellico degli Alleati rinvenuto nei pressi della sua abitazione. Esplosione da cui Totò Riina è rimasto miracolosamente illeso.
L’autore scava nel profondo degli eventi che hanno visto Giovanni Falcone, uomo e magistrato integerrimo, partecipare quale protagonista a vicende e comportamenti criminali con l’intento di abbattere ed estirpare il male rappresentato dalla mafia.
“Sembra un cartomante l’uomo chino sul proprio tavolo con fogli e ritagli. Disposti in ordine tutt’altro che casuale. Li sposta, li riorganizza. Ne toglie uno per fare posto a un altro. Sta ricomponendo la favola nera dell’eroina che parte nella sua forma larvale dagli altipiani mediorientali…”
Intuendo la complessità di un’organizzazione criminale articolata e seguendo il percorso dei beni in possesso ad alcuni mafiosi, Falcone ha disegnato una linea netta che l’ha portato a intrecciare i suoi passi con alcuni pentiti di mafia, che con la loro collaborazione gli hanno permesso di far luce sugli avvenimenti che insanguinavano la Sicilia di quegli anni.
Ben determinato a ottenere giustizia per i misfatti compiuti dal mondo del crimine, il giudice ha ricostruito la struttura verticistica della mafia, individuando mandanti ed esecutori delle numerose stragi mafiose. Fino a seguire la pista finanziaria dei profitti in mano alla mafia, e istruendo nel 1985 il cosiddetto Maxiprocesso, in cui numerosi mafiosi sono stati mandati in giudizio.
Evento, che ha creato un vero e proprio tsunami di potere all’interno del sistema mafioso.
Non si è fermato davanti a nulla Giovanni Falcone, superando gli ostacoli incontrati sul suo cammino; pur di far emergere scabrose verità ha scoperto legami tra le famiglie appartenenti al mondo del crimine, che si intrecciavano in uno stretto rapporto con il mondo della politica. Il tutto, riportato grazie alla documentazione capillare raccolta, attinta con precisione giornalistica davvero certosina grazie a una rilettura degli atti elaborati da Falcone e dai suoi colleghi.
Colleghi, diventati poi amici; con alcuni dei quali aveva stabilito uno stretto rapporto confidenziale, e di cui ha assistito, impotente, alla loro morte compiuta attraverso agguati ed attentati. Cesare Terranova (magistrato), Rocco Chinnici (magistrato), Gaetano Costa (magistrato), Boris Giuliano (Funzionario della Polizia di Stato), Ninni Cassarà (Commissario di Polizia), Carlo Alberto dalla Chiesa (Prefetto di Palermo), solo per citarne alcuni. Uomini che hanno pagato un prezzo troppo alto per il loro senso dello Stato, in nome di quella giustizia in cui credevano.
Ad investire il giudice Falcone come un doloroso tsunami, non soltanto le morti eccellenti di coloro che con lui dividevano lo sviluppo di inchieste difficili e pericolose. Ma anche molti momenti di sconforto. Tristi circostanze in cui si è sentito solo e isolato, oltre che mortificato dalle calunnie che gli sono state mosse.
Accusato ingiustamente, infangato dai media e incolpato di protagonismo, oltre che minacciato di morte, il magistrato ha subito accese ostilità anche di una parte della società civile. Nonostante si sia speso oltremisura all’interno del pool antimafia, condividendo con i colleghi lo stato dell’arte delle indagini, affinché nulla andasse perduto. Semmai lui fosse stato ucciso. Visto che in più occasioni aveva dichiarato a parenti e amici di sentire su di sé alitargli sul collo il fiato della morte.
“Il sole è ormai calato, il buio rischiarato in lontananza dai fari della pilotina che pattuglia lo specchio d’acqua intorno alla foresteria del carcere, dove dimorano Giovanni, Francesca e la famiglia Borsellino…”
Attraverso lo scorrere dei capitoli, corredati di elementi raccolti da fonti ufficiali, con attestazioni che ricostruiscono fedelmente le vicende, il lettore si trova immerso nel clima di quegli anni e li rivive grazie anche all’abilità narrativa dell’autore.
Partendo da lontano, Saviano snocciola fatti e dati per dare atto dell’operato del giudice Falcone confezionando un racconto che si fa via via più intrigante.
Un racconto in cui l’autore traccia un profilo quanto mai veritiero del Falcone magistrato, ma anche dell’uomo, del marito, dell’amico e del fratello, ruoli da lui rivestiti con l’onestà d’intelletto che gli era propria. Dimostrando in tutte le situazioni un coraggio che a pochi è dato possedere.
“I sette componenti della Supercosa sono già a Roma. Come il Parlamento. Come il governo. Come la tv pubblica. Anche loro sono espressione di un potere. Anche loro, senza dubbi, sono un organo di rappresentanza. Hanno il potere di decidere le sorti del Paese…”
Sviluppato con l’essenzialità dei fatti, il saggio Solo è il coraggio è un testo raccontato dall’autore con uno stile di scrittura originale, e spinto dall’amore per la verità che appartiene a Saviano.
Oltre che con una capacità narrativa che fa di Solo è il coraggio un testo coinvolgente.
Descrivendo una pagina importante della nostra storia, in virtù dell’importante tematica trattata, Solo è il coraggio lo si può considerare un testo di formazione da proporre soprattutto ai giovani, anche all’interno degli istituti scolastici. Che, probabilmente non hanno un’approfondita conoscenza dell’argomento.
Un testo di cui fare esperienza, il quale può veicolare un messaggio importante, ovvero che è possibile, grazie a uomini coraggiosi come Falcone, aspirare a un futuro migliore.
“Verso l’inizio di maggio, i tonni lasciano le acque dell’Atlantico e attraversano lo Stretto di Gibilterra. Da lì si spostano verso la Liguria e percorrono tutto il Tirreno, fino ad arrivare alle coste siciliane…”
Written by Carolina Colombi