“Picasso Un ribelle a Parigi” docufilm di Simona Risi: si può distinguere l’uomo dall’artista?

“Abbiamo dovuto essere pazzi o vigliacchi per abbandonare il collage. Avevamo dei mezzi magnifici e sono ritornato alla pittura a olio. Che follia!”

Picasso Un ribelle a Parigi docufilm di Simona Risi
Picasso Un ribelle a Parigi docufilm di Simona Risi

In arrivo nelle sale cinematografiche il 27, 28 e 29 novembre 2023, il docufilm Picasso Un ribelle a Parigi, prodotto da Nexo Digital e 3D produzioni, è un evento da non perdere.

L’occasione per celebrare Pablo Picasso, artista poliedrico del XX secolo, è il 50° anniversario della sua morte avvenuta l’8 aprile 1973 presso Mougins.

Nato a Malaga nel 1881, Pablo Picasso ha 91 anni al momento della sua morte. Di temperamento ribelle, durante il suo percorso creativo, Pablo Picasso sente il bisogno di alienarsi dal cognome paterno adottando quello della madre di origine ligure, Picasso per l’appunto.

Forse, come si racconta, per cercare un’autonomia artistica dal proprio padre, insegnante d’arte.

“C’è solo un uomo a Parigi che sappia vestirsi, è Modigliani. È un fatto molto curioso: da ubriaco, non lo si vede mai sul boulevard Saint-Denis, ma sempre all’angolo tra boulevard Montparnasse e Raspail.”

Diretto dalla regista Simona Risi su soggetto di Didi Gnocchi e Sabina Fedeli, il documentario ha inizio con l’arrivo di Picasso a Parigi nel 1901. Da quel momento è la Storia a scrivere la vita del pittore simbolo della “non tradizione”, il cui contribuito è stato determinante per l’evoluzione dell’arte moderna.

Nello specifico, Picasso è stato il fondatore della corrente artistica del cubismo in collaborazione con Georges Braque, stilando fondamenti i quali hanno rivoluzionato il concetto di arte.

“La pittura non è fatta per decorare gli appartamenti. È uno strumento di guerra offensiva e difensiva contro il nemico.”

La narrazione del docufilm Picasso. Un ribelle a Parigi è accompagnata dalla voce e dal commento dell’attrice iraniana Mina Kavani, che conduce lo spettatore in un viaggio metaforico nella vita e nei luoghi cari a Picasso, con la lettura di brani tratti da volumi dedicati al padre del cubismo, conservate presso il Museo Picasso di Parigi. Approdata a Parigi di recente, la Kavani si è vista costretta ad allontanarsi dal suo paese d’origine, dove ogni libertà, anche le più elementari, sono precluse alle donne. Tanto coraggiose, da contestare apertamente il regime vigente con manifestazioni di piazza.

Mina Kavari, in conseguenza del suo allontanamento, avverte con dolore la sua condizione di espatriata. Parallelismo questo, che la mette in relazione con il pittore spagnolo, che si è sempre percepito come un esule in terra di Francia. Non avvertendo la necessità di far ritorno in patria a causa della dittatura franchista.

A Parigi, Pablo Picasso entra in contatto con Georges Braque e Andrè Derain, oltre che con le avanguardie artistiche emergenti in quel periodo, espressionismo e fauvismo fra queste.

La Parigi dei primi decenni del Novecento, che accompagna la narrazione del docufilm, peraltro lavoro accurato e di pregio, è una città in trasformazione che vede nascere una modernità con tendenze xenofobe, e atteggiamenti ostili verso gli immigrati. Ed è proprio così che Picasso si percepisce, avvertendo su di sé il peso della condizione di immigrato, e di esule lontano dal suo luogo d’origine. Sentimento questo poco noto, almeno fino ad oggi.

E che, invece, il docufilm Picasso. Un ribelle a Parigi, grazie a un’esaustiva ricchezza di racconto, è messo in evidenza. Come pure ricca è la presentazione della produzione artistica di Picasso.

Sono infatti 6000 i capolavori e 200.000 i materiali d’archivio, raccolti in una collezione straordinaria custodita al Museo Picasso di Parigi.

“Dora, per me, è sempre stata una donna che piange. Non potrei mai vederla, mai immaginarla, tranne che piangere.”

È fin da piccolo che Picasso manifesta un raro talento artistico che lo vede, all’età di 13 anni, frequentare l’Accademia delle Belle Arti di Barcellona.

Influenzato inizialmente dalle correnti artistiche precedenti, ben presto il suo stile subisce una trasformazione che lo porta a rivoluzionare il concetto di arte, per dare vita a quell’importante corrente artistica, già citata, che va sotto il nome di Cubismo. I cui principi si manifestano con volumi dalle forme geometriche del soggetto rappresentato ridotto a forme essenziali, e il cui spazio che lo delimita è costruito liberamente.

Il soggetto illustrato è osservato da più punti di vista, poi sintetizzati in un’unica immagine plastica. Perché lo scopo dei cubisti non è riprodurre l’apparenza visiva delle cose, ma svelarne la struttura. Fino a ricomporre gli oggetti rappresentati sulla tela in un’immagine simultanea, con prismi e cubi atti a definire l’idea di un’arte completamente nuova.

“Dipingere non è un’operazione estetica: è una forma di magia intesa a compiere un’opera di mediazione fra questo mondo estraneo ed ostile a noi.”

La prospettiva documentaristica adottata dalla regista per realizzare Picasso. Un ribelle Parigi è una prospettiva diversa da quella impiegata in proiezioni precedenti, sempre dedicate a Pablo Picasso. Un’angolazione da cui la regista ha osservato la vita e le opere dello spagnolo, per catturarne lo spirito in modo più approfondito di quanto fatto fino ad oggi.

Una visione realizzata attraverso un ritratto del tutto originale di Picasso, che tratteggia le sue caratteristiche caratteriali piuttosto contradditorie: luci ed ombre, in una dicotomia che si è manifestata soprattutto nelle relazioni sentimentali intrecciate con le sue compagne.

È dunque uno l’interrogativo a cui il docufilm vuole rispondere; ovvero, si può distinguere l’uomo Picasso dal celebre artista? Dove finisce l’uno e inizia l’altro?

Interrogativo, la cui risposta non è di immediata fruizione, a cui il documentario risponde mostrando il temperamento ribelle e anticonformista del pittore, così come si evince anche dal suo modo di fare arte e dalla sua produzione artistica.

Les Demoiselle d’Avignon del 1907, per esempio, in cui l’artista ha ritratto, con il suo stile unico e inconfondibile, figure femminili in cui sono riconoscibili le sue compagne.

Picasso Un Ribelle a Parigi - Photo by Jean-Dieuzaide -1957
Picasso Un Ribelle a Parigi – Photo by Jean-Dieuzaide -1957

Opera che segna il suo passaggio alla fase cubista, all’epoca fu accolta con un certo scetticismo; mentre oggi è considerato un capolavoro. Che si può considerare il Manifesto del Cubismo, ed è stato funzionale per preparare la strada all’arte astratta, dove le figure sono rappresentate in maniera frammentata.

A completezza di un documentario davvero originale, interventi di critici d’arte e di curatori di mostre, partecipando lo spettatore a comprendere la ragione per cui Picasso è stato eletto fra i più grandi geni del Novecento.

Personaggio iconico, che ha fatto dell’arte il centro della sua esistenza, Picasso si è dedicato anche ad altre espressioni artistiche quali sculture, incisioni, lavori in ceramica; senza trascurare il disegno, di cui è stato un eccellente esecutore.

Autore prolifico, la sua attività creativa prosegue fino alla sua morte, lasciando ai suoi successori in termini di ispirazione, Salvador Dalì e Jackson Pollock ne sono un esempio, un’ampia eredità.

Da ascriversi come pittore simbolo del Novecento, Pablo Picasso ha contribuito in misura significativa all’evoluzione dell’arte, rivoluzionandone con lo stile cubista il concetto.

Realizzato con il sostegno del Museo Nazionale Picasso di Parigi, ad accompagnare Picasso. Un ribelle a Parigi, racconto filmico davvero originale e di sicuro impatto artistico, sono le musiche firmate da Emanuele Matte.

“Ogni bambino è un artista. Il problema è come rimanere un artista quando si cresce.”

 

Written by Carolina Colombi

 

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