“Nottetempo” di Carlo Alessio Cozzolino: sorride la Luna nella sua pozza di illusioni
“E quando arriva la notte/ E resto sola con me/ La testa parte e va in giro/ In cerca dei suoi perché” ‒ Arisa

Si intitola Nottetempo la seconda raccolta poetica di Carlo Alessio Cozzolino ed è stata pubblicata ad ottobre sempre da Bertoni editore; ha una copertina blu e il titolo in giallo, ospita una prefazione di Bruno Mohorovich ed è organizzato in varie sezioni.
I testi sono componimenti brevi, spesso haiku, talora massime.
Il tempo della notte è la dimensione che attraversa i vari componimenti insieme alle sue creature: “Sorride la Luna/ nella sua pozza di illusioni/: continuano ad amoreggiare le rane”. In questo breve frammento emergono la personificazione della luna, nel suo giallo e profondo sorriso; i “due punti” collegano le azioni della luna con il fare delle rane.
La notte può essere il primo elemento di una similitudine fra dimensione naturale e dimensione personale: “Può la notte rimanere/ orfana delle stelle?/ Così io di te”.
I primi due versi esprimono un adynaton, una domanda che parrebbe quasi retorica, con una risposta negativa. Il terzo, invece, introduce un’analogia costruita però attraverso una forte ellissi, un forte stacco che porta il lettore a riconsiderare che invece è possibile una notte senza stelle e senza di lei.
La notte è la dimensione dei sogni, in primis quello d’amore: “Colui che ama con raziocinio non ama./ Colui che vive rinnegando i sogni non vive”. Si nota in questi due versi l’anafora di “colui”.
L’amore, però, deve essere anche libertà: “Non far sì che l’amore diventi un muro/tra te e i tuoi sogni”.
Non mancano testi di carattere più letterario: “Lasciami/ solo:/ ho in me/ tutti/ i sogni/ del mondo”. Questi versi sono dedicati alla memoria di Pessoa; oppure “Non sono un grande poeta/ Forse non sono neanche un poeta/ E la mia vita è un sogno ancora da sognare/ Sono l’eterno fanciullo/ che vive” (L’eterno fanciullo. dedicato a Pascoli).
Lo stesso autore, inoltre, riflette sul proprio rapporto con la scrittura: “Scrivere non è la mia vocazione:/ è la mia natura” (Sullo scrivere).
Come visto, quello del sogno è un tema ricorrente nelle liriche di Cozzolino; il titolo della raccolta del resto è emblematico: il tempo notturno è quello del sogno per eccellenza; si tratta di un tema presente anche nella prima raccolta del Nostro, di cui ho già pubblicato una recensione QUI.
Nella precedente silloge “Sogni di carta” i sogni erano legati alla scrittura, in questa sono legati anche alla vita, all’uomo, ai sentimenti.
Non mancano poesie con tratti maggiormente realistici: il sogno, del resto, richiama dialetticamente la realtà: “Perché urlare/ quando già tutti urlano?/ Tacciamo:/ l’azione vale/ più di mille silenzi celati” (Azione). La realtà, però, può essere fonte di paura: “Tremante/ davanti a un tuo sorriso/ per paura di scoprire/ d’amarti solo io!”
Allora, dunque, è sempre preferibile rifugiarsi nel sogno: “Non trovando mai risposta/ a cosa sia la Felicità, / ho sempre chiuso gli occhi/ ed ho sognato” (Sulla felicità).

In conclusione devo ringraziare Carlo Alessio in quanto ho trovato i suoi testi belli, emozionanti, semplici eppure eleganti, distensivi come il colore blu. Li ho riletti due volte, uno dall’inizio alle fine, uno dalla fine all’inizio: e in questo incontro ho raggiunto la dimensione del sentirmi avvolta nella forza ipnotica e curativa del sogno…
In questo periodo per motivi personali soffro di insonnia. Questi versi mi hanno dato la speranza di un nuovo sonno ristoratore, con sogni belli tutti da realizzare. Ancora non ho risolto i miei problemi. Questo libello, però, con la sua notturna e nobile eleganza, mi ha curato, accarezzato e fatto compagnia.
Buona lettura ed ad maiora!
Written by Filomena Gagliardi
Bibliografia
Carlo Alessio Cozzolino, Nottetempo, Bertoni 2023