“Viaggia verso” di Chiara Carminati: poesie nelle tasche dei jeans
In questi giorni mi sono concessa un regalo per l’anima: la lettura di un libretto Viaggia verso, poesie nelle tasche dei jeans di Chiara Carminati che raccoglie poesie pensate soprattutto per gli adolescenti e scritte anche attraverso l’immedesimazione stessa dell’io lirico nei giovanissimi, nelle loro passioni cangianti, ma resistenti, nelle loro paure che sono poi quelle di tutti.
Anche se sono adulta, mi sono ritrovata nelle ansie espresse da questi testi, quelle che i più giovani provano: in merito alle prime cotte, alle prime delusioni, i tradimenti, situazioni vissute universalmente da grandi e piccoli.
I testi sono impreziositi dalla semplicità, elegante e nobile, dei disegni in bianco e nero di Pia Valentinis, come bianche e nere sono le sensazioni provate dai più piccoli.
Per gli adolescenti le cose o sono bianche o nere, non c’è spazio per il grigio: del resto spesso gli adulti sono “grigissimi” e tristissimi e ci rendono davvero mesti.
Tanto vale soffrire in grande, piuttosto che restare pavidi come esseri non senzienti.
Un giovanissimo, spesso, può odiare la poesia e ce lo spiegano questi versi: “Odio la poesia/ che mi indica col dito/ perché sono lo stupido/ che non ha capito” (Perché odio la poesia); oppure la voce poetica a percepire lo status di chi soffre per amore: “È un attimo/ volti/ e porti con te un vuoto, se lo ascolti/ e non puoi dire cosa muore/ e cosa nasce/ in questa pace dove/ tutto tace” (Extrasistole).
In questi versi si nota la semplicità dei versi, il loro scorrere piano eppure con un andamento legato e collegato, come una danza: le congiunzioni “e” contribuiscono a scandire i momenti di questo battito extrasistolico, di sofferenza e di rimpianto.
Nelle liriche della Carminati non poteva mancare l’emozione del ritrovarsi, assieme alla paura del perdersi di nuovo: “Ma quanto tempo!/ E dimmi come stai?/ Sembrano secoli, non ci si vede mai!/ […] Oh come è tardi, mi tocca proprio/ andare, mi piacerebbe/ restare qui a parlare ma/ prometti che ti farai sentire./ Mi raccomando, adesso/ non sparire”.
Nel mezzo della conversazione permangono poi le domande del quotidiano, quelle che danno senso al nostro coesistere: “… Hai visto questo e quello?/ Hai poi sentito la talaltra e il tale?/ Hai letto quella cosa sul giornale?” (Happy hours).
Le poesie seguono i costumi moderni, come l’uso dei social dove però è ammesso solo l’ottimismo del “mi piace”: “E non so dove/ cliccare/ per dire/ mi dispiace” (Facebook).
Non mancano le emozioni dell’amore che non è bello se non è litigarello: “Tu sbotti io scatto/ Tu gridi io ringhio/ Tu fumi io zitto/ Tu ferma ti guardo/ Tu bella io sì, anche/ lì/ ti/ amo” (Litighiamo).
In tali versi si sente la maestria della grande poetessa: le anafore de “tu” che enfatizzano il dialogo; l’asindeto tra il tu e l’io a rendere il dialogo più legato ed incalzante, a unire antiteticamente i due contendenti, la spazializzazione del “luogo” della lite attraverso il “lì”, dove, nonostante tutto, è presente l’amore.
In altri componimenti si avverte, invece, la necessità del cambiare pagina e dell’oblio: per rabbia, per dolore, per troppa sofferenza forse: “Dove c’è rancore c’è ricordo/ Dove c’è ricordo c’è promessa/ Dove c’è promessa c’è partenza/ Dove c’è partenza c’è distanza/ Dove c’è distanza/ c’è speranza/ di dimenticare” (Volta la carta).
Con grande competenza creativa viene ripreso ad ogni verso l’ultimo termine del precedente anticipato dall’anaforico “Dove” ancora a legare le parole e i concetti.
Eppure i ricordi, quelli speciali, sono indelebili: “Se ricordo/ il suo nome?/ Certo che sì./ Ce l’ho/ proprio qui/ sulla punta/ delle unghie” (Ricordo).
Buona lettura, Ad maiora semper!
Written by Filomena Gagliardi
Bibliografia
Chiara Carminati, Viaggia verso, poesie nelle tasche dei jeans. Illustrazioni di Pia Valentinis, Bompiani, Milano 2023