“Clitemnestra” di Costanza Casati: un retelling mitologico coraggioso e ben riuscito

C’è una storia, di tantissimo tempo fa, che non smette di suscitare ogni sorta di opinione. Qualcuno pensa che una moglie che uccide il proprio marito con l’inganno sia meritevole di biasimo, perché millenni or sono non era strano il contrario.

Clitemnestra di Costanza Casati
Clitemnestra di Costanza Casati

Al tempo di questa storia, che non è una favola ma un mito, esisteva una città di nome Micene. Era una città forte, con un enorme rete di fedeli alleati che la mantenevano prospera e governata da una dinastia dal nome maledetto e, come immagino possa essere ovvio, certi flagelli non funestano le città a caso.

La storia della maledizione del trono di Micene è altra storia ma sapere che la dinastia Atride aveva in sé il tarlo della dannazione può aiutare a comprendere che, forse, per spazzare via l’ignominia gettata dagli dèi sulle teste di coloro che sono i loro sudditi equivale ad un destino a cui è impossibile sottrarsi.

Il re di Micene, Agamennone, non poteva scrollarsi via il nome della propria famiglia ma, se lo conoscete bene come è possibile immaginare, saprete che era interessato al volere degli dèi solo quando questo gli portava qualche vantaggio.

Il fulcro della narrazione di Costanza Casati, ahimè e per fortuna, non è il Re dei popoli che diceva di aver condotto la Grecia alla conquista della roccaforte di Re Priamo, ma la leggendaria Clitemnestra che dell’Atride era la sposa.

Costanza Casati è nata in Texas nel 1995 ma è cresciuta e ha studiato in Italia fino al liceo. La scrittrice ha poi completato gli studi all’estero. Giornalista è freelance e sceneggiatrice, si divide tra Londra e Milano. Clitemnestra, edito da Sperling & Kupfer, e ha in breve tempo conquistato le classifiche. C’è da ammettere che la scelta di questa indomita regina, in un’epoca storica in cui il retelling mitologico ha quasi saturato il mercato, è a dir poco coraggioso.

La sposa di Agamennone non è un tema poco conosciuto e nemmeno la prima volta che negli ultimi cinque anni qualcuno si approccia a questa figura tanto ingombrante quanto frastagliata. Qualche autore è riuscito nel ritratto mentre alcuni l’hanno trasformata in un’eroina quasi comica nella sua follia. Sì, perché quando la regnante de facto di Micene sembra aver perso la ragione, ovviamente, non si è mai fatto a meno di dar la colpa ad Egisto o alla smania di potere non consona al sesso femminile per la società di quell’epoca, che a dire il vero non sembra così lontana se si pensa a quello che succede ogni giorno.

Ma la colpa cos’è? Ci si stupisce sempre di quanto l’essere umano sia governato da forze ancestrali che nulla hanno a che fare con la società. Certo, l’ambiente in cui si cresce è una componente fondamentale della personalità di ogni individuo ma… lo sappiamo tutti, perché tutti abbiamo un televisore in casa, che talune volte anche la persona più mite sulla faccia della terra non ha bisogno che di una spintarella giusto al di là del limite per essere considerata un mostro a tre teste.

È stato citato Agamennone e se qualcuno leggendo si trova a favore del termine Eroe associato a questo nome, posso capire che forse non ha letto molto bene l’opera dell’aedo che nulla vedeva ma tutto sapeva.

Costanza Casati non ha solo centrato lo scopo di proporre un libro di successo, ha anche centrato il punto del mito. Il fulcro non è sapere chi è il cattivo della storia o indagare in maniera morbosa nella vita di un personaggio, vero o inventato che sia, per cercare i prodromi di una malvagità già conclamata. Ma il vero fulcro della faccenda è dare una consistenza ad un personaggio che spesso viene appiattito conto le linee di un albero genealogico che ha le sue stelle ma anche i suoi demoni.

Solo il fatto di essere la sorella di Elena le è costato l’ignominia, solo il fatto che i suoi fratelli fossero Castore e Polluce le è costano il marchio di non essere alla loro altezza perché donna. Tutti dimenticano che a Sparta, luogo in cui Clitemnestra è nata e cresciuta, la differenza di genere ha valore solo nei matrimoni e nelle dinastie. Non che questo sia poco ma l’educazione delle donne libere e delle principesse spartane, non è quella delle fanciulle di Atene. A Sparta aspettarsi che una principessa abbia un’indole remissiva è come sperare di vedere un unicorno nel giardino di casa. Peccato che il resto dei regni non sia così…

Suonerebbe stucchevole dire lungimirante? È stato anche l’errore del re di Micene: sottomettere qualcuno con la paura e il terrore per tenerlo al guinzaglio. Sembra evidente che qualcosa nel suo modo di ragionare deve aver preso una piega strana a un certo punto.

Clitemnestra era sposata quando il più anziano dei fratelli Atridi arrivò a Sparta. Ad Agamennone non interessava, infatti ne uccise il marito e il figlioletto appena nato, tradendo le leggi dell’ospitalità. Nel libro della Casati, il padre della principessa era d’accordo cosa che mi è sembrata leggermente stonata ma è funzionale alla delineazione della personalità del re straniero agli occhi di Clitemenstra. Ed è comunque in linea con la maledizione che affligge la dinastia Atride.

La principessa spartana costretta a sposare l’assassino di suo figlio si ritrova in una città straniera. Suo marito ha un rapporto piuttosto strano con la moglie, ne rispetta le opinioni e l’invita a discutere le faccende politiche e amministrative di Micene ma fa sempre in modo che lei sappia chi è che tiene il guinzaglio che le stringe la gola. Ad Agamennone piace che sua moglie lo guardi con odio, lo trova rigenerante e sinonimo di forza. Al re piace sentirsi odiato e temuto questo è sempre stato chiaro a chiunque, anche ai posteri.

Il mito poi si svolge nella maniera consueta, l’autrice non ha cambiato quasi nulla della trama originale. C’è tutto e c’è anche di più, ovvero qualche scorcio su altri personaggi che hanno lambito la storia in esame: per esempio lo sconcerto e l’impotenza di Achille di fronte al sacrificio di Ifigenia, brevi tratti sul Pelide ma incisivi come la lama famosa per aver ucciso Ettore. E non è l’unico personaggio che si incontra nel libro.

Costanza Casati
Costanza Casati

Proprio questo è la causa dello stupefacente successo del libro della Casati: non la storia narrata fin dalla gioventù della protagonista che è stata trattata con enorme rispetto per il personaggio ma a far da padrona per realizzare il ritratto della regina è la narrazione.

Frasi concise, prive di orpelli, veloci come lame e cariche come temporali. Non è necessario che l’autrice mostri le ombre che si addensano e la crudezza del mito, è tutto tratteggiato tra le righe pronto a balzare agli occhi del lettore che non si troverà davanti una persona spezzata ma una creatura che si erge fiera e senza nulla da nascondere.

Volete chiamarla mostro? Fate pure, a lei non interessa quel che pensate voi.

 

Written by Altea Gardini

 

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