“Il porto degli uccelli” di Katrine Engberg: un cumulo gigantesco di sudicia inutilità

Il porto degli uccelli” di Katrine Engberg, ambientato a Copenaghen, è un giallo ben scritto, con immagini ponderate e costruite con originalità.

Il porto degli uccelli di Katrine Engberg
Il porto degli uccelli di Katrine Engberg

La particolarità che ho notato è che, solitamente, prima viene fatto entrare in scena un personaggio, in seguito se ne spiega la vita; qui accade l’opposto.

Dal prologo scopriamo che un cadavere viene trovato in un inceneritore, descritto in modo efficace: “Il lato oscuro della civiltà occidentale, un cumulo gigantesco di sudicia inutilità”.

Dopodiché si torna indietro nel tempo, dove un ragazzo di quindici anni, Oscar, è scomparso. Viene rinvenuta una lettera, forse minatoria, contenente una frase dello scrittore Oscar Wilde. Oscar… proprio come il ragazzo sparito, o rapito? Oppure scappato?

Anette e Jeppe sono i poliziotti incaricati dell’indagine, Anette sposata, ma con un matrimonio abbastanza spento, tanto che avrà una leggera sbandata per l’uomo del faro, colui che verrà interpellato per cercare di fare chiarezza nella scomparsa di Oscar.

Anette madre ma:Chi lavorava in polizia non poteva permettersi il lusso di godersi il riposo con i propri figli, quando i figli di qualcun altro erano scomparsi”.

Jeppe, anche lui con un rapporto incasinato con una collega, a sua volta madre e lui, beh, lui che forse non vuole il pacchetto completo di una famiglia.

Presto si scopre che il cadavere ritrovato non è quello di Oscar, bensì del suo professore di danese. Quindi Oscar è il colpevole e per questo si è dato alla macchia?

Però, subito dopo, anche un’altra professoressa viene uccisa, spinta sotto a un treno… cosa sta accadendo?

Pare che l’uomo del faro, così come coloro che lavorano all’inceneritore, forse anche i genitori di Oscar, nascondano qualcosa. C’è sempre l’ombra di qualcosa di poco chiaro.

Ci sono frasi che puntano molto sulla gestualità per far comprendere al lettore le intenzioni: “Malin toccò la mano di Henrik, come se volesse togliersela di dosso dalla spalla. Ma lui non si mosse”.

Katrine Engberg
Katrine Engberg

I personaggi sono molti e, se devo essere sincera, due di questi non li ritengo così necessari, ma di troppo: la scrittrice Esther e il coinquilino Gregers. Portano con sé tutto un carico di storia che, al fine del racconto, non aggiunge nulla. Esther serve solo per svelare di quale scrittore sia la frase della lettera, di Oscar Wilde appunto, ma poteva benissimo essere chiunque degli altri a dirlo, senza per questo costruire la vita di questi due.

Per il resto è un susseguirsi di false piste, passi avanti e indietro, nelle indagini, così come può accadere nella realtà.

Il romanzo è ben inserito in un contesto veritiero, ad esempio si accenna alla scomparsa di Maddie, la bambina sparita anni fa in Portogallo, aggiungendo un tocco di realtà alla storia.

Scopro, leggendo in fondo, che il romanzo fa parte di una serie e, probabilmente, qualche personaggio può essermi sembrato di troppo perché non conosco il ruolo che può avere ricoperto in precedenza.

Il colpevole lo si scoprirà solo alla fine: “Un colpo accidentale dietro l’altro in una china scivolosa di errori dalle conseguenze fatali”.

I luoghi dove si svolge la trama ben descritti:Foche e persone morte, uccelli rari e canottieri: se si aveva la pazienza di aspettare, tutto il mondo passava da Trekroner”.

E anche il lettore ci passa, ficcando il naso qua e là per giungere alla soluzione del caso.

 

© 2022 Marsilio – Farfalle
ISBN 978-88-297-1036-2
Pag. 346
€ 18,00

 

Written by Miriam Ballerini

 

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