“L’orsacchiotto” di Georges Simenon: un uomo alla deriva alla ricerca delle verità nascoste
“Mesi dopo, Chabot non avrebbe saputo dire se, quella notte, lei fosse stata cosciente di ciò che accadeva. La sua pelle da bionda era morbida e, nella leggera umidità del letto, dove lei sembrava così innocente, lo aveva fatto pensare a uno di quegli orsacchiotti di peluche che i bambini tengono abbracciati dormendo.”
Il professor Chabot è un ginecologo di fama che fa nascere quotidianamente bambini nelle sue cliniche. Ha una moglie, tre figli e un’amante, Viviane, che fa in modo che le seccature si riducano al minor numero possibile.
I soldi non gli mancano di certo e la sua esistenza scorre regolarmente fino a quando non si diffonde la notizia che una giovane donna alsaziana è stata ritrovata nella Senna priva di vita.
Lui la conosceva bene, era una sua inserviente, licenziata poco dopo dall’amante premurosa, ed una notte, mentre la ragazza era semiaddormentata, ebbe con lei, che chissà se era cosciente, un rapporto sessuale. Non sapeva però che era incinta. E non immaginava che qualche giorno dopo il ritrovamento avrebbe cominciato a ricevere biglietti di minaccia.
Ma Chabot, che non ha mai avuto paura di morire, comincia a sentirsi in qualche modo smarrito, forse finalmente vittima delle falsità e delle bugie di una vita.
“L’orsacchiotto” (Adelphi, febbraio 2023, traduzione di Laura Frausin Guarino) è uno di quei romanzi di Georges Simenon nel quale è protagonista la ricerca della verità, di quello che l’autore stesso definisce ‘l’uomo nudo’.
“Era lui, in definitiva, ad aver mentito. A tutti. Con menzogne diverse per ciascuno. Recitando ruoli diversi a seconda dei contesti.”
Una storia che parte con un giallo, con questa donna morta nella Senna, siamo a Parigi, e quei biglietti intimidatori lasciati da chissà chi.
Quali colpe ha Chabot e quanto gli importa di quanto fatto a quella povera ragazza?
E gli importa veramente delle bugie raccontante ovunque, del poco interesse per i figli, delle donne che utilizza come e quando gli pare?
“Aveva forse l’aria di un uomo così assillato dalle preoccupazioni da non riuscire a pensare al suo lavoro? Di un uomo che ha paura, per esempio? Non aveva paura – non di morire, per lo meno –, tanto che gli era capitato diverse volte di sfiorare sorridendo il calcio della pistola che si trovava nel cassetto a destra della scrivania.”
Un viaggio nell’animo umano, tra le maschere che indossiamo spesso con troppa facilità, tra le incertezze e le instabilità della vita, tra donne che osservano, subiscono e rimangono mute fino alla morte.
Un’ambientazione di qualche anno fa che, oltre a far riflettere, ci ricorda che tante cose fortunatamente sono cambiate e cambieranno ancora.
Written by Rebecca Mais