“Versi e Racconti di Sicilia”: la prefazione dell’antologia edita da Tomarchio Editore

Versi e Racconti di Sicilia” è un’antologia di poesie e racconti che consta di otto raccolte, edita a marzo 2023 dalla casa editrice Tomarchio Editore.

Versi e Racconti di Sicilia - Prefazione
Versi e Racconti di Sicilia – Prefazione

Circa 200 pagine nelle quali perdersi tra prosa e versi con racconti di genere vario e poesie che trascinano nella riflessione solitaria.

Le raccolte presenti nell’antologia sono Viaggi verticali di Giuseppa Sicura, Pinzeri baciati di Pina Fazio, Il tesoro di Costanza di Rosa Sturniolo, Frammenti di me stesso di Rosario Tomarchio, Baciata dagli dei di Teresa Viola, Compare Ciccio di Vincenza Santoro, La mia infanzia a Cesarò di Vito Ezio Leanza e Versi di colori diversi di Vito Ezio Leanza.

Per gentile concessione dell’editore pubblichiamo in anteprima la prefazione curata da Alessia Mocci

 

Prefazione “Versi e Racconti di Sicilia”

“Versi e Racconti di Sicilia” si presenta come un quadro che illustra paesaggi variegati, decorati da mani nostalgiche ed innovatrici al contempo; il lettore potrà incespicare talvolta per poi ritrovarsi in un verso che descrive un’esperienza condivisa e che, malgrado la distanza e la diversità culturale, potrà assaporare come se fosse un tintinnante bicchiere colmo di un vino dolce prodotto dai vigneti dei fecondi territori dell’Etna che si affacciano in quel mare temuto ed amato da tutti gli isolani.

Come augurio di buona lettura vorrei strappare un piccolo sorriso citando lo scrittore palermitano Giuseppe Tomasi di Lampedusa (1896 – 1957):

“Prendete un problema di qualunque natura (politico, sociale, culturale, tecnico o altro) e datelo da risolvere a due italiani: uno milanese e l’altro siciliano. Dopo un giorno, il siciliano avrà dieci idee per risolvere questo problema, il milanese nemmeno una. Dopo due giorni, il siciliano avrà cento idee per risolvere questo problema, il milanese nessuna. Dopo tre giorni, il siciliano avrà mille idee per risolvere questo problema, e il milanese lo avrà già risolto.”

Forse, dopo quattro giorni, anche il siciliano avrebbe potuto risolvere il problema ma, essendosi scordato dell’esistenza del quesito, ha ripreso a narrare della sua isola, del Sole che la riscalda, del pistacchio che verdeggia incontrastato, della vastità d’acqua che costeggia ed ondeggia, dei delfini che allegri giocano vicino alla riva, dei miti e delle leggende che arano la memoria collettiva, delle decine di centinaia di castelli arroccati, dei cannoli farciti, degli arancini e delle arancine, della migliore ricetta per le sarde a beccafico, della granita con la neve del vulcano, delle drammatiche vicende dei pescatori di Aci Trezza, dei carusi delle miniere di zolfo, di tesori immensi proventi dall’antica Grecia che riposano silenziosi in attesa, di quella parlata mescolata tra il dialetto e l’italiano, della necessità del doloroso espatrio e della gioia del breve ritorno, dell’olezzo della Esso nella baia di Augusta, delle mura fortificate di Trapani, della maestosità della cattedrale normanna di Cefalù, dei poemi scritti dai letterati europei nelle terrazze di Taormina, dell’ovest arabo e dell’est greco, di Girgenti e dei suoi templi, dell’anfiteatro di Siracusa e della fonte Aretusa, di quell’anno in cui il fiume di lava solcò per un chilometro il mare, del devastante terremoto di Messina, delle isole che fiancheggiano l’isola, della via sacra di Ferla, del grande viaggio di Odisseo e dei suoi mostri marini, della Tonnara di Marzamemi, dello stile barocco di Noto, delle variopinte ceramiche di Caltagirone, della labirintica Kasbah di Mazara del Vallo, di Erice bella e schietta che dall’alto osserva l’Astro oltre la vetta di Marettimo, dei relitti delle guerre greco-puniche che ancora attendono sul fondale, del tutto deve cambiare affinché nulla cambi, dell’uno nessuno e centomila, delle stragi degli anni Novanta, del penetrante odore di fritto nella rada di Sciacca, del restauro di Palazzo Zito a Cesarò, delle forti correnti dello Stretto, di Ballarò e della Fera o’ Luni, della presunta tomba di Archimede e del mistero dei sarcofagi degli Imperatori, del fantasma della baronessa Gaetana che a Calatubo cerca le sue rose, delle antiche cantine di Marsala, della bellezza dei giardini botanici e delle terme sulfuree, della fontana di Efesto di Fiumefreddo e del Castello degli schiavi poco dinnanzi, dei carretti variopinti che si usano ancora in qualche paesino, dei picciriddi e delle picciridde, della passione per l’infiorata, delle corse clandestine di cavalli per le strade, dell’omertà che accomuna e disgusta tutti, delle case in pietra dei nonni, di quando arrivò Garibaldi ed occupò l’isola, dei capelli neri come il corvo e degli occhi blu come il lago, dei fenicotteri rosa nelle saline di Priolo, del pomodorino ciliegino di Pachino, della parete bianca di Scala dei Turchi, della distesa di giallo delle piante di limoni, dei Monti Iblei e dei Monti Erei, dei Monti Sicani e dei Monti Peloritani, dei Monti Nebrodi e delle Madonie, di Iddu e di Idda, dei Ciclopi e di Calipso, dell’isola Ferdinandea e del vulcano sottomarino Empedocle, delle cascate di fiori del cappero e dei percorsi del fico d’India, delle botteghe di gioielli artigianali, di Mastro Nardu e di Donna Cuncetta, di lu pizzinu consegnato da Calogero dello Zen, della processione per la festa di Sant’Agata e del ritrovamento delle reliquie di Santa Rosalia, della Vucciria e della fiera di bestiame di Prizzi, della lupara e del marranzano, della ricotta e della cassata, dell’aspirazione calabrese di Licata, dei ceci tostati nella sabbia, della lunga cottura del torrone di Caltanisetta, del Lungomare di Troina, dei ruderi di Poggioreale, dell’Orecchio di Dioniso e della Cava Gonfalone, delle cascate dell’Oxena e delle Due Rocche, della Famiglia Gravina e della millenaria nobiltà dei Paternò, della casa editrice di Piedimonte Etneo, delle tre Gorgoni che modellano la bandiera, del folclore dell’Opera dei Pupi, del pozzo in cui si gettò la bellissima Gammazita e di quella volta in cui Colapesce…

E mentre il siciliano continua instancabile a presentare Trinacria, il milanese ha già terminato la lettura di tutte le raccolte presenti in questa antologia!

Anche se dipingo una mela, c’è la Sicilia.” – Renato Guttuso

 

Written by Alessia Mocci

 

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